Forum Confcommercio (ed. 2014): I protagonisti del mercato e gli scenari per gli anni 2000

Forum Confcommercio (ed. 2014): I protagonisti del mercato e gli scenari per gli anni 2000

15a edizione del Forum Confcommercio

Nonostante le prime misure annunciate dal Governo nei giorni scorsi vadano nella giusta direzione, non c'è spazio per il facile ottimismo: sarà un anno di convalescenza

Programma

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    venerdì 21 marzo

  • Conferenza stampa
     

    Carlo Sangalli Presidente Confcommercio

  • Primo modulo
     

    Spesa pubblica e burocrazie

    William Cline Senior Fellow, Peterson Institute for International Economics, USA

    Antonio Catricalà Presidente di Sezione, Consiglio di Stato

    Pierre Thénard Direttore delle Relazioni Internazionali, ENA, Francia

    Serena Sileoni Vice Direttore Generale, Istituto Bruno Leoni

    Francesco Caio Commissario per l’attuazione dell’Agenda Digitale, Governo Italiano

    Luigi Angeletti Segretario Generale, UIL

    Moderatore Gennaro Sangiuliano Vice Direttore, Tg1

  • Secondo modulo
     

    Lavoro

    Jole Vernola Direttore Centrale delle Politiche del Lavoro e del Welfare, Confcommercio-Imprese per l’Italia

    Nicola Rossi Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”

    Maurizio Castro Esperto di Relazioni Sindacali

    Luca Ricolfi Fondatore dell'Osservatorio del Nord Ovest, Università di Torino

    Moderatore Giuliano Giubilei Vice Direttore, Tg3

  • Intervento
     

    Giuliano Poletti Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali

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    sabato 22 marzo

  • Terzo modulo
     

    Scenario internazionale

    Barry Eichengreen University of California, Berkeley, USA

    Richard Baldwin Direttore, CEPR-Centre for Economic Policy Research, UK

    Gian Maria Gros-Pietro Presidente del Consiglio di Gestione, Intesa Sanpaolo

    Susanna Camusso Segretario Generale, CGIL

    Moderatore Alberto Quadrio Curzio Presidente, Cranec; Università Cattolica, Milano

  • Quarto modulo
     

    Riforma fiscale

    Vladimír Dlouhý già Ministro dell’Industria e del Commercio, Repubblica Ceca; Advisor internazionale per l’Europa Centrale e Orientale, Goldman Sachs

    Renato Brunetta Presidente del Gruppo Forza Italia, Camera dei Deputati

    Filippo Taddei Responsabile Economico Nazionale, Partito Democratico

    Raffaele Bonanni Segretario Generale, CISL

    Moderatore Mario Sechi Editorialista, Il Foglio

  • Quinto modulo
     

    Il ruolo della politica

    Gaetano Quagliariello Senatore; Coordinatore nazionale, Nuovo Centro Destra

    Lorenzo Guerini Portavoce, Partito Democratico

    Roberto Maroni Lega Nord; Presidente, Regione Lombardia

    Giovanni Toti Consigliere politico, Forza Italia

    Benedetto Della Vedova Portavoce politico, Scelta Civica; Sottosegretario agli Affari Esteri

    Moderatore Sarah Varetto Direttore, Sky Tg24

  • Intervento
     

    Pier Carlo Padoan Ministro dell’Economia e delle Finanze

Il direttore dell'Ufficio Studi, Mariano Bella, ha presentato una ricerca sugli aspetti della spesa pubblica e sull'andamento dell'economia (file in pdf).

È possibile ridurre il peso della spesa pubblica sul Pil e ci sono Paesi che l'hanno fatto negli ultimi venti anni e hanno avuto una crescita. C'è necessità e urgenza di un processo di riqualificazione della spesa pubblica eliminando inefficienze e sprechi da destinare in parte alla riduzione del carico fiscale e in parte a re-investimento in aree dell'intervento pubblico produttive di benefici per i cittadini.

La spesa pubblica delle regioni italiane potrebbe essere tagliata di oltre 82 miliardi: se tutte le regioni italiane si adeguassero ai costi unitari sostenuti dai cittadini lombardi, con la spesa procapite effettiva per consumi finali più bassa (pari a 2.651 euro), si otterrebbe un risparmio di 82,3 miliardi. Il 43,3% delle inefficienze delle spese delle regioni è attribuibile alla Sicilia, alla Campania e al Lazio.

Infografica su spesa pubblica

Per Confcommercio, le distanze tra i livelli di servizio pubblico nelle regioni italiane assieme alle differenze nella spesa pubblica procapite suggeriscono che un'ampia frazione del gap tra regioni è davvero aggredibile.

Secondo la ricerca dell'Ufficio Studi, una famiglia di tre persone nel 2013 ha speso più o meno 4.100 euro per interessi sul debito pubblico, 2.100 euro per sostenere i sussidi alle imprese, 8.200 euro per i dipendenti pubblici (parlamentari e sindaci inclusi).

Questi esempi chiariscono dove vada a finire il 44% del Pil prodotto da ciascun italiano attraverso la pressione fiscale che estrae risorse da destinare alla spesa pubblica.

Mariano Bella

Parlando poi della situazione economica generale, Bella ha sottolineato che quest'anno la crescita per l'economia italiana l'Italia sarà fiacca. Il Pil nel 2014 crescerà solo dello 0,5% per poi risalire con un +0,9% il prossimo anno. Anche se lenta si tratta comunque di una inversione di tendenza rispetto agli anni passati quando si è registrato un calo del Pil del 2,4% nel 2012 e dell'1,9% nel 2013. Nella precedente stima, Confcommercio prevedeva una crescita del Pil dello 0,3% per quest'anno. Se a maggio così come previsto dal Governo Renzi, saranno erogate risorse per 12 miliardi netti alle famiglie (anche tramite le imprese) il Pil potrebbe crescere di un ulteriore 0,3% portando la nostra stima per l'anno a un +0,8%. Mentre la previsione per i consumi si alzerebbe a un +1%. I consumi delle famiglie quest'anno rimarranno piatti (-2,6% nel 2012), per registrare un timido risveglio (+0,7%) nel prossimo.

Infografica su reddito e consumi pro capite

Praticamente lo stesso discorso per gli investimenti, che quest'anno cresceranno solamente dello 0,9% (-4,7%) per poi registrare un +1,1% nel 2015. Notizie negative anche dal mercato del lavoro, con gli occupati che continueranno a scendere anche quest'anno (dell'1,2% dopo il -2,1% nel 2012), per tornare a crescere dello 0,4% nel 2015. Tra le poche stime relativamente positive messe in conto dagli analisti di Confcommercio ci sono la stabilità della pressione fiscale (al 44,1%), che poi dovrebbe scendere al 43,9% nel 2015, il modesto recupero del reddito disponibile (+0,2% quest'anno e nel prossimo, dopo il -1,2% nel 2012) e un'inflazione sempre sotto stretto controllo (0,8% nel 2014, 1,7% nel 2015, dopo 1,2% nel 2012).

Infografica sui consumi

 

Dopo la presentazione della ricerca è intervenuto il Presidente Sangalli:

Prospettive non certo favorevoli per le imprese del commercio, del turismo, dei servizi e dei trasporti, anche se, qualora venissero confermati tutti i provvedimenti del Governo, Pil e consumi potrebbero anche crescere significativamente.

Ma, se la crisi ha lasciato una lezione è che dobbiamo affrontare strutturalmente il problema della bassa crescita nel nostro Paese.

Sul taglio della spesa pubblica improduttiva ci sono ampi spazi d'azione, ma occorre fare buoni tagli, non lineari, con il bisturi e non con l'accetta, a partire dall'inutile complessità delle procedure burocratiche. Esiste una consistente parte di spesa pubblica (tra gli 80 e i 100 miliardi) aggredibile e che può generare, in un lasso di tempo ragionevole, risparmi sufficienti per ridurre le tasse.

Le prime misure annunciate dal premier Renzi sono azioni coraggiose, dove senza pregiudizi si rende più agibile il mercato del lavoro, togliendo ostacoli dannosi sui contratti a tempo determinato e migliorando la fruibilità di un importante strumento come l'apprendistato

Sulla riduzione del carico fiscale Confcommercio chiede un'altra spinta nella direzione intrapresa: estendere i benefici della detassazione al popolo delle partite Iva, ai lavoratori indipendenti e agli autonomi, che resistono sul mercato e meritano rispetto e riconoscenza per come stanno affrontando questa crisi. Non sono accettabili discriminazioni basate sul pregiudizio che tutti i lavoratori autonomi e gli indipendenti siano evasori. Con tagli alla spesa improduttiva e recupero di risorse derivanti dalla lotta all'evasione e all'elusione fiscale si possono aiutare tutti i contribuenti in regola riducendo sul medio-lungo periodo la pressione fiscale complessiva senza mettere a rischio i conti pubblici e i vincoli imposti dall'Europa.

Siamo pronti a concorrere con il confronto e con il dialogo ad accompagnare questo processo riformatore.

Carlo Sangalli

Spesa pubblica e burocrazia

Il primo a intervenire è stato William Cline, del Peterson Institute for International Economics, che parlando della situazione economica nel Vecchio Continente ha invitato le autorità europee a  far osservare una "disciplina fiscale molto stretta per cementare i recenti miglioramenti" e ha poi sviluppato una tutto sommato confortante analisi dell'economia italiana.

Antonio Catricalà, presidente di Sezione del Consiglio di Stato, ha da parte sua definito "incoraggianti" i primi passi del nuovo Governo e ha sottolineato che "il problema, a livello europeo, non è la burocrazia ma la faciloneria con la quale vengono assunti determinati impegni senza pensare a quando questi impegni arriveranno a scadenza". Parlando di burocrazia italiana, Catricalà ha fortemente criticato lo spoil system, che "ha depotenziato l'assetto dello Stato" e ha ricordato che in ultima istanza "le responsabilità sono sempre della politica".

La parola è quindi passata a Pierre Thénard, direttore delle relazioni internazionali dell'Ena, il quale ha parlato dell'esperienza francese negli ultimi anni, in particolare del processo di riduzione della spesa pubblica nelle sue varie fasi.

Francesco Caio, commissario per l'attuazione dell'Agenda digitale, ha poi evidenziato che quest'ultima è "riforma strutturale dello Stato, è semplicità, trasparenza e linearità. Internet può erogare tecnologia e risparmi dell'ordine di qualche decina di miliardi. Ma il ruolo della tecnologia è valido solo se ancorato a una forte visione politica". "Nella pubblica amministrazione – ha continuato Caio – non ci sono solo pelandroni, tutt'altro. Occorrono però obiettivi chiari e una politica che ‘spinga'".

Serena Sileoni, vicedirettore generale dell'Istituto Bruno Leoni, ha criticato nel suo intervento la cosiddetta "superfetazione normativa", ovvero il numero spaventoso di leggi esistenti, evidenziando che "più la legge è oscura e più la burocrazia si espande".

Il panel si è chiuso con l'intervento di Luigi Angeletti, segretario generale della Uil, secondo il quale "non bisogna eliminare la burocrazia ma le degenerazioni che nel nostro Paese sono avvenute a causa dell'uso politico che della burocrazia si è fatto. Non dobbiamo essere superficiali, serve un'analisi rigorosa e onesta: in Italia i funzionari pubblici si considerano servitori dello Stato mentre dovrebbero essere servitori dei cittadini". Angeletti ha quindi affrontato la questione dei tagli alla spesa pubblica:

Non sprecare l'occasione che abbiamo oggi: bisogna colpire là dove c'è spesa fuori controllo e patologia nel rapporto tra spesa e risultato, altrimenti continueranno a chiudere le imprese e ad aumentare i disoccupati.

Ridurre i luoghi fisici e il numero di persone delegate a spendere soldi: in Italia ci sono oggi più di 30mila stazioni appaltanti.

Lavoro

Ad introdurre l'argomento è stata Jole Vernola (leggi il documento in pdf), Direttore Centrale delle Politiche del Lavoro e Welfare di Confcommercio: "Servono risposte specifiche per il mondo del lavoro ed in particolare per il terziario che è un mondo variegato". "In Italia – ha aggiunto Vernola – il cuneo fiscale è superiore di oltre 5 punti rispetto a quello della Ue". "Noi pensiamo che non ci sia una sola risposta per risolvere il problema: dobbiamo usare le leve della regolamentazione e dell'occupazione. L'Italia non ha un problema di flessibilità così grande come spesso viene rappresentato. Dove cresce il contratto a termine, cresce anche quello a tempo indeterminato. C'è una quota di lavoro flessibile che il mercato chiede". Dunque, secondo Vernola, "bisogna intervenire sul costo del lavoro e sulla regolamentazione. Le normative restrittive hanno già dimostrato di avere dei limiti. Il contratto a termine può senz'altro favorire la crescita dell'occupazione complessiva".

Il secondo intervento, è stato quello di Nicola Rossi dell'Università degli Studi di Roma Tor Vergata. "Quando decidemmo di votare contro i provvedimenti del governo Monti non eravamo tanti. Oggi penso che quelle norme erano irragionevoli e condivido pienamente la scelta del governo di ripristinare dei criteri di flessibilità". Rossi ha poi osservato come il mercato del lavoro italiano sia il luogo della massima incertezza soprattutto per le imprese. "Bisogna riportare la fisiologia del rapporto di lavoro all'interno del rapporto tra i due contraenti. Noi non ci possiamo scegliere il nostro grado di competitività ma dipende da quello che avviene intorno a noi. Insomma serve un po' più di codice civile, questo Paese sta morendo di diritti speciali". "Il contratto collettivo nazionale con una parte economica uguale per tutti – ha concluso Rossi -non sta in piedi".

Maurizio Castro, esperto di relazioni sindacali, ha sottolineato che "bisogna guardare alle esigenze del terziario che sta diventando un settore sempre più fondamentale nella nostra economia". Per Castro, "bisogna rilanciare il ruolo dell'arbitrato e avere il coraggio di dire che la pluralità di forme contrattuali è un vettore competitivo".

Per Luca Ricolfi, fondatore dell'Osservatorio del Nord Ovest, Università di Torino, ha parlato del Maxi Job: "Per maxi job intendo un contratto a tempo pieno, con una busta paga non inferiore ai 10 mila euro annui, mediante il quale il lavoratore trattiene in busta paga l'80% del costo aziendale e la Pubblica amministrazione incassa il resto, in parte come Irpef (che va allo Stato), in parte come contributi sociali (cha vanno all'Inps)". "Un contratto, dunque – ha osservato Ricolfi - che permetterebbe a un'azienda di trasferire nelle tasche del lavoratore 10 mila euro l'anno spedendone 12.500 anziché 20 mila, oppure di trasferirne 20 mila spendendone 25.000, anziché 40 mila come nella maggior parte dei contratti vigenti". "Sono convinto – ha detto Ricolfi – che serva uno shock e la soluzione del cuneo fiscale non mi convince che verrà ridotto quando sarà troppo tardi".

Ci sono tante grande questioni che ricordano il lavoro e le soluzioni non sono facili. Proverò a spiegarvi qual è la logica con cui questo governo sta affrontando i problemi.

Questo paese ha un clamoroso problema di qualità delle regole e di equilibrio delle forze in campo. La nostra legislazione è incerta, temporanea, rapidamente modificata e largamente interpretata. Non essendovi certezza nessuno può programmare nulla che abbia un significato.

La relazione tra un lavoratore e la sua impresa non può essere risolta da un magistrato come risultante obbligata di una pena comminata.

Cerchiamo una soluzione razionale del problema: se funziona la teniamo se no la togliamo.

Ci sono delle cose di fondo che vanno cambiate, con i piccoli aggiustamenti non si va da nessuna parte".

"C'è un tema che va affrontato in maniera onesta. Perché in Italia c'è un tenace attaccamento alle politiche passive? C'è tanta gente che ha paura della mancanza di strumenti utili sul mercato del lavoro".  

Giuliano Poletti

Art. 18 e disoccupazione

Non discuto dell'Articolo 18 se non all'interno di un ragionamento generale. Non ha senso fissare un unico punto. L'efficacia di una misura e' figlia dell'equilibrio complessivo delle norme.

Nel 2014 ci saranno ancora problemi acutissimi di disoccupazione. La crisi non ha ancora scaricato tutti gli effetti sul lavoro la crisi e' ancora nel pieno del suo compimento. Bisognerà vedere l'esito finale della crisi e gli effetti delle nuove politiche messe in campo.

Le riforme sul lavoro sono state decise con l'obiettivo di ridurre al minimo le cause di lavoro decise dal magistrato. Il lavoro è figlio di una libera scelta tra i soggetti e non della decisione di un soggetto terzo quale un magistrato.

Fino a fine anno le coperture finanziarie ci sono, oggi siamo al lavoro per trovare una soluzione finale e definitiva alla vicenda degli esodati. Ci sono discussioni e verifiche in corso e la volontà è quella di cercare una soluzione che affronti il problema nella sua integralità stiamo lavorando nello spirito non di trovare altri 10 euro per 5mila persone ma per trovare una misura che perimetri il problema, lo delinei e trovi una soluzione.

Le critiche al dl Lavoro sono un fatto fisiologico: è normale avere idee diverse. Sono pronto a cambiare se i fatti dimostreranno che le nostre politiche non vanno bene. Non le considero una lesione alla mia intelligenza. Le ascolto, le verifico, le discuto, e metto in campo le mie ragioni.

Giuliano Poletti

Scenario internazionale

 In apertura Gian Maria Gros Pietro, presidente del Consiglio di gestione di Intesa Sanpaolo, ha sottolineato che "come banca ci aspettiamo nel 2014 una crescita anemica nel 2014, intorno allo 0,5%, anche se la manovra da poco approvata dal Governo darà certamente un contributo positivo che stimiamo intorno allo 0,3%. Se poi fossero accelerati i pagamenti in sospeso da parte della P.A. verso le imprese, ci potrebbe essere uno shock positivo che potrebbe avere un peso intorno allo 0,9%. E in questo senso è fondamentale il ruolo delle banche, che sono disposte ad anticipare i pagamenti, ma ovviamente a patto che ci siano le condizioni, ovvero la garanzia da parte dello Stato". Parlando della situazione economica in generale, Gros Pietro ha poi evidenziato che "la direzione delle riforme è quella giusta, ma l'Italia continua ad avere un problema specifico: l'andamento piatto della produttività, che nell'ambito di un continente che non cresce comporta il non avere una quota adeguata del Pil e quindi dei mercato che si sviluppano. È' un problema che dipende principalmente da due fattori: le diseconomie di sistema e la poca innovazione che le imprese fanno su prodotti, tecnologie e capitale umano".

Il secondo a prendere la parola è stato Barry Eichengreen, della University of California at Berkeley, che ha affrontato il tema della situazione dell'economia statunitense parlando di "crescita deludente nell'ultimo anno, anche se il 2014 sarà un anno migliore. Lo scenario a breve termine è roseo, ma le prospettive a lungo termine lasciano margini di maggiore preoccupazione".

Dagli Usa in Europa si è tornati con l'intervento successivo, quello del segretario generale della Cgil Susanna Camusso, che riferendosi alla situazione in Ucraina ha cominciato chiedendosi se "la logica con cui è stata costruita l'Europa sia compatibile con la ripresa di uno scenario di guerra fredda". E' la stessa logica, ha continuato, che "puntando tutto sulla finanza ha aggravato le disuguaglianze. Oggi è urgente togliere il moloch del debito pubblico come unico oggetto di discussione: noi proponiamo la mutualizzazione del debito tra tutti i Paesi perché siamo convinti che non si può semplicemente aspettare che il mercato si rimetta in moto chiudendo le diseguglianze che si sono aperte. La logica del ‘purché si tagli va bene" è del tutto sbagliata, ha solo effetti di avvitamento recessivo". Parlando poi del tema caldo del taglio della spesa pubblica, la Camusso ha sottolineato che "non è possibile un taglio significativo senza riforma della pubblica amministrazione. Bisogna decidere dove si taglia, qual è il rapporto tra politica e istituzioni, e fare un ragionamento sulla qualità delle retribuzioni . Non possiamo seguire una pura logica di risparmio, servono risorse per rilanciare il Paese e l'abbandono della logica secondo la quale se investe il privato va bene e se investe il pubblico no". UIl segretario generale della Cgil ha poi lamentato il "depauperamento negli ultimi 20 anni di uno straordinario patrimonio industriale per mancanza di investimenti, ciò che ci rende oggi solo dei componentisti degli apparati industriali del resto d'Europa, siamo sempre meno innovatori e primi in classifica sui prodotti". Invece "bisogna decidere di tornare a investire nel Paese per quello che è.  Il tema è quello di ricostruire rilanciando un modello sociale positivo basato su istruzione, sanità e previdenza). Serve una vera politica economica che apra un orizzonte differente mettendo tutte le risorse per la ripresa del mercato del lavoro e la riduzione delle disuguaglianze".

La sessione è stata chiusa dall'intervento di Richard Baldwin, direttore del Centre for Economic Policy Research, per il quale "la rapida crescita delle economie emergenti è un ciclo finito, la ripresa mondiale  in atto – pure se fragile, frammentaria e con molti rischi collaterali – è trainata dalle economie avanzate".

Riforma fiscale

Il capogruppo di Forza Italia alla Camera, Renato Brunetta, ha evidenziato che "se noi vogliamo stare dentro l'Europa rispettando le regole ci sono sei strade da percorrere cioè le riforme. Una di queste riforme che l'Europa ci chiede è la riforma fiscale. Renzi è fortunato perché ha in mano una delega fiscale approvata dal Parlamento il 27 febbraio. Si tratta di realizzare i decreti attuativi e legislativi in dodici mesi. Non credo però che quello che ha annunciato Renzi sul fisco non sia coerente con le cose contenute nella delega fiscale né tantomeno con la raccomandazione europea".

Sulla riduzione Irpef promessa dal premier – ha aggiunto Brunetta – siamo fuori da tutti i parametri sia quelli previsti dalla nostra Costituzione, sia dal fiscal compact europeo. Lo stesso discorso vale per la riduzione Irap. E se mai un governo facesse queste manovre in deficit incorrerebbe subito nella procedure d'infrazione europea.

L'unica strada possibile – ha concluso Brunetta – è quella della riforma fiscale.

FilippoTaddei, Responsabile Economico Nazionale del Partito Democratico, ha chiarito quale sia il punto di partenza del governo per la crescita economica: siamo in crisi da prima della crisi

L'Europa ci avverte che siamo sbilanciati da un debito pubblico enorme ma abbiamo il grosso problema di tornare a crescere e quindi dobbiamo cogliere l'opportunità di farlo. Abbiamo interessi bassi e un'apertura di credito da investitori internazionali e un governo che impegna il suo credito su questa possibilità. Se noi non tocchiamo la spesa pubblica non possiamo parlare di burocrazia. Dobbiamo offrire a questo paese una riduzione fiscale riqualificando gli obiettivi della Pubblica Amministrazione.

Vladimír Dlouhý già Ministro dell'Industria e del Commercio della Repubblica Ceca e Advisor internazionale per l'Europa Centrale e Orientale di Goldman Sachs analizzando lo scenario macroeconomico ha sottolineato che "la crisi attuale è uno shock esistenziale per il sistema economico".

A chiudere i lavori del panel è stato il segretario della Cisl, Raffaele Bonanni: "siamo nello stesso pantano da diverso tempo e per uscirne bisogna avere delle idee chiare e lavorare sul medio e lungo termine ma purtroppo di tempo non ne abbiamo".

Lo sviluppo – ha precisato Bonanni – lo dobbiamo creare ma ci vorrà un periodo abbastanza lungo mentre le cose da fare subito sono tante ma ci vuole una strada precisa da seguire. Le imprese e i lavoratori indichino al governo qual è la necessità primaria. Le parti sociali hanno il diritto e il dovere di dire che cosa pensano. Bisogna proseguire sulla strada delle riforme, non solo quella fiscale. La spending review va bene ma prima bisogna decidere cosa fare di Comuni e Regioni e come gestire le spese locali.

Che il governo abbia deciso di destinare una decina di miliardi per le famiglie più povere – ha osservato Bonanni – è una novità che va nel verso giusto ma è chiaro che se Renzi non vuole che questo sia un boomerang bisogna aprire una discussione forte sulle coperture da trovare. Vorrei un presidente del Consiglio che ci sfidasse sulle cose concrete da fare come le riforme. 

Il ruolo della politica

Argomento di partenza del dibattito il fiscal compact, a proposito del quale Lorenzo Guerini, portavoce del Partito Democratico, ha sottolineato che "la volontà di rispettare i patti assunti non è in discussione, ma bisogna in qualche modo tenere conto delle difficoltà delle famiglie e delle imprese".

Giovanni Toti, consigliere politico di Forza Italia, ha replicato che "le scelte politiche vanno valutate nel contesto in cui vengono fatte, tanto più che la politica stessa deve essere in grado di cambiare visione per creare e costruire fiducia sul sistema Paese. Oggi ciò di cui c'è bisogno è rinegoziare il fiscal compact per far ripartire lo sviluppo".

Per Gaetano Quagliarello, coordinatore nazionale del Nuovo Centro Destra, "un anno fa, al contrario di oggi, non c'era da lucrare sull'antieuropeismo in vista delle elezioni europee. È ovvio che dobbiamo ricontrattare certi obblighi, ma poi dovremo dimostrare di meritarci la fiducia che ci dovesse venire concessa".

Secondo Benedetto Della Vedova, portavoce politico di Scelta Civica, "lo sforzo, come è obbligatorio in stagioni di crisi, deve essere comune e non riguardare la sola politica. Dobbiamo mettere a sistema tutte le energie disponibili evitando di usare l'Europa come capro espiatorio". 

Roberto Maroni, presidente della Regione Lombardia, ha difeso l'atteggiamento della Lega nei confronti della moneta unica: "oggi ci sono condizioni storiche ed economiche che devono farci riflettere sulla giustezza di scelte che anni fa sembravano esatte. L'anatema contro Salvini e Grillo è sbagliato, la realtà va guardata con occhi laici e non dentro compartimenti stagni".

Sangalli: recuperare il terreno perduto

Il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, ha chiuso il Forum di Confcommercio introducendo l'intervento del ministro dell'Economia e delle Finanze Pier Carlo Padoan.

La più lunga crisi dal dopoguerra ad oggi del nostro Paese ha lasciato cicatrici profonde e difficili da risanare. Ci siamo impoveriti: i redditi delle famiglie sono scesi ai livelli della metà degli anni '80 e i consumi sono tornati al livello del 1997. E il 2014 sarà un anno di convalescenza, in cui il Paese è debole e va scongiurato il pericolo di una grave ricaduta. Occorre, dunque, recuperare il terreno perduto, rimettere in moto la domanda interna, dare risposte concrete a famiglie ed imprese che da troppo tempo attendono una svolta. Ed è proprio di questo che abbiamo dibattuto in questa due giorni di lavori, affrontando temi cruciali per il futuro del Paese: spesa pubblica e burocrazia, riforma fiscale, lavoro e scenario internazionale. Sottoscriviamo, quindi, pienamente le Sue parole al primo incontro da Ministro all'Eurogruppo a Bruxelles dove, rivendicando il ruolo del nostro Paese – "l'Italia viene in Europa per fare delle cose, non per chiedere favori" – ha sottolineato che nel rispetto dell'equilibrio di bilancio "la priorità è mettere in atto politiche a favore di crescita e occupazione". Perché il problema strutturale del nostro Paese, purtroppo, è quello della bassa crescita. Se non cresciamo, infatti, i problemi non solo non si risolvono, ma si acuiscono. Rispetto a questa situazione, le nostre priorità sono, dunque, il taglio della spesa pubblica e il taglio delle tasse, ovvero le due leve fondamentali su cui agire per contrastare la recessione. Bisogna, quindi, controllare, ridurre e riqualificare la nostra spesa pubblica. E farlo con il bisturi, non con l'accetta, evitando tagli lineari e indiscriminati. E valorizzando, invece, la buona spesa pubblica e le alte competenze dei migliori dipendenti pubblici. Piuttosto, bisogna bonificare la spesa pubblica rivedendone il perimetro e adottando – senza indugi – i fabbisogni e i costi standard per tutte le funzioni pubbliche. Perché esiste – ed è pure consistente – quella parte tra gli 80 e i 100 miliardi di spesa pubblica "aggredibile", che può generare, in un lasso di tempo ragionevole, risparmi sufficienti per ridurre le tasse. Abbiamo, dunque, molto apprezzato le misure adottate dal Governo a sostegno delle famiglie meno abbienti attraverso l'incremento delle detrazioni Irpef, che potrebbero dare un po' di ossigeno anche ai consumi. Chiediamo ora al Governo un'altra spinta coraggiosa nella direzione intrapresa: includere cioè nelle detrazioni anche il popolo delle partite Iva, dei lavoratori indipendenti e autonomi. Sono imprenditori che resistono sul mercato e meritano rispetto e riconoscenza per come stanno affrontando questa crisi. Con tagli alla spesa improduttiva e recupero di risorse derivanti dalla lotta all'evasione e all'elusione fiscale, si possono aiutare tutti i contribuenti in regola, senza discriminazioni, riducendo sul medio-lungo periodo la pressione fiscale complessiva senza mettere a rischio i conti pubblici e i vincoli imposti dall'Europa. Paradossalmente, sono disponibili non uno, ma bensì due fondi taglia-tasse. Alimentiamone almeno uno e facciamolo funzionare, per restituire risorse al sistema produttivo che le merita. Su questo terreno occorre procedere speditamente, per realizzare, quella grande operazione di sottrazione "meno spesa pubblica e meno tasse" che è stata la grande occasione persa con l'ultima legge di stabilità. In questo modo rafforzeremmo il percorso intrapreso dal Governo.

Padoan: "riprendere a crescere a ritmo sostenuto e sostenibile"

La straordinaria intensità della crisi globale che stiamo attraversando, caratterizzata da cifre impressionanti e con effetti strutturali che si vedono poco, ma che hanno messo in crisi lo stesso  modello di sviluppo italiano. Il momento attuale dell'economia è delicato, con una ripresa della domanda estera ma con una domanda interna molto debole. Il quadro congiunturale resta fragile ed esposto a rischi, mentre le condizioni del mercato del lavoro continuano ad essere problematiche, con relativo crescente disagio sociale. Non è più tollerabile andare avanti così, dobbiamo riprendere a crescere a ritmo sostenuto e sostenibile, garantendo buona occupazione.

Il Governo ha strategia incentrata su misure strutturali in grado di incidere sulla competitività, i cui risultati si potranno però vedere solo nel medio periodo. Nel frattempo, dunque, bisogna sostenere la ripresa con misure di effetto immediato garantite da finanziamenti sostenibili: riduzione del cuneo fiscale, completamento del pagamento dei debiti commerciali, sostegno selettivo degli investimenti pubblici con progetti di rapida attuazione. Tutte le misure saranno contemplate nel Def e nel Programma nazionale di riforma.

Il taglio delle tasse sarà possibile solo attraverso una riduzione strutturale della spesa pubblica.

La stabilità di bilancio è condizione indispensabile per il futuro sviluppo del Paese.

Foto e video dell'evento

 

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2014-03-21 | 2014-03-22 11.00

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(+39) 06 5866 1

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