Fipe: "Colpo mortale, a rischio 50mila imprese"

Fipe: "Colpo mortale, a rischio 50mila imprese"

Per il presidente Stoppani, "è impensabile che si possa far fronte a una nuova riduzione dell'attività, mentre nessuno sta muovendo un dito per ridurre le spese cui i gestori dei pubblici esercizi sono tutt'ora costretti".

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14 ottobre 2020

''Le misure contenute nel nuovo Dpcm  approvato dal Consiglio dei ministri rappresentano un colpo mortale per un settore già in gravissima crisi che vede il rischio chiusura per 50mila imprese e la perdita del lavoro per 350mila lavoratori con una perdita di fatturato di 300 milioni al mese, 54 solo in Lombardia e una trentina a Roma". "Tra le 18 e le due di notte si incassano 5 miliardi nei bar e 17 miliardi nei ristoranti. I bar sono quelli che ci rimettono di più, ma i ristoranti anche, perché già sono stati costretti a ridimensionare la capienza e contavano sul doppio turno, distribuendo i clienti anche alle dieci e mezza. Invece ora li devono mandare via". "Questo, numeri alla mano, il risultato se si proseguirà sulla strada delle chiusure anticipate, invece di incrementare i controlli per punire chi non rispetta le regole". Così il presidente di Fipe-Confcommercio, Lino Enrico Stoppani, sul Dpcm adottato dal Cdm.

"Bar, ristoranti, stabilimenti balneari, imprese di banqueting e catering, imprese dell'intrattenimento sono state le realtà più colpite dalla crisi economica determinata dal Covid. Ma sono state anche quelle meno supportate. Senza aiuti significativi e concreti, siamo destinati chiudere per sempre, rinunciando a uno dei fiori all'occhiello dell'offerta turistica nazionale e a un tassello fondamentale della filiera agroalimentare italiana'', prosegue Stoppani.

''Tra i nostri imprenditori -conclude Fipe Confcommercio - c'è ancora chi deve pagare i debiti accumulati durante il lockdown di marzo e chi deve ammortizzare gli investimenti fatti per mettere il proprio locale in regola secondo il protocollo siglato a maggio. È impensabile che si possa far fronte a una nuova riduzione dell'attività, mentre nessuno sta muovendo un dito per ridurre le spese cui i gestori dei pubblici esercizi sono tutt'ora costretti. Dagli affitti, al fisco. Se prima non si interviene in maniera decisa su queste due voci, non è possibile accettare nuove limitazioni al nostro lavoro''.

Anbc: “per catering e banqueting con il dpcm è nuovo lockdown”

"Il nuovo Dpcm per noi del settore del banqueting e del catering è un secondo lockdown, non dichiarato ma nei fatti". Così Paolo Capurro, presidente di Anbc, l'Associazione nazionale del Banqueting e del catering associata a Fipe Confcommercio, commenta il dpcm del  governo, che vieta le feste in tutti i luoghi al chiuso e all'aperto,  fatte salve quelle conseguenti alle cerimonie civili o religiose, che  possono svolgersi con la presenza massima di 30 persone

Una norma che, sostiene Capurro, mette in ginocchio un settore "che conta 2mila aziende e 130mila collaboratori, con due miliardi e mezzo di  fatturato", che lavora con gli eventi e che già "oggi, prima del Dpcm, deve fare i conti con un crollo dell'85% del fatturato". Una limitazione, quella delle 30 persone, che non va giù a Capurro. "Perchè le nostre aziende se hanno spazi tali da permettere il distanziamento anche per un numero maggiore non possono farlo? Non era il distanziamento il principio da seguire?", si chiede.

Anbc è talmente convinta di operare nella correttezza e nel rispetto delle norme "da aver proposto un protocollo alle autorità con l'invio dell'elenco dei nostri eventi in programma per rendere più efficaci i  controlli, proprio perché non abbiamo nulla da nascondere visto che operiamo nei protocolli, per garantire la nostra sicurezza, quella dei lavoratori e quella dei clienti. Per questo non capiamo questo limite  delle 30 persone", aggiunge Capurro. Ma ormai che il governo ha preso la sua decisione, è  necessario che almeno si corra ai ripari dando aiuto "concreto alle aziende che non possono sopravvivere senza fatturato. E c'è da dire che i lavoratori al massimo visto la cassa integrazione fino a giugno, mancano tutti i mesi successivi", spiega ancora il presidente di Anbc. La speranza per il futuro, conclude Capurro "è che prima di prendere  decisioni che impattano così sulle imprese, e sui lavoratori, si  sentano le associazioni di categoria per cercare un percorso comune".

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