I GIOVANI IMPRENDITORI DEL TERZIARIO: OTTIMIS ...

I GIOVANI IMPRENDITORI DEL TERZIARIO: OTTIMIS ...

02/00

      

22/2000       Roma, 6-4-2000

 

 

Sondaggio del Gruppo Giovani Imprenditori Confcommercio sul profilo dei giovani imprenditori

 

I GIOVANI IMPRENDITORI DEL TERZIARIO: OTTIMISTI, COLTI, INNOVATIVI, ALLE PRESE CON BUROCRAZIA, MERCATO DEL LAVORO E BANCHE

 

I Giovani Imprenditori del terziario contano molto sulle prospettive di espansione legate alle nuove tecnologie che peraltro già usano, sono abbastanza soddisfatti dei loro affari e ottimisti per il futuro, ma hanno problemi con il mercato del lavoro né vogliono aver a che fare con le banche:  questa la sintesi dei risultati che emergono dal sondaggio condotto dal Gruppo Giovani Imprenditori Confcommercio (120.000 associati) sull'identikit del giovane imprenditore del terziario. Il sondaggio verrà presentato domani a Stresa nel corso del meeting " I giovani per i giovani: lo sviluppo riparte dalla nuova economia".

Dall'indagine emerge che la voglia d'impresa prende da giovani o addirittura giovanissimi: un GI su tre ha iniziato a lavorare prima dei 18 anni, uno su due tra i 18 e i 24.

Questo tuttavia non incide sul loro livello di istruzione: il 26% dei GI ha la laurea, mentre secondo l'Istat la percentuale di laureati in Italia è del 6,7; il 66% ha il diploma di scuola media superiore, a fronte di una percentuale nazionale del 28. Pochi i GI con la licenzia media inferiore: 8%, a fronte di un dato nazionale del 32,6.

Sono distribuiti sul territorio abbastanza armonicamente, con una lieve prevalenza del nord est e una lieve carenza del sud e delle isole, a conferma


del fatto che fare l'imprenditore nel meridione  ancora è più difficile che nel resto d'Italia.

Molti segnali indicano il profilo di GI come imprenditore "dinamico": cercano e frequentano corsi di formazione, vanno all'estero per lavoro, conoscono le lingue, usano il computer.

La stragrande maggioranza dei GI (80%) vuole più formazione: a parte una leggera prevalenza dell'area internet e nuove tecnologie, è da segnalare l'interesse sull'area amministrativa. Che l'amministrazione e tutto ciò che essa implica (adempimenti legali, contabili, fiscali) sia un'area "critica", è testimoniato da altri due segnali: è l'attività più spesso affidata a professionisti esterni e nello stesso tempo la metà degli intervistati dice che leggi e burocrazia sono il maggior problema, specialmente all'inizio.

Da ciò si ricava che va benissimo la promozione di internet e delle nuove tecnologie per la loro applicazione all'impresa, ma anche che comunque gli imprenditori continuano a trovarsi di fronte alle vecchie difficoltà della "vecchia" economia.

Altro indice di dinamicità è che l'espansione della propria attività è immaginata verso l'area del commercio elettronico per più della maggioranza degli intervistati che operano nel commercio, mentre chi lavora nei servizi e nel turismo generalmente sente più l'appeal dell'ampliamento/completamento della propria offerta, in modo da renderla quando possibile "chiavi in mano", o più integrata, per il cliente.

Il computer è un oggetto molto familiare e molto usato: l'86% degli intervistati lo possiede (a fronte di una diffusione nelle famiglie in Italia del 14%; le statistiche dicono inoltre che in Europa solo il 55% dei manager usa un pc): la metà di coloro che lo possiede lo usa per la gestione dell'azienda, il 36% per navigare su internet (dato sulle famiglie: 5%) e il 10% addirittura lavora con internet.

Nei primi tempi dell'attività, per un GI su due sarebbe importante una specie di "tutor", uno specialista,  per rafforzare le competenze di tipo manageriale. Arriva dunque la richiesta piuttosto chiara di non essere "abbandonati" una volta avviata l'impresa.

Buone notizie sul fronte degli affari, che sembra  vadano in media abbastanza bene.

Praticamente nessuno ha registrato negli ultimi due anni un calo sensibile del fatturato; al contrario, nell'85% dei casi questo è risultato in crescita.

Ottimismo anche per il futuro: il 79% dei GI ritiene che il fatturato nei prossimi due anni aumenterà, il 21% al contrario che si ridurrà.

Difficili i rapporti con il mondo del lavoro: se da una parte è diffusa la conoscenza e anche l'uso dei rapporti di lavoro "atipici" (ma il lavoro interinale pur noto a un terzo degli imprenditori è adottato da molti meno, ossia dal 14% di essi), è anche ben evidenziato il problema del reperimento sul mercato del lavoro delle figure professionali che sarebbero richieste:quasi il 40% degli intervistati segnala che dalle scuole non escono le figure professionali di cui ci sarebbe bisogno e solo il 12% di loro dichiara di voler assumere in un prossimo futuro.

Un'altra area grigia è quella dei rapporti con le banche.

Anzitutto, è confermato che il denaro costa diversamente in dipendenza dell'area geografica in cui lo si chiede in prestito: il costo medio più basso lo si ha nel Nord ovest (6,1%), seguito dal Nord est (6,5%). Il più alto è naturalmente quello praticato a Sud e nelle isole (7,5%), mentre il Centro è in posizione intermedia (7,1%). Che le banche non siano imprese "amiche" è testimoniato anche dal fatto che la quasi totalità (86%) degli intervistati ha piani di sviluppo per la propria azienda, ma solo il 26% pensa di indebitarsi con le banche: il 36% cerca leggi di agevolazione, il 29% pensa di autofinanziarsi e un esiguo 7% cerca soci.

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