INAUGURAZIONE DELLO SPORTELLO UNICO

INAUGURAZIONE DELLO SPORTELLO UNICO

TARANTO, 18 DICEMBRE 1999 (sintesi)

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24 dicembre 1999
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" FONDI STRUTTURALI E MEZZOGIORNO"

 

 

 

In Europa si sta affermando, finalmente, il concetto dello sviluppo bilanciato ed integrato che riconosce a tutti i settori produttivi ruolo e "dignità" di fattore di crescita, soprattutto per le aree "attardate" dell'economia continentale.

In questa nuova e più coerente impostazione, il sistema commerciale è stato "promosso" con una pagella che gli assegnava ottimi voti in "sviluppo territoriale" e in "creazione di lavoro".

ll Governo italiano, quindi, sulla base di questa innovazione comunitaria ha adeguato le linee di intervento previste dal Piano di sviluppo del Mezzogiorno e dai Programmi operativi regionali riguardanti le aree depresse, includendo il commercio tra i settori che vengono considerati essenziali per il rilancio economico e sociale.

 

E' un riaggiustamento a più alto livello di cui Confcommercio dà atto a Governo e forze politiche che hanno finalmente accolto una sua lunga e pressante richiesta.

 

Stesso discorso vale per il turismo che ha visto riconoscere la sua "trasversalità" e, come tale, fattore di spinta capace di diffondere sul territorio non soltanto domanda aggiuntiva ma di rappresentare elemento trainante per la migliore qualità della vita delle popolazioni residenti.

 

Il problema è però contrastare l’atteggiamento tipicamente italiano di condividere l’obiettivo ma poi divergere abilmente dalle decisioni prese dalla Commissione europea e Governo nazionale, vanificando il contributo che i Fondi strutturali europei possono dare allo sviluppo del Mezzogiorno, e in particolar modo ai “rivalutati” settori del commercio e del turismo, per l’arco di tempo tra il 2000 e il 2006.

 

E quanto sta accadendo nelle Regioni meridionali che pur proclamando un parallelismo perfetto con Bruxelles e Roma, mettono in atto una sconcertante divergenza sul piano della ripartizione delle risorse assegnate ai Programmi Operativi Regionali.

 

Infatti, le Regioni si stanno muovendo con questa ambiguità di fondo nella distribuzione delle risorse finanziarie, europee e pubbliche, che avrebbe dovuto rappresentare la “Carta d'oro” privilegiata e privilegiante lo sviluppo.

 

Ossia, destinano alla P.A. una buona parte delle risorse disponibili, il che significa premiare un settore improduttivo e che spesso frena ed intralcia lo slancio, l'innovazione, la "voglia di fare" dei settori terziari, quelli che sono i più pronti ad afferrare le opportunità di mercato.

 

Parlano sempre di turismo come essenziale leva dello sviluppo, ma fanno in modo che ad esso vadano risorse assolutamente insufficienti a realizzare un programma di modernizzazione di tutte le sue componenti, di promozione e di formazione delle risorse umane.

 

Rassicurano il commercio che, in questa fase di attuazione della riforma Bersani, vi saranno impegno politico e supporto finanziario del sistema distrubutivo, soprattutto delle PMI, ma in realtà agiscono secondo la vecchia logica di "massimizzare l'effetto-annuncio e minimizzare il volume dei mezzi finanziari".

 

Proclamano la priorità di un profondo inserimento dell'economia del Mezzogiorno nei processi di internazionalizzazione, ma destinano fondi residuali ad investimenti tecnologici che consentano alle imprese meridionali di affermare la loro presenza sui mercati esteri.

 

Inoltre, in molte Regioni del Mezzogiorno le parti sociali non sono state ancora sufficientemente coinvolte nel processo di concertazione per costruire, insieme alle amministrazioni regionali, agli enti locali, e alle province, le priorità progettuali, consentendo la loro partecipazione attiva a tutte le fasi: preparazione, finanziamento, sorveglianza e valutazione degli interventi.

Questo ritardo potrebbe comportare una futura difficoltà per le imprese ad utilizzare le risorse assegnate per tempi e scadenze troppo ravvicinate, con il rischio di veder impiegata solo una parte dei fondi attribuiti, così come già accaduto negli anni precedenti.

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