Il PNRR e il mezzogiorno che verrà

Il PNRR e il mezzogiorno che verrà

Convegno Confcommercio a Bari su opportunità e rischi connessi alla realizzazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza

Opportunità e rischi connessi alla realizzazione del PNRR, il ruolo del partenariato economico, sociale e territoriale: questi i temi del convegno organizzato da Confcommercio dedicato al PNRR e al Mezzogiorno, presso il Centro Congressi della Fiera del Levante. 

Programma

  •  
     

    martedì 24 maggio

  • Apertura dei lavori
     

    Carlo Sangalli Presidente Confcommercio-Imprese per l’Italia

  • Presentazione paper Ufficio Studi
     

    Mariano Bella Responsabile Ufficio Studi Confcommercio-Imprese per l’Italia

  • Primo modulo
     

    Le opportunità, i rischi

    Luca Bianchi Direttore SVIMEZ

    Gianfranco Viesti Professore di Economia applicata, Università degli Studi di Bari

    Simona Camerano Responsabile Scenari Economici e Strategie Settoriali Cassa Depositi e Prestiti

    Modera Nicola Saldutti Caporedattore Economia del Corriere della Sera

  • Intervento
     

    Mara Carfagna Ministro per il Sud e la Coesione territoriale

  • Secondo modulo
     

    Il ruolo del partenariato economico, sociale e territoriale

    Alessandro Ambrosi Vicepresidente Confcommercio-Imprese
    per l’Italia

    Pierpaolo Bombardieri Segretario Generale UIL

    Andrea Cuccello Segretario confederale CISL

    Antonio Decaro Sindaco della Città di Bari, Presidente ANCI

    Michele Emiliano Presidente della Regione Puglia, Vicepresidente della Conferenza delle Regioni

    Gianna Fracassi Vice Segretario Generale CGIL

    Tiziano Treu Presidente CNEL, Coordinatore Tavolo permanente per il partenariato economico, sociale e territoriale

    Modera Mario Sechi Direttore AGI

Sangalli: "Se non riparte il Mezzogiorno non riparte il Paese"

Abbiamo deciso di organizzare questo momento di confronto e riflessione, mettendo insieme il PNRR con uno dei grandi temi ricorrenti della storia italiana, lo sviluppo del Mezzogiorno. Lo abbiamo fatto nella convinzione che i due temi si connettano strettamente, anzi, si debbano connettere strettamente, talmente strettamente che il successo del primo dipende dal secondo e viceversa. Infatti, se non riparte il Mezzogiorno non riparte il Paese e il PNRR rischia di rimanere una lista di desiderata". Abbiamo inoltre deciso di organizzare questa giornata di riflessione a Bari, punto nevralgico nella storia e nel presente del Paese per il commercio e gli scambi culturali. Bari è città che ha un valore simbolico per la stessa nostra rappresentanza, per il nostro impegno sindacale come Confcommercio. Non a caso l’amico Sandro Ambrosi, che è vicepresidente nazionale, ha l’incarico per le politiche del Mezzogiorno.

Carlo Sangalli dal podio del Convegno di Bari sul PNRR

L’Italia di oggi è un Paese molto diverso da quello che abbiamo lasciato nel 2019. E’ un Paese per molti aspetti più povero, più fragile, più polarizzato: tra territori, tra generazioni, tra ceti sociali. Ma è anche un Paese che ha dimostrato di avere risorse materiali e morali eccezionali, persino insperate. Penso agli imprenditori, a partire da quelli del Mezzogiorno. Donne e uomini che hanno dimostrato nei periodi più difficili e dimostrano oggi nel lavoro quotidiano, tanta responsabilità e determinazione, prima di tutto nei confronti dei loro collaboratori, per le comunità, per il Paese. È difficile non arrendersi in un tempo in cui la parola più ricorrente è stata “crisi”. Crisi pandemica, crisi economica, crisi diplomatica, crisi energetica. E se non c’è stata anche una crisi sociale lo dobbiamo proprio ai corpi intermedi, quelli vivi e che hanno funzionato, come la Confcommercio.

Carlo Sangalli, Presidente Confcommercio

Il ruolo dell'Europa

"Dunque, crisi su crisi. E se è cresciuta la funzione delle parti sociali, c’è stato un protagonista  della storia che ha ripreso centralità: l’Unione europea.  Dalle scelte per far fronte alla pandemia, alle decisioni sul fronte della guerra in Ucraina, l’Europa ha sempre scandito una linea di condivisione e di partecipazione collettiva. E la prima risposta  è stato il Next Generation EU.  Una decisione senza precedenti, certamente non scontata, che ha accelerato lo stesso cammino d’integrazione politica dell’Unione Europea. Abbiamo tutti aspettative rilevanti sul Next Generation EU, e quindi sull’attuazione dei relativi PNRR.

Città del Sud più inclusive e attrattive

"Una realtà con le potenzialità del Mezzogiorno d’Italia ha un capitale di risorse sociali e imprenditoriali, su saperi ed esperienze diffusi, che devono fare da leva delle risorse economiche in arrivo. E ancora, decisivo è il ruolo delle Istituzioni politiche e amministrative, dal loro spirito di missione alle loro capacità realizzative. Qui il ruolo che giocano le Regioni è essenziale, a partire dall’agevolare la collaborazione tra pubblico e privato. Mi ha colpito nel Rapporto Svimez la sottolineatura sui tre grandi punti di debolezza del Sistema Paese che soprattutto nel Mezzogiorno mettono in difficoltà le condizioni di vita delle famiglie e le opportunità di crescita delle imprese. Questi tre punti di debolezza sono: il digital divide, la Pubblica Amministrazione, il persistente divario nei diritti di cittadinanza. E i diritti di cittadinanza si giocano a partire dalle città. Città più inclusive, produttive ed attrattive. E’ un tema che come Confcommercio sentiamo con particolare forza perché molto più di altre categorie economiche sentiamo di interpretare la rappresentanza delle città e nelle città. Per noi le città sono “fabbriche di servizi”, luoghi nei quali la creatività e la capacità di innovazione di imprese e cittadini possa esprimersi. E le stesse misure dedicate alla rigenerazione urbana dal PNRR ammontano per il Meridione a circa 3,8 miliardi di euro, che si aggiungono alle ulteriori misure per i contesti urbani".

Più risorse per il turismo

"Se il Sud avesse la spesa dei turisti stranieri del Centro Italia, avrebbe 10 miliardi in più di Pil. Oggi si affaccia la ripresa (seppur minacciata e rallentata da guerra, caro energia ed inflazione), ma la domanda turistica è cambiata, divenendo sempre più “volatile”. Vanno così rafforzandosi le posizioni dominanti di gruppi esteri. Per contrastare compiutamente il fenomeno mancano tanto la strategia quanto le risorse. Sulle risorse, certo, ci sarebbe il PNRR. Per il settore turistico però il condizionale è d’obbligo perché le risorse per il settore non bastano. Non riesco a capire come sia possibile che grandi piattaforme multinazionali telematiche, che non investono un euro nel nostro Paese, beneficino dell’attrattività della nostra offerta senza restituire nulla al territorio. E l’altra faccia della medaglia delle regole giuste è anche di attualità, all’interno del provvedimento Concorrenza, che riguarda i nostri balneari. E’ in corso un confronto serrato, dentro un perimetro stretto nei tempi, che invero un tema così complesso avrebbe richiesto un supplemento di condivisione. In sostanza, va definita una norma quadro che valorizzi il lavoro di tante famiglie, tante donne e tanti giovani, che chiedono soltanto giusto indennizzo e un congruo periodo transitorio. Così come sostiene il nostro Antonio Capacchione  presidente nazionale dei balneari. Noi siamo a favore della concorrenza, ma va salvaguardato il contributo che queste imprese hanno finora assicurato ad una esperienza turistica di successo".

Leggi anche il nostro focus sul Mezzogiorno

I trasporti e la Missione Mezzogiorno

"Il tema del turismo non può che richiamare quello dei trasporti. Per quanto riguarda i trasporti, è centrale la cosiddetta “Missione Mezzogiorno”.  Riteniamo che sia un bene, ovviamente, l’estensione dell’Alta velocità al Sud; così come è un bene il potenziamento delle ferrovie regionali ed anche il sostegno alle ZES (zone economiche speciali), nonché il rinnovo sostenibile di bus, treni e navi.  Tuttavia, non dimentichiamo che la mobilità e la competitività non viaggiano solo sulle rotaie, che assorbono, invece, la quasi totalità delle nuove risorse del PNRR. Centrale sarà, dunque, l’attenta programmazione del Fondo di Sviluppo e Coesione, per promuovere un’accessibilità sostenibile diffusa nei territori, e valorizzare pienamente le potenzialità delle regioni del Sud per il rilancio delle “Autostrade del mare”, del trasporto marittimo e di tutta la Blue Economy, che a partire dagli operatori del turismo e dei collegamenti marittimi trova proprio nella nostra Confederazione la naturale “casa comune”. Portare una mobilità moderna al Sud del Paese significa emanciparlo concretamente, significa dare alle persone, ai giovani in particolare, la possibilità di rimanere perché dove rimangono non sono isolati. Secondo il nostro Ufficio studi il Sud ha perso dal 2007 ad oggi 800 mila abitanti".

I "numeri" del Mezzogiorno

Nel corso dei lavori è stata presentata un’analisi dell’Ufficio Studi di Confcommercio sull’Economia del Sud (guarda anche l'indagine di febbraio) “Appunti per l’economia del Sud” (testo integrale al seguente link pdf). Secondo il direttore dell’Ufficio Studi di Confcommercio, Mariano Bella, "guardando al tasso di variazione del Pil 1996-2019 delle macro-ripartizioni Nord e Sud lo scarto è di quasi 17 punti percentuali”. Secondo Bella sono tre i fattori che determinano questa situazione: produttività del lavoro (che varia di quasi il 10% al Nord contro il 6,2% nel Mezzogiorno), il tasso di occupazione (+0,3% al Nord e -0,8% al Sud) e, infine, la stessa popolazione. E propria la questione demografica è secondo il direttore dell’Ufficio Studi “è la causa dell’accumulato ritardo del nostro Sud: il Nord cresce del 9,3% come abitanti, quelli del Sud scendono del 2%”. “E’ dunque evidente che gli aspetti più problematici riguardano il tasso di occupazione e, quantitativamente, la questione demografica: o si aggiustano questi trend demografici o qualsiasi intervento risulterà inefficace”.

infografica Nord vs Sud/></p></div> <p>Focalizzando l’attenzione sul turismo - ha detto Bella - analizziamo i numeri ufficiali sul rapporto tra spesa dei turisti stranieri nei territori e consumi complessivi nelle regioni. Ovviamente il confronto tra il 2019 e il 2021 risente degli effetti della pandemia: ci riprenderemo senz’altro, sta già accadendo anche se siamo molto lontani ancora dai livelli pre-crisi e mancano i turisti stranieri". "La sfida è quella di accompagnare il turismo straniero nel Mezzogiorno a tornare, non al 2,3% dei consumi sul territorio come nel 2019, ma di avvicinarsi al resto del Paese, che ai valori pre-pandemici certamente tornerà". Bella ha concluso la sua analisi sottolineando che "il Sud potrà recuperare un bel pezzo del terreno perso grazie al PNRR e il PNRR potrà restituire all’Italia smalto economico e sociale attraverso la crescita del prodotto potenziale, se e solo se il Sud tornerà a funzionare a pieni giri. Le due cose sono inscindibili".

Carfagna: “Fondamentale la collaborazione con gli enti locali e le rappresentanze sindacali e d’impresa”

Il Ministro per il Sud e la Coesione territoriale, Mara Carfagna, durante il suo intervento ha sottolineato che “il lavoro che stiamo portando avanti si fonda su 2 impegni. Il primo è quello di fare in modo che le ingenti risorse che ci arrivano dalla Ue servano a ridurre i divari su tutti i fronti. Il 40% delle risorse allocabili territorialmente è indicativa di come il governo intenda sviluppare il Mezzogiorno. E’ un lavoro faticoso che presuppone un interlocuzione quotidiana con tutte le amministrazioni, le categorie produttive e le rappresentanze sindacali e d’impresa. Grazie a questo molte azioni del Pnrr sono state migliorate e implementate". Carfagna ha poi parlato dell'iniziativa Resto al Sud: "Un bilancio ottimo - ha detto - con quasi undicimila iniziative finanziate per oltre 40 mila posti di lavoro attivati e sono contenta di avere esteso l’iniziativa al commercio". Sul Pnrr Abbiamo lavorato con un obiettivo di realizzare nell’arco di 5 -10 anni un Sud più connesso e più capace di attrarre investimenti.

Mara Carfagna in videocollegamento

Il Pnrr e le infrastrutture

Sul Pnrr abbiamo lavorato con un obiettivo di realizzare nell’arco di 5 -10 anni un Sud più connesso e più capace di attrarre investimenti. Abbiamo varato un grande piano di realizzazione delle infrastrutture per spezzare l’isolamento che sesso è causa di arretratezza delle regioni del Sud. Non solo sull’alta velocità ma anche sulle tratte regionali. Ci sono finanziamenti per riqualificare le stazioni e potenziare le connessioni diagonali. Investimenti anche nelle infrastrutture digitali. E’ altrettanto significativo l’investimento nel capitale umano: dottorati di ricerca, borse di studio ed esperimenti innovativi come gli ecosistemi dell’innovazione.

Mara Carfagna, Ministro per il Sud e la Coesione territoriale

La riforma delle Zes

Carfagna ha concluso il suo intervento ricordando che sono stati "attivati nuovi investimenti, 630 milioni di euro, riattivando le zone economiche speciali che partite nel 2017 sono state dimenticate. Affidando anche ai commissari straordinari dei poteri di governance e chi investirà in quelle zone avrà agevolazioni fiscali e burocrazia molto semplificata".

Hanno partecipato: Tiziano Treu, Presidente CNEL; Pierpaolo Bombardieri, Segretario Generale Uil; Andrea Cuccello, Segretario confederale CISL; Gianna Fracassi, Vice Segretario Generale CGIL; Michele Emiliano, Presidente Regione Puglia e Vicepresidente della Conferenza delle Regioni; Antonio DeCaro, Sindaco di Bari e Presidente Anci; Alessandro Ambrosi, Vicepresidente Confcommercio; Luca Bianchi, Direttore Svimez; Gianfranco Viesti, Professore di Economia all’Università degli Studi di Bari; Simona Camerano, Responsabile Scenari Economici e Strategie Settoriali Cassa Depositi e Prestiti.

Il paper dell'Ufficio Studi

Crescita Nord vs Sud

Guardando al tasso di variazione del Pil 1996-2019 delle macro-ripartizioni Nord e Sud, lo scarto è di quasi 17 punti percentuali. Ma da cosa dipende questo scarto? Da tre fattori, che sono anche le componenti del Pil stesso: produttività del lavoro (che varia di quasi il 10% al Nord contro il 6,2% nel Mezzogiorno), il tasso di occupazione (+0,3% al Nord e -0,8% al Sud) e, infine, la stessa popolazione. E la maggior parte dell’accumulato ritardo del nostro Sud è proprio la questione demografica: il Nord cresce del 9,3% come abitanti, quelli del Sud scendono del 2%.

Slide 1 - Decomposizione della variazione del PIL nel lungo periodo: NORD vs SUD

È dunque evidente che gli aspetti più problematici riguardano il tasso di occupazione e, quantitativamente, la questione demografica: o si aggiustano questi trend demografici o qualsiasi intervento risulterà inefficace.

La questione demografica

Dal 2007 a oggi sono scomparse dal Sud 800mila persone; anche il Nord presenta oggi qualche problema, molto meno accentuato, sul piano dei flussi interni: fino agli anni ‘90 l’emigrazione da Sud a Nord allargava la base produttiva delle Regioni italiane più ricche e produttive, oggi dal Nord stesso si emigra verso altri Paesi. L’investimento in istruzione, piccolo o grande che sia, sui giovani italiani, soprattutto meridionali, contribuisce prospetticamente a incrementare il Pil di altre nazioni.

Slide 2 - Prima di quelle green e tecnologica c'è la transizione demografica

Per quanto riguarda il tasso medio di occupazione delle donne, esiste un Sud del Sud: a livello di occupazione generale e femminile, se il Centro-Nord si avvicina al resto d’Europa, il Sud ne resta troppo lontano, soprattutto nella componente femminile. E se il Sud è lontano, la Calabria, solo per fare un esempio di eterogeneità delle performance del mercato del lavoro anche all’interno del nostro Meridione, è ancora più distante.

Investimenti e investimenti pubblici

Analizzando la produttività del lavoro, fatti pari a 100 i valori del 1995 degli investimenti complessivi in termini reali per unità standard di lavoro, è evidente che le condizioni del Mezzogiorno si siano deteriorate tanto in assoluto quanto in termini relativi, e questo è quello che spiega maggiormente i divari nella dinamica della produttività. Molto più semplicemente: al Nord gli investimenti per occupato sono sopra i livelli di metà degli anni ’90, al Sud sono sotto di oltre il 6%.

Slide 3 - Gli investimenti: SUD vs CENTRO-NORD

Per quanto riguarda la parte pubblica degli investimenti, è normale che al Sud siano minori perché il Centro-Nord pesa di più, sia in termini di popolazione sia in termini di occupati. Ma il problema è che dal 2016 in poi, alla ripresa dell’investimento pubblico nel Centro-Nord, non è corrisposto un analogo trend nel Sud.

Possiamo immaginare che gli investimenti pubblici tendano a ridurre i difetti strutturali di un territorio, aumentandone la produttività. Pertanto, se il rendimento dei fattori aumenta, aumenta anche la convenienza a investire da parte dei privati. E’ questo il senso principale nello sviluppare gli investimenti pubblici al Sud: ridurre i difetti strutturali per attrarre investimenti privati e rivitalizzare i circuiti socio-produttivi.

Il ruolo del turismo

Focalizzando l’attenzione sul turismo, analizziamo i numeri ufficiali sul rapporto tra spesa dei turisti stranieri nei territori e consumi complessivi nelle regioni. Ovviamente il confronto tra il 2019 e il 2021 risente degli effetti della pandemia: ci riprenderemo senz’altro, sta già accadendo anche se siamo molto lontani ancora dai livelli pre-crisi e mancano i turisti stranieri. Ciò che conta è sempre e comunque il confronto Nord-Sud: quest’ultimo ha un rapporto che sta sotto della metà rispetto alle altre aree del Paese, considerando un anno normale come il 2019 ai valori del quale senz’altro torneremo. Ma i numeri dicono che c’è tantissimo potenziale da sfruttare e se con il PNRR si riuscirà ad aggiustare qualche variabile di contesto, magari tra qualche anno avremo sorprese positive proprio in termini di benessere economico, elevato e diffuso.

Slide 4 - Parentesi sul ruolo del turismo (nel SUD)

Quindi, oggi la sfida è quella di accompagnare il turismo straniero nel Mezzogiorno a tornare, non al 2,3% dei consumi sul territorio come nel 2019, ma di avvicinarsi al resto del Paese, che ai valori pre-pandemici certamente tornerà. E ci tornerà presumibilmente più forte di prima perché, allargando il ragionamento al totale Italia, dopo un decennio in cui abbiamo naturalmente subito la concorrenza di altre grandi aree planetarie che competono con l’Italia nell’attrarre turisti, dal 2010 la spesa dei turisti stranieri confrontata con 100 euro di spesa degli italiani in Italia passava da 3 euro a 4,3 euro. Cioè stavamo crescendo molto bene poi è arrivata la pandemia e poi abbiamo ricominciato a crescere. Insomma, bisogna fare in modo che il Sud recuperi su questa filiera meglio e di più rispetto ai livelli pre-crisi. E questo è possibile con l’aiuto, appunto, del PNRR.

Fattori di contesto

La produttività dei fattori e quella sistemica dipendono dal contesto in cui si opera. Confrontando le regioni italiane sulla base di alcuni indicatori (sintesi di una ventina di indicatori), come l’accessibilità trasportistica e delle telecomunicazioni, gli altri servizi (es. gestione del ciclo dei rifiuti, acqua potabile e rete elettrica) e la qualità del capitale umano e del capitale sociale (istruzione, partecipazione alle elezioni, occupati nel terzo settore), emerge che le regioni del Nord sono sempre meglio posizionate in tutti gli indicatori, mentre le regioni meridionali sono sempre svantaggiate.

Slide 5 - Difetti strutturali del SUD

In generale, le politiche per il riequilibrio territoriale dovrebbero passare da un piano di riduzione dei difetti strutturali del Mezzogiorno: controllo del territorio e contrasto alla micro-illegalità, digitalizzazione e innovazione nel rapporto burocratico tra cittadini e controparte istituzionale, investimento nell’istruzione di ogni ordine e grado, con ampio intervento su formazione e trasformazione continua delle abilità e delle competenze e, soprattutto, riduzione dei gap infrastrutturali di accessibilità - dai trasporti alla banda larga - che non permettono un’adeguata connessione socio-produttiva del Sud col resto del Paese e, soprattutto, con l’Europa. Anche qui, il PNRR può essere il Piano che ci serve, se lo sapremo realizzare.

PIL 2022

L’avvento di una nuova era per il nostro Mezzogiorno, ancora non è visibile dai dati e dalle stime più recenti riferite all’anno in corso ed è logico che sia così: se interpretiamo correttamente il PNRR, il processo di riforma, sostenuto dagli investimenti, anche e soprattutto nel nostro Sud, richiede tempo e impegno; ma non abbiamo motivo di dubitare che, se il contesto internazionale lo consentirà, presto ne vedremo i frutti. Per adesso, il Sud cresce più o meno come il resto del paese, al di là di oscillazioni ereditate dal passato, per esempio in relazione al fatto che la pandemia ha colpito un po’ meno e un po’ dopo il nostro Mezzogiorno. Per l’anno in corso prevediamo un moderato scarto positivo nella crescita del Pil meridionale rispetto al resto del Paese, ma non è certo con una manciata di decimali, per di più confinata a un singolo anno, che i divari tenderanno a chiudersi.

Slide 6 - La crescita nell'anno in corso

Il Sud potrà recuperare un bel pezzo del terreno perso grazie al PNRR e il PNRR potrà restituire all’Italia smalto economico e sociale attraverso la crescita del prodotto potenziale, se e solo se il Sud tornerà a funzionare a pieni giri. Le due cose sono inscindibili.

Scarica le charts (pdf) "Appunti sull’economia del SUD"

Risorse correlate

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DETTAGLI EVENTO

Confcommercio

2022-05-24 | 2022-05-24 9.15

Centro Congressi, Fiera del Levante

Viale E. Orlando, 7 Bari

stampa@confcommercio.it

(+39) 06 5866 1

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