Euromed: "Il Processo di Barcellona: Unione per il Mediterraneo. Il contributo dei servizi"

Euromed: "Il Processo di Barcellona: Unione per il Mediterraneo. Il contributo dei servizi"

Roma, 19 novembre 2008

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19 novembre 2008
ASSEMBLEA NAZIONALE

 

Il Processo di Barcellona: Unione per il Mediterraneo.

Il contributo dei servizi

 

 

Roma, 19 novembre 2008

 

Cari Amici, Signore e Signori,

 

è con grande piacere che intervengo oggi a questo importante appuntamento di Euro-Med TDS, un’organizzazione che, mi piace ricordare, è nata su iniziativa di Confcommercio, che ne ospita il Segretariato fin dalla sua costituzione nel ’98, e ha compiuto quest’anno dieci anni di vita.

 

Il titolo del convegno di oggi ci introduce a un tema di grande importanza e attualità perché il Mediterraneo è crocevia di culture, di saperi, di scambi, di traffici, dove sono nate e fiorite civiltà millenarie.

 

Quali, quindi, i motivi per cui l’area di più grande e duratura tradizione culturale, filosofica, politica, religiosa al mondo è oggi lontana dai livelli di sviluppo e crescita raggiunti dai paesi vicini e dall’Europa continentale e quali le ragioni di queste profonde differenze?

 

Quesiti e riflessioni già avviati da tempo ma che spesso hanno prodotto solo analisi e  sterili valutazioni.

 

Certamente alla base di questo ritardo e divario ci sono vari fattori. Solo per citarne alcuni: certi eccessi demografici, certi condizionamenti culturali e religiosi, certi comportamenti delle classi politiche e dei ceti dirigenti, lo spostamento dei grandi traffici dal Mediterraneo verso l’Atlantico dopo la scoperta dell’America e non da ultimo, e in ordine di tempo più recente, l’esclusione del Mediterraneo dalla fase di rilancio e sviluppo che ha caratterizzato l’Europa nel secondo dopoguerra e, in particolare, negli anni Cinquanta e Sessanta.

 

Certo è che oggi il divario di ricchezza tra la due rive del Mediterraneo è ancora troppo elevato se si pensa che lo scarto del Pil per abitante tra le due sponde è di almeno 1 a 10, e negli ultimi anni si è accentuato. I dati del Fondo Monetario Internazionale sul reddito pro capite indicano 42mila dollari in Francia e poco meno di 36mila dollari in Italia, valori di molto superiori ai 4mila dollari percepiti in Tunisia e ai poco più di mille e settecento dollari in Egitto.

 

I ritardi e le differenze di sviluppo all’interno del bacino del Mediterraneo hanno trovato una maggiore attenzione da parte delle Istituzioni di Bruxelles solo verso la fine degli anni Novanta.

 

Con il processo di Barcellona avviato nel ’95, a cui la recente trasformazione in Unione per il Mediterraneo si spera dia un ulteriore impulso, l’Ue ha, infatti, inaugurato una nuova stagione di rilancio e di crescita della regione mediterranea che passa per lo sviluppo di un’area comune di pace e sicurezza, la realizzazione di una zona di libero scambio prevista per il 2010, la creazione di una partnership sociale, culturale e umana.

 

Nonostante il tempo abbia messo a nudo limiti e “fragilità” del Partenariato euro-mediterraneo, che hanno costretto a interventi correttivi e hanno rallentato la realizzazione degli obiettivi prefissati, l’integrazione regionale sembra, comunque, ormai un processo irreversibile e inarrestabile.

 

Tuttavia, resta ancora molto da fare per la sponda Sud, soprattutto in termini di diversificazione e irrobustimento delle economie, di sviluppo delle infrastrutture, di attrazione di capitali e  investimenti, di efficienza della pubblica amministrazione, di crescita della competitività internazionale. A questo proposito cito un dato per tutti: il flusso di investimenti che l’Europa indirizza al Mediterraneo è pari ad appena il 2% degli investimenti  diretti all’estero.

 

In questo contesto, le nostre Associazioni, il mondo delle piccole e medie imprese – che, non dimentichiamo, nell’area mediterranea costituiscono la quasi totalità del tessuto imprenditoriale e impiegano circa due terzi dei lavoratori -, il terziario che rappresentiamo, possono fare molto.

 

Ecco, quindi, l’importanza di mettere in moto anche per il Mediterraneo una vera e propria politica a favore dei servizi e delle Pmi che in un mondo globalizzato  faticano a trovare una propria collocazione sul mercato. 

 

Per troppo tempo, infatti, le nostre realtà economiche e imprenditoriali non sono state considerate con la dovuta attenzione. E ciò è avvenuto non solo a livello di Unione Europea, ma anche su scala nazionale. In Italia, dove il terziario rappresenta oltre il 40% del Pil e dell’occupazione, questo tema è, in verità, ancora di estrema attualità e non ci stanchiamo di sottolinearlo in ogni sede.

 

E’, pertanto, anche attraverso forme di collaborazione tra le nostre organizzazioni imprenditoriali, come quelle avviate all’interno di Euro-Med TDS, che si possono attivare dei meccanismi virtuosi nei Paesi della sponda Sud per la modernizzazione delle economie, per una maggiore apertura agli scambi, per la liberalizzazione dei mercati, per favorire i processi di internazionalizzazione delle imprese.

 

In questo percorso è ovviamente fondamentale il supporto e il sostegno dell’Unione Europea, dei Governi nazionali, delle Istituzioni e degli Istituti pubblici e privati preposti allo sviluppo delle imprese sui mercati esteri.

 

Per tutti questi motivi, quindi, non dobbiamo e non possiamo sottrarci al nostro ruolo di stimolo e di impulso: perché il benessere e la prosperità della regione mediterranea dipendono anche dalle azioni e dalle iniziative che, come associazioni imprenditoriali, riusciremo  insieme a  mettere in campo.

 

Grazie.

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