Convegno "Le professioni tra rappresentanze e riforme", l'intervento di Anna Rita Fioroni

Convegno "Le professioni tra rappresentanze e riforme", l'intervento di Anna Rita Fioroni

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9 novembre 2017

Ringrazio e saluto tutti i presenti.

 Un ringraziamento particolare va al  Presidente Sangalli per l'attenzione che sta dedicando al settore del lavoro autonomo professionale che in Confcommercio costituisce una "frontiera" della rappresentanza, sfidante sotto molti profili perché necessita di sperimentazione ed innovazione anche e soprattutto a livello di proposta.

-Non si può più infatti pensare al Terziario di mercato senza guardare ai professionisti, che svolgono un ruolo fondamentale per la crescita del Paese, contribuendo in modo decisivo al suo sviluppo economico.

Di questo siamo convinti e siamo altresì convinti del fatto che il lavoro autonomo professionale trovi la sua casa naturale in Confcommercio che rappresenta il terziario di mercato ed i servizi professionali.

Molti sono i temi che accomunano imprese e professionisti quando si guarda al contesto competitivo nel suo complesso, in un sistema paese che deve dare risposte per la crescita economica ed interpretare le tendenze evolutive del mercato del lavoro.

Oggi a maggior ragione perchè non si può parlare di "Industria 4.0" – o, meglio, di "Impresa 4.0", come  Confcommercio ha fatto notare al Governo che si è subito corretto in sede di bilancio del primo anno di Piano del Ministro dello Sviluppo Economico– senza pensare a moderni ed efficienti servizi professionali per un nuova rivoluzione industriale, che indubbiamente mette al centro dei processi produttivi non solo sofisticate tecnologie di nuova generazione ma, prima ancora, la persona e una idea di lavoro che sarà sempre più espressione di professionalità e di autonomia e sempre meno di logiche di comando e controllo tipiche del lavoro dipendente.

Diviene quindi importante che imprese e professionisti dialoghino insieme per dare valore al capitale umano qualificato, alle competenze e alle professionalità, per trovare soluzioni condivise e sottoporle al decisore politico e pubblico.

In Confcommercio è nato il Coordinamento delle professioni, per dare voce unitaria anche al lavoro autonomo professionale.

Il coordinamento delle professioni è composto dalle associazioni che in  Confcommercio  rappresentano le professioni in diversi settori. Nostro compito è anche   quello  di valorizzare al massimo il rapporto tra Associazioni nazionali delle professioni e Organizzazioni territoriali di Confcommercio per interpretare al meglio le esigenze dei nostri associati. L'economia dei territori è infatti per noi fondamentale, per ricomporre la rappresentanza intorno ad una identità fatta di vocazioni peculiari e di contesti competitivi diversificati. Una economia dei territori che è l'ecosistema che determina oggi le dinamiche dell'impresa 4.0 confermando così il  fondamentale ruolo di raccordo che la grande casa di Confcommercio può oggi svolgere tra professionista e impresa rendendoci diversi, e crediamo anche più accoglienti e propositivi, rispetto ad altri attori della rappresentanza del lavoro autonomo, inteso come mera espressione del lavoro non dipendente.

 

  Il nostro Coordinamento oggi compie un anno e ha raggiunto 30.000 associati. Siamo cresciuti più del doppio  e presto costituiremo una Federazione per dare più forza alla rappresentanza attenti a mantenere la piena autonomia delle associazioni che ne fanno parte. Siamo consapevoli che l'unione fa la forza e solo aggregandoci aumentiamo la nostra rappresentatività rispetto ad un settore in continua evoluzione che chiede politiche su misura.

-Un settore per il quale c'è bisogno di fare chiarezza per superare pregiudizi culturali che non valorizzano il lavoro autonomo in quanto tale. Per questo abbiamo avviato una serie di incontri nelle diverse province d'Italia per   far conoscere cosa significa lavorare da professionisti senza paracadute e senza molte tutele ma puntando sul proprio valore in un mercato sempre più competitivo. Lo spunto ci è dato dal Jobs act degli autonomi che per la prima volta dà protagonismo al lavoratore autonomo professionale distinguendo le tutele da quelle del lavoro subordinato. 

I numeri della ricerca che abbiamo appena visto fotografano una realtà economica in crescita per i servizi e soprattutto per le libere professioni che crescono numericamente  al contrario di tutte le altre occupazioni.

I professionisti non ordinistici con P.iva in particolare sono aumentati di quasi il 52 per cento dal 2008 al 2015 e sono gli unici che hanno prodotto maggior reddito nel periodo esaminato.

La crescita delle professioni non ordinistiche, ma in generale di tutte le libere professioni, ci conferma la necessità di creare politiche su misura con uno sguardo alle prospettive occupazionali e alla esigenza di creare nuove condizioni di contesto che favoriscano la competitività delle professioni. In questo modo si darà una risposta ad un fenomeno evidenziato dalla ricerca che è la bassa redditività delle stesse professioni non ordinistiche da imputare, tra le altre cause, molto probabilmente al fatto che ancora il mercato di riferimento non permette di valorizzare la qualità dei servizi offerti.

Il nostro Manifesto presentato lo scorso anno rimane la traccia su cui basarci e confrontarci al nostro interno per condividere un percorso che guarda al futuro.

 La nostra attività di rappresentanza si rivolge quindi alle professioni esercitate in forma di lavoro autonomo che sono sempre più caratterizzate da continue sfide e cambiamenti, quali ad esempio le transizioni occupazionali.

Soprattutto  per le nuove professioni  legate alle mutate esigenze del mercato ed anche allo  sviluppo tecnologico si  pongono  nuove sfide, e   il lavoro stesso   interessa diversi status e condizioni: la transizione tra diverse dimensioni lavorative come quelle del lavoro autonomo e subordinato, è ormai una realtà che va affrontata puntando in particolare sul tema delle competenze, della loro formazione e riconoscimento in quella che viene definita la  "nuova geografia del lavoro". Serve allora concentrarsi sull'identità professionale, costruendo una dotazione, una rete fatta di diritti e di competenze che seguano il professionista nel corso di tutta la sua vita lavorativa. 

 

LEGGE 4 DEL 2013 e PROPOSTE DI RIFORMA

Il professionista che vuole competere cerca per la propria attività un sistema reputazionale che deve essere tracciabile e misurabile, anche a garanzia del consumatore e della piena trasparenza del mercato.

Uno strumento utile a dare risposte alle esigenze del mondo delle professioni ci è fornito dalla Legge 4/2013 che si riferisce alle professioni non organizzate in ordini o collegi.

La portata innovatrice della l 4/2013 riguarda l'attenzione rivolta al mercato e alla concorrenza, intervenendo nel rapporto tra consumatore e professionisti e permettendo a questi ultimi di ottenere un'evidenza pubblica e riconoscibile della loro attività, ma anche individuando in modo espresso il ruolo e dettando una prima regolamentazione delle associazioni professionali.

 Con la Legge 4/2013 si apre anche la strada alla certificazione per le professioni non regolamentate, percorso alternativo all'introduzione di regolazioni più stringenti che rappresentino una barriera pubblicistica all'accesso alla professione.

Se si guarda fuori dall'Italia in tutti i sistemi nazionali, il ruolo delle qualifiche e delle certificazioni nella regolazione delle professioni è  determinante. Da un lato, esse sono uno strumento attraverso cui garantire le istanze di protezione e tutela dei consumatori/utenti e di riconoscimento dei professionisti, dall'altro, stabilendo le condizioni di accesso alla professione e del suo esercizio, sono uno strumento di regolazione del mercato. Tanto nei Paesi con sistemi più restrittivi, quanto nei Paesi con sistemi riconducibili a un modello "liberale", si riscontrano tendenze comuni: la spinta alla internazionalizzazione dei sistemi di riconoscimento dei requisiti professionali; una tendenza alla liberalizzazione, con un progressivo aumento dei processi di certification e una progressiva riduzione degli schemi di licencing.

 

Anche per questo abbiamo accolto con favore l'inserimento della Legge 4/2013 nel Piano nazionale  di riforma delle professioni, notificato dal Governo italiano alla Commissione europea, ai sensi della Direttiva relativa al riconoscimento delle qualifiche professionali.

Ma a nostro parere la legge 4/2013 al momento non esprime tutte le sue potenzialità soprattutto in termini di una moderna regolazione sussidiaria e pluralista delle professioni che riconosca appieno il ruolo imprescindibile dei corpi intermedi e della rappresentanza nella valorizzazione della professionalità e della trasparenza del mercato.

 Il modello proposto dalla Legge 4 peraltro  costituisce una risposta univoca per tutte le professioni perché si concentra sulla qualità della prestazione, aprendo la strada a parametri reputazionali condivisi secondo una logica che integra i processi dell'impresa 4.0 e che sono bene scanditi dal concetto di sharing economy, economia della collaborazione e della condivisione. Anche molte professioni ordinistiche stanno infatti avviando percorsi di certificazione .

 In particolare voglio evidenziare il ruolo della normazione tecnica UNI ISO. L'attività che sta svolgendo la Commissione tecnica UNI sulle professioni non regolamentate  segue l'impostazione della Legge 4 e richiede sempre un maggiore impegno da parte delle associazioni nel promuovere sia il ricorso a questo strumento per definire in modo chiaro e condiviso gli elementi qualificanti  di ciascuna professione sia il completamento del percorso con le relative certificazioni. Mi auguro che questa attività venga svolta sempre con  maggiore sinergia con la legislazione nazionale e che possa rappresentare il vero punto di riferimento.

È importante quindi che tutti noi comprendiamo il valore della normazione e degli schemi di certificazione per vedere riconosciuta ogni singola professione.

 Tutto questo però sta avvenendo in un quadro giuridico ancora non chiaro: basti pensare al mancato raccordo tra L. 4/2013 (che introduce un sistema volontario di certificazione delle competenze per i professionisti sulla base di norme tecniche UNI) e il D.lgs. 13/2013 (che attuando le disposizioni della L. 92/2012 definisce gli standard minimi del sistema nazionale di certificazione delle competenze), entrambi provvedimenti cruciali rispetto ai quali però il Legislatore non si è ancora premurato di creare adeguati raccordi che diano certezza al quadro normativo. Questa sembra essere una prima area di intervento strategica che vogliamo sottolineare al fine di assicurare coerenza e circolarità tra sistema formativo e sistema di certificazione delle competenze per i professionisti, chiarendo in particolare competenze, responsabilità, modalità di intervento dei diversi attori coinvolti nella attuazione del sistema.

Di conseguenza ci preoccupiamo che il Repertorio nazionale dei titoli di istruzione e formazione e delle qualificazioni professionali (di cui all'articolo 8 del decreto legislativo 16 gennaio 2013, n. 13) , si rivolga anche  alle professioni non regolamentate essendo il  quadro di riferimento unitario per la certificazione delle competenze.

 

 

Anche sotto tale profilo un ruolo fondamentale può essere svolto dalle associazioni professionali iscritte al registro del MISE ai sensi della legge 4/2013 per le professioni non organizzate in ordini o collegi cui può essere affidato il compito di individuare tali percorsi professionali.

 JOBS ACT AUTONOMI ATTUAZIONE

A queste riflessioni si aggiungono quelle legate alla tutela del lavoro autonomo  in un contesto in cui come si diceva,  una stessa persona   può svolgere la sua attività lavorativa, secondo modalità diverse che riguardano sia la tipologia contrattuale che il passaggio tra diversi sistemi fiscali e previdenziali.

 La l. 81/2017, il Jobs Act degli autonomi, rappresenta un primo ed importante passo nel percorso di costruzione di un quadro regolatorio del lavoro autonomo professionale.

 Tra  le misure introdotte, ci sono alcune particolarmente sentite e apprezzate tra le quali sottolineiamo quelle che prevedono un impegno importante da parte delle associazioni diretto o indiretto per favorire la competitività dei professionisti :.

- la deducibilità integrale delle spese per la formazione e l'aggiornamento professionale – (fino a 10.000 euro) comprese spese di viaggio e soggiorno, rappresenta una misura fondamentale a tutela della professionalità.

La formazione deve però essere coerente con gli obiettivi di qualità e con le esigenze di certificazione dei professionisti a fronte di un panorama di percorsi ed offerte formative che spesso non rispecchiano le effettive richieste del mercato e le esigenze dei professionisti. Le associazioni hanno una responsabilità  importante per raggiungere questi obiettivi .

-Sempre dal lato delle politiche per la competitività, il Jobs act degli autonomi impone alle amministrazioni pubbliche, in qualità di stazioni appaltanti, di promuovere la partecipazione dei professionisti a gare e bandi pubblici. Il ruolo delle associazioni in questo senso può essere decisivo sia nel  rendere conoscibile ai propri associati l'esistenza dei bandi, sia nell'offrire supporto al professionista nell'accesso agli stessi bandi.

-Le associazioni potranno avere  un ruolo  nell'accompagnare il professionista verso il contratto di rete, misura da noi fortemente voluta, che ci auguriamo possa rivelarsi efficace al fine di sfruttare le nuove opportunità legate anche all'accesso ai fondi strutturali.

-Lo sportello per il lavoro autonomo presso i centri per l'impiego e gli organismi autorizzati, può essere un'opportunità ma ne attendiamo l'effettiva applicazione, soprattutto considerando che non sono state stanziate risorse dedicata .Saranno infatti le  associazioni delle professioni non organizzate, unitamente alle associazioni comparativamente più rappresentative sul piano nazionale, ad avere un ruolo con le convenzioni da stipulare.

Lo sportello dedicato raccoglierà le domande e le offerte di lavoro autonomo, fornirà le relative informazioni ai professionisti ed alle imprese che ne  facciano  richiesta,  fornirà informazioni  relative  alle  procedure  per  l'avvio di attività autonome e per le eventuali trasformazioni e per l'accesso a commesse ed appalti pubblici, e le informazioni relative alle opportunità di credito  e alle agevolazioni pubbliche nazionali e locali. Occorrerà ora capire come l'Anpal (Agenzia Nazionale Politiche Attive del Lavoro) integrerà operativamente tali previsioni, non solo in termini di definizione dei servizi rivolti specificamente  agli autonomi, ma anche rispetto alla connessione con le misure e i servizi "generali" previsti dal decreto legislativo n. 150/2015, con particolare riferimento ai servizi personalizzati di orientamento, riqualificazione e ricollocazione, poiché da ciò dipende l'effettività delle misure e anche la possibilità di scongiurare il rischio che si crei una corsia separata per i lavoratori autonomi che non sarebbe coerente con la logica di sostegno alle diverse transizioni possibili anche dal lavoro autonomo a quello subordinato e viceversa.

-Fondamentale è poi l'equiparazione di tutti i lavoratori autonomi alle PMI, per l'accesso ai fondi strutturali europei, ad opera dell'art. 12 della l. n. 81/2017. Tuttavia mancano ancora i numeri di riferimento, pertanto dovremo verificare anche a livello regionale l'effettività e l'efficacia di tali previsioni.

Tutte misure queste innovative che possono aprire la strada ad una più definita rappresentanza  per la valorizzazione del lavoro e delle competenze dei professionisti, aspettiamo di vederne l'applicazione per il futuro.

WELFARE E PREVIDENZA

Altro punto importantissimo è costituito dal welfare e dalla previdenza dei lavoratori autonomi. Ricordiamoci infatti che le storie lavorative stanno diventando sempre più dinamiche ed articolate. Questo implica una conseguenza evidente: carriere instabili e caratterizzate da discontinuità mettono a repentaglio la possibilità, per gli autonomi, di conseguire adeguate prestazioni previdenziali al momento del pensionamento. 

Bisogna dire, però, che sono stati fatti passi in avanti, con il riconoscimento di alcune importanti tutele da noi sollecitate;

 -con l'ultima legge di bilancio 2017 si è ottenuta la riduzione strutturale dell'aliquota contributiva per la gestione separata Inps al 25 per cento rispetto alla previsione della legge Fornero che prevedeva un aumento progressivo al 33 per cento nel 2018. E' stata introdotta la  previsione del cumulo gratuito tra i periodi assicurativi non coincidenti al fine del conseguimento di un'unica pensione.

-con la legge n. 81/2017 sono state introdotte tutele  in materia di malattia e maternità.

Tutto questo è un inizio ma non basta: occorre dare maggiore spazio a forme integrative di welfare, rafforzando agevolazioni ed incentivi fiscali che favoriscano anche forme di previdenza integrativa volontaria.

Ancora si deve andare oltre, per rispondere alle specifiche esigenze del variegato mondo delle professioni.

Un  primo passo per trovare adeguate soluzioni sarà la netta distinzione tra i professionisti titolari di partita iva e lavoratori parasubordinati all'interno della gestione separata Inps, anche attraverso una specifica evidenza contabile per i professionisti.

 

 

 

   FISCO

Tra le misure per la competitività vogliamo comprendere anche la semplificazione fiscale e quindi ribadiamo le nostre richieste su Irap e split payment innanzitutto:

-definire in modo chiaro, anche alla luce delle ultime sentenze della Corte di Cassazione, le caratteristiche dei lavoratori autonomi che sono esclusi dal pagamento dell'Irap per l'assenza dell'autonoma organizzazione.

-operare un ulteriore adeguamento della deduzione Irap attualmente spettante ai lavoratori autonomi in relazione alla base imponibile, elevando l'importo ora riconosciuto di 13.000 euro nel più congruo importo di 15.000 euro.

Considerando infine gli ingenti danni finanziari che l'istituto dello "split payment" sta creando alle imprese fornitrici della P.A. ed ai professionisti che hanno rapporti economici con la medesima, è fondamentale procedere alla sua abrogazione.

CONFIDI

  E' necessario intervenire al più presto sul tema dell'accesso al credito da parte dei professionisti, fortemente ostacolato da appesantimenti burocratici e da persistenti quanto ingiustificate distinzioni che vanno a discapito del lavoratore. Tra le criticità in questo ambito,  segnaliamo come occorra chiarire una volta per tutte, che tutti i professionisti possono accedere ai Confidi, purtroppo infatti  persistono interpretazioni restrittive che impediscono alle p.iva professionali di sfruttare tali possibilità.

 

 

 EQUO COMPENSO

Un tema attualmente al centro del dibattito e molto sentito da chi svolge un'attività autonoma professionale è quello dell'equo compenso. Sono state presentate numerose proposte e benché occorra riconoscere che la determinazione di parametri di riferimento sulla base dei quali stabilire definire l'equità del compenso rappresenta un problema estremamente complesso, è necessario evidenziare che il professionista non cerca soluzioni che puntino verso il basso o che riducano la sua autonomia alla stregua di un lavoratore parasubordinato, con l'individuazione di minimi retributivi stabiliti da accordi collettivi.

D'altra parte non si può ignorare come il problema del compenso riguardi in particolare il rapporto tra il professionista e un committente forte quale la PA, in grado di imporre condizioni contrattuali che invece di valorizzare la qualità della prestazione e la professionalità di chi presta la propria attività, finiscono per danneggiare professionisti e cittadini. Esemplare a questo proposito la recente sentenza del Consiglio di Stato pubblicata il 3 ottobre, di cui si è molto discusso, che ha ritenuto legittimo un bando di gara per l'affidamento di un appalto di servizi professionali a titolo gratuito. Sentenza discutibile, ma che mette in luce proprio il problema insito nella predisposizione di un provvedimento sull'equo compenso.

Quindi, una misura efficace e ben ponderata in quest'ambito è particolarmente sentita e necessaria, soprattutto ora che il Jobs act sul lavoro autonomo ha previsto l'obbligo per la P.A. di promuovere la partecipazione dei lavoratori autonomi agli appalti e ai bandi per l'assegnazione di incarichi personali di consulenza.

CNEL

Abbiamo seguito la polemica circa il coinvolgimento delle associazioni professionali nella rappresentanza del CNEL. Voglio sottolineare un aspetto fondamentale: il CNEL, per espressa previsione costituzionale, deve essere composto di esperti e di rappresentanti delle categorie produttive, in misura che tenga conto della loro importanza numerica e qualitativa, proprio perché – dice sempre la Costituzione – è organo di consulenza delle Camere e del Governo per le materie e secondo le funzioni che gli sono attribuite dalla legge. L'esclusione delle associazioni di rappresentanza del lavoro autonomo è quindi anacronistica, non tenendo conto del mutato contesto economico e produttivo del Paese. Pertanto, a questo dibattito rispondiamo che occorre guardare ora alle riforme da proporre per un nuovo CNEL in cui saranno rappresentate anche le professioni e il lavoro autonomo professionale così come mutato nel tempo. Il Presidente Treu si è impegnato a costituire la Consulta e già da ora chiediamo di farne parte.

 Concludo ringraziando tutti voi, tutte le associazioni del nostro coordinamento e i loro rappresentanti per il lavoro svolto sino ad ora insieme con l'impegno di costruire una rappresentanza sempre più forte e l'obiettivo di guardare alla proposta futura con spirito innovativo e il coraggio che richiede ogni cambiamento . Siamo pronti, abbiamo forza di volontà e ci impegneremo per questo grazie al nostro Presidente e agli organi confederali che ci supportano in questo percorso. 

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