Contraffazione: analisi e proposte per la difesa di un mercato legale

Contraffazione: analisi e proposte per la difesa di un mercato legale

Napoli, 15 settembre 2008

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15 settembre 2008

Cari amici ed amiche, signore e signori, desidero innanzitutto ringraziare il Presidente della Camera di Commercio di Napoli per l’ospitalità che ci ha offerto, gli amici di Federmodaitalia per aver fortemente voluto e realizzato questa iniziativa insieme ai colleghi campani, i relatori e tutti voi per la partecipazione e il contributo alla soluzione di un problema, quello della contraffazione, che costituisce per il nostro Paese un fenomeno inquietante.

La scelta di questa città per l’incontro di oggi non è casuale, vuole essere, infatti, la testimonianza del nostro impegno  affinché non si debba più parlare di Napoli come “la capitale del falso”. 

La stessa presenza del Ministro Scajola, costituisce d’altronde e inequivocabilmente un segnale di attenzione non formale da parte del Governo, su un tema che per Confcommercio è diventato prioritario, e di questo, desidero ringraziarlo.

Sappiamo che la contraffazione non è certo un fenomeno recente, se già all’epoca romana lo stesso Fedro e Plinio il Vecchio – che proprio nell’area partenopea trascorse parte della sua esistenza e la concluse – denunciarono alcuni artigiani del tempo che firmavano con i nomi dei maestri greci manufatti in argento o marmo per accrescerne il valore di mercato.

Se l’impero romano per l’estensione dei suoi confini e la ricchezza degli scambi che avvenivano al suo interno poteva costituire in qualche modo un primo esempio di globalizzazione ante litteram, con i vantaggi e gli svantaggi che ne conseguono, è certo invece che oggi il fenomeno della contraffazione e le problematiche connesse hanno assunto dimensioni e caratteristiche non più marginali.

Solo in Italia stimiamo un giro d’affari pari a 7,5 miliardi di euro, di cui circa un quarto riguarda l’abbigliamento.

Quello che, però, è maggiormente dannoso è la stretta interconnessione fra contraffazione e altri fenomeni, quali lo sfruttamento del lavoro nero, il rafforzamento della criminalità - diffusa ed organizzata - il proliferare dell’economia sommersa, l’alterazione delle regole della concorrenza, i rischi per la sicurezza e tutela dei consumatori, i mancati introiti per l’erario (basti pensare, in particolare all’incidenza delle tasse sui derivati del tabacco).

Abbiamo tuttavia visto dai risultati della nostra ricerca che ben 14 milioni di italiani (quasi il 30% della popolazione) hanno comprato prodotti contraffatti negli ultimi due anni pur essendo consapevoli (per il 68%) che l’acquisto di merce di marca non originale abbia effetti negativi per l’economia, il mercato, la legalità, la salute.

L’obiettivo allora, comune, condiviso fra istituzioni, forze dell’ordine, organizzazioni di produttori e della distribuzione, consumatori deve essere quello di intervenire per difendere il “mercato”, un mercato che sotto gli attacchi della illegalità rischia di indebolirsi ulteriormente, travolgendo i consumatori e mettendo in ginocchio le imprese, soprattutto le PMI che già sono penalizzate, da una parte, dalla profonda crisi strutturale dei consumi e, dall’altra, da una pressione fiscale troppo elevata.

E’ necessario, quindi, innanzitutto interrompere questo circolo vizioso nel quale i consumatori alimentano il mercato della contraffazione, più o meno consapevolmente, per di più favorendo un progressivo ed allarmante allargamento delle tipologie di prodotti “illegali”.

Perché la contraffazione non è più limitata alla “clonazione” di prodotti di lusso – la “fotocopia originale” di cui parla la nostra ricerca - ma anzi è ormai orientata alla riproduzione di prodotti di largo consumo: cresce così il mercato illegale dei giocattoli, dei prodotti alimentari, degli alcolici, delle sigarette, fino ai prodotti farmaceutici.

Ma se la fonte o l’organizzazione che sta dietro alla diffusione di magliette e borse contraffatte è la stessa che immette sul mercato alimentari, giocattoli, cosmetici, tabacchi e medicinali non originali, e in quanto tali pericolosi, foraggiare questa organizzazione con l’acquisto di prodotti considerati “innocui” corrisponde ad incrementare la diffusione del fenomeno, e far sì che la “falsificazione” diventi meno evidente ma ancora più dannosa.

Un mercato del falso, quindi, che mette oggi più di ieri a repentaglio la salute dei cittadini. Si pensi, ad esempio, alle sigarette contraffatte che, non essendo sottoposte ai rigidi controlli sanitari previsti nel processo produttivo dei tabacchi lavorati, hanno un grado di nocività, anche se difficilmente quantificabile, sicuramente elevato e che mette a rischio la salute pubblica.

Insomma, se il Ministro me lo consente, proporrei, per la prossima campagna  di comunicazione contro la contraffazione, di usare immagini e toni più forti e aggressivi che possano accrescere la consapevolezza dei consumatori.

Perché solo riuscendo a far capire che i danni causati dall’acquisto di un prodotto contraffatto - sia esso un capo di abbigliamento “taroccato”, un orologio o un pacchetto di sigarette - non si esauriscono al momento dell’acquisto si potrà sradicare quella cultura della deresponsabilizzazione che permea il fenomeno.

La “moral suasion” deve ovviamente essere accompagnata da altre azioni deterrenti ed in tal senso è positivo che sia stata modificata la norma relativa alle sanzioni pecuniarie per chi acquista prodotti contraffatti, rendendo la sanzione amministrativa meno onerosa ma sicuramente e più verosimilmente applicabile ad ampio raggio.

E’ questa infatti una delle numerose disposizioni contenute all’interno del testo della manovra finanziaria per il 2009, che ci auspichiamo vengano mantenute in questa forma, in materia di diritti di proprietà industriale e di lotta alla contraffazione fra le quali devo riconoscere ci sono molte e significative innovazioni che contribuiranno certamente ad alzare il tiro e a colpire in maniera più incisiva le organizzazioni che proliferano dietro a questo fenomeno.

Il nostro giudizio su questo approccio “organico” di revisione della legislazione in materia non può quindi che essere positivo, e in tal senso riconosciamo al governo un impegno che siamo certi darà i suoi frutti.

Apprezziamo, inoltre, le importanti azioni di contrasto alla contraffazione promosse dall’ICE, grazie anche alla costituzione di 14 Desk nei più importanti mercati esteri, nell’ambito della preziosa attività che l’Istituto, presieduto dall’Ambasciatore Vattani, svolge per la tutela del Made in Italy e per la promozione del sistema Italia nel mondo.

Anche l’attività delle forze dell’ordine ha portato a segno, come abbiamo avuto modo di ascoltare, dei risultati significativi.

E Confcommercio intende continuare ad essere al fianco delle istituzioni e dello Stato in questa battaglia che sappiamo consumarsi senza esclusione di colpi.

Il Memorandum d’intesa siglato a giugno con l’Agenzia delle Dogane e finalizzato a rafforzare la cooperazione tra l’Agenzia e Confcommercio, anche attraverso attività congiunte di formazione e informazione costituisce sicuramente un tassello importante dell’impegno delle organizzazioni di categoria contro la piaga della contraffazione, una piaga che colpisce direttamente le imprese, ed in particolar modo le imprese del terziario associate a Confcommercio.

Il nostro sistema costituisce sicuramente un patrimonio di competenza che può e deve essere sfruttato per iniziative che prevedano un coinvolgimento attivo ed operativo, a livello nazionale e locale.

Ben vengano quindi i “Patti per la sicurezza” cittadini che prevedono tolleranza zero verso la contraffazione e task force di vigili urbani contro l’abusivismo, e le iniziative delle federazioni.

I risultati raggiunti sino ad ora d’altronde ove questa collaborazione fra parti sociali e istituzioni c’è stata rafforza la mia convinzione nell’invitare il Ministro a far sì che l’esperienza passata di un tavolo di lavoro comune fra gli uffici del Ministero e i rappresentanti di categoria possa trovare ancora spazio con le modalità che egli reputerà più opportune per valorizzare le specifiche peculiarità.

Perché mai come ora è necessario, per le imprese, per i consumatori, per l’economia, per l’intera società fare fronte comune.

Grazie.

 

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