Il Governo lavora al taglio delle tasse, allo studio un mix di misure

Il Governo lavora al taglio delle tasse, allo studio un mix di misure

Dopo l'annuncio di Renzi (50 miliardi di euro di riduzione di asse in cinque anni), l'Esecutivo lavora per trovare le coperture. Si studia un intervento su più leve, con l'obiettivo di generare un ciclo più positivo dell'economia e accelerare la crescita.

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20 luglio 2015
Maggiori margini derivanti dalla crescita, dalla spending review e, nel caso, anche un ricorso ulteriore al deficit in accordo con l'Ue. Per coprire le necessità innescate dalla riduzione delle tasse annunciata dal premier Renzi, il governo potrebbe ricorrere a più leve, con l' obiettivo ultimo di generare un ciclo più positivo dell'economia e accelerare la crescita che i diversi indicatori indicano come in corso ma ancora a velocità cauta.In primis ci sarebbe il mercato immobiliare, che beneficerebbe dell'annuncio sull'abolizione delle tasse sulla prima casa ma poi a catena ci sarebbero degli effetti negli anni successivi grazie agli interventi su Ires e Irap e quindi nel 2018 su Irpef e pensioni. Se il prossimo anno il Pil dovesse passare dallo 0,7% all'1,6% infatti la spinta fornita dalla Bce con il Quantitative easing potrebbe trovarsi non adeguatamente sostenuta in mancanza di un allentamento della pressione fiscale.  Sulle coperture, come già emerso subito dopo l'annuncio all' assemblea del Pd, il percorso non è dei più agevoli visto che ammontano per il solo 2016 a 24 miliardi di euro e raggiungono i 45 nell'orizzonte di piano. L'abolizione della Tasi sulla prima casa da sola vale 3,4 miliardi cui si
aggiungono gli interventi su Imu Agricola e 'imbullonati' per un totale oltre i 4 miliardi. Interventi che non trovano in disaccordo l'Anci con Piero Fassino: "siamo d'accordo con il
superamento della Tasi, il problema che si pone oraè come garantire ai Comuni di avere le risorse per erogare i servizi pubblici che oggi in buona parte sono sostenuti dalle risorse della Tasi", mettiamoci attorno a un tavolo e ragioniamo.  Entro la fine dell'anno nella legge di stabilità 2016 ci sono infatti da 'disinnescare' le clausole di salvaguardia per 16,8 miliardi di euro pena un aumento dell'Iva e l'eliminazione delle detrazioni e deduzioni fiscali, esigenze che verranno coperte con la spending review da 10 miliardi e con la concessione di Bruxelles, in cambio delle riforme, di spazio sul deficit. Ogni 0,1 infatti vale all' incirca 1,6 miliardi di euro.  Uno spazio che potrebbe ora, secondo alcuni, essere ulteriormente ampliato di un ulteriore 0,5% (la stima attuale è dell'1,8% nel 2016, salendo così oltre il 2%) ma che dovrebbe passare appunto per un accordo con la Commissione Europea. Questa nelle linee guida varate nel gennaio scorso che concedevano più flessibilità per incoraggiare le riforme strutturali e gli investimenti aveva comunque fissato paletti e limitazioni abbastanza precisi. Secondo fonti governative, comunque, se il Pil crescerà più del previsto si potrà contare su un dato confortante anche in termini di maggior gettito. Accanto a questo ci sono altre voci in cui si andranno a recuperare risorse, ricordano le stesse fonti: ci sono ad esempio delle parti di spending review rimaste un po' indietro come la massa delle società partecipate o degli enti inutili sintetizzati dal premier nei "carrozzoni pubblici". Si potrebbe inoltre, si ragiona, pensare che ci siano degli investitori privati che iniettino liquidità nelle opere infrastrutturali, come previsto dal Piano Delrio, riducendo così l'impegno pubblico e creando ulteriori risparmi.
 

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