Il turismo in Toscana "sfida" la crisi

Il turismo in Toscana "sfida" la crisi

Seimila candidati per oltre 650 posti di lavoro in 350 imprese turistiche della Toscana. 300 i contratti già stipulati, ai quali si dovrebbero unire gli altri 350 nei prossimi 30 giorni, con l'avvio della stagione turistica. Sono questi i primi numeri delle cinque Borse mercato del lavoro organizzate nei primi mesi del 2015 dall'Ente Bilaterale del Turismo Toscano.

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24 aprile 2015

 

Seimila candidati per oltre 650 posti di lavoro in 350 imprese turistiche della Toscana. 300 i contratti già stipulati, ai quali si dovrebbero unire gli altri 350 nei prossimi 30 giorni, con l'avvio vero e proprio della stagione turistica. Sono questi i primi numeri, ancora non definitivi, delle cinque Borse mercato del lavoro organizzate nei primi mesi del 2015 dall'Ente Bilaterale del Turismo Toscano, l'ente mutualistico creato in base al Contratto collettivo nazionale del settore turismo fra i sindacati dei lavoratori e la Confcommercio in rappresentanza delle imprese toscane della ristorazione (bar, ristoranti e altri ‘pubblici esercizi') e della ricettività (strutture alberghiere ed extra alberghiere). Numeri non definitivi perché se le prime 4 Borse, realizzate a Firenze, San Vincenzo, Grosseto e all'Isola d'Elba, si sono già chiuse, quella di Arezzo è attesa per il prossimo 28 aprile presso Arezzo Fiere e Congressi. In ogni caso, numeri che descrivono bene l'impatto occupazionale di un settore che, crisi o non crisi, continua ad essere il più vitale e promettente dell'intera economia toscana. Di sicuro, come ha messo in luce l'Irpet nel suo ultimo rapporto sul turismo, quello che insieme all'export contribuisce meglio e di più a salvare il Pil regionale. Questo nonostante l'esiguità degli investimenti pubblici, la carenza di fondi strutturali dedicati (finora le politiche di sviluppo regionale hanno puntato  sul manifatturiero, relegando il turismo ad un ruolo di secondo piano anche se adesso la tendenza pare cambiare e le misure specifiche a sostegno del settore si vanno potenziando) e la mancanza di adeguate strategie di governance e di un altrettanto adeguato corpus normativo di riferimento. Ma, soprattutto, nonostante la crisi abbia ridimensionato negli ultimi anni la performance di certi comparti, come quello ricettivo, che nel saldo fra 2009 e 2013 ha perso oltre 1.200 posizioni di lavoro, bilanciato però dall'exploit dei pubblici esercizi, che hanno chiuso il quinquennio con un + 8.326 posti. "Ristorazione e ricettività nel complesso garantiscono circa un milione e duecentomila* posti di lavoro in Italia (*1.190.449 Fonte: Istat Censimento Industria e Servizi 2011)", dice il direttore generale di Confcommercio Toscana Franco Marinoni, "nella nostra regione gli occupati del settore sono oltre 100mila, 25.943 nei servizi di alloggio e 77.824 nella ristorazione. In trenta anni, dal 1981 al 2011, sono praticamente raddoppiati, eppure ancora garantiscono "solo" l'8,7% dell'occupazione regionale. Ci sono margini enormi per far crescere questo dato, ma non dipende solo dalle imprese". "L'Irpet è stata chiara", prosegue Marinoni, "i dati economici della Toscana risultano migliori di quelli della media nazionale grazie al contributo di export e turismo. E proprio il turismo è il settore su cui puntare per sostenere la ripresa. C'è bisogno però di politiche adeguate a tutti i livelli, nazionale come locale. In molti territori oggi le imprese lavorano in un ambiente ostile, a partire dalla tassazione esasperata che per esempio si è abbattuta sugli alberghi con l'Imu. Poi manca un'immagine coordinata nella promozione, ma soprattutto manca quell'organizzazione che renderebbe davvero efficiente l'accoglienza turistica. Non esistono solo Siena o Firenze in Toscana, che anzi andrebbero salvate dal turismo di massa. Ci sono molte altre località ad alto potenziale turistico, se solo si collegassero all'immaginario con uno storytelling appropriato e soprattutto, se si valorizzassero con infrastrutture adeguate. Tanto per dirne una: pochi musei hanno il Pos per i pagamenti elettronici o consentono la prenotazione online. Per non parlare delle rampe d'accesso per disabili…". Poi c'è la questione del costo del lavoro. "Il Jobs Act per certi versi aiuta il settore perché declina tante tipologie contrattuali secondo il principio di una flessibilità indispensabile per le attività che risentono di una forte stagionalità. Picchi di lavoro concentrati in pochi mesi, quando va bene, e che richiedono un aumento temporaneo dell'organico che sarebbe insostenibile però nel resto dell'anno". Da qui, l'impegno dell'Ente Bilaterale del Turismo Toscano  ad organizzare momenti di incontro fra domanda ed offerta di lavoro nel comparto. "Non solo attraverso le Borse Mercato del Lavoro, che organizziamo dal 2009 in varie edizioni annuali (ndr: quella di Arezzo sarà la ventesima), ma anche attraverso i 16 sportelli operativi aperti su tutto il territorio regionale, attraverso i quali attiviamo ogni anno circa 1.000 contratti", spiega il presidente dell'EBTT Federico Pieragnoli.   "Solo per la prossima edizione della Borsa, quella di Arezzo, abbiamo raccolto finora ben 150 richieste di lavoro da 25 imprese", racconta Pieragnoli, "tra i profili più richiesti, nella ristorazione camerieri di sala, cuochi, aiuto-cuochi, pizzaioli e pasticceri, mentre nella ricettività camerieri ai piani e addetti all'accoglienza. Ma qualcuno cerca anche esperti di marketing e food&beverage manager. Molti dei contratti, inoltre, saranno stabili, Arezzo non ha la stagionalità dei luoghi di mare e se un'azienda decide di aumentare l'organico lo fa per tempi più lunghi". I profili più richiesti dalle imprese turistiche toscane in generale sono camerieri della ristorazione, cuochi e camerieri d'albergo, oltre ad addetti a mansioni varie senza qualifica. "A parte il cuoco, si tratta per lo più di profili che non richiedono qualifiche e questo è un limite", spiega il direttore di Confcommercio Toscana Marinoni "Chi cerca personale è un'azienda di dimensioni contenute, con un alto turn over e bisogni basici come rinforzare l'organico per fare le pulizie in alta stagione e non, purtroppo, per puntare su marketing e sviluppo nella bassa. Dobbiamo aiutare queste imprese a crescere nelle dimensioni e nella qualità, da sole non possono farcela. Se non arrivano investimenti pubblici e orientamenti politici precisi, continueranno a dover lavorare gestendo le emergenze, come le tasse che aumentano all'improvviso o l'imprevedibilità nei flussi di clienti. Invece dovrebbero essere aiutate a gestire la crescita". Anche le forme contrattuali attivate denunciano lo stesso limite: i profili più qualificati, come il cuoco, godono di contratti a maggiore stabilità, mentre le altre mansioni sono caratterizzate da forme contrattuali dove spesso flessibilità e precarietà combaciano.   "Il turismo è fattore di resilienza per l'economia toscana, in grado di stemperare gli effetti negativi della crisi in termini occupazionali," puntualizza Marinoni, "ma da solo non può risolvere i problemi del mercato del lavoro. Ecco perché aiutare le imprese a crescere significa anche aumentare la qualità e la quantità dell'occupazione. È una riflessione che deve coinvolgere tutta la Toscana ad ogni livello".  Cosa ci vorrebbe? La ricetta della Confcommercio è precisa: "più investimenti per il turismo sia per il consolidamento delle imprese sia per la formazione. Farebbero crescere il Pil, con conseguente incremento occupazionale e benefici per tutti. Una scommessa che la Toscana deve fare e può vincere

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