Incontro con i Parlamentari e i Commissari europei

Incontro con i Parlamentari e i Commissari europei

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10 ottobre 2007

Programma

Parlamento europeo

Ore 13.00-15.00
Incontro con i deputati europei italiani eletti presso il Parlamento europeo (Edificio Altiero Spinelli, sala A5E2)

Commissione europea

Ore 14.30-15.15
Meglena Kuneva, Responsabile tutela dei Consumatori

Ore 16.00-16.45
Gunter Verheugen, Vice Presidente, Responsabile Impresa e Industria

Ore 18.00
Franco Frattini, Vice Presidente, Responsabile per la Giustizia, libertà e sicurezza

***

Sintesi per la stampa

Confcommercio, la più grande rappresentanza di imprese in Italia che associa oggi oltre 820.000 imprese del commercio, del turismo, dei servizi e dei trasporti è presente oggi a Bruxelles con una sua delegazione, guidata dal presidente Carlo Sangalli, per incontrare i deputati italiani del Parlamento europeo e i Commissari europei Franco Frattini (Giustizia, Libertà e Sicurezza), Meglena Kuneva (Tutela dei Consumatori) e Günter Verheugen (Impresa e Industria).

Al centro degli incontri, le analisi e le proposte di Confcommercio su alcuni temi economici e sociali, che rivestono una particolare rilevanza per il mondo delle Pmi del terziario e dei servizi, di cui si riportano le relative schede di sintesi.

Libro verde diritto del lavoro

Premessa

Confcommercio e altre organizzazioni datoriali del commercio e dell'artigianato non sono state coinvolte e consultate dal Ministro del Lavoro Damiano al momento del confronto con le parti sociali sul Libro Verde della Commissione Europea sulla modernizzazione del diritto del lavoro. Questo dissenso di merito e soprattutto di metodo, sulla posizione del Ministero del lavoro italiano è stato espresso da Confcommercio e dalle altre organizzazioni in un apposito e separato documento inviato alla Commissione Europea.

Quanto ai contenuti del documento Confcommercio si rammarica del fatto che il Governo italiano non abbia saputo cogliere l'opportunità offerta dal Libro Verde che prospetta un quadro di regole semplici e adattabili, sostanziali più che formali, di organizzazione del lavoro e gestione delle risorse umane. La recente legislazione italiana vuole rendere "conveniente" per le imprese il rapporto di lavoro a tempo indeterminato rispetto all'uso improprio di forme non stabili di impiego, ma tali e tanti sono i disincentivi "normativi" alle assunzioni regolari che rendono del tutto impraticabili i deboli incentivi "economici" contemplati nei più recenti provvedimenti.

Un mercato del lavoro flessibile e inclusivo

Vanno considerati prioritari in questa fase, da un lato, il potenziamento delle flessibilità introdotte dalla legge Biagi e, dall'altro, la realizzazione di un efficace sistema di ammortizzatori sociali, di politiche attive del lavoro e di formazione, finalizzati al reimpiego in lavori stabili.

La segmentazione del mercato del lavoro può essere ridotta attraverso una diminuzione delle rigidità del modello contrattuale standard incidendo dunque anche sulla flessibilità in uscita. Scontato è il richiamo al modello danese della flexicurity, dove una ampia flessibilità nella gestione del rapporto di lavoro (compresa la libertà di licenziamento) viene accompagnata da robuste tutele sul mercato del lavoro e da generose (quanto rigorose, nei requisiti) indennità di disoccupazione. Ma non mancano neppure esempi, pure richiamati dal Libro verde e di maggiore interesse per il caso italiano, che dimostrano che anche in mercati rigidi e bloccati come il nostro sia possibile introdurre – attraverso il metodo della concertazione e il dialogo sociale – misure che agevolano in modo efficace le transizioni sul mercato del lavoro. La regolamentazione esistente costituisce ancora un grave ostacolo ai cambiamenti resi necessari dal nuovo contesto internazionale. Occorre una legislazione per norme aperte e clausole generali che rispetti le peculiarità dei diversi settori e superi la logica industrialista che ancora permea tutto il diritto del lavoro italiano.

Il contratto a tempo indeterminato è la forma comune del rapporto di lavoro e tale deve restare, come riconoscono le Parti Sociali europee. Ma, in un Pese con circa 4 milioni di lavoratori in «nero», occorre sostenere e sviluppare forme di lavoro flessibile e regolare come il lavoro a tempo determinato, il part-time e il job on call.

Modernizzare il diritto del lavoro

Occorre indubbiamente operare in modo di facilitare tutte le transizioni professionali, a partire da quella dalla scuola al lavoro, creando stabili rapporti istituzionali tra scuola, università e mondo dell'impresa e anche mediante una rete di protezioni sul mercato del lavoro che combini sostegni al reddito, politiche attive del lavoro e formazione continua, con la corresponsabilizzazione delle parti sociali, attraverso una rinnovata bilateralità, anche per quanto riguarda l'allocazione delle risorse.

In questo senso ha un ruolo cruciale la formazione lungo tutto l'arco della vita lavorativa.

Insicurezza giuridica

Sono da condividere tutte le iniziative che portino a smascherare il falso lavoro autonomo, attraverso iniziative volte a superare la rilevanza del momento qualificatorio per dare piuttosto peso decisivo alla reale condizione di dipendenza economica del lavoratore.

Il "nucleo di diritti" esteso a tutti i lavoratori, indipendentemente dal loro contratto di lavoro, deve certamente riguardare sia le condizioni di lavoro che la tutela sul mercato del lavoro, ma a condizione che questo comporti un processo di riallineamento delle tutele nel senso non di sommare ma di riequilibrare le tutele tra insiders e outsiders.

Rapporti di lavoro triangolari

Anche in questo caso la risposta è affermativa. La legge Biagi prevede parità di trattamento e la non discriminazione fra questi lavoratori e la corresponsabilità dell'agenzia fornitrice e dell'azienda utilizzatrice. È comunque auspicabile che la Commissione presenti un progetto di Direttiva sulla somministrazione di lavoro, anche in staff leasing, per creare un quadro di riferimento armonizzato a livello europeo.

Organizzazione dell'orario di lavoro

Occorre flessibilizzare ulteriormente i regimi di orari di lavoro personalizzandoli in funzione della centralità del cliente e del servizio erogato. Occorre far sì che i contratti collettivi di categoria si adeguino puntualmente ai vincoli comunitari cosa che ora non avviene.

Mobilità dei lavoratori

È necessario rendere coerenti tra loro le definizioni di "lavoratore" nelle direttive europee adottando una nozione ampia che aiuti a superare l'inutile contrapposizione lavoro autonomo – lavoro subordinato.

Controllo dell'applicazione delle legislazioni e lavoro non dichiarato

La Commissione dovrebbe proporre misure rafforzative delle cooperazioni in essere tra le Amministrazioni degli Stati Membri per controllare più efficacemente il rispetto delle normative in materia di lavoro avviando una cultura promozionale e preventiva e non solo repressivo – sanzionatoria.

Immigrazione economica

Si tratta di un fenomeno che in questi ultimi anni ha subito una forte accelerazione e, considerato che il livello europeo di occupabilità del 70% indicato dal vertice di Lisbona difficilmente potrà essere raggiunto, a causa dell'evoluzione demografica europea che comporterà una riduzione di circa 20 milioni di occupati entro il 2030, suscita preoccupazione per il forte impatto sulla capacità di crescita economica e di competitività delle imprese.

Confcommercio concorda sulla necessità di una strategia europea dei flussi per motivi economici, che tenga però nel debito conto quanto già operato in questi ultimi anni nei diversi Paesi europei. Entrando nel merito dei problemi, particolare attenzione merita la questione della cosiddetta preferenza interna o comunitaria. Non possiamo che essere realisti: i lavoratori extracomunitari stanno sempre più andando a ricoprire posti rifiutati dalla manodopera interna che abbandona le professioni più pesanti ed a bassa remunerazione.

L'attuale sistema scolastico/formativo italiano, poi, è incapace di offrire le nuove figure professionali richieste da settori HI TECH; inoltre le difficoltà inerenti la mobilità dei lavoratori all'interno del territorio andrebbero affrontate con adeguati incentivi, senza dimenticare che il fenomeno delle "migrazioni interne" riguarda anche la manodopera extracomunitaria, per favorire e gestire la quale si rende necessario un maggiore coordinamento tra le regioni europee interessate.

Andrebbe, pertanto, favorita ed incentivata la formazione nei luoghi di origine, quale titolo preferenziale per l'eventuale assunzione degli extracomunitari che abbiano partecipato a tali opportunità formative.

In questo senso, iniziative positive sono già state avviate dal sistema di imprese aderenti a Confcommercio: si tratta di portare a regime tali esperienze pilota ed estenderle a livello comunitario.

Troppa rigidità e burocrazia si riscontrano, invece, nel Libro Verde quando delinea lo scenario del lavoro autonomo. Sarebbe necessario, al contrario, favorire l'integrazione e la diffusione dell'imprenditoria immigrata, mediante incentivi, la semplificazione dei procedimenti ed il coinvolgimento delle associazioni imprenditoriali maggiormente interessate. La regolarizzazione consentirebbe anche di combattere i fenomeni della contraffazione, del lavoro irregolare e della concorrenza sleale. Tutto ciò è ormai ineludibile, considerato l'enorme incremento dell'imprenditoria immigrata che, in Italia, ha già raggiunto il numero di 170 mila imprese, esattamente il doppio rispetto a soli quattro anni fa.

Lotta alla contraffazione

Il fenomeno secondo recenti dati è in forte espansione e in Italia il giro d'affari stimato è nell'ordine di 8 miliardi di euro; i settori maggiormente coinvolti nel nostro paese sono: 60% abbigliamento, pelletterie e calzature; 40% pirateria audiovisiva, discografica e del software; la merce contraffatta è prodotta per circa il 70% dal Sud-Est asiatico con destinazione Ue per il 60%.

Le conseguenze di questo mercato illegale ricadono ovviamente sul corretto funzionamento del mercato interno, in termini di sviamenti commerciali, di effetti negativi sul gioco della concorrenza, di perdita di fiducia degli operatori e diminuzione degli investimenti. Altrettanto gravi le conseguenze sul sistema economico e sociale in termini di perdita di posti di lavoro, di danni alla tutela dei consumatori, alla sanità e alla sicurezza pubblica.

Il Piano d'Azione posto in essere dall'Unione risulta apprezzabile e necessario nella misura in cui si sforza di ricercare regole e strumenti comuni e di migliorare la cooperazione tra gli Stati membri. Il raggiungimento di un sistema unico efficiente deve però prevedere come proprio obiettivo un coordinamento massimo e un'uniformità tra gli uffici doganali di tutti gli Stati membri coinvolti nel controllo sul territorio della Comunità. Pertanto, si auspica che il programma "Dogana 2013" sia in grado di assicurare la modernizzazione dei sistemi di sicurezza e il raggiungimento di un livello omogeneo e semplificato delle procedure di controllo utilizzate negli Stati membri.

Anche il sistema di registrazione e di tutela del marchio comunitario è fondamentale per lo svolgimento del mercato unico, in quanto consente con un'unica procedura di registrazione una tutela unificata in tutti gli Stati. Tale forma di tutela permette da un lato ai consumatori di individuare la provenienza dei prodotti e di giudicare la qualità degli stessi, dall'altro agli operatori di tutelare i propri prodotti e l'immagine dell'azienda, nonché di difendere i propri investimenti sullo sviluppo e sulla qualità dl prodotto.

Un'osservazione a parte vorrei farla sulla necessità di inasprire le misure di repressione del fenomeno in modo di ostacolarlo a monte, colpendone il livello organizzativo. Il sistema sanzionatorio, a livello comunitario, appare incentrato quasi esclusivamente sul controllo e sulla repressione dei canali distributivi, attraverso i quali le organizzazioni criminali veicolano i prodotti contraffatti fino agli utenti finali.

In sostanza, sanzioni come la chiusura dell'esercizio commerciale non sembrano sufficienti a smantellare le organizzazioni operanti nella clandestinità; piuttosto dovrebbero essere previste specifiche misure repressive per le altre componenti della filiera illecita.

Inoltre è necessario che gli ordinamenti nazionali adeguino le rispettive disposizioni penali in modo che il reato di contraffazione possa essere integrato a prescindere dalla lesione del bene giuridico o comunque sia incentrato sulla tutela dell'interesse patrimoniale dell'impresa leso dall'attività illecita.

A questo proposito, si guarda con attenzione all'esame da parte del Parlamento europeo della proposta di direttiva che mira ad armonizzare il diritto penale nazionale per lottare contro la pirateria e la contraffazione, la quale obbligherà tutti gli Stati membri a considerare come reato criminale qualsiasi violazione intenzionale dei diritti di proprietà intellettuale su scala commerciale.

Confcommercio ritiene, in sintesi, che le strategie per l'implementazione della lotta alla contraffazione dovrebbero in particolare muoversi nel senso di sensibilizzare l'opinione pubblica, cercare sinergie tra i vari soggetti incaricati ai controlli, nonché realizzare accordi tra i paesi limitrofi o con forte scambio commerciale. Importante è anche la cooperazione con il mondo imprenditoriale attraverso protocolli e partenariati, task force di esperti delle dogane, fino al mandato d'arresto europeo.

Partenariato pubblico-privato

Per quanto riguarda il cosiddetto partenariato pubblico-privato non possiamo che constatare che, a livello europeo, a distanza oramai di tre anni dalla pubblicazione del libro bianco sui servizi di interesse generale, resta un nodo tutt'altro che risolto.

Vediamo che l'Unione europea continua a trovare difficoltà nel superare le contraddizioni tra l'impegno a costruire un mercato che ha come unico strumento la concorrenza e la necessità di assicurare un controllo pubblico di processi che non possono dipendere soltanto dai meccanismi economici.

Le imprese italiane hanno necessità di operare in garanzia di una giusta concorrenza, trasparente ed efficace, mantenendo nel contempo la coesione sociale e l'accessibilità universale dei servizi evitando abusi di posizione dominante e la formazione di nuovi monopoli che ostacolano l'ingresso sul mercato di nuovi partecipanti.

Un segnale positivo ci arriva dal disegno di legge n. 772 che prevede procedure competitive ad evidenza pubblica per l'affidamento delle nuove gestioni di "servizi di interesse generale a carattere economico", e per il rinnovo delle gestioni in essere. In questo modo si stabilisce finalmente una gerarchia: la regola è la gara, mentre l'affidamento a società a capitale interamente pubblico o a società a capitale misto pubblico e privato rappresentano delle deroghe. E se l'Ente locale intende agire in deroga, deve motivarne le ragioni con analisi di mercato e informando le Autorità di regolazione. Confcommercio auspica, pertanto, una rapida approvazione di questo disegno di legge ed entrando nel merito dei contenuti sottolinea l'importanza di limitare a casi eccezionali il ricorso sia all'affidamento in house propriamente detto che alle forme di partenariato (pubblico-privato) al fine di garantire l'accesso dei capitali e dell'imprenditoria privata al mercato dei servizi.

Al contempo, è necessario assicurare il rigoroso rispetto dei principi generali posti a tutela della concorrenza e di quelli settoriali in merito alla selezione dei gestori di servizi pubblici, affinché le competenti amministrazioni provvedano alla scelta del soggetto meglio rispondente alle rispettive necessità di servizio, indipendentemente dalla titolarità del capitale sociale, in una prospettiva di efficienza ed economicità amministrativa, nel perseguimento del costante miglioramento dei servizi resi alla collettività. L'obiettivo finale dovrebbe essere quello di limitare l'affidamento dei servizi in house alle sole funzioni territoriali strettamente legate all'attività strumentale in favore dell'ente proprietario.

Un altro aspetto di rilievo è contenuto all'art. 3 del DDL, il quale dispone che ogni gestore debba adottare e pubblicizzare tempestivamente, pena la revoca dell'affidamento, una carta dei servizi all'utenza concordata con le associazioni dei consumatori e delle imprese interessate, che indichi anche le modalità di accesso alle informazioni garantite, le modalità per proporre reclamo, le modalità per adire le via conciliative e giudiziarie, nonché i livelli minimi garantiti o mediante restituzione totale o parziale, in caso di inottemperanza, del corrispettivo versato.

Il permanere dell'affidamento del servizio sarà quindi condizionato all'adozione ed al rispetto della carta, nonché dall'effettuazione di sondaggi di mercato, connotati da garanzie di obiettività, sotto vigilanza dell'ente locale.

La carta dei servizi, però, da sola non basta. Una più efficace tutela dell'utente finale del servizio, a giudizio di Confcommercio, potrà essere realizzata solo attraverso l'introduzione nei settori ove non è attualmente presente, di un'apposita Autorità indipendente cui affidare il compito di tutelare gli interessi di utenti e consumatori, di garantire la diffusione sul territorio nazionale di servizi con adeguati livelli di qualità e in condizioni di economicità e redditività, di definire un sistema tariffario certo e trasparente e di aumentare i livelli di vigilanza e di controllo.

Si auspica, poi, un rafforzamento ulteriore dello strumento della carta dei servizi attraverso l'introduzione di veri e propri meccanismi automatici di indennizzo delle utenze finali nei casi in cui il gestore del servizio non rispetti i propri obblighi. Gli episodi dannosi di massa che si sono verificati in modo sempre più frequente negli ultimi anni – tra cui si ricordano i danni collegati alle interruzione del servizio elettrico a causa del blackout del 28 settembre 2003 – paralizzano il sistema giudiziario a danno dell'intera collettività e contribuiscono all'instaurarsi di diversi processi in tribunali diversi comportando un uso inefficiente delle risorse giudiziarie. Occorrerebbe, quindi, promuovere modalità di gestione della controversia in maniera collettiva (class action) al fine di dotare i consumatori finali e le loro associazioni di rappresentanza di un'azione collettiva contro le pratiche abusive presenti in alcuni mercati.

Accesso al credito e servizi finanziari

La Commissione europea ha recentemente rilevato il perdurare dell'onerosità delle condizioni applicate dalle banche agli utilizzatori dei servizi finanziari.

Il consolidamento dei gruppi bancari a livello europeo favorisce senza dubbio la creazione di grandi players finanziari in grado di competere a livello internazionale, ma rischia di comportare una riduzione del grado di concorrenza nel mercato interno in un contesto in cui le condizioni applicate alla clientela dotata di minore potere contrattuale, specie in talune zone della Ue, sono già onerose.

Ecco, dunque, l'importanza di rafforzare il ruolo della Commissione in termini di monitoraggio, piena e concreta armonizzazione nel mercato unico e rafforzamento dell'operatività transfrontaliera.

Servizi di pagamento

La recente approvazione da parte del Parlamento europeo della Direttiva in materia dei servizi di pagamento – la PSD Payment Services Directive – rappresenta a nostro avviso un importante passo in avanti nella direzione della competitività e modernizzazione del sistema dei pagamenti europeo a partire dal 2009, data di entrata in vigore della direttiva stessa.

La possibilità di accesso al settore anche da parte di operatori non bancari potrà contribuire infatti ad una maggiore concorrenza nell'interesse degli utilizzatori dei servizi, siano essi imprese che consumatori.

Confcommercio, quindi, esprime una valutazione molto positiva delle recenti iniziative legislative assunte in sede europea, ma fa presente che, contestualmente all'armonizzazione giuridica, deve esistere una reale armonizzazione tecnica dei sistemi di pagamento.

Il permanere di barriere di tipo tecnico, infatti, tra circuiti e sistemi di pagamento dei vari paesi, potrebbe ridurre fortemente gli effetti delle nuove disposizioni normative rispetto all'obiettivo pienamente condiviso di creazione di un unico mercato domestico dei pagamenti nella Ue.

È dunque, a nostro parere, particolarmente importante che la Commissione monitori le soluzioni tecniche adottate all'interno del sistema finanziario, per evitare che barriere di tipo tecnico tra i vari Paesi si sostituiscano alle vecchie barriere normative.

Carte di pagamento

Attualmente la Commissione Ue è impegnata nell'esame del Caso Mastercard per la verifica del rispetto della normativa antitrust e a questo proposito voglio sottolineare che Confcommercio ritiene che la piena applicazione della normativa antitrust e dei principi regolatori della concorrenza nell'ambito del sistema dei pagamenti costituisca un fattore determinante per il miglioramento dell'efficienza del sistema e per il superamento di possibili rendite di posizione al suo interno.

L'obiettivo è quello di pervenire all'abolizione di accordi collusivi a livello interbancario e la decisione assunta dalla Commissione nel 2002 sul caso Visa International ha fornito alcune prime indicazioni per affermare principi di trasparenza nella determinazione dei costi di erogazione dei servizi di pagamento e favorire una progressiva riduzione delle commissioni.

Si tratta oggi di rafforzare, in modo deciso, le previsioni di tale provvedimento per quanto riguarda la trasparenza, gli obblighi di pubblicità delle condizioni e la riduzione delle commissioni pagate dagli utilizzatori. Ciò per favorire l'efficienza del mercato dei pagamenti/incassi, anche a vantaggio della competitività dell'intero sistema economico europeo.

Libro Verde consumatori

Da sempre Confcommercio attribuisce rilievo primario al tema della tutela dei consumatori, e non può, quindi, che condividere le preoccupazioni e le istanze della Commissione per quanto riguarda la situazione non pienamente fluida del mercato interno. Il movimento transfrontaliero di beni e servizi non decolla in tutta la sua potenzialità probabilmente perché le stesse imprese e, soprattutto, i consumatori non intravedono una sufficiente chiarezza ed uniformità di regole e comportamenti nei diversi ordinamenti nazionali.

Proprio la Commissaria Kuneva, nel presentare a febbraio 2007 il Libro Verde sulla revisione dell'acquis relativo alla tutela dei consumatori, ha dichiarato che l'ottica con la quale occorre guardare al processo di revisione consiste nel pensare a cosa i consumatori possono fare in positivo piuttosto che ai fenomeni dai quali devono essere protetti.

Un primo passo per incrementare la fiducia dei consumatori è stato fatto con la recente entrata in vigore del regolamento in materia di coordinamento delle autorità nazionali (in Italia il Ministero dello sviluppo economico) preposte alla protezione dei consumatori con la finalità di ottimizzare l'effettività dei diritti ad essi riconosciuti.

A questo proposito, invece, Confcommercio guarda con un certo scetticismo alla recente proposta della Commissione di implementare per i consumatori i sistemi di cause collettive (class action) poiché ritiene che vada privilegiato lo sviluppo di sistemi alternativi di risoluzione delle controversie, quali la conciliazione e l'arbitrato, che stanno riscuotendo sempre maggiore interesse anche a livello nazionale.

Per la Confederazione appare prioritario l'intervento del legislatore nei settori in cui si riscontrano situazioni di carenza o obsolescenza giuridica; inoltre indispensabile è la costituzione di un tavolo di confronto tra Autorità Europee, organizzazioni datoriali e dei consumatori senza escludere anche un ricorso più incisivo allo strumento dell'autoregolamentazione per taluni particolari aspetti.

Occorre, sostanzialmente, un bilanciamento tra una maggiore armonizzazione delle tutele riconosciute a favore dei consumatori e una semplificazione delle regole e delle procedure che metta in condizioni le imprese di cogliere a pieno le opportunità del mercato. Due urgenze non alternative, ma complementari per un corretto funzionamento del mercato interno forte di 490 milioni di consumatori.

Imprese di servizi e innovazione

Le imprese dei servizi non sempre hanno ricevuto sufficiente considerazione da parte delle Istituzioni europee per una concezione culturale che ha attribuito quasi esclusivamente alla produzione manifatturiera la capacità di innovare.

Solo recentemente, a prezzo di molti sforzi che hanno visto in prima linea Confcommercio, il Parlamento Europeo e la Commissione hanno avviato un'opera di riconsiderazione del settore dei servizi rispetto al tema dell'innovazione.

In proposito, ringraziamo la DG Imprese per aver invitato Confcommercio al "TrendChart Workshop" di giugno 2006 che ci ha permesso di illustrare il nostro punto di vista sull'innovazione nei servizi. Saremmo lieti, al riguardo, di poter approfondire la collaborazione con gli uffici della DG Imprese nell'ambito delle importanti iniziative che essa dedica all'innovazione nei servizi, anche alla luce delle raccomandazioni dell'Expert Group on Innovation in Services. Reputiamo di fondamentale importanza, infatti, la prosecuzione del cammino intrapreso al fine di rafforzare quello che, ormai, in termini di PIL ed occupazione, è il principale settore di attività in Europa.

Infrastrutture e trasporti

In Italia siamo ancora lontani dal trovare valide alternative modali al trasporto stradale, che siano in grado di soddisfare complessivamente con efficienza le articolate esigenze operative ed economiche della domanda di trasporto.

Tale circostanza appare particolarmente evidente nel trasporto ferroviario che ha visto una contrazione dell'8%, tra il 2000 ed il 2004, delle tonnellate/Km di merci trasportate. Diversamente da ciò, risultati incoraggianti sono stati conseguiti nel trasporto marittimo ed, in particolare al suo interno, nel cabotaggio e nella navigazione a corto raggio.

Al momento l'offerta marittima è ampiamente in grado di fronteggiare una domanda crescente di trasporto, dal momento che la capacità di carico delle navi impiegate è attualmente utilizzata per una percentuale prossima soltanto al 50%.

Diamo il benvenuto al "ticket ambientale" che contribuirà a rendere economicamente più competitiva la via del mare, ma abbiamo qualche perplessità sul Regolamento del Parlamento e del Consiglio Europeo sulla responsabilità dei vettori che trasportano passeggeri per via mare e per vie navigabili. Il Provvedimento, infatti, mira in sostanza a trasfondere nel diritto comunitario le disposizioni contenute nella Convenzione di Atene, e rischia di introdurre un incremento degli oneri a carico dell'armamento, sotto forma di premi assicurativi, non sostenibile per le navi impiegate nei traffici nazionali. Bene ha fatto, dunque, la Commissione Trasporti del Parlamento Europeo a prevedere una moratoria di due anni, dall'entrata in vigore del Regolamento, per l'applicazione dello stesso ai traffici nazionali

Auspichiamo, però, che nel corso dell'iter parlamentare il testo del provvedimento venga ulteriormente migliorato. Una proposta in tal senso è stata formulata dalla Presidenza tedesca ed è condivisa anche dal Portogallo cui spetterà il prossimo semestre di presidenza europea.

Da riesaminare è poi, a nostro giudizio, la questione relativa agli aiuti comunitari a sostegno delle nuove iniziative per il riequilibrio modale, e proprio in materia di aiuti, non sembra condivisibile l'orientamento comunitario di sospendere i contributi al funzionamento degli Uffici per la promozione del trasporto marittimo a corto raggio, che, specialmente nel nostro Paese, costituiscono uno dei pochi punti di contatto tra rappresentanti della domanda e dell'offerta di trasporto terrestre e marittimo.

Se parliamo di sicurezza del trasporto marittimo, occorre registrare come, sull'onda emotiva di alcuni incidenti purtroppo accaduti, si sia attivata un'abbondante produzione normativa comunitaria, che si è andata, spesso, a sovrapporre a quella internazionale. Quest'ultima, considerata la natura internazionale del trasporto marittimo, deve costituire l'unico riferimento normativo, al fine di evitare oneri aggiuntivi tali da compromettere la competitività della flotta comunitaria.

Se dal mare passiamo alle strade e parliamo di sicurezza, grandi risultati sono stati conseguiti anche grazie al meccanismo sanzionatorio della patente a punti, e attendiamo un ulteriore miglioramento anche dall'avviato ammodernamento delle infrastrutture. A questo proposito, l'estensione al settore dell'autotrasporto del regime del de minimis, per la concessione di incentivi agli operatori finalizzati al rinnovo del parco veicolare rappresenta sicuramente una positiva innovazione che, però, tenuto conto della dimensione aziendale delle imprese, potrebbe essere maggiormente efficace equiparando pienamente il trattamento a quello previsto per gli altri settori di attività economica.

Per quanto riguarda i colli di bottiglia della rete di trasporto, si segnalano innanzitutto le persistenti difficoltà di attraversamento della barriera alpina, che incidono negativamente sulla competitività degli operatori economici.

Nel 2006, secondo uno studio del Comitato Centrale per l'Albo degli Autotrasportatori-Ministero dei Trasporti, i costi aggiuntivi sostenuti dall'economia del Paese a causa delle difficoltà di attraversamento della Barriera Alpina sono stati pari ad 1,5 miliardi di euro.

Per finire due parole sulle città. Uno studio condotto recentemente da Confcommercio, ha confermato come i principali anelli deboli dei sistemi di trasporto e logistica risiedano presso i nodi urbani. Ultimamente le principali città italiane hanno incontrato grosse difficoltà nel rispettare i più severi parametri di qualità dell'aria introdotti nel 2005 in attuazione di Direttive europee.

Ne sono spesso scaturiti provvedimenti di blocco o limitazione della circolazione dei veicoli, adottati in un'ottica emergenziale, al di fuori di un disegno organico e strategico della mobilità urbana.

Tale circostanza ha negativamente condizionato le attività degli operatori economici presenti, riducendo, in mancanza di adeguate alternative al trasporto privato, i livelli di accessibilità territoriale. Confcommercio saluta, dunque, con soddisfazione la volontà della Commissione Europea di giungere, dopo un'approfondita consultazione pubblica, cui per altro, la Confederazione ha partecipato, alla formulazione di un Libro Verde sulla Mobilità Urbana.

Innovazione tecnologica

Non è una nostra scoperta che, in quanto ad innovazione tecnologica, l'Italia registra un ritardo rilevante rispetto agli altri concorrenti. Nel 2006, ad esempio, la spesa italiana in IT come percentuale del PIL (1,9%) è lontana non solo da quella dei Paesi considerati leader mondiali a livello di informatizzazione (Stati Uniti 4,0%, Svezia 4,4%, Gran Bretagna 4,2%), ma anche da quella media dell'Europa a 25 (3,0%).

Riteniamo che questa situazione debba essere prontamente superata, perché la capacità spontanea di adattamento delle piccole imprese non è più, da sola, capace di garantirne la competitività.

Occorre quindi non solo incrementare l'investimento in innovazione, ma indirizzarlo in modo che abbia ricadute positive sul sistema delle imprese. È necessario poi creare infrastrutture che mettano in rete la conoscenza, ed è altrettanto importante investire in formazione e nella diffusione della cultura dell'innovazione.

Serve, in altri termini, un nuovo Piano per l'Italia Digitale che sia in grado di coinvolgere, con una visione di sistema, istituzioni locali, sindacati, associazioni imprenditoriali e dei consumatori, università e tutto il mondo della formazione. Questo Piano dovrebbe avere le caratteristiche di un grande progetto-paese ed essere espressione di una volontà condivisa tra tutte le parti sociali e le forze politiche di rilanciare l'economia con processi innovativi realizzati attraverso l'ICT.

Politica energetica

L'approvazione d'inizio anno, da parte della Commissione Europea, di un pacchetto completo di misure per promuovere l'avvio di una nuova politica energetica è la testimonianza che le istituzioni europee hanno preso coscienza dello stato di dipendenza energetica negli approvvigionamenti degli idrocarburi da alcuni monopoli, russo-algerino in particolare, e del forte legame tra energia e ambiente. Occorre adesso uno sforzo congiunto di tutti i Paesi membri al fine di offrire soluzioni alla problematica dei cambiamenti climatici.

In questo contesto Confcommercio ritiene che l'Italia possa giocare un ruolo di primissimo piano affrontando con decisione la "questione energetica". Il nostro paese è infatti eccessivamente dipendente dall'estero nel campo dell'energia. Dipendenza che rende vulnerabile, costoso ed oggetto di difficile programmazione l'intero sistema energetico, con pesanti ricadute in termini economici su imprese e famiglie.

Rimane da riequilibrare il prelievo fiscale sull'energia, sia alla fonte che sui consumi finali, riallineandolo ai livelli medi europei. A tal fine si propone la costituzione, a livello istituzionale, di una Commissione che provveda ad un analitico riesame di tutte le componenti tariffarie per valutare il loro eventuale trasferimento sulla fiscalità generale, riduzione o eliminazione.

Rimane quindi sul tavolo la revisione del sistema di incentivi alle imprese e la facilitazione per la realizzazione delle infrastrutture energetiche sia attraverso l'individuazione di un piano di interconnessione europeo che identifichi i progetti a "rilevanza comunitaria" e ne consenta una rapida attuazione, sia ricomprendendo gli investimenti per l'ampliamento della rete nell'ambito delle procedure autorizzative straordinarie previste dalla legge obiettivo e favorendo la loro realizzazione con misure tariffarie di financial bridge (ovvero anticipi in tariffa dei costi per i lavori di sviluppo infrastrutturali avviati). Infine va potenziata la capacità di trasporto degli attuali gasdotti, realizzare nuove condutture di collegamento ed accelerare la costruzione di nuovi terminali di rigassificazione.

Turismo

Il turismo, presente in tutti i Paesi dell'Ue, con circa due milioni di imprese, essenzialmente PMI, assicura oltre il 6% del PIL, il 7% dell'occupazione.

Confcommercio condivide la rinnovata politica Ue per il Turismo, proposta nel 2006, finalizzata ad aiutare le imprese a fronteggiare una serie di sfide che includono anche il fatto di confrontarsi con l'invecchiamento della popolazione, con una crescente concorrenza "straniera", con le esigenze dei consumatori di un turismo sempre più specializzato, e con il bisogno di sviluppare pratiche imprenditoriali più sostenibili e più amiche dell'ambiente e finalizzata a promuovere la loro competitività globale, a creare nuovi e migliori posti di lavoro.

Secondo Confcommercio è necessario rafforzare il ruolo dell'Unità Turismo orientandolo ad un'attività informativa sulle varie normative che impattano sul settore, nello stesso tempo è auspicabile un'iniziativa comunitaria (campagne di sensibilizzazione) orizzontale riferita al ciclo dei rifiuti, al risparmio energetico ed al risparmio idrico. Le imprese del turismo potrebbero, in questo senso, diventare, da un lato, luoghi dove sperimentare/applicare buone pratiche, dall'altro punti di diffusione di informazioni e materiali utili a sensibilizzare gli ospiti e l'opinione pubblica.

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