Inaugurazione del Palazzo del Terziario

Inaugurazione del Palazzo del Terziario

Treviso, 11 giugno 2006

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13 giugno 2006
Macro Carrier

 

Cari Amici,

 

desidero innanzitutto esprimere il mio ringraziamento all’Ascom di Treviso e al Presidente Renato Salvadori per avermi dato l’occasione di condividere con voi l’inaugurazione di questa nuova sede.

 

E il mio ringraziamento è ancor più sentito perché a questo Palazzo è stato dato un nome che racchiude in sé l’orgoglio di un intero settore, quello che Confcommercio  rappresenta e che sempre di più e meglio intende rappresentare. 

 

Perché è il Palazzo del Terziario, la nuova sede dell’Associazione Commercio Turismo e Servizi della provincia di Treviso ed è  -  recita il depliant di invito â€" “un faro sulla cittàâ€�.

 

E’ questa una definizione che mi ha colpito e che condivido, perché territori e imprese proprio in questo momento hanno necessità che sia fatta chiarezza sulle prospettive del Paese.

Anzitutto sulle prospettive della sfida della competitività, una partita che può essere vinta, perché questo Paese, che oggi sta riprendendo a crescere, anche se ancora non abbastanza e non come gli altri Paesi, ha un potenziale enorme.

 

E’ il potenziale di quel tessuto fitto di Piccole e Medie Imprese che costituisce all’incirca il 95% del nostro sistema produttivo, e che racchiude energie e capacità imprenditoriali.

 

E’ un tessuto produttivo nel quale il terziario, in un anno difficile per l’economia come è stato il 2005, ha dimostrato un coraggioso dinamismo imprenditoriale testimoniato dal contributo che ha portato all’occupazione, “costruendo� ben 150 mila posti di lavoro.

 

Un risultato che è stato possibile anche sfruttando tutte le possibilità offerte dalla riforma del mercato del lavoro, dalla Legge Biagi. Se ne sta discutendo ma la nostra posizione è chiara: si tratta di partire dalla Legge Biagi per completare l’opera e non per azzerare quanto è stato fatto.

Completare l’opera: con lo Statuto dei lavori come cornice generale dei diritti; con la riforma degli ammortizzatori sociali per rendere sostenibile la flessibilità; con un forte impulso ai processi di formazione continua. E con una strategia di incentivazione alla trasformazione dei rapporti a termine e “flessibili� in rapporti di lavoro a tempo indeterminato. Ma anche attraverso l’incentivazione fiscale, con il credito di imposta e attraverso l’incentivazione normativa, con regole meno rigide in materia di tutela dal licenziamento.

 

Una considerazione, questa, che trova proprio qui, nel Nord- Est, un riscontro tangibile, e certificato.

 

L’Istat, nei Conti Economici Territoriali relativi al 2005, diffusi proprio questa settimana, evidenzia infatti che è il Nordâ€"Est a salvare l’Italia dalla recessione: l’economia italiana nel suo complesso ha visto un’ Italia a crescita zero e una contrazione dello 0,4% del lavoro a tempo pieno mentre la crescita del Nordâ€"Est è stata dello 0,4%, e qui,  il lavoro a tempo pieno è cresciuto dello 0,2%.

 

E’ tuttavia sintomatico - come evidenziato dal “Quinto rapporto Nazionale del Sole 24 Ore/ Fondazione Nord Est�, pubblicato solo due giorni fa, ponendo di fatto l’accento nuovamente sulla “questione settentrionale� emersa con il voto delle ultime elezioni politiche - che l’atteggiamento delle imprese sia oscillante tra l’affermazione solitaria e quasi autoreferenziale, il “fai da te�, e l’adesione ad un modello più organizzato, la ricerca di reti e joint venture, e una rinnovata fiducia nelle istituzioni e nelle associazioni di rappresentanza di interessi.

 

E il dato interessante però,  e qui torno ai dati  Istat, è il fatto che al risultato economico positivo di queste regioni abbia contribuito il settore dei servizi, cresciuto dell’1,3%, compensando le performance negative dell’agricoltura (-2,1%) e dell’industria (-0,4%).

 

Così come avete peraltro recentemente evidenziato nell’analisi sul terziario trevigiano, dal quale emerge che il settore gode di buona salute e che è proprio nell’occupazione che le imprese del commercio al dettaglio, all’ingrosso e dei servizi hanno registrato una crescita del 3%.

 

Del resto si tratta di quanto ha recentemente certificato il McKinsey Institute: “ il rilancio dell’industria manifatturiera non potrà essere il motore della crescita, la cui vera chiave sta invece nel significativo miglioramento della produttività dei servizi …�

 

Dunque queste imprese, le imprese del terziario, le imprese che Confcommercio rappresenta, sono una risorsa per l’intero Paese, ed al Paese â€" all’avvio della nuova legislatura e all’attenzione del nuovo Governo -  noi chiediamo che questa risorsa venga “coltivataâ€�: con l’attenzione dovuta, con politiche mirate, con una legislazione adeguata.

 

Costruendo per loro un contesto nel quale le potenzialità possano essere valorizzate, e non mortificate, che consenta di lavorare e di crescere senza doversi scontrare quotidianamente con mille difficoltà.

 

Chiunque gestisce un’ impresa sa quanto ancora c’è da fare per snellire la burocrazia, un costo vivo che va ad aggiungersi agli altri, e che rischia, paradossalmente, di appesantirsi proprio in virtù del processo di decentramento istituzionale che è stato intrapreso (e dal relativo moltiplicarsi dei centri di competenza), un processo che non può essere compiutamente realizzato senza una forte spinta alla semplificazione amministrativa.

 

Per questo è importante che il percorso delle riforme non vada arrestato ma completato, e qualunque sia l’esito del voto referendario è necessario che su questo tema gli schieramenti politici e le parti sociali riprendano un lavoro comune: per tenere insieme decentramento e semplificazione; per chiudere il cerchio del federalismo istituzionale e del federalismo fiscale.

 

Insomma c’è un’esigenza: che le riforme vengano fatte, presto e bene.

 

Ecco perché oggi ci aspettiamo dal Governo un confronto altrettanto urgente sui temi del rigore finanziario e della crescita, specialmente nella prospettiva  di quella cosiddetta manovra â€" bis.

E’ una manovra inevitabile? Vedremo, ma intanto sollecitiamo un confronto con l’Unione Europea, per verificare fino in fondo la possibilità di graduare nel tempo il processo di rientro dall’extra â€" deficit.

 

Vogliamo un accordo forte, sì per migliorare i conti dello stato, ma anche e soprattutto per rilanciare una crescita che in Italia e in Europa è troppo lenta. E se non scampiamo a questa trappola della crescita lenta diventa francamente impervio lo stesso cammino di risanamento della finanza pubblica.

 

Insomma, si tratta di non accettare la logica della politica dei due tempi: prima il risanamento della finanza pubblica e poi, forse, l’impegno per  la crescita e lo sviluppo. Perché di crescita e sviluppo il nostro Paese ha bisogno oggi.

 

E per raggiungere questo obiettivo - non mi stancherò mai di ripeterlo -  bisogna puntare sulle risorse delle imprese del commercio, del turismo, dei servizi, dei trasporti, un sistema imprenditoriale che sta resistendo â€" fin ora con le proprie forze, ma ancora per quanto? E come? - a quella crisi dei consumi che stringe come una morsa.

 

Ecco perché ci sembra davvero sbagliata l’idea di ricorrere, nell’ipotesi di una manovra correttiva o per il finanziamento della riduzione del cuneo fiscale ad aumenti delle aliquote Iva: un intervento che penalizzerebbe ulteriormente i consumi. O ancora, che si pensi  all’innalzamento dei contributi previdenziali del lavoro autonomo, le cui gestioni pensionistiche, sono, peraltro, in ordine.

 

E men che meno, naturalmente, questi interventi potrebbero da noi essere condivisi se si pensasse poi ad una selettività della riduzione del cuneo fiscale e contributivo del costo del lavoro destinato a tradursi, in concreto, in una esclusione da questa misura proprio di quelle imprese del terziario che, come prima ricordavo, sono quelle che in questi anni hanno portato un contributo determinante alla crescita dell’occupazione.

 

 

Insomma, la via maestra per migliorare l’andamento dei conti dello Stato è a nostro avviso quella di incidere sulla parte più improduttiva della spesa pubblica corrente piuttosto che quella di ricorrere a vecchie e nuove tasse.

 

Certo, l’evasione e l’elusione fiscale e contributiva va contrastata e recuperata, ma senza rinunciare a costruire un sistema paese fiscalmente più competitivo. Si tratta di ridurre il cuneo fiscale e contributivo e di mettere in campo aliquote Iva più competitive per un settore vitale per la nostra economia come è quello del turismo.

 

Ma bisogna anche progettare, e realizzare, quegli investimenti destinati al recupero del deficit di dotazione infrastrutturale, e questo, in particolare, qui nel Nord Est, è un punto essenziale per rafforzare la competitività delle imprese: i trasporti, la logistica, l’intermodalità, il miglioramento delle  filiere produttive affinché non siano gli ultimi anelli della catena a pagare i costi che si accumulano, i distretti territoriali per una maggiore integrazione fra servizi e industria.

 

Ho voluto sottolineare,  e non a caso, il termine “realizzare�, perché di progetti è facile parlare, ma ora è arrivato il momento, per tutti,  di passare dalle parole ai fatti. Ed è quello che chiediamo al Governo, ma che stiamo facendo anche noi, in Confcommercio, per crescere e contare di più.

E come al Governo chiediamo un confronto serrato e costante perché le grandi scelte vengano condivise da tutti, così in Confcommercio abbiamo inaugurato una stagione che sull’unità e sulla collegialità ha costruito il suo punto di forza.

 

“Fare squadra� è un termine che si sente spesso in questi giorni, e non solo come metafora calcistica; “fare squadra� è tuttavia qualcosa in cui io credo fermamente, e che nella nostra  Organizzazione significa mobilitare al meglio le esperienze e le competenze di cui il sistema associativo dispone.

 

E al mio amico Renato -  che non a caso in questa squadra gioca come titolare, nella Giunta e nel Comitato di Presidenza di Confcommercio - ora cedo la parola, affinché possa parlarci della “Nuova sfida�, quella di cui parla questo libro e del significato, non solo simbolico, di aver voluto, e realizzato, un “Palazzo del Terziario�.

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