Dal Governo via libera al Def

Dal Governo via libera al Def

Le stime contenute nel Documento di Economia e Finanza 2023 indicano per quest'anno una crescita del Pil pari all’1%, con rapporto deficit/Pil al 4,5%. Confcommercio: “2023 come anno di transizione, necessaria la messa a terra del Pnrr”.

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28 aprile 2023

Il Consiglio dei Ministri ha approvato il Documento di Economia e Finanza 2023 che indica una crescita del Pil all'1%, con il rapporto deficit/Pil al 4,5%. Lo scenario tendenziale, cioè quello a legislazione vigente, vede invece una crescita del Pil dello 0,9% e il deficit al 4,35%. Per il 2024, le stime programmatiche indicano una crescita del Pil dell'1,5% e un deficit/Pil al 3,7%. Il debito programmatico per il 2022 si attesta al 144,4% del Pil per scendere nel 2023 al 142,1% e nel 2024 al 141,4, fino a raggiungere il 140,4% nel 2026. 

Il Def "tiene conto di un quadro economico-finanziario che, nonostante l'allentamento negli ultimi tempi degli effetti negativi derivanti dalla pandemia e dal caro energia, rimane incerto e rischioso a causa della guerra in Ucraina, di tensioni geopolitiche elevate, del rialzo dei tassi di interesse ma anche per l'affiorare di localizzate crisi nel sistema bancario e finanziario internazionale". Così  il Mef, che aggiunge: "in questo contesto, l'economia italiana continua a mostrare una notevole dose di resilienza e vitalità"

"Gli obiettivi prioritari che ispirano e delineano la politica economica del governo possono essere sintetizzati nel sostegno alla crescita e al benessere dei cittadini, con nuovi interventi in favore di famiglie (in particolare per quelle numerose sono previste misure anche nella riforma fiscale) e imprese nonché misure destinate a rilanciare gli investimenti e rafforzare la competitività del Paese; la sostenibilità dei conti pubblici con una graduale riduzione di deficit e debito", conclude il Ministero dell'Economia. 

Per il ministro dell'Economia, Giancarlo Giorgetti, si tratta di un Documento di economia e finanza improntato a stime "prudenti e realistiche", per dare messaggi di "serietà e affidabilità ai mercati e all'Unione europea".  Le risorse a disposizione per misure espansive nella prossima manovra sono non a caso pari a soli 4 miliardi di euro, come differenza tra il deficit/Pil tendenziale del 2024 (3,5%) e quello programmatico (3,7%). Per il 2023 sono a disposizione ulteriori risorse per 3 miliardi di euro che verranno destinate alla riduzione del cuneo fiscale per i lavoratori a reddito medio-basso.

Corsa contro il tempo per varare il dl lavoro il primo maggio 

Non tutto, però, sta filando liscio visto che il 27 aprile scorso la Camera ha respinto la risoluzione di maggioranza sullo scostamento di bilancio, i 3,4 miliardi per il 2023 a copertura del taglio del cuneo nel decreto da varare nel Consiglio dei ministri del primo maggio. Il governo ha dunque approvato una nuova relazione da sottoporre all’Aula di Montecitorio che è stata approvata il giorno successivo.

 

Confcommercio: “2023 come anno di transizione, necessaria la messa a terra del Pnrr”

dettaglio podio confcommercio

“Il Documento di Economia e Finanza per il 2023 conferma che l’anno in corso - con la previsione di un Pil programmatico in crescita dell’1 per cento - costituisce un momento di transizione tra la brillante fase di reazione post pandemica (quasi +11% nel biennio 2021-2022) e il 2024 come momento di nuovo impulso alla crescita (+1,5%), basato sulla realizzazione del Pnrr dentro il rinnovato quadro di regole europee”: così Luigi Taranto, segretario generale di Confcommercio-Imprese per l’Italia, ha osservato in occasione dell’audizione del 17 aprile scorso presso le Commissioni Bilancio congiunte del Senato e della Camera.

“Non mancano - ha proseguito Taranto - oggettive difficoltà che vanno affrontate: il rientro lento dell’inflazione e la volatilità dei prezzi di materie prime ed energia in specie, gli esigui spazi fiscali per sostenere la crescita, i ritardi nell’utilizzo dei fondi pubblici nazionali ed europei, l’incertezza presso famiglie e imprese che si riverbera in una particolare ampiezza dell’errore di previsione e, infine, il minore impatto del PNRR sulla crescita a causa di alcune difficoltà nell’attivazione effettiva delle risorse. Nel Documento, appare dunque senz’altro condivisibile la prudenza. E non stupisce l’esiguità dello scarto tra scenario tendenziale e programmatico, data la ridotta disponibilità di risorse aggiuntive in ragione sia dell’attenzione ai conti pubblici sia del processo di normalizzazione dello schema degli aiuti a famiglie e imprese”.

“La prudenza si apre alla prospettiva di risultati migliori del previsto nel prossimo futuro. Ma, a nostro avviso, questa chance è controbilanciata - ha evidenziato Taranto - dalla oggettiva fragilità della congiuntura attuale: la produzione industriale appare debole nel primo bimestre (-0,5 e -0,2% le variazioni congiunturali a gennaio e febbraio) e i consumi rallentano fortemente (-0,2% congiunturale nel primo trimestre 2023 secondo l’Indicatore dei Consumi Confcommercio e -0,9% congiunturale a febbraio per l’indice delle vendite al dettaglio dell’Istat) in conseguenza dell’erosione del potere d’acquisto sia dei redditi correnti sia della ricchezza detenuta in forme non protette dall’inflazione”.

“Seppure nelle nostre valutazioni la dinamica dei prezzi al consumo sia molto simile a quella tracciata nel Def – ha evidenziato il segretario generale di Confcommercio - ci sembra, dunque, più probabile ipotizzare un primo quarto dell’anno in corso a crescita zero e una chiusura d’anno con un prodotto lordo in crescita poco al di sotto dell’1%. Per il prossimo anno, poi, il protrarsi di una fase molto lenta di recupero della propensione al consumo limiterebbe la crescita all’1,2%”.

“Non si tratta, comunque, di differenze particolarmente significative. Piuttosto, sotto il profilo sostanziale, dallo stesso Def emerge – ha proseguito Taranto - un chiaro rallentamento degli investimenti privati, tanto nell’anno in corso quanto nel prossimo, a fronte di notevoli tassi di crescita della componente pubblica del processo di accumulazione di capitale. Non è una stima rassicurante, in quanto smentirebbe l’assunto alla base del PNRR circa la complementarità tra investimenti pubblici e privati. Inoltre, l’impatto del Piano di Ripresa e Resilienza sul PIL risulta ridotto rispetto a precedenti stime. Nel successivo biennio 2024-2025, è poi previsto un picco di spesa con valori annuali che supererebbero i 45 miliardi: valori più che ambiziosi per l’attuale macchina amministrativa italiana. Ad essi occorre, peraltro, aggiungere le ingenti risorse derivanti dal Fondo di Sviluppo e Coesione e dai Fondi Strutturali per il settennio 2021-2027”.

“Si tratta di dati sfidanti: meritano la massima attenzione – ha sottolineato Taranto - al fine di riportare su un sentiero virtuoso il percorso di realizzazione del PNRR, anche alla luce delle correzioni che sono necessarie a causa degli extra-costi emergenti nell’attuale scenario economico-finanziario”.

“Più in generale – ha concluso il segretario generale di Confcommercio - evidenziamo l’esigenza che ogni rivisitazione e aggiornamento del PNRR siano anzitutto finalizzati ad allineare il tasso di crescita potenziale del PIL italiano almeno a quello dell’Eurozona. È il tema noto del cogliere l’occasione di valorizzare riforme ed investimenti per evitare il ritorno agli asfittici tassi di crescita del passato e per la stessa sostenibilità della finanza pubblica”.

Sangalli: "servono percorsi su misura per migliorare le finanze pubbliche"

"Il Def 2023 - ha commentato il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, in occasione dell'incontro con il viceministro all'Economia, Maurizio Leo - fotografa un momento di transizione. È uno spartiacque tra la brillante reazione post-pandemica e il 2024 come nuovo momento di impulso alla crescita, basato sulla realizzazione del PNRR dentro il rinnovato quadro di regole europee. Resta il tema di fondo, a livello europeo, di investimenti e riforme, a partire da quella strutturale del Patto di stabilità e crescita".

"C’è l’esigenza - ha proseguito Sangalli - di percorsi “su misura” volti al miglioramento qualitativo delle finanze pubbliche, all’insegna di crescita sostenibile, capace di ricondurre il debito “verso un livello prudente”. E questo è strategico, in particolare per il nostro Paese. Per raggiungere questo necessario obiettivo, a livello politico interno occorre come prerequisito la coesione politica, la collaborazione tra istituzioni, l’efficienza delle pubbliche amministrazioni. Si tratta, in altri termini, di fare tesoro da quanto sta emergendo dal cantiere di lavoro del nostro PNRR. In estrema sintesi, si conferma l’esigenza di una moderna e responsabile macchina amministrativa, per un Piano da circa 200 miliardi di euro".

"Dobbiamo fare presto e fare bene, perché innovazione, produttività e crescita passano esattamente dalla volontà e dalla capacità del nostro Paese di “mettere a terra” una ambiziosa agenda delle riforme e degli investimenti", ha concluso Sangalli.

Fmi alza la stima di crescita, +0,7% nel 2023 

Nell'aggiornamento di aprile del World economic outlook il Fondo monetario internazionale sono ha rivisto a rialzo le previsioni di crescita dell'Italia per il 2023 e al ribasso per il 2024. Il prodotto interno lordo è previsto in crescita dello 0,7% (+0,1 punti percentuali rispetto a gennaio) quest'anno e dello 0,8% (-0,1 punti rispetto a gennaio) il prossimo.

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