Univendita: "La vendita diretta non ha bisogno di algoritmi"

Univendita: "La vendita diretta non ha bisogno di algoritmi"

Al Cnel presentata un'indagine sull'identikit dei venditori diretti a domicilio. Il presidente Ciro Sinatra: "La nostra attività è basata sul lavoro e sulla meritocrazia e ha raggiunto da anni la parità di genere".

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12 giugno 2025

Poco oltre i 50 anni, con un titolo di studio medio alto, con una cospicua maggioranza femminile: questo l'identikit emerso dalla ricerca "Un lavoro su misura oltre gli algoritmi: la vendita diretta e il mondo digitale", commissionata da Univendita Confcommercio, la maggiore associazione di settore in Italia, e realizzata da Mimmo Carrieri e Fabrizio Pirro, sociologi del Lavoro della Sapienza di Roma, su un campione di quasi 500 addetti del comparto che fattura in Italia 3 miliardi di euro l'anno.

I venditori a domicilio di oggi hanno anche una solida consapevolezza della propria scelta libero-professionale, sono gelosi della loro flessibilità e dell'autonomia organizzativa che il lavoro consente loro, con ricadute positive sul benessere e sul work-life balance. Sono anche desiderosi di esprimere appieno le proprie potenzialità in una dimensione relazionale diretta con il cliente, sempre più vicini all'uso delle nuove tecnologie come strumento per migliorare i processi di vendita e tuttavia lontanissimi da logiche organizzative dominate dagli algoritmi.

Entrando nel merito, l'età media del campione è 53 anni e mezzo e quasi sei venditori su dieci hanno un diploma, il 12,7% ha una laurea triennale o magistrale oppure una formazione ancora superiore. Il 54,7% assimila la propria attività al lavoro autonomo e quasi l'88% lo contrappone alla condizione di dipendente. Il 52,7% dei lavoratori usa oggi un programma o app sul proprio dispositivo per gestire gli ordini, il 13,6% per coordinarsi nello svolgimento dell'attività. Quasi l'85% nega o dice di non conoscere altre tecnologie o algoritmi usati da parte dell'impresa con scopi di controllo o condizionamento. Di conseguenza, anche la pianificazione degli incontri con la clientela, pur presentandosi eterogenea per modalità adottate e strumenti utilizzati, vede il 56,7% dei rispondenti avvalersi soprattutto dei contatti diretti e del passaparola, confermando la dimensione spiccatamente relazionale del lavoro nella vendita diretta.           

Complessivamente quasi il 90% esprime un giudizio "molto" o "abbastanza" soddisfatto del proprio lavoro. Il 55,6% fa riferimento proprio all'ampio grado di autonomia e solo il 7% chiede un maggior coordinamento con l'azienda. Ancor più importante: i numeri smentiscono il cliché del lavoretto "mordi e fuggi": più del 40% svolge l'attività di vendita diretta da almeno dieci anni e complessivamente oltre il 70% la esercita da più di tre anni. Infine, quasi i due terzi (65,1%) ha lavorato come dipendente prima di entrare nel comparto, a dimostrazione che l'impegno nel settore si adatta a chi cerca una dimensione flessibile e personalizzata di conciliazione vita-lavoro, coltivando comunque ambizioni economiche e di carriera commisurate ai propri bisogni e desideri.    

L'indagine è stata presentata l'11 giugno scorso al Cnel, alla presenza del presidente Renato Brunetta, in un dibattito che ha visto poi confrontarsi una rappresentanza qualificata e trasversale di parlamentari e le aziende iscritte all'associazione (1,5 miliardi di fatturato e circa 140mila addetti). Proprio in queste settimane l'Italia, con la legge di delegazione europea in discussione alla Camera, cui seguirà un decreto legislativo del Ministero del Lavoro, si prepara a recepire la direttiva Ue (2024/2831) varata per offrire nuove tutele ai lavoratori delle piattaforme digitali - come i rider o gli autisti di Uber - costretti a seguire rigide regole organizzative, valutazioni ed eventuali sanzioni automatiche da parte di algoritmi. 

Durante l'evento al Cnel, il presidente di Univendita, Ciro Sinatra, ha affermato: "La nostra attività è basata sul lavoro e sulla meritocrazia e ha raggiunto da anni la parità di genere. Anche l'utilizzo della tecnologia non prescinde mai dalla centralità della persona che sia esso il cliente, l'incaricato, il coordinatore o qualunque altra figura delle nostre aziende. La vendita diretta è completamente diversa dal lavoro su piattaforma. Noi non applichiamo algoritmi all'organizzazione del lavoro e le nostre figure professionali sono ben regolate giuridicamente dal codice civile e da una legge ad hoc del 2005. Dunque, contiamo che il legislatore italiano saprà ben delimitare il concetto di piattaforma e recepirà la norma europea con sensibilità e attenzione alle esigenze e alle peculiarità del comparto. La vendita diretta rappresenta un'occasione di crescita umana e professionale per tantissime persone".

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