IL MEZZOGIORNO SI FERMA: MANCANO CRESCITA ED ...

IL MEZZOGIORNO SI FERMA: MANCANO CRESCITA ED ...

108/99

             108/99                                                                                                               Roma, 21.12.1999

 

 

Nel ’99 diminuiti tutti gli indicatori economici

 

IL MEZZOGIORNO SI FERMA:

MANCANO CRESCITA ED INVESTIMENTI

 

 

Stop della crescita del PIL nel ’99, diminuzione delle vendite in termini reali dell’1,5%, rallentamento dell’export dell’8,7%, crescita della disoccupazione al 22%: questi alcuni dati che emergono dall’analisi elaborata dal Centro Studi di Confcommercio sull’andamento dell’economia meridionale nel corso del 1999. Dati che testimoniano che pur in presenza di alcuni timidi e alterni segnali di ripresa a livello nazionale continua ad aumentare il divario tra il Centro Nord e le regioni meridionali.

 

 

LA CONGIUNTURA NEL MEZZOGIORNO

 

La tendenza ad una modesta ripresa dell’attività produttiva nel Mezzogiorno registrata nel ’98, e che aveva fatto ipotizzare l’avvio di una fase di parziale riduzione del divario economico tra Nord e Sud, si è bruscamente interrotta all’inizio del ’99.

 

Pil per Area  (Miliardi 1990)

(Variazioni % sull’anno precedente)

 

1992

1993

1994

1995

1996

1997

1998

1999(*)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

CENTRO-NORD

0,7

-1,1

2,6

3,5

0,9

1,7

1,5

1,1

SUD

0,1

-1,2

0,9

1,1

-0,1

1,0

1,1

0,5

 

 

 

 

 

 

 

 

 

ITALIA

0,6

-1,2

2,2

2,9

0,7

1,5

1,4

0,9

(*) Previsioni Centro Studi CONFCOMMERCIO

Fonte: Elaborazioni su dati ISTAT, SVIMEZ


 

I dati relativi al primo semestre, mostrano, infatti, un peggioramento delle condizioni economiche dell’area, che sembra aver subito in misura più pesante rispetto al resto del Paese le conseguenze del  rallentamento ciclico.

 

La domanda estera

 

In particolare si segnala come la flessione della domanda estera abbia colpito in misura molto sensibile le regioni meridionali. Alla positiva crescita delle esportazioni in valore nel ’98 ha fatto riscontro, nel primo semestre dell’anno in corso, una diminuzione delle vendite all’estero dell’8,7% (-5,9% nel Centro - Nord).

Questa evoluzione ha riportato la quota di esportazioni meridionali sul totale italiano al di sotto del 10%.

 

La domanda interna

 

Anche la domanda interna non sembra mostrare sintomi di miglioramento. Per quanto concerne i consumi delle famiglie sembra emergere, sulla base dei dati relativi alle vendite, una dinamica più negativa rispetto a quanto riscontrato nel 1998.

Nella media dei primi nove mesi del ’99 le vendite in termini reali segnalano, infatti, una flessione dell’1,5% (+0,2% nella media del Paese).

 

FATTURATO IN TERMINI REALI PER AREA

(Variazioni %  sul periodo corrispondente)

 

1999

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Gen.

Feb.

Mar

Apr.

Mag.

Giu.

Lug.

Ago.

Set.

Media

 Nord Ovest

-2,5

1,3

0,8

-2,4

8,7

-0,2

-0,2

-1,0

-0,1

0,6

Nord Est

5,1

3,6

2,8

5,6

-0,7

8,0

2,1

3,8

8,1

4,3

Centro

-0,5

-1,9

-2,5

4,3

-9,9

-0,5

-0,7

-1,4

-0,6

-1,5

Sud

1,5

0,2

1,5

-4,5

-2,7

-2,2

-2,1

-2,9

-1,9

-1,5

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

ITALIA

0,6

0,8

0,7

-0,1

-0,5

0,8

-0,4

-0,9

0,9

0,2

Fonte: Elaborazioni Centro Studi CONFCOMMERCIO su dati ISTAT

 

Anche l’altra componente della domanda interna, gli investimenti, non sembra mostrare una evoluzione sostanzialmente positiva. La ripresa dell’attività appare legata soprattutto alla domanda di investimenti in costruzioni correlata agli incentivi alle ristrutturazioni.

 

 

 

Investimenti Per Area  (Miliardi 1990)

(Variazioni % sull’anno precedente)

 

1992

1993

1994

1995

1996

1997

1998

1999(*)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

CENTRO-NORD

-0,8

-11,8

1,9

10,7

0,7

0,8

3,6

3,2

 SUD

-4,4

-15,5

-3,5

-3,7

-0,5

-0,1

3,2

1,9

 

 

 

 

 

 

 

 

 

ITALIA

-1,8

-12,8

0,5

7,1

0,4

0,6

3,5

2,9

(*) Previsioni Centro Studi CONFCOMMERCIO

Fonte: Elaborazioni su dati ISTAT, SVIMEZ

 

La tendenza in atto appare comunque insufficiente sia ad attenuare il gap con le regioni del Centro - Nord, sia a promuovere quella crescita necessaria a riportare il Mezzogiorno su posizioni più vicine a quelle del resto del Paese.

Il mercato del lavoro

 

Anche il mercato del lavoro ha mostrato nel ‘99 un peggioramento rispetto allo scorso anno, con l’espulsione, nella media del periodo gennaio – luglio, di 6 mila lavoratori dal processo produttivo, contro i 259 mila occupati in più del Centro - Nord.

 

OCCUPATI PER AREA  (Dati in migliaia)

(Variazioni assolute  sul periodo corrispondente)

 

1998

1999

 

 

ANNO

Gen.

Apr.

Lug.

Media

Centro - NORD

127

211

252

316

259

Sud

101

34

8

-61

-6

 

 

 

 

 

 

ITALIA

228

244

260

255

253

Fonte: Elaborazioni Centro Studi CONFCOMMERCIO su dati ISTAT

 

Questa dinamica, associata ad un aumento delle persone in cerca di occupazione, ha portato ad una ulteriore crescita del tasso di disoccupazione, salito al 22,2% nella media delle tre rilevazioni del ’99, contro il 6,5% del Centro - Nord.

 

Tasso di disoccupazione PER AREA

 

1993

1994

1995

1996

1997

1998

1999(*)

CENTRO - NORD

6,8

7,5

7,6

7,4

7,3

7,1

6,5

SUD

17,1

18,7

20,4

20,8

21,3

21,9

22,2

 

 

 

 

 

 

 

 

ITALIA

10,1

11,1

11,6

11,6

11,7

11,8

11,6

(*) Media gennaio-luglio

Fonte: Elaborazioni Centro Studi CONFCOMMERCIO su dati ISTAT

 

La parziale tendenza ad un aumento della flessibilità del mercato del lavoro non sembra produrre gli stessi effetti nelle diverse aree del Paese: se nel Centro - Nord l’aumento degli occupati in posizioni atipiche, part-time e contratti a tempo determinato, non ha avuto effetti negativi sulle forme classiche di occupazione, così non è avvenuto nel Mezzogiorno.

 

Occupati in Complesso per Tipo di Orario di Lavoro

Media Gennaio-Luglio 1999 (Variazioni assolute in migliaia sul periodo corrispondente)

 

Tempo pieno

Tempo parziale

TOTALE

CENTRO - NORD

141

118

259

SUD
-28
22
-6
 
 
 
 
ITALIA
113
140
253

Fonte: Elaborazioni Centro Studi CONFCOMMERCIO su dati ISTAT

 

 

Occupati Dipendenti per Tipo di Attività

Media Gennaio-Luglio 1999 (Variazioni assolute in migliaia sul periodo corrispondente)

 

Occupazione

Occupazione

 

 

permanente

temporanea

TOTALE

CENTRO - NORD

70

119

189

SUD

1

62

63

 

 

 

 

ITALIA

71

181

252

Fonte: Elaborazioni Centro Studi CONFCOMMERCIO su dati ISTAT

 

Vi è da sottolineare, inoltre, come nel Mezzogiorno, per i lavoratori temporanei, una volta scaduto il contratto a termine, non vi sia la possibilità di rientrare in tempi brevi nel circuito produttivo.

I prezzi

 

Tra i problemi dell’economia meridionale potrebbe esservi nei prossimi mesi anche quello relativo all’inflazione.

Ad oggi il tasso di crescita dei prezzi al consumo nel meridione, pur con le dovute cautele con le quali bisogna valutare questo indicatore per i confronti sul territorio, risulta ancora più contenuto rispetto a quanto riscontrato nelle altre aree, ma vi è il rischio, in considerazione delle cause a monte della ripresa del processo inflazionistico, di una forte convergenza verso l’alto nei prossimi mesi.

Il verificarsi di questa ipotesi creerebbe ulteriori problemi allo sviluppo dell’area erodendo ulteriormente i già bassi redditi delle famiglie.

 

 

 

Le prospettive a medio termine

 

La tendenza ad un peggioramento delle condizioni economiche del meridione dovrebbe attenuarsi, sulla base delle indagini condotte presso le famiglie e le imprese, nella parte finale dell’anno o nei primi mesi del 2000.

Il miglioramento atteso non appare, comunque, sufficiente a garantire una ripresa vigorosa, in quanto affidato essenzialmente ad una tendenziale ripresa degli ordini dall’estero, che incidono in misura ancora limitata sull’attività produttiva dell’area.

Non bisogna neanche dimenticare che parte di questi nuovi ordini potrebbe essere connessa all’introduzione sul mercato della nuova Punto e quindi produrre effetti limitati.

Relativamente al mercato del lavoro, che rappresenta uno dei problemi principali del Mezzogiorno, le tendenze in atto lasciano presupporre se non un peggioramento quanto meno una stabilità.

Le dinamiche produttive attese dovrebbero determinare una modesta crescita della domanda di lavoro, insufficiente a garantire il sia pure parziale riassorbimento dei senza lavoro destinati, anche per motivi demografici, ad aumentare nei prossimi anni in misura più sostenuta nel Sud rispetto al Centro - Nord.

Nel Mezzogiorno la popolazione sotto i 15 anni rappresenta quasi il 30% del totale contro poco meno del 13% nel Centro - Nord.

In presenza anche di una tendenza all’aumento della partecipazione al mercato del lavoro, che attualmente è tra le più basse d’Europa, per arrivare a livelli di disoccupazione nel Mezzogiorno vicini al 10% servirebbero nei prossimi 7-8 anni tassi di crescita della domanda di lavoro eccezionalmente sostenuti ed incompatibili con i ritmi di crescita dell’economia meridionale ed italiana: quasi 2milioni di nuovi occupati.

Il permanere di una dinamica contenuta dell’economia e del mercato del lavoro dovrebbe comportare anche nei prossimi anni una evoluzione abbastanza modesta del reddito delle famiglie.

Situazione che, pur in presenza di una propensione al consumo dell’area mediamente più elevata rispetto al resto del Paese, è attesa produrre tassi di crescita della domanda delle famiglie lievemente più contenuti rispetto a quanto stimato per il resto del Paese.

Anche per gli investimenti non sono attese dinamiche significativamente espansive. Non bisogna dimenticare che per colmare il gap esistente con il Centro – Nord servirebbero tassi di crescita più che doppi  rispetto al resto del Paese.

 

Le politiche a sostegno degli investimenti

 

La bassa crescita degli investimenti rappresenta uno degli elementi che negli anni più recenti hanno decisamente frenato lo sviluppo del meridione. La fine dell’intervento straordinario e politiche stringenti dal lato della finanza pubblica hanno, infatti, fatto cessare l’afflusso dei capitali pubblici ai quali non si sono sostituiti quelli privati.

La minore dinamicità degli investimenti nel Sud ha prodotto un consistente squilibrio: nel 1991 gli investimenti del Mezzogiorno erano quasi il 28% del totale degli investimenti italiani, quota scesa nel ‘98-‘99 al 22%.

Nell’ipotesi di uno sviluppo dell’economia italiana ancora non particolarmente sostenuto nei prossimi anni, per colmare il divario nella crescita degli investimenti accumulato nell’ultimo decennio questa variabile dovrebbe mostrare nel Mezzogiorno, da qui al 2007, un tasso medio annuo di incremento in termini reali del 7-8%, contro il 3,5-4% del Centro - Nord.

La condizione imprescindibile è che le risorse stanziate a livello nazionale e comunitario siano realmente erogate e creino le premesse per promuovere  gli investimenti anche dei privati, che tuttavia continuano a essere disincentivati da un contesto carente sul versante delle infrastrutture e minato da una  criminalità diffusa e sempre più aggressiva. 

La sostanziale inefficacia delle misure a sostegno dello sviluppo attuate fino ad oggi pone in misura sempre più rilevante il problema della strumentazione e della valutazione della sua efficacia nel raggiungere gli obiettivi.

Relativamente a questi aspetti anche le più recenti iniziative (Piano di Sviluppo del Mezzogiorno, studi di fattibilità,  individuazione delle variabili di rottura, ecc.) pur volendo, nelle intenzioni, attivare una politica di intervento per il Mezzogiorno più snella, mirata negli obiettivi e attenta ai risultati, rischiano di avere tempi di realizzazione molto lunghi e di non produrre nell’arco temporale indicato i risultati prefissati.

 

 

 

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