Incontro con il Ministro Romani

Incontro con il Ministro Romani

Consiglio Generale18 novembre 2010

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22 novembre 2010
Caro Ministro,

Caro Ministro,

 

anzitutto, grazie per questa opportunità di incontro.

 

E’ un incontro che consideriamo davvero importante: per approfondire analisi e proposte, per condividere obiettivi e priorità, e soprattutto per far sì che ognuno e tutti facciano la propria parte.

Fare la propria parte: è un messaggio che particolarmente vale ogni qual volta scatta, nel nostro Paese, il cortocircuito tra calamità naturali e condizioni di strutturale dissesto dell’assetto idrogeologico e della gestione del territorio.

E’ quanto â€" una volta di più, una volta di troppo â€" si è registrato anche in Veneto.

Ai cittadini, agli imprenditori, ai nostri associati  ed alle nostre Organizzazioni del Veneto â€" che la propria parte la stanno facendo -  va tutta la nostra vicinanza e la nostra concreta solidarietà.

Solidarietà concreta. Ne stiamo sostenendo le richieste per il rafforzamento degli stanziamenti d’urgenza e per il  rinvio delle scadenze fiscali e previdenziali; per la flessibilizzazione del Patto di Stabilità Interno e per adeguati correttivi degli studi di settore; per l’intervento del sistema bancario e per la sua massima collaborazione con la rete dei consorzi fidi.

Solidarietà concreta. Per questo sono certo che condividerete la mia proposta di una campagna di raccolta fondi, anche per il tramite della Fondazione Orlando.

 

***

 

Ci stiamo confrontando â€" su scala globale â€" con un processo di ritorno alla crescita ancora lento, incerto, fragile, e soprattutto con una crescita che stenta a riassorbire disoccupazione ed a costruire nuova occupazione.

Così è â€" dicevo â€" su scala globale. Così è â€" ancor più lo è â€" per il nostro Paese.

Perché, nel caso del nostro Paese, gravano, sul processo di uscita dalla recessione, tutti i problemi, noti e di lungo corso, che siamo soliti richiamare sotto i titoli sintetici della crescita lenta, della produttività stagnante, della competitività difficile.

Si ripropongono, così, gli ormai tradizionali differenziali tra la crescita  prevedibile per il nostro Paese e la media della crescita dell’eurozona.

Ecco, sulla scorta di questi cenni rapidissimi sulla difficile transizione italiana dalla recessione al ritorno alla crescita, emerge chiaramente â€" a nostro avviso â€" che il di più di produttività e di crescita, di occupazione e di sviluppo, di coesione sociale e territoriale di cui il nostro Paese ha urgenza deve oggi fondarsi su una profonda condivisione di obiettivi e di impegni tanto delle parti sociali, quanto delle politiche pubbliche.

Obiettivi ed impegni necessariamente ambiziosi, perché con tassi di crescita frazionali o frazionalmente prossimi all’1% è oggettivamente difficile perseguire tanto il riassorbimento della disoccupazione e la costruzione di nuova occupazione, quanto accelerare e rendere sostenibile il risanamento strutturale della finanza pubblica.

Sta dunque a noi â€" anzitutto a noi parti sociali â€" condividere una piattaforma di regole compiutamente collaborative, che, sul versante delle relazioni sindacali e dell’architettura contrattuale, sospingano processi concreti di rafforzamento della produttività nei luoghi di lavoro e consentano, particolarmente al secondo livello, di innescare una dinamica virtuosa tra maggiore produttività e miglioramento della dinamica salariale.

Chiedendo contestualmente alle politiche pubbliche ed alle forze politiche di fare la propria parte: tutta e sino in fondo.

Per parte mia, provo allora  a dirla così: penso che oggi sia il tempo di una responsabilità ambiziosa.

Di una responsabilità, cioè,  ambiziosamente consapevole del fatto che è arrivato il momento di un investimento â€" fatto di impegni, volontà ed energie, e certo anche di ragionevoli risorse â€" per costruire un futuro dell’Italia diverso e migliore.

Per costruire â€" da oggi e con continuità di lungo termine â€" un Paese che cresca di più e meglio.

Ecco, alle istituzioni ed alla politica tutta, chiediamo di condividere questa responsabilità ambiziosa.

Mettendo al centro dell’impegno politico e dell’azione di Governo un’agenda di lavoro economico e sociale concreta e fondata sul riconoscimento del fatto che la stabilità finanziaria è assolutamente necessaria, ma da sola non è sufficiente.

 

Si tratta, allora, di rendere strettissimo il circuito tra stabilità finanziaria e spinta alla crescita, facendo avanzare tutto il cantiere delle riforme utili al rafforzamento della competitività complessiva del sistema-Paese.

E si tratta di farlo ora, profittando dell’avvio della  costruzione del nocciolo duro di una comune politica economica europea, secondo la strategia di Europa venti venti.

Impegni concreti delle parti sociali ed impegni convergenti delle politiche pubbliche: secondo quella filosofia del tenere insieme, del connettere che â€" mi sia consentito di sottolinearlo â€" è iscritta nel codice genetico di Rete Imprese Italia.

Tenere insieme e connettere imprese e lavoro, economia reale e territori, territori e Paese nel suo complesso.

Le parti sociali si sono dunque messe all’opera: per segnalare impegni e per formulare richieste concrete e convergenti.

Lo abbiamo già fatto in materia di emergenze sociali, di Mezzogiorno, di semplificazione ed efficienza della pubblica amministrazione, di ricerca ed innovazione.

Continueremo a farlo su altri temi ancora, dimostrando â€" io penso â€" che se si guarda agli interessi generali del Paese e ad un futuro dell’Italia giustamente più ambizioso, lavorare insieme, collaborare, cooperare è tanto necessario, quanto possibile.

Vale la pena â€" a mio avviso â€" di ricordarlo, di sottolinearlo, di enfatizzarlo ora, proprio ora. In una fase, cioè, di massima incertezza politica, ed in cui il Paese ha, invece e più che mai, necessità assoluta di certezze e di governabilità.  

Tra l’altro, nei mercati finanziari, si sta già rafforzando il rischio Italia. Con un debito pubblico nell’ordine del 119% del Pil, non possiamo davvero permettercelo.

Il Quirinale ha giustamente segnalato l’inderogabilità dell’approvazione della legge di stabilità. La sua approvazione sia allora tempestiva.   

Quanto alla politica, la nostra richiesta fondamentale è che la ricostruzione di condizioni di certezza di quadro e di effettiva governabilità avvenga tanto rapidamente, quanto sulla scorta del riconoscimento della assoluta priorità di agire per quel che prima definivo come il rafforzamento del circuito tra stabilità finanziaria e spinta alla crescita attraverso l’avanzamento delle riforme.

La “grande crisiâ€� ha del resto consegnato a tutti â€" parti sociali, istituzioni, forze politiche â€" una  lezione fondamentale: la necessità di una forte rivalutazione delle ragioni dell’economia reale e del lavoro.

Coniugare insieme stabilità finanziaria, spinta alla crescita, avanzamento del cantiere delle riforme significa, allora, aver fatto tesoro di questa lezione.

Una lezione â€" lo ripeto â€" che postula una comune responsabilità, e che dovrebbe sospingere tutti verso la ricerca di utili convergenze: tra le forze sociali e tra le forze politiche.

E questo quali che siano â€" o che saranno â€" formule di governo ed assetti parlamentari di maggioranza e di opposizione.

Riforme e cantieri di lavoro da fare avanzare, dunque.

Tra cui appunto â€" caro Ministro -  quelli avviati presso il Ministero dello Sviluppo Economico:

 

  • per la predisposizione della legge annuale per le PMI, veicolo di cui il nostro Paese si è dotato  sulla scorta dello Small Business Act, cioè dell’atto con cui l’Europa ha riconosciuto la necessità di politiche dedicate a queste imprese;
  • per il decollo delle reti di impresa, cui dovrebbero essere riconosciuti vantaggi fiscali, amministrativi e finanziari;
  • per l’accesso al credito  attraverso un adeguato finanziamento del Fondo Centrale di Garanzia;
  • per la riforma del sistema degli incentivi;
  • per l’innovazione tecnologica, ma anche organizzativa, del sistema dei servizi;
  • per la lotta alla contraffazione e la tutela del made in Italy;
  • per la riduzione dei costi della provvista energetica del Paese.

 

Il Ministero sta  altresì gestendo le risorse dedicate al  sostegno della domanda  per  taluni settori di consumo. Pur con risorse limitate, si è senz’altro trattato di misure utili ed apprezzate.

La maggioranza delle imprese non ha però  ancora ottenuto i previsti contributi, nonostante siano stati riconosciuti agli acquirenti i benefici di legge.

Ancora una volta emerge la criticità dei tempi di pagamento delle pubbliche amministrazioni, ed ancora una volta non poche imprese rischiano di collassare finanziariamente.

 

Ti chiediamo dunque â€" caro Ministro â€" di portare a soluzione la questione specifica ed insieme davvero sollecitiamo che, in generale,  le pubbliche amministrazioni del nostro Paese assumano, anche sulla scorta della recentissima direttiva comunitaria in materia, comportamenti e tempi di pagamento “europeiâ€�.

Così come anche a Te segnaliamo quanto le parti sociali hanno unitariamente evidenziato in merito alla legge di stabilità: l’apprezzamento per il rifinanziamento degli ammortizzatori in deroga e della detassazione del salario di risultato, ma insieme la necessità di fare di più per l’innovazione ed il risparmio energetico.

Per l’innovazione: con il credito di imposta da affiancare al meccanismo dei vouchers.

Per il risparmio energetico: con la conferma del bonus del 55%.

Presso il Ministero dell’Economia, dovrebbero essere inoltre avviati i lavori in materia di riforma del sistema fiscale, dopo l’incontro plenario che ha visto la partecipazione anche del Ministro Romani.

L’obiettivo della progressiva riduzione della pressione fiscale complessiva va anzitutto assunto come l’esito del contestuale avanzamento tanto del processo di contrasto e recupero di evasione ed elusione, quanto del processo di controllo, di ristrutturazione e riqualificazione, di riduzione della spesa pubblica complessiva.

Insomma, occorre davvero considerare conclusa l’epoca della spesa pubblica come variabile indipendente rispetto al prodotto interno lordo e far sì che il dividendo economico e sociale del contrasto e recupero di evasione ed elusione sia la riduzione della pressione fiscale che grava sui contribuenti in regola.

Serve, allora, unità d’azione: per debellare le patologie dell’evasione e dell’elusione, che tagliano trasversalmente tutta l’economia e la società italiana; per sanare inefficienze, improduttività, sprechi della struttura della spesa pubblica.

Da questo punto di vista, l’incrocio tra attuazione del federalismo fiscale e riforma fiscale rappresenta un’occasione â€" non scontata, ma possibile â€" per rafforzare, ad ogni livello istituzionale ed amministrativo, il principio di responsabilità: responsabilità nel ricorso alla spesa pubblica, responsabilità nel ricorso alla tassazione.

Riforma del sistema fiscale: per ridurla la pressione fiscale, ma anche per semplificarlo questo sistema.

Semplificarlo: assicurando l’integrale rispetto dei principi dello Statuto del contribuente; superando storiche stratificazioni di detrazioni e deduzioni Irpef, e storiche discriminazioni tra diverse tipologie di reddito; disboscandolo di “balzelli� di cui si è francamente smarrito il senso.

Semplificarlo, chiarendo, una volta e per tutte, la questione del non assoggettamento all’Irap dei piccoli imprenditori sprovvisti di autonoma organizzazione.

Riformarlo - il sistema fiscale -  per renderlo maggiormente concorrente alla necessità di rafforzare crescita e produttività,  sviluppo ed occupazione.

In generale ed a regime, restano i grandi temi della revisione della struttura delle aliquote Irpef, del progressivo superamento dell’Irap, della competitività delle aliquote Iva per il turismo, dell’apprezzamento delle scelte di reinvestimento degli utili aziendali, della neutralità del prelievo rispetto alla forma giuridica d’impresa. 

Il tutto con l’obiettivo di ridurre il carico fiscale sul lavoro â€" su tutto il lavoro â€" e  sull’impresa.

Ma senza pensare â€" aggiungo â€" che si possa simmetricamente aggravare il prelievo fiscale sui consumi.

In questo modo, infatti, non sortiremmo l’obiettivo di una riduzione netta della pressione fiscale, non faciliteremmo il recupero di evasione Iva, non salvaguarderemmo la progressività del prelievo, indeboliremmo la domanda interna.

Concludo. Il Paese ha di fronte sfide impegnative. Può far conto, però, su risorse importanti, a partire da quelle del mondo delle imprese e del mondo del lavoro.

Sono risorse che, proprio per superare la crisi e per rafforzare il ritorno alla crescita, cercano, in questa fase, di collaborare di più e meglio.

Chiedono che il valore di questa collaborazione sia compiutamente colto anche dalle istituzioni e dalla politica.

Chiedono che, nel nostro Paese, si chiuda la stagione dei conflitti pregiudiziali e si scelga la via del confronto di merito.

Certo, non è facile. Ma è sicuramente necessario. E â€" lo ripeto â€" è anche possibile, se davvero si mettono al centro gli interessi generali del Paese ed il suo futuro. 

 

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