Incontro con i Deputati italiani del Parlamento Europeo

Incontro con i Deputati italiani del Parlamento Europeo

Bruxelles, 10 ottobre 2007

DateFormat

10 ottobre 2007

Signore e signori, gentili Onorevoli, desidero ringraziare il Parlamento Europeo che ci ospita, i Vice Presidenti Luigi Cocilovo, Mario Mauro e Luisa Morgantini, e tutti voi per l'attenzione che avete voluto dedicare a Confcommercio.

Sono molto onorato di essere qui oggi, proprio nell'anno in cui si festeggiano i 50 anni dalla firma del Trattato di Roma, in questa prestigiosissima sede a rappresentare la mia Confederazione che, come saprete, è la più grande realtà associativa di imprese in Italia. Confcommercio infatti associa oggi oltre 820.000 imprese del commercio, del turismo, dei servizi e dei trasporti.

Siamo un soggetto politico autonomo, e la nostra missione è quella di rendere "il migliore possibile" il contesto imprenditoriale in cui operano le imprese del terziario di mercato.

Abbiamo predisposto un dossier, a vostra disposizione, con delle schede dedicate a specifici temi che sono di rilevante importanza per le imprese del terziario e dei quali vi anticiperò, in modo molto sintetico, i contenuti prioritari.

Ma prima vorrei rubarvi pochi attimi per condividere con voi alcune considerazioni sulla situazione economica in Italia, perché oggi siamo qui per ragionare insieme su cosa l'Italia può fare per l'Europa e cosa l'Europa può fare per l'Italia.

L'economia italiana è un'economia che cresce lentamente, troppo lentamente. Osservatori ed istituzioni, nazionali ed internazionali, continuano a rivedere, purtroppo al ribasso, sia per 2007 che per il 2008, le stime per il Pil. Nel 2007 la crescita nel nostro Paese, secondo le stime dell'Ufficio Studi di Confcommercio sarà solo dell'1,7% (un risultato peggiore di quello del 2006), e nel 2008 si registrerà un incremento ancora minore (1,4%).

Sono previsioni che ci preoccupano, sia perché certificano la distanza che ci separa dagli altri Paesi europei, sia perché richiamano con urgenza la necessità di una politica economica più incisiva e più coordinata a livello europeo, che purtroppo non vediamo concretizzarsi nella legge Finanziaria attualmente in discussione.

Insomma, di "europeo" in questa manovra non c'è davvero molto.

Passerò ora ad analizzare, brevemente, come vi accennavo, alcuni dei temi che sono determinanti per mettere il nostro Paese in condizioni di essere più competitivo.

E desidero iniziare da un tema, quello del lavoro, che è oggi al centro del dibattito politico in Italia.

Confcommercio – che ha poi inviato un apposito documento alla Commissione Europea – e altre organizzazioni datoriali del commercio e dell'artigianato non sono state coinvolte e consultate dal Ministro del Lavoro Damiano al momento del confronto con le parti sociali sul Libro Verde della Commissione Europea sulla modernizzazione del diritto del lavoro. Confcommercio si rammarica del fatto che il Governo italiano non abbia saputo cogliere l'opportunità offerta dal Libro Verde, che prospetta un quadro di regole semplici e adattabili, sostanziali più che formali, di organizzazione del lavoro e gestione delle risorse umane. La regolamentazione esistente in Italia costituisce invece ancora un grave ostacolo ai cambiamenti resi necessari dal nuovo contesto internazionale.

Strettamente connesso alle problematiche del lavoro e dell'occupazione è il fenomeno dell'immigrazione economica.

Confcommercio concorda sulla necessità di una strategia europea dei flussi migratori per motivi economici, che tenga però nel debito conto le dinamiche della domanda e dell'offerta per alcune professioni alle quali si rivolgono soprattutto i lavoratori extracomunitari. Troppa rigidità e burocrazia si riscontrano, invece, nel Libro Verde quando delinea lo scenario del lavoro autonomo derivante dall'immigrazione. Una regolarizzazione più "fluida" consentirebbe, fra le altre cose, di combattere i fenomeni del lavoro irregolare, della concorrenza sleale, dell'abusivismo, della contraffazione, un fenomeno, quest'ultimo, il cui giro d'affari in Italia è stimato nell'ordine di 8 miliardi di euro e che comporta anche rischi per la salute e la sicurezza dei consumatori. Le conseguenze di questo mercato illegale ricadono ovviamente sul corretto funzionamento del mercato interno e pertanto il Piano d'Azione posto in essere dall'Unione risulta apprezzabile nella misura in cui si sforza di ricercare regole comuni e di migliorare la cooperazione tra gli Stati membri.

E a proposito di contraffazione, apprezziamo l'iniziativa del Parlamento europeo per la raccolta di firme finalizzata a sollecitare l'approvazione da parte del Consiglio dell'Unione europea della proposta sulla tracciabilità dei prodotti con l'indicazione del paese di origine (made in). Uno strumento che garantirebbe non solo il rispetto dell'informazione nei confronti dei consumatori, ma risponderebbe anche al principio di reciprocità nei confronti di altre aree geografiche (ad es. USA) in cui i prodotti europei per poter essere commercializzati devono avere tale marchiatura.

Un'osservazione a parte vorrei farla sulla necessità, per smantellare realmente le organizzazioni criminali, di inasprire le misure di repressione della contraffazione in modo da ostacolarlo a monte. E, in questo senso, apprezziamo la proposta del Commissario Frattini per l'inasprimento delle sanzioni penali, proposta peraltro ripresa dal disegno di legge Bersani attualmente all'esame del Senato italiano; mentre, al contrario, il sistema sanzionatorio, a livello comunitario, appare incentrato quasi esclusivamente sul controllo e sulla repressione dei canali distributivi.

Un nodo che resta tutt'altro che risolto, a distanza ormai di tre anni dalla pubblicazione del Libro Bianco sui servizi di interesse generale, riguarda la necessità di garantire due diverse esigenze: la concorrenza nell'erogazione dei servizi pubblici – energia, acqua, rifiuti – e la necessità di assicurare un controllo pubblico di questi servizi che non possono dipendere soltanto da logiche di mercato.

Un segnale positivo ci arriva dal disegno di legge n. 772 (il cosiddetto "Lanzillotta", in materia di liberalizzazione dei servizi pubblici locali di rilevanza economica) che prevede indicazioni molto chiare: la regola è la gara, mentre l'affidamento diretto a società a capitale interamente pubblico o a società a capitale misto pubblico e privato rappresentano delle deroghe.

Un altro settore nel quale è sicuramente necessaria un'ulteriore iniezione di concorrenza è quello dei servizi di pagamento e finanziari. La recente approvazione da parte del Parlamento europeo della Direttiva in materia dei servizi di pagamento rappresenta a nostro avviso un importante passo in avanti.

Da sempre Confcommercio attribuisce rilievo primario al tema della tutela dei consumatori, e non può, quindi, che condividere le preoccupazioni e le istanze della Commissione per quanto riguarda la situazione non pienamente uniforme del mercato interno sul piano delle regole.

A questo proposito Confcommercio, mentre auspica un approfondimento in merito all'adozione dei sistemi di cause collettive (class action), ritiene che vada privilegiato lo sviluppo di sistemi alternativi, quali la conciliazione e l'arbitrato. È inoltre indispensabile la costituzione di un tavolo di confronto tra istituzioni europee, organizzazioni datoriali e dei consumatori.

Un terreno sul quale l'Italia registra un ritardo rilevante rispetto agli altri concorrenti è quello dell'innovazione tecnologica. Occorre non solo incrementare l'investimento in innovazione, ma indirizzarlo in modo che abbia ricadute positive sull'intero sistema delle imprese, senza discriminazioni dimensionali o di settore di appartenenza.

Recentemente, grazie anche all'impulso dato da Confcommercio, il Parlamento Europeo e la Commissione hanno avviato un'opera di riconsiderazione del settore dei servizi rispetto al tema dell'innovazione e saremmo lieti di poter approfondire tale collaborazione.

E vengo ora al tema dei trasporti. In Italia siamo ancora lontani dal trovare valide alternative modali al trasporto stradale: il trasporto ferroviario ha visto una contrazione delle tonnellate di merci trasportate per km. Al contrario risultati incoraggianti sono stati conseguiti nel trasporto marittimo ed infatti diamo il benvenuto al "ticket ambientale" che contribuirà a rendere economicamente più competitiva la via del mare.

Abbiamo però qualche perplessità sul Regolamento del Parlamento e del Consiglio Europeo sulla responsabilità dei vettori che trasportano passeggeri per via mare e per vie navigabili, per gli oneri che ne deriveranno. Bene ha fatto, dunque, la Commissione Trasporti del Parlamento Europeo a prevedere una moratoria di due anni per l'applicazione del Regolamento ai traffici nazionali.

Se dal mare passiamo alle strade e parliamo di sicurezza, l'estensione al settore dell'autotrasporto del regime del de minimis, per la concessione di incentivi agli operatori finalizzati al rinnovo del parco veicolare rappresenta sicuramente una positiva innovazione, anche se il trattamento dovrebbe essere equiparato pienamente a quello previsto per gli altri settori di attività economica.

Per quanto riguarda i colli di bottiglia della rete di trasporto, si segnalano innanzitutto le persistenti difficoltà di attraversamento della barriera alpina, che incidono negativamente sulla competitività degli operatori economici e sull'economia del Paese, per costi aggiuntivi quantificati in 1,5 miliardi di euro.

Connesse a questi temi anche le problematiche delle aree urbane. Uno studio condotto recentemente da Confcommercio, ha confermato come i principali anelli deboli dei sistemi di trasporto e logistica risiedano presso i nodi urbani. Confcommercio saluta, dunque, con soddisfazione la recente approvazione da parte della Commissione Europea di un Libro Verde sulla Mobilità Urbana.

C'è poi il tema dell'energia. L'approvazione d'inizio anno, da parte della Commissione Europea, di un pacchetto completo di misure per promuovere l'avvio di una nuova politica energetica è la testimonianza degli sforzi delle istituzioni europee rispetto allo stato di dipendenza energetica negli approvvigionamenti. In questo contesto Confcommercio ritiene che in Italia sia da riequilibrare il prelievo fiscale sull'energia, sia alla fonte che sui consumi finali, riallineandolo ai livelli medi europei.

Per concludere vorrei dedicare qualche parola al turismo.

Confcommercio condivide la rinnovata politica Ue per il Turismo, proposta nel 2006, finalizzata ad aiutare le imprese a fronteggiare le nuove sfide a cui va incontro questo settore, fra le quali il bisogno di sviluppare pratiche imprenditoriali più sostenibili e più amiche dell'ambiente e in tal senso auspica un'iniziativa comunitaria che veda coinvolte le imprese del turismo affinché diventino da un lato, luoghi dove sperimentare/applicare buone pratiche, dall'altro punti di diffusione di informazioni.

Con questo ho concluso e vi ringrazio dell'attenzione.

Banner grande colonna destra interna

Aggregatore Risorse

ScriptAnalytics

Cerca