Intervento Presidente Sangalli - Convegno lavoro 22.1.2014

Intervento Presidente Sangalli - Convegno lavoro 22.1.2014

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22 gennaio 2014

 

Cari amici,            

ringraziamenti….

Con il protrarsi della crisi e le forti difficoltà presenti nel mercato del lavoro – mi riferisco soprattutto ai livelli record della disoccupazione, e di quella giovanile in particolare – il Paese ha bisogno di vedere finalmente quelle riforme, quei provvedimenti indispensabili - come ha detto nei giorni scorsi lo stesso Presidente del Consiglio Enrico Letta – a segnare "un cambio di passo affinché il 2014 sia l'anno della riscossa".

La riduzione certa, progressiva e sostenibile del carico fiscale su famiglie e imprese accompagnata da una più coraggiosa e incisiva operazione di riduzione della spesa pubblica resta, dunque, la priorità insieme ai temi della  semplificazione di un barocco sistema di pagamenti e adempimenti.

Per questo oggi più che mai continuiamo a sostenere con fermezza che la sfida da cogliere e vincere è quella di mettere al centro dell'azione di Governo l'impresa e il lavoro:  perché in questo modo possiamo non solo scrollarci di dosso una crisi che per durata e profondità non ha eguali nella storia d'Italia, ma costruire davvero in tempi rapidi una ripresa robusta e con più occupazione.

E qui, lo voglio dire subito, tre sono per noi i punti fermi:

  • riduzione del costo del lavoro
  • flessibilità adeguata all'organizzazione del lavoro e all'evoluzione del mercato
  • semplificazione della burocrazia e della gestione dei rapporti di lavoro 

Interventi da attuare dentro un welfare pubblico più orientato alle politiche attive del lavoro. Dunque, meno burocrazia e più servizio, meno costi sul lavoro e più investimenti sul funzionamento dei servizi al lavoro.

Sono questi i temi che vanno ancora affrontati per rafforzare il  mercato del lavoro, anche sull'apprendistato.

Da questo rapporto emergono una serie di considerazioni:

  • L'apprendistato è uno strumento con potenzialità più grandi rispetto all'utilizzo che ne viene fatto
  • Si tratta di un investimento reciproco tra azienda e lavoratore che non è certo aiutato dall'introduzione di nuovi  vincoli.
  • Occorre semplificare ulteriormente le regole per attivarlo e per gestirlo, senza avventurarsi però in una nuova complicata riforma.
  • Occorre evitare di appesantirlo con costi crescenti che già deprimono l'occupazione in generale
  • Occorre liberare da vincoli troppo stringenti sulla formazione anche l'apprendistato destinato ai giovanissimi che devono ancora completare la scuola.

Abbiamo voluto predisporre un rapporto sull'apprendistato per fare emergere dai numeri quello che le nostre imprese ci rappresentano tutti i giorni, ovvero che le continue riforme sul lavoro non aiutano le imprese e non aiutano l'occupazione. L'obiettivo principale che dobbiamo porci è consentire alle imprese di assumere.

Infatti, l'apprendistato, un contratto a parole apprezzato da tutti, sta ancora faticando a farsi strada, al netto della crisi; nonostante i dati dimostrino un grande potenziale e nonostante il terziario sia uno dei settori più attivi nel suo utilizzo con oltre 3000 conferme ogni mese, le aziende faticano a seguirne le continue modifiche.

Ogni qualvolta si prevede una semplificazione, immediatamente, viene  aggiunto un nuovo vincolo. E questo non va bene. Non ha funzionato e non funziona.

Guardate, per anni Confcommercio ha insistito sulla semplificazione dell'apprendistato, ma ci sono voluti più di 10 anni per arrivare ad una normativa unica dell'apprendistato sul territorio nazionale che valorizza la formazione in azienda, sancendo finalmente che l'impresa è il luogo deputato per eccellenza a trasferire ai giovani quei  contenuti professionali che sviluppano occupazione.

Tuttavia, dopo pochi mesi dal testo unico sull'apprendistato, si è intervenuti ancora, introducendo costi aggiuntivi e complicando ulteriormente la parte formativa con nuova burocrazia. E questo non aiuta. Non aiuta le imprese. Non aiuta i lavoratori.

L'apprendistato, l'abbiamo detto, è uno strumento dalle potenzialità ancora largamente inespresse: per questo crediamo che sia necessario semplificarne ulteriormente le regole, senza avventurarsi in una nuova complicata riforma, non appesantirlo con costi crescenti. Occorre liberare da vincoli  troppo stringenti sulla formazione anche i contratti per i giovanissimi che devono ancora completare gli studi scolastici.

Sono richieste che rientrano nell'ottica di una ragionevole, semplice, poco invasiva manutenzione dello strumento.

Le imprese italiane, le nostre imprese -  quelle dei servizi di mercato, che valgono oggi più del 40% del Pil e dell'occupazione - esprimono da anni l'esigenza di flessibilità connaturata alle loro attività e alla grande capacità di dinamismo che da sempre le caratterizza.

Una riforma che ingessa la flessibilità e, quindi, l'organizzazione del lavoro, infligge un colpo mortale alle imprese del commercio, del turismo, dei servizi, dei trasporti e della logistica. Tutte le imprese, dalle piccole alle grandi, sono pesantemente penalizzate nelle proprie capacità: di adattamento al mercato, di innovazione, di servizio.

Eppure si torna a parlare di contratto unico, rischiando di azzerare con un colpo di spugna tutto ciò che è venuto dopo il modello fordista.

E qui ribadiamo la nostra proposta: riduzione del costo del lavoro e sostegno per tutte le possibilità di impiego, senza penalizzare i contratti flessibili.

Abbiamo, infatti, sempre sostenuto la necessità di una pluralità di strumenti, sia per rispondere alle specifiche esigenze delle imprese dei diversi settori economici, in particolare quelle dei servizi e del terziario di mercato, sia per favorire tutte le opportunità di impiego non appena si presentano sul mercato. D'altro canto la riforma Fornero ha già dimostrato come interventi penalizzanti sulla flessibilità in entrata riducano le opportunità di occupazione.

E'  arrivato anche il momento di mettere mano seriamente ad una  riforma dei servizi pubblici per il lavoro, ridisegnando quelle politiche attive che devono sostenere l'occupazione, anche quella flessibile.

Ci auguriamo pertanto che un contributo concreto come quello che intendiamo dare con questo rapporto e con le nostre proposte sul lavoro, venga accolto con attenzione dal Governo e da tutte le forze politiche.

Non possiamo dimenticare mai che il lavoro non si crea per legge: ma, realizzando condizioni favorevoli alla crescita e alla ripresa dell'economia; e mettendo le imprese in condizione di avere strumenti coerenti con quello sviluppo, anche occupazionale, che tutti auspichiamo.

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