Tassa di soggiorno in più di mille Comuni, la pagano tre turisti su quattro

Tassa di soggiorno in più di mille Comuni, la pagano tre turisti su quattro

A Capri la 69a assemblea generale di Federalberghi. Bocca: "la tassa viene introdotta quasi sempre senza concertare la destinazione del gettito e senza rendere conto del suo effettivo utilizzo". "Intollerabile il far west nel settore delle locazioni brevi".

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3 maggio 2019

"Sono 1.020 i Comuni italiani che applicano l'imposta di soggiorno (997) o la  tassa di sbarco (23), con un gettito complessivo che nel 2019 si avvia a doppiare la boa dei 600 milioni di euro". Lo ha annunciato il presidente   di Federalberghi, Bernabò Bocca, nel corso della relazione di apertura della 69a assemblea generale di Federalberghi a   Capri. Questi Comuni, pur costituendo 'appena' il 13% dei 7.915 municipi italiani, ospitano il 75% dei pernottamenti registrati ogni anno in Italia. "A quasi dieci anni dalla reintroduzione del tributo – ha affermato Bocca - dobbiamo purtroppo constatare di essere stati facili profeti. La tassa viene introdotta quasi sempre senza concertare la   destinazione del gettito e senza rendere conto del suo effettivo utilizzo. Qualcuno racconta la storiella dell'imposta di scopo,  destinata a finanziare azioni in favore del turismo. In realtà è una tassa sul turismo, il cui unico fine sembra essere quello di tappare i  buchi dei bilanci comunali". "Negli ultimi tempi – ha denunciato il presidente di Federalberghi - il quadro si è aggravato per effetto di un apparato sanzionatorio paradossale, che noi chiediamo di  modificare, che tratta allo stesso modo chi si appropria indebitamente delle risorse e chi sbaglia i conti per pochi euro. Chi paga con qualche giorno di ritardo e chi non ha mai versato quanto riscosso". "Nè è tollerabile – ha aggiunto Bocca - il far west nel settore delle locazioni brevi. La legge ha stabilito che i portali devono riscuotere l'imposta di soggiorno dovuta dai turisti che prenotano e pagano attraverso le piattaforme, ma Airbnb assolve a tale obbligo solo in 18 comuni su 997. Per di più queste amministrazioni, allettate dalla prospettiva di nuovi introiti, si sono rese disponibili a sottoscrivere un accordo capestro, accettando un sistema di rendicontazione sostanzialmente forfettario, che non consente un controllo analitico e induce a domandarsi se non si configurino gli estremi di un danno erariale".

"Il 31,6% dei Comuni – spiega Federalberghi - che applicano l'imposta di soggiorno (315 su 997) sono montani. Seguono le località marine, con il 19,7% (196), quelle collinari con il 16,1% (161). Le città d'arte sono 'solo' 104, ma comprendono le cosiddette capitali del turismo italiano, che muovono grandi numeri. Le destinazioni lacuali sono 96 e quelle termali 40". Nel 2017 i Comuni italiani "hanno incassato circa 470 milioni a titolo di imposta di soggiorno e imposta di sbarco. Il dato è in progressivo aumento: il gettito nazionale accertato era di circa 162 milioni nel 2012 e 403 milioni nel 2015. Per il 2019, si può stimare un introito di oltre 600 milioni". Il trend "è generato sia dalla costante crescita del numero di comuni che applicano l'imposta (oggi sono 1.020, a luglio 2012 erano 332) sia dai cospicui aumenti delle tariffe". La città con il gettito maggiore è stata Roma, con un incasso pari a 130 milioni, il 27,7% del totale. L'incasso delle prime quattro (Roma, Milano, Venezia e Firenze) è superiore a 240 milioni, oltre il 58% del totale nazionale. Il peso delle grandi città si fa sentire anche sulla classifica regionale, guidata dal Lazio con quasi 135 milioni. Seguono il Veneto con 63,7 milioni, la Lombardia con 59,5 milioni e la Toscana con 57,4 milioni. In queste quattro regioni viene raccolto il 67,1% del gettito complessivo. Non appaiono in graduatoria il Friuli-Venezia-Giulia (perché in questa regione l'imposta è stata introdotta nel 2018) e il Molise, perché l'imposta era stata istituita dal comune di Termoli ma poi è stata soppressa per una sentenza del Tar. "Il governo - aggiunge Federalberghi - non ha mai adottato il regolamento quadro che avrebbe dovuto fissare (entro il 6 giugno 2011) i principi generali per l'imposta. In assenza di una regola, i comuni si sono mossi in ordine sparso, generando un quadro confuso. Ad esempio, una famiglia di tre persone che soggiorna in un albergo a tre stelle per due giorni, per l'imposta di soggiorno a Roma paga 24 euro, a Venezia 17,4 euro, a Rimini 12 euro, a Catanzaro 7,8 euro e a Bibione 6,3 euro".

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