Spostamenti tra regioni vietati fino al 27 marzo

Spostamenti tra regioni vietati fino al 27 marzo

Il governo vara il nuovo decreto legge Covid. Monitoraggio Regioni: Lombardia e Piemonte diventano arancioni, Sardegna prima regione bianca. 

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27 febbraio 2021

Il Consiglio dei ministri ha approvato il nuovo decreto legge Covid. Il provvedimento proroga il divieto di spostamenti tra Regioni fino al 27 marzo. Lo stesso provvedimento vieta gli spostamenti in zona rossa verso altre abitazioni private. Mentre nelle zone gialle e arancioni rimane la norma che permette a due adulti (e i figli minori di 14 anni) una visita al giorno.

 

Lombardia e Piemonte diventano arancioni, Basilicata in rosso, Sardegna bianca

Per quel che riguarda le "colorazioni" delle regioni, tre diventano arancioni e due vanno in zona rossa e per la prima volta una regione diventa bianca: la Sardegna. In base al monitoraggio della Cabina di Regia la Lombardia, il Piemonte e le Marche diventano arancioni insieme a Abruzzo, Campania, Emilia -Romagna, Toscana, Provincia Autonoma di Trento, Provincia Autonoma di Bolzano e Umbria. Due le regioni rosse, Molise e Basilicata. La Liguria invece torna gialla aggiungendosi a Lazio, Valle d'Aosta, Sicilia, Calabria, Veneto, Puglia, Friuli Venezia Giulia. A questi provvedimenti vanno aggiunti i lockdown locali come quelli che scatteranno nelle province di Frosinone, Pistoia e Siena già sabato e le misure da "arancione scuro" in provincia di Bologna e Brescia.

Rt nazionale stabile a 0,99

L'indice di contagio medio, calcolato sui casi sintomatici di covid, è pari a 0.99 (range 0.93-1.03), come la scorsa settimana. Il limite superiore va oltre 1. E' quanto si apprende dalla Cabina di regia, che si è riunita questa mattina, per il monitoraggio dei dati sull'epidemia di coronavirus. Secondo la bozza del monitoraggio settimanale di Istituto superiore di sanità (Iss) e ministero della Salute, l'Rt è superiore a 1 in 10 regioni. "Dieci Regioni e province autonome hanno un Rt puntuale maggiore di 1 di cui una (Basilicata) ha un Rt con il limite inferiore superiore a 1.25, compatibile con uno scenario di tipo 3. Delle altre nove, cinque hanno un Rt nel limite inferiore compatibile con uno scenario di tipo 2. Le altre Regioni e province autonome hanno un Rt compatibile con uno scenario di tipo uno", si legge nel documento relativo alla settimana 15-21 febbraio.

 

La suddivisione regionale delle zone a rischio a partire dal 1.03.2021

 

IL DPCM VALIDO FINO AL 5 MARZO 

Divieto di spostarsi tra le regioni fino al 15 febbraio e divieto della vendita da asporto per i bar dalle 18. Sono le principali novità del Dpcm firmato dal premier Giuseppe Conte, che entrerà in vigore da sabato 16 gennaio fino al 5 marzo.

Le ultime modifiche al Dpcm erano state illustrate dall'esecutivo a Regioni, Comuni e Province alla viglilia, precedute da una premessa del ministro della Salute, Roberto Speranza: "la situazione non può essere sottovalutata, lavoriamo insieme tempestivamente ad anticipare le restrizioni per evitare una nuova, forte ondata" del virus. Nessun passo indietro, dunque, con il rinnovo di tutte le misure già in vigore a partire dal coprifuoco dalle 22 alle 5, scuole superiori in didattica a distanza al 50% e inasprimento delle soglie per accedere alle zone con restrizioni, introdotte con il decreto approvato mercoledì scorso: con Rt 1 o con un livello di rischio 'alto' o, ancora, con un'incidenza di 50 casi ogni 100mila abitanti e un rischio moderato, si va in arancione, con Rt a 1,25 in rosso. 

Qualche modifica rispetto alle bozze il governo però l'ha fatta. Il divieto di spostamento tra le regioni, comprese quelle gialle, sarà in vigore fino al 15 febbraio e non più al 5 marzo. Fino a quella data sarà invece valida la regola che consente una sola volta al giorno ad un massimo di due persone (oltre ai minori di 14 anni conviventi) di andare a trovare parenti o amici nella regione, se questa è in zona gialla, o nel comune se è in zona arancione o rossa. E sempre fino al 5 marzo sarà possibile spostarsi nelle regioni arancioni dai Comuni con una popolazione non superiore ai 5mila abitanti, per una distanza non superiore ai 30 chilometri e mai verso i capoluoghi di provincia.

Il governo ha poi confermato il divieto della vendita da asporto per i bar dalle 18 - nello specifico lo stop coinvolge le attività identificate dai codici Ateco 56.3 (bar e altri esercizi simili senza cucina) e 47.25 (commercio al dettaglio di bevande in esercizi specializzati) - un provvedimento fortemente criticato dalle Regioni: "non porta vantaggi significativi sul piano della prevenzione e al contrario rischia di rappresentare un ulteriore fattore negativo di tensione sociale ed economica sui territori", ha detto il presidente della Conferenza Stato Regioni, Stefano Bonaccini, a nome di tutti i governatori. Durante la riunione il ministro per gli Affari Regionali, Francesco Boccia, ha poi garantito, nonostante la crisi di governo, "massima priorità" per i ristori a tutte le attività costrette a fermarsi. Tra queste c'è lo sci: gli impianti non riapriranno almeno fino al 15 febbraio. Con il decreto viene infine introdotta la 'zona bianca', in cui le uniche restrizioni sono il distanziamento e l'uso della mascherina. Ma i parametri per entrarci - 3 settimane consecutive di incidenza di 50 casi ogni 100mila abitanti e un rischio basso - fanno sì che ci vorranno mesi prima che una regione possa trovarcisi.

 

 

Per conoscere le misure di contrasto e contenimento dell'emergenza Covid 19 consulta la pagina dedicata agli aggiornamenti del Dpcm sulle attività aperte e chiuse

 

Servizi di ristorazione, ecco le regole

"Le attività dei servizi di ristorazione (fra cui bar, pub, ristoranti, gelaterie, pasticcerie) sono consentite dalle ore 5:00 fino alle ore 18:00 - è scritto nel testo del DPCM firmato dal premier Giuseppe Conte - il consumo al tavolo è consentito per un massimo di quattro persone per tavolo, salvo che siano tutti conviventi; dopo le ore 18,00 è vietato il consumo di cibi e bevande nei luoghi pubblici e aperti al pubblico; resta consentita senza limiti di orario la ristorazione negli alberghi e in altre strutture ricettive limitatamente ai propri clienti, che siano ivi alloggiati; resta sempre consentita la ristorazione con consegna a domicilio nel rispetto delle norme igienico-sanitarie sia per l'attività di confezionamento che di trasporto, nonché fino alle ore 22:00 la ristorazione con asporto, con divieto di consumazione sul posto o nelle adiacenze; per i soggetti che svolgono come attività prevalente una di quelle identificate dai codici Ateco 56.3 e 47.25 l'asporto è consentito esclusivamente fino alle ore 18:00".

 

Fipe: "Settore stremato, ma la legalità resta un prerequisito"

"Le proteste di queste ore sono segnale del grandissimo disagio e sconforto di un settore che è ormai allo stremo e non sta a me giudicare, ma la legalità  resta un prerequisito che non si deve mai mettere in  discussione". Così il presidente di Fipe Confcommercio, Lino  Stoppani, commenta le proteste messe in atto in queste ore da  alcuni gruppi di ristoratori. "Certo serve programmazione, ma come Fipe abbiamo un modo diverso di fare interlocuzione sindacale, non esporremmo mai i nostri associati a rischi penali  ma portiamo ai tavoli sindacali e istituzionali le nostre  necessità, rappresentando anche con forza le nostre ragioni". 

 

Con lo stop all’asporto alle 18 ulteriore perdita del 50% per i bar di Milano

Per i bar del milanese lo stop all’asporto alle 18 significa perdere mediamente il 46% del fatturato. Il dato emerge da un sondaggio realizzato da Confcommercio Milano, Lodi, Monza e Brianza insieme ad Epam (l’Associazione dei pubblici esercizi). La perdita sarà più alta a Milano (-50%) rispetto a Lodi (45%), hinterland milanese (40%) e Monza Brianza (38%). Per i locali più attivi nelle ore serali si arriva addirittura al 59%

La restrizione sull’asporto arriva in una situazione drammatica per tutti i pubblici esercizi: nel dicembre 2020 il fatturato scende del 71% in tutte le attività rispetto al dicembre del 2019. Le perdite maggiori le indicano i bar-locali più attivi la sera e i ristoranti: -77 e -76%. Mentre si alza notevolmente, dal 67 all’86%, la quota di operatori che ritiene la propria attività a rischio chiusura.

Federmoda: "Nuove zone rosse un dramma per il retail della moda"

"Una scelta che rischia di affondare l'intera filiera, in un momento cruciale per il settore". Così Renato Borghi, presidente di Federazione Moda Italia-Confcommercio, commenta le notizie di un ritorno in fascia rossa per la Lombardia, la Sicilia e la Provincia autonoma di Bolzano scuotono la capitale della moda, nel primo giorno di una Milano Fashion Week in edizione virtuale. "I saldi - aggiunge - sono partiti con il freno tirato per le forti apprensioni degli operatori alle prese con uno slalom di paletti e aperture a geometria variabile e la dilagante confusione generata dai decreti anche nei consumatori. Il 91% delle imprese intervistate evidenzia un preoccupante decremento delle vendite, con sei imprese su dieci che dichiarano un calo tra il 50 e il 90%". "Dopo aver perso quella marginalità di sussistenza nel pieno della stagione - prosegue Borghi - per cause dovute certamente al minor reddito disponibile dei consumatori; all'eccessivo utilizzo dello smart working nel pubblico e nel privato; alla totale assenza dello shopping tourism; al venir meno delle occasioni d'incontro di lavoro e nel privato (pranzi, cene, feste, cerimonie, cinema, teatri, musei, "Prima della Scala", piscine, palestre), perdiamo ora anche la liquidità dei saldi che permette ai negozi di effettuare gli ordini alla produzione per le collezioni autunno/inverno 2021/2022, con ovvie ripercussioni sulla manifattura e sul made in Italy". "Per evitare l'apocalisse del retail della moda - conclude Borghi - servono misure shock per sostenere in modo concreto la continuità dei negozi attraverso un contributo sull'effettiva perdita di fatturato e per la rottamazione dei magazzini con un credito di imposta pari al 60% del valore di acquisto delle merci invendute".

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