Carburanti: i gestori mettono in “stand by” la proclamazione dello sciopero nazionale

Carburanti: i gestori mettono in “stand by” la proclamazione dello sciopero nazionale

Figisc/Anisa Confcommercio, Faib Confesercenti e Fegica hanno deciso di incoraggiare il tentativo di mediazione del Governo. I gestori protestano contro la diffusione indiscriminata degli appalti e la precarizzazione del settore.

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14 novembre 2024

La decisione del Governo di farsi carico di mediare tra le diverse posizioni espresse dal settore è un fatto nuovo che i gestori ritengono debba essere incoraggiato. Così le organizzazioni di categoria – Faib, Fegica e Figisc/Anisa - in una nota congiunta diffusa al termine dell’Assemblea dei gruppi dirigenti tenutasi il 14 novembre scorso a Roma per valutare le iniziative da assumere nell'ambito della vertenza che le vede opposte agli industriali del petrolio. “La pretesa delle compagnie petrolifere di tenere in ostaggio l'intera riforma che il settore attende da decenni, con il solo scopo di conservare la propria rendita di posizione oltre a precarizzare i rapporti di lavoro e sottrarre ai gestori diritti e tutele previste dalle leggi – scrivono le organizzazioni - sarà contrastata con tutti i mezzi, giuridici e sindacali, che le norme mettono a disposizione della categoria”.

E tuttavia “la categoria intende sostenere il compito assunto dal Governo, sospendendo la proclamazione formale dello sciopero nazionale sia su rete ordinaria che autostradale, proprio per consentire un estremo tentativo di riportare nel recinto della piena legalità anche i comportamenti delle compagnie petrolifere più retrive. A questo scopo le organizzazioni di categoria annunciano che, già nelle prossime ore, metteranno a disposizione del Mimit una proposta articolata di mediazione”, concludono.

 

Ddl carburanti, "riforma bloccata dai veti dell'industria petrolifera"

Slitta ancora l'approvazione del disegno di legge sulla rete di distribuzione dei carburanti e i sindacati di (Figisc, Faib e Fegica) confermano lo stato di agitazione, oltre all'ipotesi di uno sciopero per protestare contro il ddl carburanti. Le organizzazioni sindacali, dopo l'incontro avvenuto con il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, ha commentato così: "non assisteranno inerti al tentativo dei petrolieri di sottoporre una intera categoria di lavoratori al ricatto di contratti del tutto precari, sia in termini regolatori che economici - riporta una nota - Né accetteranno in alcun modo la prassi ormai consolidata di sottrarsi alla contrattazione collettiva imposta dalle leggi vigenti".

I gestori rinnovano quindi la sollecitazione al governo perché si faccia "promotore di una vera riforma", che preveda la chiusura certa di almeno 7.000 impianti oggettivamente inefficienti, l'imposizione di criteri regolatori più stringenti per i titolari degli impianti esistenti (non solo per i nuovi) per combattere l'altissimo livello di illegalità e la presenza della criminalità organizzata, nonché, allo stesso modo, l'introduzione progressiva ma vincolante di nuovo energie non fossili presso gli impianti già in funzione, perché la rete distributiva possa partecipare efficacemente alla transizione energetica.

ln una nuova nota congiunta dell'8 ottobre scorso, i sindacati dei gestori torna a parlare dei rallentamenti per l'approvazione del Ddl carburanti: "Il Governo ha compreso che non sono i Gestori a ostacolare il riordino e la modernizzazione del settore", ma la richiesta insensata di alcuni petrolieri, privi di una strategia a lungo termine "che “tuonano” contro l’arretratezza delle Organizzazioni di Categoria ma, intanto fanno il pieno di profitti e pretendono pure, che sparisca l’esposizione del 'cartello' nel quale viene indicato il differenziale fra rifornimento in prezzo self e quello servito. Una “tassa occulta” odiosa che vale almeno un Miliardo/anno per le tasche dei petrolieri e che viene posta a carico di quei cittadini che, spesso, non possono scendere dalla vettura per rifornirsi da sé".

"I petrolieri - prosegue la nota - per sbloccare il loro 'niet!', pretendono che il Governo introduca, nel DDL in corso di messa a punto, una sanatoria che renda “legalizzate” quelle violazioni che, in spregio della normativa di settore voluta dal Parlamento, hanno perpetrato a danno dei Gestori e dei consumatori".

I Gestori chiedono quindi il rispetto delle normative e, per fare chiarezza, si sono rivolti al Governo, alla Magistratura e alle autorità europee: prima di 'incrociare le braccia' e chiudere gli impianti bisogna provare a dialogare. "Intanto, i petrolieri aggirano la concorrenza, creando società di gestione 'schermo' che operano direttamente con il pubblico, violando la normativa sulla concorrenza. L'Agcm potrebbe intervenire nuovamente per chiarire la situazione".

I gestori "bocciano" il governo

Le organizzazioni dei gestori bocciano in modo deciso e senza appello la proposta di riforma del settore dei carburanti messa a punto dal governo Meloni e discussa dal Consiglio dei Ministri. “La proposta che arriva in Cdm – si legge in una nota congiunta di Figisc, Faib e Anisa - è una vera e propria violenza alla realtà: si distrugge l’ultimo anello della catena (i gestori) per premiare le compagnie petrolifere che nel corso degli ultimi 3/5 anni hanno chiuso bilanci con utili mostruosi, anche a scapito dei margini dei gestori e sulle spalle dei clienti”. "Il Governo - proseguono i gestori - ha anche cancellato la norma che obbligava la pubblicizzazione del differenziale fra prezzo self e servito che, a spanne, vale oltre 1 miliardo di euro per le compagnie. Una schizofrenia incomprensibile: prima l’obbligo per i gestori del cartello (inutile) del prezzo medio regionale ed adesso, addirittura, la cancellazione dell’unica informazione utile ai clienti. Forse il Governo ha deciso di compensare i petrolieri ringraziandoli, in questo modo, per l’acquiescenza dimostrata alle politiche di esclusione sociale messe in atto dall’esecutivo: una vera e propria vergogna che non ha pari nella storia di questa categoria". 

Nella nota congiunta si sottolinea inoltre che "per meglio consentire lo sfruttamento intensivo dei gestori si precarizzano i contratti che saranno applicati a discrezione delle compagnie senza alcuna contrattazione della parte economica e normativa: finti contratti di durata quinquennale che possono essere disdettati con 90 giorni di preavviso. Quindi contratti che, nella realtà, durano 90 giorni. E' vero, scompare la dicitura urticante contratti di appalto ma la sostanza è la stessa; la precarietà è la stessa; l’invadenza delle compagnie sarà la stessa".

"La categoria ha sempre ricercato il confronto con un Governo che, però, non aveva alcuna intenzione di avviarlo, si è vista sbattere in faccia tutte le porte che potevano favorire un’intesa onorevole (come peraltro dimostrato dalla presentazione, bipartisan, di interrogazioni ed odg nelle aule parlamentari)". "Alla categoria - si legge nella nota - non resta altra strada che la contrapposizione dura al disegno del Governo ricercando, con i gruppi parlamentari di maggioranza ed opposizione le necessarie convergenze. Appena assegnato il ddl al ramo del Parlamento individuato, le Federazioni di rappresentanze dei gestori fisseranno iniziative sindacali e tempi e modalità di svolgimento di un’azione di chiusura di tutti gli impianti. stradali ed autostradali con manifestazioni nel territorio (anche nel corso della prossima campagna elettorale per le regionali)".

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