Imprese italiane sempre più bersaglio della criminalità

Imprese italiane sempre più bersaglio della criminalità

Indagine Confcommercio-Gfk Eurisko sui fenomeni criminali: per il 32% delle imprese è peggiorato il livello di sicurezza, mentre crescono furti, abusivismo, contraffazione e rapine. Cresce del 26% la percentuale di chi ha adottato almeno una misura di sicurezza. Il 73% chiede la certezza della pena. L'illegalità "costa" 27 miliardi a commercio, alberghi e pubblici esercizi.

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24 novembre 2015

Per un'impresa italiana su tre il livello di sicurezza relativo alla propria attività è peggiorato rispetto all'anno scorso, un imprenditore su dieci ha ricevuto minacce o intimidazioni con finalità estorsiva (+2% sul 2014) e dodici imprenditori su cento conoscono altre imprese che sono state oggetto di minacce (+1%). In crescita la percentuale di imprenditori che ritiene che le minacce provengano dalla criminalità organizzata (33% contro il 25% del 2014). Sono i dati principale che emergono dall'indagine Confcommercio-Gfk Eurisko sui fenomeni criminali presentata in apertura della Giornata di mobilitazione nazionale della Confederazione "Legalità mi piace". Moltissimi i dati contenuti nella ricerca, a partire dalla crescita dei furti (per il 57% delle imprese) e dei crimini ad alta "visibilità" come l'abusivismo, la contraffazione e le rapine (in aumento per circa il 50% degli imprenditori). Significativa (tra il 15% e il 25%) anche la crescita dei comportamenti criminali tipicamente collegabili alla criminalità organizzata come usura, tangenti negli appalti ed estorsioni. Per proteggersi dalla criminalità, tre imprenditori su quattro hanno adottato almeno una misura di sicurezza (+26% sul 2014): nell'ordine telecamere/impianti di allarme (50%), stipula di un'assicurazione (36%), vigilanza privata (22%). Tra le iniziative ritenute più efficaci per la sicurezza delle imprese, cresce notevomente la richiesta di certezza della pena (73%, 15 punti percentuali in più rispetto al 2014) e resta sostanzialmente stabile la  domanda di maggiore protezione da parte delle forze dell'ordine (62% contro il 64% dell'anno scorso). Resta che per il 90% degli imprenditori le leggi che contrastano i fenomeni criminali sono inefficaci. La quasi totalità delle imprese (94%) è comunque favorevole all'inasprimento delle pene e l'85% ritiene che non si scontino realmente le pene per i reati commessi. Rispetto al 2014, è stabile la quota degli imprenditori minacciati che hanno subito danneggiamento a cose (35%) o violenza alle persone (7%), mentre è in  calo la percentuale di imprenditori che cede alla richiesta estorsiva (22% contro il 27% del 2014), anche se il fenomeno si accentua al Sud, soprattutto nei grandi centri, e tra gli imprenditori che hanno subito minacce da parte della criminalità organizzata. La richiesta estorsiva viene soddisfatta prevalentemente con esborso di denaro (72% dei casi, +28% sul 2014), meno frequentemente con acquisto da fornitori imposti (26%) o tramite consegna di merce (25%). Per l'Ufficio Studi di Confcommercio l'illegalità "costa"  a commercio, alberghi e pubblici esercizi una perdita di fatturato pari a 21,7 miliardi (oltre il 7% l'anno) cui si aggiungono 5,7 miliardi di costi per difendersene, paer un totale di 27,1 miliardi. Sono circa 263 mila i posti di lavoro che così vengono messi a rischio ogni anno.

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