Il Governo prepara il menu della manovra

Il Governo prepara il menu della manovra

Tre i capisaldi sui cui si sta lavorando: taglio del cuneo fiscale, spinta agli investimenti e lotta all'emergenza sociale. Dopo il +1,4% di Pil 2017 stimato venerdì scorso da Bankitalia, anche il Tesoro si appresta a rivedere al rialzo le stime di crescita. Poletti: ""valutiamo un taglio del cuneo per i giovani, ma definitivo".

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17 luglio 2017

Sono tre al momento i punti fissi su cui il governo sta lavorando per mettere a punto il menu della prossima manovra. Il taglio del cuneo fiscale, in qualsiasi forma si decida di attuarlo, la spinta agli investimenti e la lotta all'emergenza sociale. Capitoli in qualche modo già trattati dallo scorso governo (se si vogliono considerare gli 80 euro come una sorta di riduzione del cuneo, alla stregua della decontribuzione legata al Jobs act) e che l'esecutivo di Paolo Gentiloni punta a sviluppare ulteriormente, con qualche carta da giocare in più. La Commissione Ue ha infatti accordato all'Italia una certa benevolenza nella valutazione del prossimo programma di stabilità in arrivo in autunno, riconoscendo alcune ragioni di principio che permetteranno di ammorbidire i piani di rientro dei conti previsti dal fiscal compact. Allo stesso tempo, il governo si appresta a rivedere al rialzo le stime di crescita del Pil per quest'anno, portandole probabilmente vicine all'1,4% stimato venerdì scorso  da Bankitalia. In termini prettamente contabili, più Pil significa meno deficit e meno debito e quindi un "sentiero allargato", come lo ha definito il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan, con più risorse a disposizione non solo per disinnescare le clausole Iva, ancora vive e vegete (considerando la massima apertura Ue per un importo di circa 6 miliardi), ma anche per nuove misure espansive, che appunto partiranno dal cuneo, dagli investimenti e dalla lotta alla povertà. Come più volte ribadito dallo stesso Padoan ma anche da Gentiloni, a diminuire sarà il peso fiscale sul lavoro giovanile. I team di Mef e Palazzo Chigi sono ancora nella fase di vaglio delle ipotesi e quella apparentemente più accreditata parla di 15-20 punti di contributi in meno - praticamente un dimezzamento - per tre anni, per i primi contratti a tempo indeterminato a favore dei giovani. La fascia di età non è ancora stata decisa e si oscilla tra le due opzioni: 29 o 35 anni. Un intervento simile avrebbe un costo iniziale inferiore al miliardo di euro nei primi due anni, per poi attestarsi, a regime, a 1,5 miliardi. Non è detto però che con una crescita più robusta e il conseguente ampliamento delle disponibilità finanziarie, non venga valutata più attentamente anche l'idea di una decontribuzione più o meno piena (costo iniziale più di un miliardo, a regime 3-4). Per il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, uno dei target del governo è "investire  sulla occupazione dei giovani. Sul fronte del cuneo fiscale, stiamo  valutando la possibilità di abbassarlo perché a un'impresa convenga  assumere un giovane ma soprattutto stiamo pensando a come renderlo  definitivo, così che il lavoro stabile costi stabilmente meno di  quello precario".Sul tavolo ci sono però anche nuovi stimoli agli investimenti, sponsorizzati da Padoan e da Carlo Calenda. Quelli legati ad Industria 4.0 e ai superammortamenti hanno dimostrato di funzionare e per questo l'obiettivo è di rinnovarli in direzione di una sempre maggiore innovazione e digitalizzazione. Il primo passo in questa direzione potrebbe arrivare già nel decreto Sud all'esame del Senato, dove dovrebbero essere allungati i termini per l'iperammortamento al 250% previsto dalla legge di bilancio. Il Parlamento dovrebbe infatti aggiungere una proroga alla mini-proroga già prevista dalla versione iniziale del decreto. Il primo slittamento dal 30 giugno al 31 luglio per la consegna dei macchinari dovrebbe quindi essere sostituito, in base agli emendamenti presentati, con il rinvio della scadenza a fine settembre o a fine dicembre.

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