Professionisti 4.0: protagonisti del cambiamento

Professionisti 4.0: protagonisti del cambiamento

Roadshow Confcommercio Professioni: Sfide e opportunità per un nuovo protagonismo nel mercato che cambia

Presentata, al convegno Professioni, un'analisi dell'Ufficio Studi Confcommercio sull'andamento economico e le prospettive del comparto professioni. Nel 2016, sono circa 1.400.000 i liberi professionisti in Italia, pari al 6,1% degli occupati complessivi, con un reddito medio pro capite di oltre 32mila euro. Di questi, la maggioranza (1.032.000) è iscritta ad albi o ordini, con un reddito medio pro capite di poco superiore ai 40mila euro, mentre i professionisti non ordinistici, cioè le nuove professioni (free lance, professionisti indipendenti), sono 352mila con un reddito medio pro capite di 16.169 euro. Tra il 2008 e il 2016 sono questi ad aver registrato la maggiore crescita: +54,9% contro il +19,7% dei liberi professionisti e il +11,1% di quelli iscritti agli ordini.

Nella categoria delle nuove professioni rientrano le figure regolamentate ma che non hanno ordini come, ad esempio, guide turistiche, amministratori di condominio, erboristi, consulenti tributari, informatici, wedding planner, designer, grafici, formatori. I nuovi professionisti si inquadrano per la quasi totalità nei servizi di mercato (98,1%), svolgono soprattutto attività professionali, scientifiche e tecniche (per il 51,2%) con un reddito medio pro capite di oltre 18mila euro. Guadagna di più chi opera nelle attività di consulenza gestionale (quasi 25mila euro) e nei servizi informatici (oltre 21mila euro). Tra il 2008 e il 2016, le attività che hanno registrato i maggiori tassi di crescita del numero di professionisti sono: istruzione e formazione (+147,4%), sanità e assistenza sociale (+98,1%), attività artistiche, sportive e di intrattenimento (+64,2%), attività professionali, scientifiche e tecniche (+44,8%).

Programma

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    14 novembre

  • Tappa di Siracusa
     
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    8 novembre / Tappa nazionale

  • Presentazione ricerca
     

    Mariano Bella Direttore Ufficio Studi Confcommercio

  • Intervento
     

    Anna Rita Fioroni Presidente Confcommercio Professioni

  • Tavola rotonda
     

    coordina Raffaele Marmo Vice Direttore QN

    Maurizio Del Conte Presidente Agenzia Nazionale Politiche Attive Lavoro (ANPAL)

    Veronica Giannone Deputata M5S e membro Commissione Lavoro Camera

    Chiara Gribaudo Responsabile Lavoro e Professioni PD, membro Commissione Lavoro, Camera dei Deputati

    Andrea Mandelli Capogruppo Forza Italia in Commissione Bilancio, Camera dei Deputati

    Paolo Ripamonti Senatore Lega e Vicepresidente Commissione Industria, Senato

    Michele Tiraboschi Responsabile Comitato scientifico Adapt

  • Conclusioni
     

    Dario Galli Presidente Vice Ministro Ministero dello sviluppo economico

    Cerimonia premiazione Premio Nazionale per l'Innovazione nei Servizi

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    8 ottobre

  • Tappa di Verona
     
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    28 giugno

  • Tappa di Arezzo
     
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    25 giugno

  • Tappa di Torino
     
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    14 maggio

  • Tappa di Treviso
     

Le proposte di Confcommercio Professioni

Per i professionisti a cui Confcommercio Professioni dà rappresentanza, il lavoro autonomo è una scelta consapevole che richiede di essere esercitata senza ostacoli ideologici e normativi e che sovente è resa possibile e sostenibile dal sapiente possesso di competenze distintive altamente qualificate e costantemente aggiornate, particolarmente apprezzate sia dalle imprese private che dalla Pubblica Amministrazione.

Tuttavia, non sempre le condizioni di contesto garantiscono una vera libertà di scelta al lavoratore autonomo professionista.

Negli ultimi tempi abbiamo apprezzato alcuni interventi legislativi atti a superare questa impostazione anacronistica e a favore di un maggior sostegno del lavoro autonomo professionale, in particolare con l’emanazione del Jobs Act degli autonomi e con le misure contenute nelle Leggi di Bilancio 2017 e 2018.

Ricordiamo, tuttavia, sempre l'importanza della Legge n. 4/2013 come primo punto di riferimento per le professioni non organizzate in ordini o collegi.

Quanto fatto, però, non è sufficiente: emerge la necessità, da una parte, di conferire sistematicità alla definizione normativa di “professionista” ad oggi frammentata in molteplici atti normativi, dall’altra, di ulteriori misure che favoriscano la competitività dei professionisti - a partire dalla semplificazione fiscale e burocratica.

In particolare, portiamo all’attenzione le seguenti riflessioni.

Equo compenso e pubblica amministrazione

Per quanto riguarda l’applicazione del principio dell’equo compenso che la Pubblica Amministrazione è chiamata già a garantire (dopo il collegato fiscale alla legge di bilancio 2018) in attuazione dei princìpi di trasparenza, buon andamento ed efficacia delle proprie attività e in relazione alle prestazioni rese dai professionisti in esecuzione di incarichi, è necessario che si chiarisca l’ambito di applicazione con particolare riguardo alle professioni non organizzate in ordini e collegi, cui non risultano applicabili i parametri stabiliti per le professioni ordinistiche dai decreti ministeriali a cui fa riferimento la norma di legge.

Nell’ambito degli appalti pubblici, si può notare infatti come vi sia la tendenza ad un progressivo e rilevante ridimensionamento dei compensi, anche per prestazioni estremamente qualificate. Permangono tuttora, inoltre, insostenibili ritardi di pagamento che i professionisti devono subire nel rapporto con i committenti pubblici e la Pubblica Amministrazione, a fronte di nessuna sanzione in capo a questi ultimi.

Competenze per competere

In un mercato la cui competitività risulta esasperata da fenomeni quali l’avvento delle tecnologie e del digitale che infrangono i confini territoriali, nonché dalla possibilità per tutti di offrire i propri servizi professionali, occorre puntare ad un controllo di qualità (da parte delle associazioni e delle istituzioni) di chi vi opera. Pertanto, si suggeriscono modifiche nell’ambito di applicazione della legge n. 4/2013 che determinino il suo ampliamento. Essa non esprime al momento tutte le sue potenzialità, soprattutto in termini di una regolazione moderna, sussidiaria e pluralista delle professioni che riconosca appieno il ruolo imprescindibile dei corpi intermedi e della rappresentanza nella valorizzazione della professionalità e della trasparenza del mercato.

Sarebbe opportuno, inoltre, avviare un dialogo con i professionisti al fine di realizzare l’incontro tra domanda e offerta di lavoro autonomo. La legge n. 81/2017 riconosce la possibilità per le associazioni di stipulare convenzioni con i centri per l’impiego per creare proprio queste opportunità di matching. Si tratterebbe di uno dei modi per creare un mercato sano e concorrenziale, in conformità con quanto voluto dalla l. 4/2013.

Abbiamo visto come per il Professionista 4.0 siano centrali le competenze e la loro attestazione. A questo scopo, evidenziamo il ruolo svolto dalle associazioni di professionisti, cui sono demandati importanti compiti dalla l. n. 4/2013.

È necessario, infine, realizzare un coordinamento tra sistema della normazione tecnica e Repertorio nazionale dei titoli di istruzione e formazione e delle qualificazioni professionali istituito dal d.lgs. n. 13/2013.

Attuazione delle misure previste dalla l. 81/2017

Per quanto riguarda le misure introdotte dal Jobs Act degli autonomi, risulta opportuno:

  • chiarire la disciplina da applicare in caso di reti tra professionisti come già parzialmente avvenuto per le reti miste, data l’importanza che la logica di rete riveste nel modello Impresa 4.0;
  • evitare che il professionista possa essere gravemente penalizzato per il fatto di dover rispondere in solido, al pari di imprese che possono avere capacità di assunzioni di rischi notevolmente diverse, quando partecipa alle reti;
  • dare attuazione alla disposizione che prevede la costituzione degli sportelli sul lavoro autonomo.

Previdenza

Sotto il profilo previdenziale, per ovviare alle criticità del quadro legislativo si suggeriscono i seguenti interventi:

  1. la frammentarietà delle carriere lavorative con la connessa discontinuità della contribuzione richiede un incremento dei periodi rispetto ai quali individuare i versamenti dovuti per l’accesso alle prestazioni previdenziali, secondo quanto già stabilito, per l’indennità di maternità, dalla delega inattuata contenuta nell’art. 6 della legge n. 81/2017;
  2. occorre ripensare alle garanzie previste in caso di sospensione, riduzione o cessazione dell’attività lavorativa, attraverso la predisposizione di un sistema integrato di provvidenze economiche a sostegno del reddito e percorsi formativi, al fine di supportare il professionista nelle transizioni occupazionali;
  3. è necessario incentivare tra i professionisti l’adesione alle forme della previdenza complementare, dal momento che a causa della discontinuità contributiva cui spesso sono soggetti, avranno più di altri necessità di integrare la loro pensione futura.

Zone franche urbane

Le agevolazioni delle ZFU devono riguardare anche i professionisti non ordinistici nonché le professioni regolamentate ma non iscritte ad ordini e collegi.

Al momento sono concesse solo a coloro che sono iscritti agli ordini professionali o sono aderenti alle associazioni professionali iscritte nell’elenco tenuto dal MISE ai sensi della legge n. 4/2013 e in possesso dell’attestazione rilasciata ai sensi della medesima legge.

A questo proposito, sulla base dell'attuale quadro normativo, sembra emergere un problema definitorio con riferimento alla categoria di “professionisti” lavoratori autonomi.

Ciò è dovuto, probabilmente, al fatto che la definizione di professionista, resta frammentata in molteplici disposizioni normative che riguardano:

  • le professioni organizzate in ordini e collegi;
  • le professioni regolamentate;
  • le professioni non organizzate in ordini e collegi.

Incentivi: impresa 4.0 e resto al sud

Sarebbe, quindi, opportuno far accedere al Piano Impresa 4.0 anche i professionisti prevedendo, almeno nella fase iniziale, l’allargamento ad essi della misura dell’Iper ammortamento nonché una revisione delle spese immateriali inserite nel relativo allegato B dell’Agenzia delle Entrate. Purtroppo, la definizione delle spese agevolabili incluse negli allegati A (beni materiali) e B (beni immateriali) esclude gran parte delle spese che interessano il mondo dei professionisti e del terziario di mercato, in quanto concepite prevalentemente sulla base del settore produttivo manifatturiero. Ciò, a nostro avviso, comporta una limitazione notevole della portata del Piano e della sua “contaminazione innovativa”.

Allo stesso modo, anche se trattasi di investimenti non necessariamente innovativi, i professionisti restano tuttora esclusi dall’attuazione della misura agevolativa denominata “Resto al SUD” che è dedicata alla creazione di nuova occupazione nell’area del Mezzogiorno d’Italia. Si guarda, pertanto, con favore all’opportunità di estendere anche ad essi tale incentivo per favorire l’avvio dell’attività professionale da parte di giovani liberi professionisti.

Fisco

Segnaliamo come obiettivi primari di politica fiscale, i seguenti:

1. Escludere dal pagamento dell’IRAP i lavoratori autonomi privi dell’“autonoma organizzazione”

A distanza di diciotto anni dalla sentenza della Corte Costituzionale ancora non trova soluzione la “storia infinita” dell’esclusione dal pagamento dell’IRAP dei lavoratori autonomi “privi di autonoma organizzazione”: non è più procrastinabile un intervento legislativo che definisca i “confini” dell’esclusione dall’imposta per tali soggetti.

2. La “Flat Tax” per i lavoratori autonomi

Con la legge di bilancio è stata avviata la “Flat Tax” per i lavoratori autonomi, ampliando la platea dei soggetti che beneficiano dell’attuale “regime forfetario” attraverso l’aumento dei limiti di ricavi - da 30.000 euro a 65.000 euro - per poter beneficiare di tale regime fiscale di favore.

Con questa misura, sicuramente, un numero maggiore di lavoratori autonomi beneficerà, sia di una riduzione del carico fiscale sia di una semplificazione degli adempimenti burocratici, ma si tratta di un intervento di manutenzione di un regime già esistente e non di una vera e propria riforma del sistema fiscale del nostro Paese. Questa deve essere una delle priorità del Governo.

3. Le misure per instaurare una “pace fiscale” tra Stato e cittadini contenute nel decreto fiscale

Le misure di definizione agevolata di situazioni debitorie e di liti pendenti che i contribuenti italiani hanno con il Fisco, contenute nel recente decreto fiscale, non devono rappresentare una forma di “condono” ma devono essere misure finalizzate ad offrire un efficace e concreto aiuto a tutti quei contribuenti in difficoltà economica nel pagare le imposte.

4. Le misure di semplificazione fiscale relative alla fatturazione elettronica

Le misure di semplificazione fiscale contenute nel decreto fiscale avranno, sicuramente, un impatto positivo in vista dell’entrata in vigore dell’obbligo di fatturazione elettronica “B2B” e “B2C”, a partire dal prossimo 1° gennaio, ma riguardano il processo di fatturazione elettronica (ad esempio, l’emissione delle fatture, l’annotazione delle fatture emesse, la registrazione delle fatture di acquisto, la detrazione dell’IVA) ma non eliminano una serie di adempimenti fiscali posti a carico dei contribuenti.

Ad oggi, infatti, le uniche semplificazioni riconosciute in funzione dell’entrata in vigore dell’obbligo della fatturazione elettronica sono l’abrogazione, a partire dal 2019, dell’invio del cosiddetto “spesometro”, la riduzione dei termini di accertamento - che da 5 anni passano a 3 anni, ma solo nel caso in cui i pagamenti effettuati e ricevuti di importo superiore a 500 euro avvengano attraverso canali tracciati - ed il riconoscimento, per i contribuenti in contabilità semplificata, di alcune semplificazioni rappresentate dall’invio di modulistica precompilata.

Occorre, quindi, procedere all’abrogazione di quegli adempimenti che - proprio in virtù dell’entrata in vigore della fatturazione elettronica - sono ormai superflui ai fini dei controlli.

In ogni caso deve essere evitata l’applicazione di sanzioni fino al 31 dicembre 2019 (e non nei primi sei mesi come previsto dal decreto) per le irregolarità commesse nell’emissione delle fatture elettroniche. Si deve, cioè, prendere atto che un “cambiamento epocale” come l’obbligo della fatturazione elettronica, fatto senza una adeguata sperimentazione, possa determinare da parte degli operatori degli errori in buona fede.

Intervento di Anna Rita Fioroni

Federazione

Oggi, infatti, il nostro terzo Convegno annuale è l’occasione per presentare la nuova Federazione: Confcommercio professioni.

Un traguardo importante che è anche un punto di partenza per tutti noi verso il progressivo rafforzamento della rappresentanza nel nostro settore.

Abbiamo lavorato alacremente e con tenacia per raggiungere questo risultato, e consapevoli della notevole complessità del mondo che rappresentiamo, abbiamo cercato di essere inclusivi, coinvolgendo associazioni di professioni nuove o tradizionali, regolamentate e non; facendo dialogare le associazioni nazionali di settore con i gruppi costituiti presso le confcommercio territoriali: è nata così l’idea della Consulta del territorio quale organo della Federazione.

Il nostro obiettivo è di affermare un nuovo protagonismo per il lavoro autonomo professionale nell’economia della conoscenza e della rivoluzione digitale.

C’è bisogno di guardare da una nuova prospettiva le professioni che stanno cambiando profondamente rispetto ad un mercato in cui si può parlare di Professionisti 4.0 come per l’impresa. Il lavoro autonomo professionale è infatti sempre più la risposta alla richiesta di servizi professionali avanzati e ad alto contenuto cognitivo. Si aggiunga che i professionisti possono contribuire con il loro apporto anche ad una nuova progettualità associativa che guarda ai cambiamenti in atto. Ci vuole per questo una Federazione forte e coesa in una grande casa come Confcommercio fatta di persone che soprattutto credono nel valore della rappresentanza e nel ruolo dei corpi intermedi. La nostra sfida principale è quella di dare un’identità associativa a questa platea di lavoratori che devono trovare in Confcommercio professioni un interlocutore attento e un interprete responsabile delle istanze diffuse di chi investe su valore e competenze ed ha il coraggio di scegliere l’autonomia.

Scelta ancora non semplice nel nostro paese dove permangono difficoltà di contesto non indifferenti.

Troppa burocrazia, ad esempio sappiamo che in molti casi anche le innovazioni digitali addossano ai professionisti adempimenti che dovrebbero spettare alla PA e spesso senza migliorare il servizio per i destinatari!

Pressione fiscale inadeguata per chi deve competere nel libero mercato. Difficoltà nell’affermarsi come interlocutori autorevoli da parte dei professionisti intellettuali a causa della crisi economica e sociale che stiamo vivendo.

Tutto questo forse è dovuto al fatto che sino ad ora i lavoratori autonomi professionisti sono stati tenuti al margine delle politiche mirate allo sviluppo ed alla competitività.

E invece con la disoccupazione giovanile e quella di ritorno che incombe, è il momento di guardare alle libere professioni come volano per la crescita e lo sviluppo dell’occupazione. Di rivolgere ad esse una nuova attenzione per le politiche attive del lavoro.

Non c’è stata grande volontà di comprendere i nuovi fenomeni legati al tema del lavoro che cambia per le professioni.

Solo negli ultimi tempi si sono susseguiti interventi legislativi mirati al lavoro autonomo professionale.

Ma certo non basta. Molto c’è da fare ancora.

ADAPT

A questo proposito proprio per dare strumenti di riflessione condivisi che partano da un’analisi obiettiva di cosa è stato fatto e cosa resti da fare, abbiamo commissionato ad ADAPT, ringrazio per questo il Prof MICHELE Tiraboschi, un Rapporto volto a ricostruire il quadro normativo di riferimento in materia di professioni.

Quest’analisi si rendeva necessaria anche perché tra le nostre associazioni sono molteplici le istanze volte al riconoscimento, o alla qualificazione professionale, legate alla necessità di riassetto di un quadro normativo disorganico e frammentato. A partire dalla definizione di professionista che non è univoca.

Il tutto avendo come sfondo l’Europa ed il tema centrale della regolazione dei meccanismi di accesso alle professioni, la Direttiva qualifiche che ha dettato le regole per i paesi membri e la progressiva tendenza degli stessi verso la liberalizzazione per cui aumenta il numero delle professioni soggette a certificazioni rispetto a quelle sottoposte ai regimi più restrittivi di licenza.

Il Rapporto ricostruisce la disciplina contrattuale, la rappresentanza, la previdenza, le competenze, i sistemi di certificazione e i sistemi reputazionali e si sofferma su due leggi principali che, grazie alle recenti innovazioni, regolamentano oggi in Italia il lavoro autonomo professionale: la legge n. 4/2013 e la legge n. 81/2017 o Jobs act degli autonomi.

In particolare, la legge n. 4/2013 volta a rafforzare e qualificare la presenza sul mercato delle professioni non organizzate in ordini o collegi, è un punto di riferimento per l’attività associativa che vuole coniugare la rappresentanza del lavoro autonomo autentico e la valorizzazione delle competenze.

La legge n. 81/2017, per prima, cerca di dare invece risposte organiche alle esigenze di tutele dei professionisti che si confrontano con un mercato sempre più difficile e complesso e sono a rischio di impoverimento.

D’altra parte, su questo aspetto abbiamo conferma dai risultati della ricerca del nostro ufficio studi appena presentati da Mariano Bella che altresì ringrazio.

Vediamo infatti che c’è una bassa redditività per le professioni non ordinistiche che comunque crescono numericamente più del doppio nel periodo di riferimento.

La Tavola Rotonda che seguirà sarà occasione per approfondire i temi contenuti nel Rapporto con i nostri relatori e magari di valutare le nostre proposte in proposito che sono sia di breve che di lungo periodo e sono alla base di uno sforzo volto a costruire una nuova visione per il comparto.

Risultati

Non dimentichiamoci che con le misure contenute nelle Leggi di bilancio 2017 e 2018 altre novità importanti sono state introdotte a seguito delle nostre richieste: la riduzione strutturale dell’aliquota contributiva della Gestione separata Inps al 25 per cento, l’estensione dell’operatività dei Confidi a tutti i professionisti senza distinzioni tra ordinistici e non.

L’introduzione del principio dell’equo compenso.

Il nuovo Governo ha invece abolito lo Split payment che, esteso ai professionisti, tante difficoltà creava nei rapporti con la PA.

Sono solo alcuni esempi che però ci incoraggiano a continuare nella nostra attività volta a portare avanti istanze peculiari dei mondi che rappresentiamo.

Per questo oggi vogliamo puntare l’attenzione su alcuni aspetti che riteniamo cruciali per sbloccare le criticità che impediscono il pieno sviluppo e l’occupazione nel nostro settore.

Competenze

Il primo aspetto riguarda le competenze e la qualità del servizio offerto dal professionista.

Noi crediamo in un mercato sano e concorrenziale in cui si premia il merito anche ai fini della determinazione dei compensi.

La legge 4/2013 va modificata per dare maggiore spazio alla qualificazione e certificazione delle competenze in cui un ruolo importante è riconosciuto alle associazioni.

Va rafforzata la loro funzione nel garantire un controllo di qualità che rispetti le istanze di trasparenza del mercato e sia compresa nell’ambito dell’attività di rappresentanza.

D’altra parte, nel libero mercato i nostri professionisti puntano anche ad affermarsi dando rilievo alla reputazione e le associazioni possono intervenire anche per assicurare percorsi formativi volti a gestire e valorizzare il proprio capitale reputazionale e mezzi di tutela rispetto ad un uso distorto e lesivo delle piattaforme digitali.

Per questo una parte del Rapporto Adapt guarda anche a questi aspetti.

In particolare, ci piace pensare come progetto per il futuro ad una “piattaforma delle professioni” autogovernata, che integra certificazione delle competenze con i meccanismi reputazionali, per condividere know how e informazioni a livello associativo.

Centri per l’impiego

Le associazioni possono avere un ruolo forte anche nella relazione con i centri per l’impiego cui viene riconosciuto nuovo protagonismo dall’attuale governo.

La legge 81 infatti dà la possibilità alle associazioni di rappresentanza di stipulare convenzioni con i centri per l’impiego per creare matching per il lavoro autonomo professionale attivando gli sportelli del lavoro.

In particolare, le associazioni che svolgono questo servizio potrebbero garantire la qualità della prestazione realizzata dal professionista.

Sempre dal lato che ci piace definire COMPETENZE PER COMPETERE il nostro impegno è volto da tempo alla creazione di un raccordo tra sistema della normazione tecnica Uni e Repertorio nazionale dei titoli di istruzione e formazione e delle qualificazioni professionali istituito dal d.lgs. n. 13/2013.

Non è possibile viaggiare su due binari paralleli perché questo crea incertezza per i professionisti e per il mercato.

Le associazioni dovranno inoltre collaborare con università e istituti di formazione professionale per l’adeguamento al mercato e alle competenze in un sistema che preveda l’ingresso delle professioni nei percorsi educativi e formativi con gli strumenti dell’alternanza scuola lavoro, tirocini e apprendistato.

Ricordo infine che nel Jobs act degli autonomi è stata introdotta la possibilità di dedurre integralmente le spese per la formazione entro il limite annuo di 10.000 euro e le spese di certificazione delle competenze entro 5000 euro.

Ancora però non ci sono stati chiarimenti dall’Agenzia delle Entrate su questo fronte. È molto importante per promuovere l’operatività della certificazione di conformità alla norma tecnica UNI e delle qualificazioni ex legge 4/2013.

Definizione Professionista, ZFU e Fondi Europei

E con riguardo alle esigenze di certezza emerge la necessità, da una parte, di conferire sistematicità alla definizione normativa di “professionista” ad oggi frammentata in molteplici atti normativi.

Troppa confusione sta nascendo ad esempio con riferimento alla platea dei beneficiari di misure di aiuto a partire dalle Zone Franche Urbane da cui molti lavoratori autonomi professionisti sono esclusi.

Se non altro stiamo superando nel tempo le difficoltà che in precedenza si rinvenivano con riferimento all’accesso dei professionisti ai Fondi strutturali europei, a causa della interpretazione restrittiva che le Regioni davano, imponendo vincoli contrari all’apertura fatta dalla Commissione europea della partecipazione ai Bandi per tutti i liberi professionisti.

Ma per i liberi professionisti rimangono tuttavia, problemi attuativi per le misure del Piano impresa 4.0.

E cosa dire di Resto al sud, anche in questo caso si sono esclusi i professionisti come se le professioni non determinassero opportunità occupazionali anche per il mezzogiorno e per i giovani! Apprendiamo però con piacere che le nostre richieste sono state recepite dal Governo nella Legge di bilancio.

Peraltro forse la difficoltà nel definire la platea di destinatari delle misure dipende anche dal fatto che le nuove professioni non sono visibili a sufficienza nella società nel mercato.

Per questo nel Rapporto si prova ad ipotizzare che il sistema delle Camere di Commercio possa amplificare in una logica di rete, attraverso un meccanismo di iscrizione del professionista, la visibilità e riconoscibilità delle professioni a favore del mercato.

Equo compenso

La nostra battaglia per l’equo compenso è una battaglia per l’autonomia dei professionisti che non potrà mai realizzarsi se non ci sarà vera indipendenza economica rispetto ai committenti più forti e soprattutto nei rapporti con la Pubblica Amministrazione.

Una prima risposta si è avuta con il collegato fiscale alla legge di bilancio 2018 che introduce il principio dell’equo compenso. Ma ancora non viene applicato!

 Va chiarito infatti l’ambito di applicazione con particolare riguardo alle professioni non organizzate in ordini e collegi, per cui mancano i parametri dei decreti ministeriali previsti per le professioni ordinistiche.

Purtroppo negli appalti pubblici prevale il ridimensionamento dei compensi anche per prestazioni estremamente qualificate oltre insostenibili ritardi di pagamento che i professionisti devono subire.

Basta guardare i dati della ricerca dell’Ufficio studi.

E quali sanzioni ci sono a tutela?

Fortunatamente alcune buone pratiche stanno iniziando a consolidarsi a livello regionale, nell’adozione di linee guida per le pubbliche amministrazioni, e dovrebbero essere estese a livello nazionale.

Fisco

Se come dicevo burocrazia e adempimenti amministrativi pesano sull’efficienza e competitività di professionisti e imprese in un destino comune, per le professioni sarebbe opportuno una volta per tutte:

  • escludere dal pagamento dell’IRAP i lavoratori autonomi privi dell’“autonoma organizzazione”, definendo i “confini” dell’esclusione dall’imposta per tali soggetti.
  • Con riferimento invece alle attuali misure contenute nel decreto fiscale e nella legge di bilancio non possiamo che dare un giudizio positivo per l’estensione della platea di beneficiari del regime forfettario.

Con questa misura un numero maggiore di lavoratori autonomi beneficerà, sia di una riduzione del carico fiscale sia di una semplificazione degli adempimenti burocratici, anche se, se non si corregge adeguatamente estendendola alle partite iva che partecipano a società di persone, associazioni e srl, potrebbe disincentivare le aggregazioni che invece favoriscono la competitività dei professionisti.

Comunque si tratta di un intervento di manutenzione di un regime già esistente e non di una vera e propria riforma del sistema fiscale del nostro paese che dovrebbe essere una priorità.

Anche le misure di semplificazione legate alla fatturazione elettronica non sono sufficienti perché non eliminano una serie di adempimenti fiscali che sono ormai superflui.

In ogni caso deve essere evitata l’applicazione di sanzioni fino al 31 dicembre 2019 per le irregolarità commesse nell’emissione delle fatture elettroniche per salvaguardare gli operatori nel caso di errori in buona fede che in una prima fase potranno aversi.

Previdenza

Con riguardo alla previdenza la nostra attenzione si rivolge in particolare ai professionisti senza Cassa iscritti alla Gestione separata INPS che necessitano di maggiori interventi al momento. Rimane ancora senza risposta la necessità di prevedere una netta distinzione in Gestione separata tra i professionisti titolari di Partita Iva e i lavoratori parasubordinati da raggiungere attraverso una specifica evidenza contabile per i professionisti.

Occorrono risposte e soluzioni alla frammentarietà delle carriere lavorative con la connessa discontinuità della contribuzione, come l’incremento dei periodi rispetto ai quali individuare i versamenti dovuti per l’accesso alle prestazioni previdenziali.

Non viene incentivata a sufficienza l’adesione alle forme di previdenza complementare per integrare le pensioni future.

Per i giovani non c’è nulla nella Gestione separata, almeno una contribuzione agevolata sarebbe auspicabile.

Aggiungo sotto altro punto di vista che ancora si trascura una criticità fondamentale: la mancanza di tutele per la riduzione o la sospensione dell’attività lavorativa.

Certo sono tutte proposte onerose ma forse qualche riflessione andrebbe fatta sulla opportunità di introdurre forme di sostegno economico, comunque onerose, o preferire soluzioni già avviate con riferimento al sistema delle politiche attive per il lavoro.

Concludo sottolineando che Il nostro compito è tenere alta l’attenzione sui nostri temi e per questo continueremo a stimolare dibattiti ed eventi attraverso la rete associativa di Confcommercio che è legata ai territori per non dimenticarci che nelle città vivono i professionisti e contribuiscono con il loro lavoro allo sviluppo delle economie locali.

Grazie ancora a tutti voi.

Anna Rita Fioroni

L'infografica

infografica

Rapporto ADAPT: Il futuro delle professioni nell'economia 4.0 tra (nuove) regole e rappresentanza

– A cura di Michele Tiraboschi @ 2018 ADAPT University Press ISBN 978-88-31940-01-6

Prefazione

Avvertivamo da tempo in Confcommercio Professioni la necessità di approfondire con analisi di spessore, i temi e le questioni del lavoro autonomo professionale per interpretare al meglio il nostro ruolo di rappresentanza con l’obiettivo di dare risposte adeguate ad una platea di lavoratori professionali che sta cambiando profondamente e che ancora deve costruire ed affermare una propria identità associativa. Registriamo infatti una progressiva crescita del terziario di mercato e della domanda di servizi professionali ad alto contenuto cognitivo, sempre più espressione di professionalità e di autonomia, che ci portano oggi a parlare, nel pieno della Quarta rivoluzione industriale, di professionisti 4.0.

La realtà è che tutto il lavoro sta cambiando e ci troviamo dinnanzi all’urgenza di dare risposte a professionisti e imprese che puntano su valore e competenze a prescindere dallo specifico rapporto giuridico instaurato. Per fare ciò, occorre, tuttavia, iniziare a capire non solo i nuovi fenomeni ma anche cosa sia stato fatto e cosa resti da fare sul piano normativo per interpretare e governare le trasformazioni in atto. Per questo motivo, abbiamo commissionato ad ADAPT, il centro studi sul lavoro fondato nel 2000 da Marco Biagi, l’estensione di un Rapporto volto a ricostruire in modo moderno, e con specifica attenzione al ruolo della rappresentanza, il quadro normativo di riferimento, in Italia e nel mondo occidentale, in materia di professioni con particolare attenzione a quelle non regolamentate o non organizzate in ordini e collegi.

Con ADAPT abbiamo condiviso l’obiettivo di fornire una visione e un inquadramento del fenomeno che fosse onnicomprensivo: la disciplina contrattuale, la rappresentanza, la previdenza, le competenze, i sistemi di certificazione e i sistemi reputazionali. Con un focus sulle due leggi principali che, con impianto e ispirazioni profondamente diverse, regolamentano oggi in Italia il lavoro autonomo professionale: la l. n. 4/2013 e la l. n. 81/2017. In particolare, la l. n. 4/2013 ha aperto la strada ad un modello di rappresentanza e di professione e professionalità che è, rispettivamente, nuovo e più moderno. Con questa legge, che va ora messa in raccordo con la più recente disciplina emersa nel processo di riforma avviato col c.d. Jobs Act degli autonomi, si è compiuto un primo passo, da sviluppare e migliorare, per rafforzare e qualificare la presenza sul mercato delle professioni non organizzate in ordini o collegi, in coerenza con le esigenze di concorrenza e di tutela del consumatore. Essa può, quindi, essere un punto di riferimento per l’attività associativa che vuole coniugare la rappresentanza del lavoro autonomo autentico e la valorizzazione delle competenze.

Il lavoro autonomo professionale va, tuttavia, letto anche dall’altro lato della medaglia: le tutele, per cui fino ad ora sono mancati punti di riferimento certi. A questo proposito, si avverte l’esigenza di predisporre ulteriori soluzioni normative di protezione espressamente dedicate ai nuovi bisogni dei professionisti per affrontare i cambiamenti in atto. La l. n. 81/2017, per prima, cerca di dare risposte organiche a queste esigenze dei professionisti, messi a dura prova nel tempo dalla crisi economica, dal mutato contesto competitivo e dalle novità legislative.

In questa prospettiva il Rapporto mette in evidenza, in primo luogo, le tutele previdenziali esistenti per il lavoro autonomo con particolare attenzione, per gli aspetti pensionistici, ai professionisti senza Cassa iscritti alla Gestione separata Inps. Da una ricostruzione sistematica dei tanti frammenti normativi si evince, in particolare, la mancanza di tutele per la riduzione o la sospensione dell’attività lavorativa, aprendo un’importante riflessione sulla opportunità di introdurre forme di sostegno economico, comunque onerose, o preferire soluzioni già avviate con riferimento al sistema delle politiche attive per il lavoro. Se davvero si desse seguito, con convinzione, al percorso avviato dalla l. n. 81/2017, potenziando i centri per l’impiego e coinvolgendo le associazioni di rappresentanza, probabilmente si riuscirebbe ad organizzare un sistema utile per la riqualificazione e ricollocazione professionale.

Non ci sfugge, comunque, che la soluzione per un problema di impoverimento, anche economico, dei professionisti tradizionali e nuovi non sia soltanto nell’introduzione di tutele occupazionali, ma si trovi nel tentativo di recuperare il ruolo ed anche il prestigio del professionista nella società.

Da quest’ultimo punto di vista, ci è sembrato opportuno dare spazio ad un approfondimento degli studi economici relativi al ruolo della reputazione nel mercato, soprattutto con riferimento all’interazione con le nuove tecnologie e con i social media, nella consapevolezza che la reputazione ormai incida sulle possibilità di lavoro e sulla determinazione dei compensi.
Questi fenomeni vanno studiati ed approfonditi per seguirne l’evoluzione, evitare distorsioni e interpretarli in senso proattivo, guidandone lo sviluppo in modo corretto e coerente con le vere esigenze del professionista che innanzitutto va supportato perché riesca ad adeguarsi al mercato e alle competenze richieste.

Riteniamo che dalla lettura del Rapporto si possano, perciò, trarre non solo utili spunti di riflessione ma anche alcune conclusioni che portano a riconoscere alle associazioni di rappresentanza un ruolo determinante per chi abbia a cuore il tentativo di ridisegnare la figura del professionista in senso moderno, con nuove protezioni e soprattutto una rinnovata centralità nei mercati del lavoro post industriali.

Consapevoli delle tante criticità esistenti, ma anche delle nuove opportunità offerte dai cambiamenti del quadro normativo come nei mercati di riferimento, ci sentiamo investiti, come rappresentanza del mondo dei professionisti di nuova generazione, della responsabilità di portare un cambiamento culturale per rafforzare le capacità di operare dei nostri associati e contribuire a collocare il nostro Paese tra i protagonisti del nuovo scenario economico.

– Anna Rita Fioroni, Presidente Confcommercio Professioni

Executive summary

«In the future, everyone will be self-employed – but society is failing to adapt»

Il tema del lavoro autonomo, oggi, è cruciale.

La Quarta rivoluzione industriale sta progressivamente segnando la crisi del modello produttivo di stampo fordistatayloristico del lavoro incentrato sulla contrapposizione tra lavoro dipendente (nelle fabbriche per un unico committente) e lavoro autonomo professionale (nel mercato e per una pluralità di committenti). Si tratta nondimeno di un modello che rappresenta la pietra angolare della recente riforma nota come Jobs Act nelle tre fasi che hanno caratterizzato la traduzione in legge del processo di modernizzazione del diritto del lavoro: riforma in cui mancano, in tutta evidenza, connessioni logiche e di sistema col Piano Impresa 4.0. Ciò pur a fronte di nuovi modelli di impresa che superano largamente la netta separazione tra i due mondi: la terziarizzazione dell’economia, infatti, sta determinando l’esternalizzazione di numerose prestazioni ad elevato contenuto cognitivo, con un conseguente incremento della domanda di servizi rivolta al mondo del lavoro autonomo professionale. D’altro canto, le nuove dinamiche occupazionali stanno facendo perdere significato alla separazione tra tipologie contrattuali, richiamando l’attenzione sulla categoria, onnicomprensiva, di professione, verso la quale risulta necessario predisporre un quadro integrato di tutele.

È importante non perdere tempo, leggendo i segnali di cambiamento nel presente per poter fornire adeguate risposte alle esigenze del futuro.

Sorge in modo indifferibile la necessità di capire quali siano le vie per intervenire con lungimiranza, segnando un salto qualitativo rispetto alle frammentarie esperienze del passato, nella predisposizione di un quadro legislativo coerente ed adeguato alle istanze del Professionista 4.0.

È senza dubbio una grande sfida, ma anche un’opportunità per inserirsi, proattivamente, in un cambiamento culturale in atto la cui urgenza non può più essere misconosciuta.

Vecchie categorie e nuovi bisogni

Per affrontare le sfide del futuro è necessario conoscere l’esistente.

Così nel Rapporto si è proceduto, secondo un esercizio inedito che lo caratterizza rispetto ad altri contributi, alla ricognizione analitica con taglio tecnico dello stato dell’arte, per capire cosa sia stato fatto e cosa resti da fare.

Scopo della ricerca è fornire una visione del fenomeno che sia onnicomprensiva, abbracciando le molteplici sfaccettature del mondo in cui il professionista si esprime: la disciplina contrattuale, la rappresentanza, la previdenza, le competenze e i sistemi reputazionali.

Nel fare questo emerge un leit-motiv di fondo, ossia la mancanza di una netta posizione del Legislatore, diviso tra la concezione del professionista quale soggetto forte sul mercato e la sua tutela come contraente debole. Tale circostanza ben si spiega con il fatto che il lavoro autonomo costituisce un universo variegato, ed è difficile parlarne, proprio per la vastità delle forme in cui esso si rivela, che rende non agevole una definizione univoca di un paradigma condiviso.

Ne discende un’opera legislativa incerta, segnata da passi avanti e bruschi arretramenti.

Sono due le leggi principali attorno alle quali ruota il lavoro autonomo professionale, la l. n. 4/2013, ancora poco conosciuta e valorizzata, e la l. n. 81/2017. A queste norme si è aggiunto, recentemente, l’art. 19-quaterdecies del d.l. n. 148/2017, recante le norme in materia di equo compenso.

Si tratta di provvedimenti animati da diverse prospettive di fondo.

La l. n. 4/2013 rappresenta un modo di governare il mercato privo di logiche pubblicistiche, in un’ottica di tutela del consumatore, al fine di garantire la concorrenza puntando sulla identità personale, sulle competenze e su chi può aggregarle, validarle e certificarle.

In questa prospettiva le aree di intervento hanno coinvolto due importanti profili strettamente complementari: la rappresentanza del lavoro autonomo genuino e la certificazione delle competenze.

Per quanto concerne la rappresentanza, gli artt. 2 e 3 della legge hanno riconosciuto e disciplinato le associazioni professionali e le loro forme aggregative, per le quali viene prevista l’iscrizione ad un apposito elenco tenuto presso il Ministero dello sviluppo economico. Sono associazioni che si differenziano dagli ordini e collegi per il loro operare non sulla concorrenza, ma nella concorrenza, quali garanti della trasparenza del mercato e della qualità delle prestazioni offerte. Il tema è escludere dal mercato chi non è professionista e non ha le competenze, la professionalità, l’autorevolezza, la reputazione per starci.

Si comprende quindi perché rappresentanza e competenze siano complementari: rappresentanza vuol dire rappresentarsi, non attraverso logiche corporative, ma assicurando la presenza sul mercato di un professionista dotato di un elevato livello di competenze.

La l. n. 4/2013 istituisce pertanto un sistema di certificazione su base volontaria, che si affianca a quello pubblico e generale già previsto dalla l. n. 92/2012 e implementato dal d.lgs. n. 13/2013.

Nel funzionamento di tale sistema un ruolo centrale viene attribuito proprio alle associazioni di rappresentanza, che possono promuovere la costituzione di organismi di certificazione, partecipare alla stessa redazione della normativa tecnica UNI e rilasciare un’attestazione di qualità dei servizi offerti. La certificazione assume così valenza trasversale, quale mezzo di regolazione dei rapporti associativi interni e strumento finalizzato al regolare funzionamento del mercato, attraverso la presenza di professionisti in possesso di competenze coerenti con gli standard qualitativi della professione.

La l. n. 81/2017 si muove invece entro la visione del professionista come figura debole, da tutelare attraverso una speciale normativa di protezione.

Già sul piano contrattuale, mentre la l. n. 4/2013 agiva nelle logiche del Codice del consumo, la l. n. 81/2017 opera un’inversione di tendenza, prevedendo l’abusività delle clausole che conferiscano poteri sperequati a favore del committente e disponendo la applicabilità anche ai lavoratori autonomi delle disposizioni sull’abuso di dipendenza economica (art. 9, l. n. 192/1998).

L’atteggiamento di protezione si è tradotto anche nel successivo tentativo di governare le dinamiche reddituali, con la previsione di un equo compenso per il professionista. Agli aneliti di modernità della l. n. 4/2013, in cui il professionista rafforza la propria presenza sul mercato attraverso le competenze e l’opera delle associazioni di rappresentanza, si è contrapposta infatti la reazione per certi versi irrigidita della l. n. 81/2017 e del successivo d.l. n. 148/2017 che in alcuni tratti vi si sovrappone.

A ben vedere, la previsione nell’art. 19-quaterdecies del d.l. n. 148/2017 di un compenso proporzionato alla qualità e alla quantità del lavoro svolto dal professionista richiama in tutta evidenza categorie e reminiscenze proprie della subordinazione. Lo strenuo dibattito che ne ha accompagnato l’iter parlamentare – nel quale si inserisce anche la sentenza del Consiglio di Stato n. 4614/2017 –, le pressioni favorevoli di molte associazioni di rappresentanza cui si contrappongono le dissonanze dei newcomers e dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato, che ne stigmatizzano l’effetto paralizzante della concorrenza, testimoniano la tensione tra le diverse anime del lavoro autonomo, ancora ben lungi dall’essere ricondotte ad unità.

Senz’altro positiva, tuttavia, risulta la predisposizione nella l. n. 81/2017 di nuove tutele previdenziali anche se, da questo punto di vista, la disamina sistemica delle norme esistenti rivela la problematicità del testo legislativo, o forse l’incompiuta conoscenza del fenomeno.
Il sistema previdenziale, tradizionalmente, è stato plasmato sull’archetipo del lavoratore subordinato, iniziando solo in tempi recenti a prendere coscienza degli specifici bisogni del lavoro autonomo.

Mentre la l. n. 4/2013 tace sul punto – e d’altronde parlare di previdenza non era il suo scopo, risultando la stessa tema eterogeneo rispetto all’impianto di fondo – importanti passi avanti sono stati fatti con la l. n. 81/2017, attraverso la sospensione biennale dell’obbligo contributivo in caso di malattia o infortunio gravi, la corresponsione dell’indennità di maternità a prescindere dalla astensione dall’attività lavorativa e l’incremento del congedo parentale, nonché la previsione di una delega al Governo al fine di incrementare le prestazioni per gli iscritti alla Gestione separata.

È interessante notare come muti la prospettiva anche con riferimento alla rappresentanza: l’art. 17 della l. n. 81/2017 prevede l’istituzione di un tavolo tecnico di confronto permanente sul lavoro autonomo cui partecipino anche le associazioni di settore comparativamente più rappresentative del settore sul piano nazionale, istituendo quindi una sorta di concertazione ed introducendo anche nell’area del lavoro autonomo genuino delle categorie proprie del diritto sindacale.

Peraltro, l’analisi della rappresentanza del mondo autonomo ha rivelato la coesistenza di una pluralità di modelli, dato che alle istanze associative ex art. 18 Cost. si affiancano forme di matrice sindacale ex art. 39 Cost. Molte associazioni ex lege n. 4/2013, inoltre, risultano di dubbia o ristretta rappresentatività, non essendo possibile a volte rinvenire dati associativi certi. Ciò testimonia, di nuovo, la frammentazione insita al lavoro autonomo e la mancanza di un quadro di riferimento sociale comune e condiviso.

Il Professionista nel mondo che cambia

Occorre quindi uno sforzo onesto e consapevole per riimmaginare il lavoro autonomo secondo una strategia adattiva, in un processo di cambiamento che è continua sperimentazione, fucina di idee ed occasione di confronto.

Nel fare questo risulta imprescindibile un approccio integrato, che guardi globalmente al professionista senza cascare nel tranello di visioni parziali e a compartimenti stagni non dialoganti tra loro.

Un ruolo fondamentale può e deve essere svolto dalle associazioni di rappresentanza, quali soggetti deputati a veicolare le istanze del Professionista 4.0, un professionista consapevole del proprio valore, che accetta la concorrenza ed agisce nel mercato.

Mercato il cui funzionamento leale, come si è detto, è garantito proprio dalla presenza di attori affidabili e connotati da un elevato livello di competenza professionale.

Centrale, quindi, è il tema delle competenze, che assume una nuova valenza, non risultando più e non solo strumento di regolazione del mercato, ma anche mezzo di tutela del professionista nel mercato e nelle transizioni occupazionali.

È auspicabile, al riguardo, una collaborazione tra associazioni di rappresentanza ed istituti di formazione professionale, nella predisposizione di sistemi di certificazione e formazione efficiente. Solo in questo modo, infatti, è possibile sostenere il professionista affinché si adegui al mercato e alle competenze richieste.

L’apparato legislativo, tuttavia, non aiuta. La coesistenza tra il sistema di certificazione introdotto dalla l. n. 4/2013 e quello previsto dal d.lgs. n. 13/2013 generano il duplice rischio di una locupletazione dei percorsi certificativi e di un’incomunicabilità tra gli stessi, rendendo intrasferibili le competenze maturate in diversi contesti. Si rende urgente un’opera di semplificazione che riordini in un quadro lineare gli standard e i processi di certificazione.

I percorsi formativi, inoltre, risultano per certi aspetti arretrati e non modulati sulle reali esigenze del professionista nel mercato.

Basta a questo proposito considerare un tema essenziale, ossia quello della fiducia e della reputazione. La partecipazione attiva nei processi digitali – non priva di opportunità e tranelli – ha assunto un ruolo ormai pregnante non solo sotto il profilo strettamente promozionale ma anche nell’acquisizione di un capitale reputazionale. Su questo si deve intervenire, ricordandosi come la reputazione sia elemento essenziale e baricentrico nelle transazioni e nelle dinamiche economiche sottese, nonché determinante nella attribuzione di valore alla prestazione offerta.
La strategia in materia implica quindi una visione di più ampio spettro e delle azioni sinergiche che agiscano su più fronti.

Il primo passo è prendere atto della necessità di costruire adeguati percorsi formativi, che sviluppino nel professionista anche questo particolare tipo di competenze. Ma è necessario, nell’ottica di una concorrenza leale e non distorsiva, predisporre altresì un efficace sistema repressivo nei confronti di pratiche abusive dei sistemi reputazionali, attraverso meccanismi di responsabilità delle piattaforme e di autotutela dei partecipanti. Da questo punto di vista, sarebbe utile un’integrazione tra sistemi reputazionali e di certificazione che, rimediando alle asimmetrie informative sul mercato, potrebbero contrastare efficacemente pratiche distorte.

Manca, inoltre, alcuna forma di tutela nel caso di assenza o sospensione dell’attività lavorativa. Una forma di protezione indiretta potrebbe essere fornita dallo Sportello per il lavoro autonomo previsto dalla l. n. 81/2017, ad oggi tuttavia inoperante. A ciò si aggiunge il fatto che l’assenza di un chiaro raccordo con il sistema generale delle politiche del lavoro rende le previsioni della l. n. 81/2017 un sistema autoreferenziale con limitate ricadute concrete.

Occorre quindi fornire delle risposte che considerino la persona del lavoratore nella sua globalità.

È interessante notare come la l. n. 4/2013, sotto questo profilo, segni un punto di proficua rottura nel sistema, assumendo una logica fortemente innovativa che nelle successive mosse legislative è rimasta disattesa. La legge guarda al professionista come colui che svolge una professione intellettuale indipendentemente dalla specifica tipologia contrattuale considerata, a voler dire che ciò che conta è la dignità della professione per se stessa oltre la contingenza degli strumenti giuridici in cui è di volta in volta ascritta. Visione, questa, recentemente confermata dalla Corte di giustizia, che ha rilevato come le esigenze di tutela (nel caso di specie, per la disoccupazione), siano universali e trascendano la divisione tra lavoro autonomo e subordinato.

ADAPT è una associazione senza fini di lucro fondata da Marco Biagi nel 2000 per promuovere, in una ottica internazionale e comparata, studi e ricerche di lavoro. Il nostro obiettivo è promuovere un modo nuovo di “fare Università”, costruendo stabili relazioni e avviando interscambi tra sedi della alta formazione, mondo associativo, istituzioni, sindacati e imprese.
CONFCOMMERCIO PROFESSIONI è la Federazione che riunisce le associazioni di rappresentanza delle professioni in Confcommercio, favorendone il radicamento territoriale attraverso le organizzazioni locali del sistema. Promuove altresì la formazione permanente e la qualificazione professionale dei professionisti associati ed offre servizi a supporto delle loro attività, rappresentandone le istanze a livello istituzionale.

Il video racconto

 

Confcommercio premia l'innovazione nel terziario

Il Premio Nazionale per l'Innovazione nei Servizi 2018, organizzato in collaborazione con la Fondazione COTEC (Fondazione per l'innovazione tecnologica) e giunto alla sua decima edizione, intende valorizzare e sostenere le migliori capacità innovative e creative di aziende al fine di favorire la crescita della cultura dell'innovazione del Paese. La numerosità delle candidature e la qualità delle proposte progettuali pervenute se da un lato confermano la centralità del tema dell'innovazione, dall'altro hanno comportato l'inevitabile obbligo di operare una scelta che abbiamo affidato, anche quest'anno, ad alcuni tra i maggiori esperti italiani della materia. Di seguito i vincitori per l'anno 2018 nelle categorie di premio previste da  Confcommercio.

Foto premiati Premio Innovazione 2018

Commercio

  • Ricetta Italiana Srl per il progetto "My Cooking Box", per aver sviluppato una offerta di "meal kit" proponendo, in un unico box, ingredienti nelle giuste dosi, ricette firmate da chef e video guide per la preparazione di piatti tipici regionali in grado di promuovere, grazie anche ad ingredienti di nuova ideazione che ampliano il periodo di conservazione, la bontà della cultura gastronomica italiana nel mondo. Ritira il Premio: Chiara Rota, Founder & CEO.
  • Global Trading Srl per il progetto "SportIT Football", per aver sviluppato un format dedicato al mondo del calcio dove l'unione di fisico e digitale ha permesso di ridurre la metratura dei negozi e proporre, in logica di showroom, un ampio assortimento in prova ed un servizio di accompagnamento al cliente mentre l'acquisto, tranne casi di particolare urgenza, avviene tramite e-Commerce del negozio. Ritira il Premio: Andrea Colzani, CEO.

Turismo

  • Leo Com Srl per il progetto "BabyGuest", per aver sviluppato una piattaforma B2C e B2B di noleggio ed acquisto attrezzature per l'infanzia attiva su scala internazionale. Permette ai genitori in viaggio di ricevere i prodotti a destinazione e ad alberghi, società di appartamenti, tour operator o agenzie di viaggio di qualificare e differenziare la propria offerta verso il target "famiglie". Ritira il Premio: Zornitza Kratchmarova, Co-Founder.
  • Ge.S.A.C. Spa – Aeroporto Internazionale di Napoli per il progetto "NAP Assistant Aeroporto di Napoli", per aver sviluppato un servizio di assistenza virtuale h24 al turista (informazioni su voli, servizi aeroportuali e turistici su tutti i musei e luoghi di interesse artistico di Napoli) tramite l'utilizzo di "chatbot" in grado di acquisire richieste e rispondere in maniera sia vocale che scritta. Ritira il Premio: Maria Cristina Montera, Web, Social Media e E-commerce.

ICT nei Servizi

  • Apoteca Natura Spa per il progetto "Health & Loyalty System", per aver sviluppato una soluzione informatica volta a supportare l'utente nella gestione e monitoraggio della propria salute (promemoria terapie, stile di vita, servizi di prevenzione…), la relazione tra utente e farmacista ed il continuo miglioramento della qualità del servizio fornendo ai gestori della farmacia uno schema con i principali indicatori di performance ed il confronto con valori medi del Gruppo. Ritira il Premio: Alessandra Bocchini, Digital Project Manager.

Service Design

  • Dress You Can Srl per il progetto "DressYouCan: Rivestiamo il cambiamento", per aver sviluppato un servizio di noleggio di abiti ed accessori femminili coniugando il lusso di un armadio "infinito" con la necessità di praticità e sostenibilità adottando un modello distributivo che vede la compresenza di stock interno, abiti di designer emergenti e di utenti della community e dove l'unione di fisico e digitale contribuisce a supportare la diffusione del nuovo modello di fashion renting. Ritira il Premio: Caterina Maestro Cottini, Founder & CEO.
I vincitori di ciascuna categoria riceveranno una onorificenza che sarà consegnata dal Presidente della Repubblica nel corso della cerimonia dedicata alla Giornata Nazionale dell'Innovazione che si terrà, in data ancora da definire, nelle sale del Quirinale.

Menzione di merito

  • Mamma 2.0 Srl per il progetto "Mukako", per aver sviluppato un e-commerce dedicato ai prodotti per l'infanzia che si propone di intercettare la crescente ricerca di comodità e flessibilità nelle scelte da parte dei clienti e che unisce un approccio di vendita orientato al servizio con la proposta di prodotti sviluppati dall'azienda che contribuiscono, dato il successo ottenuto, al posizionamento del brand. Ritira la Menzione di merito: Angelo Lomurno, CFO.
  • Posti Srl per il progetto "pOsti", per aver sviluppato una procedura per la valorizzazione e certificazione delle ricette regionali (storia, composizione, lavorazione, cotture, valori nutrizionali, recensioni) utilizzando tecnologia blockchain. Un'iniziativa interessante soprattutto in logica di promozione e tutela delle eccellenze gastronomiche italiane (e lotta alla contraffazione) e come supporto a format ristorativi italiani all'estero. Ritira la Menzione di merito: Virgilio Maretto, Co-Founder & CEO.
  • Userbot Srl per il progetto "Userbot", per aver sviluppato una soluzione di intelligenza artificiale per automatizzare la risposta alle domande più frequenti di un servizio clienti. Il sistema riconosce il linguaggio naturale in un messaggio di testo, identifica errori, abbreviazioni, capisce lo stato d'animo dell'utente e la priorità del quesito e fornisce risposta in maniera immediata rinviando ad un operatore (da cui continua ad imparare) in caso di domanda complessa. Ritira il Premio: Antonio Giarrusso, Founder & CEO.

Non riusciranno ad essere fisicamente presenti alla premiazione i menzionati:

  • My Over Rose Srls per il progetto "MyOverRose - Digital Flower", per aver sviluppato una nuova proposta commerciale nella vendita al dettaglio di fiori recisi tramite l'utilizzo del fiore "stabilizzato" offrendo composizioni in grado di mantenere inalterate le proprie caratteristiche per anni e per questo particolarmente apprezzate ed adatte ad una distribuzione su scala nazionale.
  • Deed Srl per il progetto "Get Wearable", per aver sviluppato un bracciale che permette di controllare i dispositivi connessi captando i gesti dell'utente e di utilizzare il riconoscimento biometrico per svolgere, ad esempio, pagamenti o autenticazioni. Sfruttando la "conduzione ossea" convoglia inoltre il segnale sonoro dal polso fino al dito permettendo l'ascolto di contenuti o la risposta a chiamate.

La premiazione

 

Le altre tappe

Per info sulle altre tappa: Siracusa (14 novembre), Verona (8 ottobre), Arezzo (28 giugno),; Torino (25 giugno) e Treviso (14 maggio) cfr. la sezione roadshow e eventi del sito professioni.

Risorse correlate

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DETTAGLI EVENTO

Confcommercio

2018-11-08 | 2018-11-08 10.00

Sala Orlando, Confcommercio

Piazza G.G. Belli, 2 Roma

stampa@confcommercio.it

(+39) 06 5866 1

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