Confturismo: "si raffredda la voglia di viaggiare"

Confturismo: "si raffredda la voglia di viaggiare"

Indagine Confturismo-Swg: niente vacanze per il 57% degli italiani, mentre il 32% le farà vicino casa per soli due o tre giorni. Solo il 7% farà shopping o comprerà regali in vacanza. Patané: "per salvare il turismo intervenire su più fronti".

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3 maggio 2020

Cala il contagio, scende la preoccupazione, ma si raffredda la voglia di vacanze. Se gli italiani preoccupati per l’emergenza Covid a marzo erano l’86%, ad aprile sono infatti diventati “solo” l’80% ma ciononostante il motore dell’economia del turismo non prende giri. Il 57 degli italiani non si muoverà per fare una vacanza anche dopo la fine dell’emergenza (a marzo era il 53%) e il 32% dichiara che farà vacanze, ma di 2 o 3 giorni e senza allontanarsi troppo dalla propria residenza. Insomma, più che ferie estive, le vacanze degli italiani assomigliano ai cosiddetti “short break” di mezza stagione, con un impatto molto più ridotto sui consumi. Solo il 20% vorrebbe fare le valigie appena l’emergenza sanitaria sarà conclusa, il 15% per via delle disponibilità economiche e l’8% non sa se potrà farlo per le ferie e impegni lavorativi. Insomma regna l’incertezza.

E’ quanto emerge dell’indagine di Confturismo-Confcommercio in collaborazione con Swg sulla propensione a viaggiare da parte degli italiani, che delinea anche un crollo del desiderio di fare shopping o comprare regali in vacanza: solo il 7% degli intervistati lo mette tra gli obiettivi mentre lo scorso anno, sempre ad aprile, la percentuale era del 22%. A fortissimo rischio quindi anche la notoria trasversalità dell’economia del turismo, di cui beneficiano commercio, trasporti locali, cultura e decine di altri settori.

 

“In questa situazione - commenta il presidente di Confturismo-Confcommercio, Luca Patanè - non intervenire subito e con strumenti efficaci a supporto delle attività del settore e dei consumi, con una “manovra sincronizzata su più fronti”, vuole dire negare i fondamentali dell’economia e non avere assolutamente chiaro quali sono davvero i settori strategici nel nostro sistema Paese“.

 

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