I Centri Agroalimentari: "sintesi" della filiera ortofrutticola

I Centri Agroalimentari: "sintesi" della filiera ortofrutticola

Roma, 20 novembre 2010

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20 novembre 2010

Macro Carrier

 

 

Oggi stiamo attraversando una difficile transizione dalla recessione al ritorno alla crescita, in cui resta elevato il livello di sofferenza dell’economia reale, delle imprese e del lavoro.

 

Del resto, per il 2010 il nostro Ufficio studi prevede in Italia un incremento del Pil intorno all’1%.

 

Insomma, dopo la grande crisi, si sta configurando – su scala globale, in Europa ed in Italia – uno scenario di ritorno alla crescita lento ed in cui soffre particolarmente l’occupazione.

 

Ci vuole, dunque, una politica attenta per irrobustire la crescita, rimettere in moto lo sviluppo e rilanciare i consumi, che - ricordo - nell’ultimo decennio sono cresciuti solo dello 0,5% all’anno.

 

E, pertanto, occorre avanzare rapidamente nei cantieri di lavoro delle riforme utili a sostenere produttività e competitività.

 

E puntare su grandi risorse di cui il nostro Paese certamente dispone, come l’economia dei servizi. Perché proprio da questo settore – dai servizi di mercato che già contribuiscono per il 58% alla creazione della ricchezza nazionale e per il 53% all’occupazione - potrebbe venire una spinta determinante all’accelerazione ed all’irrobustimento della dinamica del ritorno alla crescita.  

 

Le imprese del commercio, sia le piccole che le grandi, sono quelle che nella crisi hanno pagato e continuano a pagare un prezzo salatissimo. Basti pensare che nei primi nove mesi del 2010 le imprese commerciali si sono ulteriormente ridotte di oltre 17mila e 700 unità, di cui oltre 10mila e 400 nel dettaglio.

 

Per via di consumi che mostrano un profilo di ripresa lento e altalenante, il commercio andrà ancora incontro a gravi difficoltà con ripercussioni sullo sviluppo della rete di vendita sia dell’ingrosso che del dettaglio. Queste dinamiche risentono anche di un processo di lungo periodo che ha visto l’area del consumo che attiene alle scelte dei consumatori ed alle loro preferenze ridursi sensibilmente a vantaggio delle spese obbligate – come affitti, bollette, servizi bancari e assicurativi - il cui peso sul totale dei consumi è passato dal 19% del 1970 ad oltre il 30% di oggi.

 

Nonostante queste innegabili difficoltà, il mondo del commercio rappresenta comunque una grande risorsa per il Paese, garantendo una presenza sempre orientata ad un pluralismo distributivo in grado di soddisfare il consumatore, sia in termini di diffusione, presenza e radicamento sul territorio, che di tipologia di vendita.

 

In questi anni la distribuzione ha dimostrato di essere un settore al passo con i tempi, di orientare e delineare mode e tendenze, di evolvere seguendo le trasformazioni sociali ed i comportamenti d’acquisto dei consumatori.

 

Un comparto, dunque, con un patrimonio di imprese che non hanno solo una valenza di carattere economico.

 

Quello che, più in generale, chiediamo è, dunque, una politica per i servizi, fatta di sostegno all’innovazione, di riqualificazione del capitale umano, di investimenti in ricerca e sviluppo, di un più agevole accesso al credito, di potenziamento infrastrutturale. A questo proposito cito un dato significativo: le inefficienze nei trasporti e nella logistica costano all’Italia 40 miliardi di euro all’anno.

 

Partire, quindi, dal riconoscimento di come è fatta l’economia reale del Paese è necessario per individuare soluzioni che consentano a tutte le imprese ed in ogni settore di crescere e competere meglio.

 

Di crescere per riassorbire disoccupazione e per costruire nuova occupazione.

 

Di crescere, attraverso robusti incrementi di produttività, anche per rafforzare il reddito dei lavoratori.

 

Ed è ora necessario rendere strettissimo il circuito tra stabilità finanziaria e spinta alla crescita, facendo avanzare tutto il cantiere delle riforme utili al rafforzamento della competitività complessiva del sistema-Paese.

 

Crediamo, inoltre, che occorra puntare sull’innovazione perché si tratta di un grande volano di crescita per sostenere una ripresa che sia più robusta e più rapida del previsto.

 

Basti pensare, ad esempio, all’impatto di un’innovazione - non solo tecnologica ma anche organizzativa - diffusamente applicata anche alla filiera ortofrutticola nell’ottica di renderla sempre più efficiente.

 

Per questo guardiamo con grande attenzione all’impegno per la maggiore produttività lungo tutta la filiera che va dalla produzione alla vendita al consumatore finale e a politiche orientate al mercato, all’innovazione di prodotto e di processo, all’utilizzo di moderne infrastrutture logistiche, alla ricerca di una visione d’insieme degli interessi in gioco.

 

Perché appare sempre più necessario promuovere la discussione e il confronto tra i vari soggetti della filiera per raggiungere soluzioni premiali per tutti.

 

E’ questa una sfida e un’opportunità da cogliere nel segno di una maggiore produttività.

 

Il commercio italiano – liberalizzato, concorrenziale e senza incentivi a carico della finanza pubblica – la sfida per la maggiore produttività l’ha fatta propria da tempo.

 

Anche perché proprio questa è la via più efficace per tenere sotto controllo prezzi e inflazione.

 

Del resto, rafforzare la produttività è un’esigenza generale del nostro sistema produttivo.

 

Oggi serve, dunque, qualcosa in più: una qualità di filiera per garantire sicurezza, rintracciabilità, igiene e qualità dei prodotti, innovazione lungo la catena del valore, servizio di trasformazione industriale ed artigianale, servizio commerciale, valorizzazione delle economie di scala e di aggregazione per i sistemi delle piccole imprese operanti in contesti omogenei, come i distretti o le reti d’impresa.

 

Purtroppo la logica sinergica che - a nostro avviso - si dovrebbe promuovere è tra le meno diffuse e praticate nel nostro Paese.

(E’ il concetto di rete: del connettere e mettere insieme).

 

Tocca, quindi, anche alla politica individuare, ed alla pubblica amministrazione realizzare, le condizioni perché le imprese - tutte le imprese - possano esprimere al massimo le proprie potenzialità in condizioni di pari dignità, equità e stabilità.

 

Da parte nostra, siamo disponibili ad un confronto costruttivo con tutti gli attori della filiera al fine di verificare la possibilità di raggiungere un “Patto per la produttività” che, peraltro, ben attiene al tema generale del rilancio dell’economia del nostro Paese.

Grazie.

 

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