L’inflazione ”schizza” al 2,5%

L’inflazione ”schizza” al 2,5%

Secondo i dati definitivi Istat, a settembre l’indice nazionale dei prezzi al consumo ha fatto segnare il maggiore aumento da nove anni a questa parte. In leggero calo (-0,2%), invece, il dato mensile. Confcommercio: “dall’inflazione rischi per la ripresa”.

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14 ottobre 2021

Eccolo il temuto, netto aumento dell’inflazione, l’ombra che si allunga sulla forte ripresa economica in atto. A settembre, dice l’Istat nei dati definitivi (link ai dati completi in pdf), l'indice nazionale dei prezzi al consumo è infatti aumentato del 2,5% su base annua (era +2% ad agosto e +2,6% nella stima preliminare), un livello mai più raggiunto da ottobre 2012. Su base mensile, invece, c’è un lieve calo dello 0,2%). A spingere il rialzo continuano a essere i prezzi dei Beni energetici (+20,2%) sia della componente regolamentata (+34,3%) sia di quella non regolamentata (+13,3%). In rialzo anche i Beni alimentari (da +0,7% di agosto a +1%), i Beni durevoli (da +0,5% a +1%) e i Servizi relativi ai trasporti (da -0,4% a +2%). Ma anche i prezzi dei Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (da +1,5% a +1,8%) contribuiscono all’accelerazione, così come i prezzi dei Beni alimentari, per la cura della casa e della persona (da +0,6% a +1,2%) e quelli dei prodotti ad alta frequenza d'acquisto (da +2,4% a +2,6%).

Indice dei prezzi al consumo NIC, gennaio 2016-settembre 2021. Fonte: Istat

Quanto al lieve calo congiunturale, è dovuto soprattutto alla diminuzione dei prezzi dei Servizi relativi ai trasporti (-3,1%) e dei Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (-0,5%), dinamica solo in parte compensata dall'aumento dei prezzi degli Alimentari non lavorati (+0,8%). L'inflazione acquisita per il 2021 è pari a +1,7% per l'indice generale e a +0,8% per la componente di fondo, mentre la "inflazione di fondo", al netto degli energetici e degli alimentari freschi, e quella al netto dei soli beni energetici salgono entrambe, rispettivamente da +0,6% a +1,1% e da +0,5% a +1,2%.

 

Confcommercio: “dall’inflazione rischi per la ripresa”

“Il dato di settembre, oltre che largamente atteso (la stima era 2,7%) consolida alcuni timori che avevamo già avanzato nel nostro report di luglio: gli impulsi inflazionistici, inizialmente concentrati nell’energetico, cominciano, infatti, a trasferirsi su altre filiere, come segnala l’incremento registrato dalla componente di fondo che supera l’1%, con una tendenza che non sembra destinata a esaurirsi immediatamente”. Così l’Ufficio Studi Confcommercio, che aggiunge: “al di là del sensibile aumento atteso per il mese di ottobre, legato al comparto energetico regolamentato, sono presenti a livello globale tensioni sulle materie prime e strozzature nella logistica che non possono essere completamente risolte nel breve termine. Questi elementi amplificano serie preoccupazioni sull’intensità e sulla durata dell’inflazione e dei riverberi che potrà avere sulla ripresa attraverso una riduzione del tasso di crescita dei consumi a causa della eventuale riduzione del potere d’acquisto dei redditi e della ricchezza detenuta in forma liquida”.

Per ulteriori notizie e approfondimenti puoi visitare il nostro focus dedicato ai dati Istat con in più le note dell'Ufficio Studi di Confcommercio. Trovi la pagina a questo link: Focus Istat di Confcommercio.

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