Il turismo alla "sfida" della tassa di soggiorno

Il turismo alla "sfida" della tassa di soggiorno

Prosegue serrato il confronto tra il governo e i comuni sui criteri di applicazione della tassa di soggiorno. Un coro di no dagli operatori del settore: "Penalizzato un pilastro dell'economia nazionale".

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25 gennaio 2011

Prosegue serrato il confronto tra il governo e i comuni sui criteri di applicazione della tassa di soggiorno. L'Anci chiede che la tassa di soggiorno sia applicabile non solo ai comuni capoluogo ma a tutti i comuni e che possa arrivare, così come ha scelto di fare Roma, fino ad un massimo di 10 euro al giorno. Anche su questo punto il governo sembrerebbe pronto a fare concessioni ai comuni, magari rivedendo la soglia minima da 50 a 40 centesimi e fino a un massimo di 5 euro al giorno. Se sarà questa la logica, è più che ipotizzabile che da qui a non molto i Comuni capoluogo di provincia, non tarderanno ad introdurre, tutte indistintamente, la tassa di soggiorno mentre gli altri Comuni potrebbero prevederla, concordandola con la Provincia che ne gestirebbe gettito e quote.

Un coro di no

A questa ipotesi le associazioni di categoria non ci stanno ed hanno subito replicato criticando duramente l'operato del Governo. Contrario si è dichiarato Bernabò Bocca, presidente di Federalberghi-Confturismo secondo il quale "la linea d'impostazione di questa tassa segue il modello di tassazione applicato a Roma ed è un modello penalizzante per un solo comparto e crea sperequazioni all'interno delle categorie che di turismo vivono e lavorano. Sarebbe più equo, dice Bocca, che se proprio tassa dovesse essere, il relativo onere venisse distribuito tra tutti i soggetti che dal turismo traggono beneficio, coinvolgendo quindi l'insieme delle categorie economi-che presenti sul territorio interessato". Cinzia Renzi, presidente della Fiavet, invoca, invece, un intervento dello stesso Ministro del Turismo, Michela Brambilla, e afferma: "È paradossale come il turismo nel nostro Paese sia chiamato in causa solo per l'introduzione della tassa di soggiorno. Spiace constatare ancora una volta la miopia di certe proposte che non fanno altro che peggiorare la situazione di un comparto già in forte "depressione". Dello stesso tenore, infine, la posizione del direttore di Assoturismo-Confesercenti Emilia Romagna, Stefano Bollettinari, secondo il quale "il turismo è il settore più importante sul quale puntare per lo sviluppo dell'intera economia e specialmente in questa fase difficile, avrebbe bisogno di incentivazioni e di politiche adeguate invece di un balzello che ne comprometterebbe la competitività in un periodo caratterizzato dal calo delle presenze e dei fatturati delle imprese e in cui sarebbe necessario riconquistare quote di turismo internazionale". Circostanziato il rifiuto espresso dal presidente di Assotravel/Confindustria, Andrea Giannetti: "Questa tassa andrebbe a incidere sul prezzo di contrattazione ed è quindi logico che non faccia bene. È inutile fare i confronti con tante altre metropoli che hanno imposizioni simili, perché il paragone non regge: in gran parte di quelle città, da Londra a New York, ci sono imposte che riuniscono numerosi tributi, che qui invece si pagano separatamente. C'è poi il problema della riscossione, che i tour operator vedranno cadersi addosso. Ad incassarlo dai gruppi e poi versarlo a parte agli alberghi, non potranno che essere loro, o si pensa che ogni turista di una comitiva da cento persone si fermi a fare il check out prima di partire?" Nettamente contrario a questa ipotesi anche l'Astoi, l'Associazione dei Tour Operators, che per bocca del suo Presidente, Roberto Corbella, afferma ili proprio diniego "a misure che penalizzano le imprese e che rendono l'Italia ancor meno competitiva. Sapevamo, aggiunge Corbella, che l'introduzione della tassa di soggiorno a Roma avrebbe dato l'abbrivio per l'adozione generalizzata di una tassa notoriamente istituita per fare cassa e non rivolta ad aiutare il settore. Una proposta che, secondo Astoi, è quantomeno inopportuna soprattutto in un periodo nel quale sarebbe, al contrario, di vitale importanza introdurre strumenta in grado di risollevare le sorti del turismo italiano".

 

La situazione negli altri Paesi

La tassa di soggiorno non è certamente una novità a livello internazionale. A New york per esempio, sono due le tasse: la Occupancy tax da 3,5 dollari al giorno e la Hotel Tax in base al costo della stanza. Spostandoci nel vecchio continente, a Parigi si paga un'imposta di 1,3 euro al giorno a persona: proventi servono alla sviluppo turistico. A Berlino è allo studio l'introduzione della Kurtax per i centri termali: 2 euro a persona al giorno. Per visitare Amsterdam la tassa di soggiorno è pari al 5% del conto finale dell'albergo. Per finire uno sguardo alla Spagna: sia a Madrid che a Barcellona si paga in tasse il 7% del conto.

 

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