Federazione Moda Italia sconcertata dall’esclusione dei negozi di scarpe dai ristori

Federazione Moda Italia sconcertata dall’esclusione dei negozi di scarpe dai ristori

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10 novembre 2020

“Troviamo qualche piccolo e insufficiente ristoro per il settore moda, ad oggi troppo trascurato nonostante perdite ingenti. Il nostro comparto vive di stagionalità e sta perdendo tutte le vendite dell’autunno/inverno in un momento fondamentale che è il più importante dell’anno. Servono ristori congrui e a geometrie variabili anche nelle aree arancioni e gialle, altrimenti non ci sarà più un futuro per queste attività che presidiano le nostre strade, vie e piazze”: così il presidente di Federazione Moda Italia-Confcommercio, Renato Borghi, commenta il decreto legge “Ristori bis”.

“Ma soprattutto siamo increduli per l’assurda e surreale decisione di escludere volontariamente i negozi di calzature di cui il Governo ha disposto con Dpcm la chiusura nelle zone rosse. È una discriminazione che non possiamo tollerare - prosegue Borghi - e non vogliamo accettare. I negozi di calzature per bambini e quelli per adulti hanno lo stesso codice Ateco. Dunque quelli per bambini possono stare aperti e quelli per adulti, no. E allora, perché i negozi di scarpe per adulti non possono ricevere i contributi previsti? Serve una più seria e responsabile attenzione al Sistema economico, visione e lungimiranza. Proprio per questo, far riferimento ai meri codici Ateco (oltretutto sbagliando anche nello specifico), anziché guardare alla grave crisi del comparto nel suo complesso, è una visione molto miope. Ai nostri associati, che in questi giorni ci hanno bombardato di telefonate, mail, messaggi di ogni tipo cosa dovremo dire? Che il Governo li vuole chiudere per sempre? Si agisca subito per una soluzione perché le nostre imprese non hanno tempo di attendere la conversione in legge del decreto. Sarebbe troppo tardi”.

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