I beni energetici non regolamentati fanno aumentare l'inflazione

I beni energetici non regolamentati fanno aumentare l'inflazione

Secondo le stime preliminari, a febbraio l'indice nazionale dei prezzi al consumo è aumentato dello 0,1% su base mensile e dello 0,6% su base annua.

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1 marzo 2021

A febbraio i prezzi al consumo si confermano in crescita per il secondo mese consecutivo. Secondo le stime provvisorie dell'Istat, l'indice nazionale dei prezzi al consumo ha registrato un aumento dello 0,1% su base mensile e dello 0,6% su base annua (da +0,4% di gennaio). Un aumento prossimo a quello di giugno 2019 (quando fu +0,7%). La lieve accelerazione dell'inflazione si deve prevalentemente all'ulteriore attenuarsi della flessione dei prezzi dei Beni energetici non regolamentati (da -6,3% di gennaio a -3,6%) e all'inversione di tendenza dei prezzi dei Servizi relativi ai trasporti (da -0,1% a +1%). L'inflazione di fondo", al netto degli energetici e degli alimentari freschi e quella al netto dei soli beni energetici salgono entrambe da +0,8% rispettivamente a +1,0% e a +0,9%. L'aumento mensile dell'indice generale è dovuto prevalentemente alla crescita dei prezzi dei Beni energetici non regolamentati (+1,4%) e, in misura minore, dei Tabacchi e dei Servizi relativi ai trasporti (+0,4% per entrambi). L'inflazione acquisita per il 2021 è pari a +0,7% per l'indice generale e a +0,4% per la componente di fondo. I prezzi dei Beni alimentari, per la cura della casa e della persona rallentano lievemente (da +0,4% a +0,3%), mentre quelli dei prodotti ad alta frequenza d'acquisto invertono la tendenza (da -0,1% a +0,2%).

Secondo le stime preliminari, l'indice armonizzato dei prezzi al consumo (Ipca) registra una diminuzione su base mensile dello 0,2%, a causa del protrarsi dei saldi invernali di cui il Nic non tiene conto, e un aumento dell'1% su base annua (da +0,7% nel mese precedente). La crescita annua più marcata dell'Ipca rispetto a quella del Nic si deve ai prezzi di Abbigliamento e calzature che su base annua aumentano del 5,8% (da +5,2% di gennaio) a causa del calo congiunturale (-4,8%) più contenuto di quello di febbraio 2020 (-5,2%), che fa sì che si rafforzi la già ampia crescita su base annua registrata a gennaio per questo raggruppamento merceologico.

Secondo l'Istat si attenuano "i contributi negativi dovuti ai prezzi dei beni energetici che vedono ridotta l'ampiezza della loro flessione su base annua. I prezzi dei beni tornano così a crescere dopo dodici mesi di variazioni tendenziali negative; la loro dinamica si somma a quella dei prezzi dei servizi che accelerano, seppur di poco, con una crescita nuovamente superiore al punto percentuale (l'ultima volta era stato a ottobre 2019)".

 

Confcommercio: "Aumento dato dall'incremento dei prezzi dei beni energetici" 

 

Commentando i dati preliminari sull'inflazione di febbraio, l'Ufficio Studi della confederazione ha sottolineato che "il moderato aumento registrato dall’inflazione nel mese di febbraio, pur risultando piuttosto diffuso, solo l’alimentare, l’abbigliamento e le calzature registrano in termini mensili un segno negativo, riflette in larga parte gli incrementi dei prezzi degli energetici".

"Il recupero dei prezzi della materia prima, in atto da alcuni mesi, ha cominciato a trasferirsi anche ai settori a valle, servizi di trasporto in primis. L’inflazione di fondo non sembra destare preoccupazioni immediate, ma comunque raggiunge l’1%, un valore che non si osservava dal 2017". "Intorno alle dinamiche dei prezzi è sempre necessario un attento monitoraggio. Una significativa accelerazione dell’inflazione che dovesse precedere la ripresa dell’economia ne frenerebbe pericolosamente intensità e affidabilità, in un contesto di grave fragilità del mercato del lavoro e del tessuto imprenditoriale nei settori più colpiti dalla crisi pandemica".

 

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