Federmodaitalia: "Sofferenza per la domanda interna e il dettaglio tradizionale"

Federmodaitalia: "Sofferenza per la domanda interna e il dettaglio tradizionale"

Il presidente Borghi: "A chiusura delle manifestazioni Milano Moda Uomo e Pitti Immagine Uomo, serve un patto con banche e industria per contrastare la forte tendenza negativa nel settore moda".

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27 giugno 2012

A conclusione di Milano Moda Uomo e di Pitti Immagine Uomo, gli appuntamenti internazionali con le novità del prèt-à-porter per uomo, nonostante i dati positivi che confermano il buon momento delle griffe, con una crescita in doppia cifra dei fatturati di gran parte dei gruppi italiani che riescono a garantirsi utili anche e soprattutto grazie all'export, viene confermato il calo complessivo delle vendite nel primo trimestre 2012 del 3,2%. La stessa industria del fashion, per adeguarsi alla contrazione della domanda, soprattutto in Italia ed in Europa, ha ridotto sempre nel primo trimestre 2012 del 6,6% la produzione. A soffrirne di più in Italia è il dettaglio plurimarca di qualità. La conferma arriva anche dal dato delle proiezioni sull'affluenza alla manifestazione fiorentina: in crescita per buyer stranieri (+2%) ed in flessione per quelli italiani (-8%). A giugno 2012, secondo l'indagine commissionata da Federazione Moda Italia ad AstraRicerche, si sono raggiunti livelli record di una crisi che non sembra voler concedere tregua, con poco meno di 30 milioni di italiani (il 71,4%) tra i 18 e 69 anni insoddisfatti della propria condizione economica e con un sentiment - il clima di fiducia - che ha raggiunto il punto più basso dal dopoguerra, toccando la soglia negativa del 66%. A commento di questa situazione, il presidente di Federazione Moda Italia, Renato Borghi afferma: "Stiamo assistendo ad una crisi dei consumi che sta colpendo soprattutto il settore della moda di cui non ricordo d'aver assistito. A soffrirne di più sono i negozi plurimarca di qualità, che operano sul mercato interno, con una caduta del 8,6% delle vendite nel 2011. Relativamente meno tesa è la situazione per le grandi griffe, le catene, gli outlet ed il commercio on-line, sicuramente sostenuti dalla domanda della clientela estera". Nel solo comparto del dettaglio del settore moda, abbigliamento, calzature, pelletterie, accessori, tessuti per la casa ed articoli sportivi in 15 mesi, sono cessate 15.996 aziende a fronte di 8.379 nuove imprese, con un saldo negativo della nati-mortalità di 7.617 imprese, pari al 5,2% del totale delle imprese del settore. «La crisi economico-sociale - prosegue Borghi - continua ad avvitarsi su se stessa colpendo una percentuale sempre maggiore di famiglie e di individui, spinti a veder "nero" nel proprio futuro. In questo contesto è naturale quindi che non ci sia propensione a consumare. I consumi sono spinti da due motori: il reddito disponibile delle famiglie - che è tra i più bassi d'Europa, con un potere di acquisto diminuito nel 2011 dello 0,5% - ed il sentiment che è sotto i tacchi. In attesa di una risposta delle Istituzioni che attendiamo con urgenza, serve più che mai un Patto con banche e industria per trovare sinergie competitive e contrastare la tendenza negativa del settore Moda. La crisi morde tutti indistintamente, ma l'unione degli sforzi per affrontarla, con una seria riflessione che proponiamo all'industria per rivedere le condizioni generali di vendita ed alle banche per garantire - attraverso i nostri Confidi - le forniture, fa sicuramente la forza".

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