Federalberghi: "Che fine ha fatto la banca dati delle locazioni brevi"?

Federalberghi: "Che fine ha fatto la banca dati delle locazioni brevi"?

Nessuna notizia a più di tre mesi dal termine stabilito per l’approvazione del decreto istitutivo (30 luglio 2019), finalizzato a migliorare la qualità dell'offerta turistica, assicurare la tutela del turista e contrastare forme irregolari di ospitalità, anche ai fini fiscali.

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14 novembre 2019

Federalberghi denuncia la "scomparsa" della legge che prevede che tutti gli alloggi presenti nel territorio nazionale debbano essere identificabili mediante un codice identificativo, che deve essere utilizzato in ogni comunicazione inerente all'offerta e alla promozione dei servizi all'utenza. Non se ne hanno più notizie, nonostante siano passati più di tre mesi dal termine stabilito per l’approvazione del decreto istitutivo (30 luglio 2019). Basta una passeggiata sul web per rendersi conto della urgente necessità di fare chiarezza in un mercato in cui c’è di tutto, dalle strutture che si auto-attribuiscono illegalmente la qualifica di hotel e le stelle ai superhost che mettono in vendita centinaia di appartamenti spacciandosi per nonnette che arrotondano la pensione. Per non parlare della farsa in materia di imposta di soggiorno, che viene riscossa dai portali solo in poche decine di località (su mille comuni italiani che hanno istituito l’imposta), invocando come scusa la necessità di stipulare convenzioni con i municipi, in barba ad una legge che prevede espressamente tale obbligo. E’ sparito dai radar anche il regolamento che avrebbe dovuto definire i criteri in base ai quali l'attività di locazione breve si presume svolta in forma imprenditoriale, che era atteso per il mese di settembre 2017. Mentre in Italia si consente a furbi ed evasori di prosperare, all’estero da tempo sono stati fissati dei paletti. Ad Amsterdam gli appartamenti non possono essere affittati ai turisti per più di 30 giorni all’anno; il limite è di 60 giorni a Ginevra e di 90 a Londra e Madrid. Pochi giorni fa, il senato francese ha approvato un emendamento che dimezza il limite, da 120 a 60 giorni. E il 5 novembre, la cittadinanza di Jersey City (cittadina a pochi minuti di treno da Manhattan), ha votato a favore di un limite di 60 giorni e di altre norme volte a tutelare i residenti dall’invasione degli affitti brevi. Gli accertamenti svolti quest’estate dalla Guardia di Finanza hanno dimostrato che in Italia due alloggi su tre sono irregolari. E un’indagine della procura di Genova ha acceso i riflettori su gravi irregolarità in materia di pagamento dell’IVA sulle commissioni pagate ai portali. E’ singolare che le forze politiche si arrovellino alla ricerca di risorse per far quadrare i conti della manovra di bilancio, mentre i ricavi miliardari generati da centinaia di migliaia di alloggi destinati agli affitti brevi sfuggono ad ogni prelievo, grazie alla connivenza dei portali. Chiediamo al Governo di accelerare l’emanazione dei provvedimenti in sospeso e auspichiamo che la manovra di bilancio venga integrata con misure concrete, immediatamente operative, che pongano un argine al dilagare delle offerte abusive, della concorrenza sleale e dell’evasione fiscale.

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