Inflazione senza freni

Inflazione senza freni

L'Istat conferma: a giugno l'indice nazionale dei prezzi al consumo ha registrato un aumento dell'1,2% su base mensile e dell'8% su base annua. Livello "top" dal 1986.

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15 luglio 2022

Continua la corsa senza freni dell'inflazione. E' vero che le previsioni erano negative ma un andamento di questo tipo rischia seriamente di compromettere le speranze di ripresa anche per il 2023. La sentenza arriva dai dati definitivi dell'Istat (documento pdf):  a giugno l'indice nazionale dei prezzi al consumo ha registrato un aumento dell'1,2% su base mensile e dell'8% su base annua, da +6,8% del mese precedente. Un incremento annuo così non si registrava da gennaio 1986, quando fu pari a +8,2%. "In un quadro di diffuse tensioni inflazionistiche - spiega l'Istituto -l'ulteriore accelerazione della crescita su base tendenziale dell'indice generale dei prezzi al consumo si deve prevalentemente da una parte ai prezzi dei Beni energetici (la cui crescita passa da +42,6% di maggio a +48,7%) e in particolare degli Energetici non regolamentati (da +32,9% a +39,9%; i prezzi dei Beni energetici regolamentati continuano a registrare una crescita molto elevata ma stabile a +64,3%), e dall'altra a quelli dei Beni alimentari, sia lavorati (da +6,6% a +8,1%) sia non lavorati (da +7,9% a +9,6%), dei Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (da +4,4% a +5%) e dei Servizi relativi ai trasporti (da +6% a +7,2%). L''inflazione di fondo', al netto degli energetici e degli alimentari freschi, accelera da +3,2% a +3,8% e quella al netto dei soli beni energetici da +3,6% a +4,2 per cento".

INDICI DEI PREZZI AL CONSUMO NIC PER DIVISIONE DI SPESA

Giugno 2022, pesi e variazioni percentuali congiunturali e tendenziali (base 2015=100)

Confcommercio: "Un salto indietro nel tempo"

"Il dato sull’andamento dei prezzi rappresenta un ulteriore salto indietro nel tempo, con valori così elevati, sia in termini di profili mensili sia annuali, che non si registravano dalla fine degli anni 80". Questo il commento dell’Ufficio Studi Confcommercio alla stima provvisoria dei prezzi a giugno diffusa dall’Istat che aggiunge: "Non consola sapere che il dato italiano è allineato a quanto si rileva nel complesso dell’area euro (+8,6% tendenziale a giugno). Inoltre, come paventato da tempo, le pressioni inizialmente concentrate nell’energetico si sono ormai diffuse ad altri settori, in primis i trasporti e l’alimentare".

In questo momento storico così delicato e con le persistenti tensioni che agitano i mercati delle materie prime, diventa sempre più complicato ipotizzare un rientro delle tensioni inflazionistiche nel breve periodo. "Elemento che rende - ha proseguito l'Ufficio Studi - sempre più concreta la possibilità di un’inflazione, nella media del 2022, superiore al 7% e di un rientro molto graduale nel 2023, con inevitabili pesanti effetti sul reddito disponibile e sul potere d’acquisto della ricchezza detenuta in forma liquida da parte delle famiglie, con conseguenti riverberi negati sui comportamenti di spesa".

In conclusione, secondo l'Ufficio Studi sarà molto probabile che da settembre le famiglie saranno costrette a una selezione degli acquisti, con gravi effetti negativi sui consumi e di conseguenza anche sul Pil.

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