Spreco alimentare, "no a nuovi obblighi per le imprese"
Spreco alimentare, "no a nuovi obblighi per le imprese"
Confcommercio in audizione in Commissione industria del Senato sulle proposte di legge per il contrasto allo spreco alimentare. Prampolini: “occorre maggiore sensibilizzazione dei consumatori”.
“Soltanto strategie incentrate sulla sensibilizzazione e sull’educazione dei consumatori possano portare a risultati duraturi e significativi, garantendo una effettiva riduzione degli sprechi alimentari”: così Donatella Prampolini, vicepresidente di Confcommercio e presidente della Federazione italiana dettaglianti dell’alimentazione (FIDA), in audizione il 26 settembre scorso in Commissione industria del Senato sulle proposte di legge per il contrasto allo spreco alimentare.
“Confcommercio - ha sottolineato la vicepresidente - è quindi contraria all’imposizione di nuovi obblighi che costringerebbero le imprese, soprattutto quelle meno strutturate, a pesanti adempimenti amministrativi per gestire e monitorare l’adempimento dell’obbligo di donare le eccedenze alimentari così come proposto. Ad oggi – ha concludo Prampolini - non è nota la metodologia utilizzata per misurare lo spreco alimentare prodotto nel nostro Paese e ciò comporta che qualunque obiettivo di riduzione dello spreco, senza aver chiaramente individuato il metodo di rilevazione, diventa impossibile da misurare”.
Cresce lo spreco alimentare in Italia
Presentati a Roma il 16 settembre scorso i dati dell'annuale Rapporto Internazionale Waste Watcher 2024 (guarda link in pdf), "Lo spreco alimentare nei Paesi del G7: dall'analisi all'azione", curata dall'Osservatorio Waste Watcher International-Campagna Spreco Zero, dall'Università di Bologna assieme a Ipsos. Nel 2024 lo spreco di prodotti alimentari in Italia (guarda link in pdf) è aumentato facendo registrare una crescita del 45,6%: ogni settimana finiscono nel bidone della spazzatura 683,3 grammi di cibo pro capite (rispetto ai 469,4 grammi rilevati nell'agosto 2023). Nella "top five" dei cibi più sprecati troviamo frutta fresca (27,1 g), verdure (24,6 g), pane fresco (24,1 g), insalate (22,3 g), cipolle/aglio/tuberi (20 g), prodotti fondamentali della Dieta Mediterranea. Tra le cause che hanno determinato l’aumento dello sperpero alimentare nel nostro Paese, infatti, si possono evidenziare alcuni elementi critici indipendenti dal comportamento dei singoli, ma individuabili proprio nella scarsa qualità dei prodotti acquistati. Il 42% delle risposte individua la causa dello spreco familiare nel fatto di dover buttare la frutta e la verdura conservata nelle celle frigo perché una volta portata a casa va subito a male. O ancora il 37% sostiene di buttare via gli alimenti perché i cibi venduti sono già vecchi. Elementi critici si riscontrano anche nel comportamento dei consumatori. Più di un terzo degli italiani (37%) dimenticano gli alimenti in frigorifero e nella dispensa lasciando che si deteriorino, solo il 23% è disposto a programmare i pasti settimanali, inoltre il 75% non è disposto o non è capace di rielaborare gli avanzi in modo creativo per evitare di gettarli.
Stoppani: "Investire sempre più sull'educazione alimentare"
Commentando i dati dell'Osservatorio Waste Watcher, il vicepresidente vicario di Confcommercio, Lino Enrico Stoppani, ha sottolineato che “se l’aumento dello spreco preoccupa occorre investire con maggiore convinzione sull’educazione alimentare resistendo alla tentazione di introdurre nuovi obblighi a carico delle imprese come suggerito in alcune delle proposte in corso di esame in Parlamento". "Ormai - ha detto Stoppani - tutti i ristoratori sono attrezzati per consentire ai clienti di portare a casa il cibo avanzato durante i pasti mentre, per incrementare le donazioni di cibo avanzato negli esercizi commerciali, la via maestra è la riduzione degli oneri burocratici e la riduzione della TARI”.
Gli altri interventi
“In Italia l'incremento dello spreco alimentare a livello domestico è preoccupante” ha spiegato Andrea Segrè Direttore scientifico Waste Watcher International - Campagna Spreco Zero, Università di Bologna. “Non solo per l’aumento percentuale rispetto all'analoga rilevazione di WWI del 2023, ma soprattutto dalle cause che lo hanno determinato, come un abbassamento della qualità dei prodotti acquistati. Gli italiani hanno ancora poca consapevolezza di come fruire al meglio gli alimenti disponibili, dalla conservazione alla pianificazione degli acquisti, dimostrando ancora una volta la necessità di intervenire a livello istituzionale sull'educazione alimentare. L'Italia può beneficiare delle buone pratiche che emergono dalle esperienze di contrasto dello spreco dagli altri Paesi del G7, tema che speriamo emerga dal summit di Siracusa il prossimo 26 settembre”.
“Come ogni anno - ha commentato il presidente di Federalimentare Paolo Mascarino - il rapporto dell'Osservatorio internazionale Waste Watcher offre una serie di spunti molto interessanti per migliorare la sostenibilità del sistema agroalimentare, a partire dal contrasto allo spreco alimentare. In particolare, dal confronto con i Paesi del G7 emerge chiaramente l'importanza delle politiche pubbliche a sostegno di campagne informative. Mentre, per l'Italia, emerge ulteriormente la necessità di promuovere l'educazione alimentare nelle scuole, affinché le famiglie possano apprezzare il valore di un'alimentazione sana e sostenibile basata su prodotti alimentari di qualità. In questo percorso virtuoso, l’industria alimentare italiana continuerà a fare la sua parte”.
“Lo studio presentato oggi fornisce dati e informazioni utili a individuare margini di miglioramento e possibili attività da sviluppare per ridurre sensibilmente lo spreco alimentare", ha spiegato Simona Fontana, direttore generale CONAI. “In tutti i Paesi, del resto, sembra chiara una forte consapevolezza della necessità di adottare comportamenti virtuosi che possono avere ricadute concrete ed efficaci. Cultura, comportamento e stile di vita dei consumatori sono fattori che influenzano lo spreco alimentare: è su questi che bisogna agire, attraverso misure che possano far leva sull’educazione e sulla responsabilità di ciascuno di noi. Ma anche le imprese italiane stanno facendo molto: continuano a lavorare per proporre soluzioni di imballaggio che garantiscono il miglior equilibrio tra funzione e impatto ambientale, garantendo al prodotto una maggiore shelf life e proponendo soluzioni di pack meno impattanti sull’ambiente”.
“In anni di inflazione alimentare e contrazione dei consumi - ha sottolineato Matteo Vittuari, Università di Bologna, Coordinatore del report internazionale WW - i Paesi del G7 hanno mostrato crescente attenzione verso lo spreco alimentare anche dalla parte delle politiche pubbliche declinate soprattutto nella forma di campagne informative. Le rilevazioni dell’Osservatorio Waste Watcher International ci suggeriscono che tra le principali iniziative messe in campo a livello individuale quelle più diffuse sono relative ad aspetti motivazionali, grazie a un aumento della consapevolezza, e organizzative come la maggior attenzione alla pianificazione degli acquisti, alla gestione dei prodotti freschi e al consumo del cibo prossimo alla data di scadenza. Anche chi ha tradizionalmente messo in atto campagne informative molto strutturate come il Regno Unito continua a investire nella diffusione di pratiche base come la preparazione della lista della spesa”.
Fipe in audizione al Senato: “in prima fila contro spreco alimentare”
Fipe è in prima linea nella lotta contro gli sprechi alimentari promuovendo pratiche sostenibili nel settore della ristorazione. La Federazione lo ha ribadito nel corso dell'audizione del primo ottobre scorso davanti la nona Commissione del Senato della Repubblica sui disegni di legge in materia di limitazione degli sprechi alimentari. Fipe, ha detto il direttore generale Roberto Calugi, "continuerà a collaborare con le istituzioni per promuovere soluzioni che favoriscano un approccio sostenibile e responsabile nel settore della ristorazione. Il nostro settore si impegna da anni per sensibilizzare imprese e clienti sull'importanza della sostenibilità alimentare. Tuttavia, è cruciale che le normative in fase di approvazione siano accompagnate da incentivi concreti, piuttosto che da nuovi obblighi, per aiutare le piccole e medie imprese del settore a fare la loro parte nel combattere lo spreco alimentare".
Va ricordato che la Federazione ha messo a disposizione delle imprese associate un kit di comunicazione con il logo “Love Food No Waste” e che nel 2019 ha lanciato “Rimpiattino”, che offre contenitori riciclati e attraenti per portare a casa il cibo non consumato. Sull'obbligo di offrire la food and beverage box, già in discussione nelle proposte di legge, Fipe sottolinea invece come questa soluzione avrebbe principalmente un effetto di comunicazione. In realtà, il 93% dei ristoratori italiani già offre questo servizio, dimostrando che la soluzione non risiede nell'imposizione di ulteriori obblighi, ma in misure che sensibilizzino efficacemente i clienti a richiederla senza imbarazzo.