Fai: "Cresce l'economia se cresce il trasporto"

Fai: "Cresce l'economia se cresce il trasporto"

Salerno, 11 ottobre 2008

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11 ottobre 2008
“Cresce l’economia se cresce il trasporto”

 

“Cresce l’economia se cresce il trasporto”

 

Salerno, 11 ottobre 2008

 

Cari amici ed amiche, signore e signori, signor Ministro, ringrazio innanzitutto  Paolo Uggè per avermi invitato a partecipare ad un momento così importante per la vita associativa della Fai, e a lui vanno le mie congratulazioni per l’instancabile attività in rappresentanza degli autotrasportatori della Fai.

 

Un caro saluto anche a Fabrizio Palenzona, alla guida di Conftrasporto, che con oltre 35.000 imprese della logistica e dei trasporti costituisce una componente associativa strategica  per il sistema confederale.

 

Una componente associativa, quella dei trasporti, che Confcommercio ha acquisito nel 2000 per avviare, insieme agli amici della Fai e di Conftrasporto, un cammino condiviso per migliorare l’efficienza del sistema imprenditoriale, del terziario e non solo, e per restituire competitività dell’intero Paese.

 

Mi ritrovo infatti pienamente nel titolo che è stato scelto per l’incontro di oggi: “Cresce l’economia se cresce il trasporto”.

 

Perché è sulla salute dell’intera economia che dobbiamo vigilare, e le diagnosi, non solo le nostre, sono preoccupanti.

 

In un quadro economico caratterizzato da tempo da una crisi dei consumi  sintomatica delle difficoltà degli italiani e da un Pil che verosimilmente si chiuderà a fine anno con il segno meno si sono innestati gli effetti della crisi finanziaria americana, i cui esiti, durata ed entità sono ancora tutti da verificare.

 

E’ necessario quindi intervenire affinché siano rimosse, innanzitutto, quelle “strozzature” che ingessano il Paese, e fra queste, sicuramente vi è la dotazione infrastrutturale.

 

 

Ho potuto constatare  - signor Ministro -da parte di questo Governo segnali di attenzione e una sensibilità nuova rispetto al passato, a cominciare dalla scelta di riunificare in un unico Ministero le competenze di Infrastrutture e Trasporti, una scelta i cui effetti si riscontrano pienamente nell’allegato Infrastrutture e Trasporti del Dpef, che di fatto è diventato un documento programmatico a “tutto tondo”.

 

Un documento programmatico che ci ha colpito favorevolmente, sin dalla premessa, oltre che per la marcata attenzione verso il potenziamento infrastrutturale ed il rilancio della Legge Obiettivo del 2001, per la forte considerazione del ruolo del terziario all’interno dell’economia nazionale,  e per la stretta correlazione attribuita al rapporto fra infrastrutture, trasporti e terziario, in particolare in riferimento alla mobilità urbana.

 

Leggo infatti testualmente dall’allegato infrastrutture: “Un’altra considerazione è invece relativa al cambiamento strutturale delle componenti che costituiscono, percentualmente, la produzione del Pil, cioè il peso specifico del primario, del secondario e del terziario. Fino a soli venti anni fa tali componenti erano quasi paritetiche, oggi invece le attività terziarie, da sole superano il 68%.”

 

E ancora: “Fino al 2001 le nostre città erano state considerate banali serbatoi residenziali, dimenticando che in sole tredici aree si concentrava oltre il 65% dei consumi ed il 70% delle attività del terziario…. Le città quindi potevano diventare se adeguatamente infrastrutturate, le tessere chiave della crescita economica del Paese. Le attività del terziario sono infatti legate all’efficienza dei servizi di trasporto e dei sistemi logistici all’interno dell’urbano.”

 

Altrettanto condivisibile la volontà manifestata di rilanciare i contenuti del Patto e del Piano della logistica, che proprio sotto la regia di Paolo Uggè, in veste allora di Sottosegretario di Stato, ha rappresentato una buona pratica di governance del settore.

 

Ma è soprattutto sull’individuazione delle grandi priorità che sottoscriviamo l’analisi che pone il potenziamento delle infrastrutture e dei trasporti come scelta obbligata per fronteggiare tre emergenze: la congestione del sistema logistico, i cui costi in Italia sono stimati in 19 miliardi di euro l’anno; la saturazione dei valichi alpini; la sostanziale monomodalità, visto il ruolo residuale del trasporto ferroviario.

 

E’ questa una conferma di quanto avevamo evidenziato con Il Manifesto per le infrastrutture, i trasporti e la logistica, presentato da Confcommercio in un convegno organizzato con Conftrasporto poco più di un anno fa.

 

Un Manifesto che sollevava, fra gli altri, il tema della territorialità come variabile da governare insieme ai trasporti per favorire l’accessibilità - nelle diverse aree del Paese - delle persone e delle merci.

 

Perché l’economia si muove se le persone e le merci sono in grado di muoversi: in tempi ragionevoli, a costi ragionevoli, con sforzi ragionevoli, in una logica di sistema e di integrazione.

 

L’integrazione fra investimenti sugli assi e sui nodi delle reti, sulle reti principali e su quelle secondarie, necessari in un contesto territoriale e demografico quale è quello italiano, e da un sistema distributivo e produttivo altrettanto diffuso.

 

L’ integrazione fra le diverse modalità di trasporto, in una logica di efficienza che coniughi, nelle diverse aree del Paese, l’ intermodalità terrestre, con le ferrovie, e quella marittima, con le autostrade del mare.

 

L’integrazione degli assi portanti del sistema dei trasporti nazionale al disegno strategico europeo relativo all’area euromeditterranea e l’ integrazione con i mercati europei, il cui accesso continua a essere penalizzato dal problema dei valichi alpini,  e i cui costi non possono ricadere certo sui trasportatori.

 

Se dunque il quadro delle priorità è chiaro, resta tuttavia aperta la criticità delle risorse messe a disposizione per dare concreta attuazione agli intendimenti programmatici.

 

Sappiamo tutti che esistono vincoli di bilancio.

 

Sappiamo tutti, e Confcommercio lo sostiene da tempo, che non si esce dall’impasse  della crescita lenta, ormai ferma, se non si interviene per tagliare e riqualificare la spesa pubblica.

 

Ma la riqualificazione della spesa pubblica deve essere mirata, e il capitolo delle infrastrutture e dei trasporti non può e non deve essere sacrificato.

 

Ce lo richiede la nostra economia, ce lo richiede il nostro sistema imprenditoriale.

 

E non si può più aspettare, perché se cresce il trasporto, cresce l’economia.

 

Grazie. 

 

 

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