Federmoda Confcommercio dice sì a un taglio Irpef strutturale

Federmoda Confcommercio dice sì a un taglio Irpef strutturale

A Firenze Assemblea nazionale della Federazione. Il presidente Borghi: "non chiediamo politiche 'panda' di difesa a tutti i costi del dettaglio tradizionale, chiediamo delle politiche che servano a mantenere coesione sociale, sicurezza, vivibilità nelle città".

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15 giugno 2016

"Quello che chiediamo al governo è una riforma fiscale che sia strutturale: non siamo molto favorevoli al bonus degli 80 euro, vorremmo che ci fosse una politica fiscale che riduce l'Irpef per le famiglie come primo passo, e poi alleggerire ancora la pressione fiscale sulle imprese". Lo ha detto Renato Borghi, presidente di Federmoda Italia Confcommercio, a Firenze per l'Assemblea nazionale della Federazione, che si svolge in concomitanza con Pitti Immagine Uomo. "Era nelle nostre aspettative che ci fosse un cambio di passo nella ripresa, ma in realtà secondo noi non si è ancora realizzato. Ci sono segnali, che abbiamo accolto con grande favore, di una modesta ripresa, che però non sono consolidati nel tempo, l'andamento è altalenante. Il nostro settore - ha spiegato Borghi - soffre di una crisi da tempo, ancora nell'ultimo anno abbiamo perso 15mila punti vendita in Italia: questo succede perché il consumo di abbigliamento è facilmente differibile nel tempo, le famiglie sono ancora oberate da un livello di tassazione eccessivo, e quello che riescono ad avere di maggiori introiti preferiscono destinarlo al risparmio".La permanenza di piccoli negozi multibrand di moda nei centri cittadini "è fondamentale" perché questi "garantiscono coesione sociale, ascolto da parte dei negozianti dei problemi che hanno i consumatori", ha aggiunto il presidente di Federmoda Italia Confcommercio, aggiungendo che "non c'è nella nostra visione una città per il cittadino residente e una per il commercio, è un tutt'uno. Noi non chiediamo politiche 'panda' di difesa a tutti i costi del dettaglio tradizionale, chiediamo delle politiche che servano a mantenere coesione sociale, sicurezza, vivibilità nelle città: non è un problema del commercio, è un problema del vivere sociale all'interno delle nostre città".

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