In provincia di Bergamo il terziario "tiene"

In provincia di Bergamo il terziario "tiene"

Nel 2017 il saldo delle imprese è risultato positivo, con una crescita di 154 attività, rispetto al secondo trimestre 2017, pari a +0,6%. Anche in città il dato è con il segno più, con una crescita di 104 imprese (+ 2,6%).

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8 agosto 2018

Il terziario in provincia di Bergamo  "tiene" e intravede concrete prospettive di rilancio. Complessivamente, infatti, nell'ultimo anno il saldo delle imprese bergamasche è positivo, con una crescita di 154 attività, rispetto al secondo trimestre 2017, pari a +0,6%. Anche in città il dato è nel segno più, con una crescita di 104 imprese (+ 2,6%).  In particolare, prosegue il trend positivo delle attività di somministrazione bar e ristoranti e delle strutture ricettive: la crescita sfiora il 2%, con 84 attività in più rispetto all'anno scorso. La tendenza ricalca quella degli ultimi anni: +7,2 % rispetto al 2015 (290 imprese in più) e ben +13,1% negli ultimi cinque anni (500 attività in più).  Resta sostanzialmente invariato a livello complessivo provinciale nell'ultimo anno il numero delle attività del commercio fisso alimentare. In città invece l'alimentare cresce di ben il 5,4 % rispetto allo scorso anno, con 13 imprese in più. Il trend è positivo anche analizzando il comparto negli ultimi anni: +10% rispetto al 2015 e +4,10% nel 2013.  Quanto al commercio fisso non alimentare, rispetto al 2017, le attività sono cresciute del 4%, con 249 negozi in più. Il dato conferma il trend degli ultimi cinque anni con +7,2% e 432 attività in più (negli ultimi tre anni, dal 2015, il saldo è stato di 347 imprese, pari al 5,7%).  Per quanto riguarda il commercio ambulante scende invece il numero delle imprese: il saldo è negativo con 68 attività in meno, pari al -2,8%. Si inverte così un trend di crescita che durava da tempo: +5,4% negli ultimi tre anni e ben +16,26% negli ultimi cinque anni.  Agenti e procacciatori e attività di servizi alle imprese sono diminuiti anche nell'ultimo anno (ben 120 attività in meno).  "L'aumento del numero delle imprese dedite alla ristorazione è in alcuni casi dettato da un cambio di vocazione e destinazione di attività, in altri da un cambio di abitudini del consumo fuori casa.  L'offerta - spiega il direttore Ascom Confcommercio Bergamo, Oscar Fusini- è cresciuta particolarmente lungo le grandi arterie urbane e dell'hinterland, dalla Briantea all'area che da Dalmine porta in città passando per Lallio. Nutriamo però dubbi sull'effettiva tenuta dell'offerta, considerato che la domanda cresce molto più lentamente dell'offerta".  Il commercio alimentare tiene complessivamente: "la chiusura dei punti vendita tradizionali compensa l'apertura di nuove attività con consumo sul posto, in stile street-food" Quanto alla crescita dei negozi non alimentari "l' aumento è dovuto all'apertura e alla riapertura di nuovi negozi per lo più da parte di stranieri". Non preoccupano il calo delle attività di commercio su area pubblica, né di agenti, procacciatori e attività di servizi: "Il numero delle imprese di commercio ambulante scende per una maggiore rigidità sull'apertura ai fini di cittadinanza da parte di stranieri. Per quanto riguarda i mediatori e i servizi alle imprese, il calo è imputabile in larga misura al fatto che molti titolari di partita Iva sono stati assunti in aziende, grazie anche alle politiche di incentivi occupazionali", conclude il direttore Ascom. La città rispecchia l'andamento complessivo, enfatizzandone in parte numeri e dinamiche: bar e ristoranti crescono del 3,9 %, il commercio non alimentare segna una crescita dell'1,7% quello alimentare +5,4 %, mentre agenti e servizi registrano -2,6%; il calo è più accentuato per il commercio ambulante: -3,1%. 

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