Federsicurezza su protocollo Mille occhi sulla città: “Il governo tenga conto del ruolo del settore “

Federsicurezza su protocollo Mille occhi sulla città: “Il governo tenga conto del ruolo del settore “

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1 giugno 2020

La recente richiesta del Ministero dell'Interno di rinnovare il Protocollo "Mille occhi sulla Città", in base al quale le guardie giurate collaborano con le Forze dell'Ordine per segnalare fatti di ordine pubblico rilevati durante il proprio servizio sul territorio, ha suscitato reazioni da parte dei rappresentanti della vigilanza privata, che lamentano da tempo le difficoltà di dialogo con la propria autorità di riferimento.

 

Il presidente di Federsicurezza, Luigi Gabriele, ha scritto una lettera aperta nella quale evidenzia la necessità di un dialogo costruttivo con le istituzioni per riconoscere il giusto ruolo al settore della vigilanza privata. “Costruito nel lontano 2010, rinnovato una prima volta nel 2013, il Protocollo "Mille Occhi sulla Città" voleva essere un momento, anzi il momento, di sintesi delle componenti complementari di quel Sistema Sicurezza, integrato tra pubblico e privato, che consente un più ordinato e tranquillo svolgersi della vita quotidiana del Sistema Paese. Finalmente, almeno nella nostra considerazione, il primo gradino di una scala nuova di concezione e forma, da salire per arrivare a più alti ed importanti traguardi di attività".

"Nel 2010 erano passati appena due anni dalla posa della "prima pietra", quella allora ritenuta miliare della nuova era, costituita dal Decreto 269 del 2008, il Decreto Maroni, primo atto di sintesi organica che mirava a fotografare, anche se non proprio ad altissima definizione, i nuovi contorni di una storica attività privata, da sempre integrante quella pubblica svolta a tutela della sicurezza, nel suo variegato insieme della sicurezza del cittadino e delle Istituzioni”. “Da quel lontanissimo 2010 – prosegue Gabriele - e dal successivo, anch’esso ormai lontano 2013 il mondo è troppe volte mutato, le regole di allora non valgono più. La storica Vigilanza privata armata, pur sopravvivendo con tenacia ancora in molte delle sue possibili applicazioni, sta cedendo il passo a nuove forme conseguenti le nuove necessità. Dateci la possibilità, con l’esperienza acquisita sul campo, di contribuire al prevenire scelte non sempre perfettamente centrate, quali quella apparentemente in gestazione, di affidare alla Protezione Civile compiti che la stessa, con tutta la buona volontà e fantasia Italica, davvero non saprebbe come affrontare”.

“Noi da sempre – osserva il presidente di Federsicurezza - siamo disponibili al colloquio ed al confronto costruttivo, che non vorremmo si attivasse solo dopo che qualcuno abbia deciso di mandare la protezione civile a caricare i Bancomat ed a portare il contante negli uffici postali per le pensioni. Noi ci siamo, per la società civile e per le istituzioni. Vorremmo che le istituzioni, che rispettiamo per l’importanza e la esclusività del ruolo, ci consentano di continuare ad essere utili per la società. Una diversa, dovuta considerazione, chissà, potrebbe anche far sì che le non poche sigle di rappresentanza datoriale, dalla Vigilanza armata al Trasporto Valori, dai Servizi fiduciari all’Investigazione, dall’Assistenza e controllo dei Grandi eventi all’impiego della Tecnologia elettronica ed informatica, dall’Antipirateria ai Servizi speciali all’estero, superando finalmente l’obsoleto tabù della sicurezza alla persona, finiscano per condividere l’ipotesi di dare finalmente vita ad una seria analisi della Sicurezza 4.0, avvicinando l’Italia della Sicurezza all’Europa della Sicurezza”.

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