Intervento del Presidente Sergio Billè al convegno "Lo sviluppo delle destinazioni turistiche nella provincia di Salerno"

Intervento del Presidente Sergio Billè al convegno "Lo sviluppo delle destinazioni turistiche nella provincia di Salerno"

Salerno, 29 novembre 2005

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29 novembre 2005
Intervento di Sergio Billè

 

 

Intervento del Presidente Sergio Billè

 

Salerno, 29 novembre 2005

 

 

A Berlusconi che intende proporre un nuovo contratto con gli italiani e a Prodi che si dice pronto, se andasse al governo, a fare riforme radicali dico che ci sarebbe un modo per rendere subito più credibili questi impegni: aumentare il tasso di concretezza e di operosità delle Istituzioni imponendo, ad esempio, ai cantieri della Salerno-Reggio Calabria di lavorare giorno e notte per completare tutta l'opera entro e non oltre il 2006.

E', difatti, inverosimile che, in questo Paese, per realizzare infrastrutture di così fondamentale importanza per lo sviluppo economico, occorra un tempo dieci ed anche venti o trenta o quaranta volte maggiore a quello, ad esempio, che serve, in Spagna, per eseguire  opere analoghe.

Questo per dire che se c'è un problema che, in Italia, dovrebbe avere oggi l'assoluta priorità, questo è il problema delle infrastrutture la cui grave carenza sta soprattutto tarpando le ali ad ogni prospettiva di reale e strutturato sviluppo delle aree del Mezzogiorno.

Su questo tema mi piacerebbe vedere, nei programmi e negli impegni della politica, qualcosa di veramente nuovo e di finalmente risolutivo, ma il tempo passa e l'impressione è che, su questi temi, si stia continuando purtroppo a girare in tondo.

Non ci sono risorse per accelerare, in modo significativo, questo tipo di investimenti? Vero, ma è altrettanto vero che, senza adeguate infrastrutture che stimolino lo sviluppo del mercato, ve ne saranno sempre di meno.

Dobbiamo trovare risorse che servano ad abbattere il nostro ingombrante debito pubblico? Ne troveremo sempre di meno se non risolveremo problemi che si chiamano logistica, infrastrutture, servizi e trasporti.

Quel che sta accadendo nel settore del turismo è da questo punto di vista assai emblematico.

Perché del turismo straniero che approda oggi in Italia solo il 14% arriva nelle aree del Mezzogiorno? La risposta è semplice: perché i tour operator si fanno i conti e decidono che non c'è alcuna convenienza - meglio l'alto Adriatico, la Croazia o la Spagna - a dirottarli sulle coste della Campania e della Calabria che, per essere raggiunte, richiedono oggi il triplo del tempo e, a causa della mancanza di servizi di supporto, almeno il doppio dei costi.

Continuiamo pure così e finiremo col mettere  una lapide mortuaria anche su un settore dalle mille potenzialità come è certamente quello del nostro turismo.

Continuiamo pure così e questo settore, anziché realizzare ricchezza e nuova occupazione, finirà col produrre solo cartoline illustrate.

Se anche la Spagna, in quest'ultimo periodo, sia per numero di presenze - 53,6 milioni di presenze contro le 37,7 dell'Italia - sia per volume di fatturato - 45,2 miliardi di euro contro i nostri 35,7 - ci ha ormai surclassato, mi pare che ci siano tutte le condizioni per far scattare, nel nostro Paese, un segnale di allarme rosso.

Ma dove e come si sta discutendo di questo problema ormai quasi da protezione civile?

Il tempo passa e fino ad ora ,nella campagna elettorale, ci si è occupati di altro. Infrastrutture e turismo restano ancora pagine bianche.

E' vitale, invece, che le Istituzioni della politica diano, su questi due versanti strettamente connessi tra loro, risposte più affidabili e che possano avere chiari e concreti riscontri  operativi.

Decodificati al massimo i problemi più urgenti da risolvere sono soprattutto tre.

1- Non se ne può più di programmi di investimenti in opere pubbliche che, strada facendo, si sciolgono nell'acqua al punto da diventare quasi biodegradabili. Si facciano pure tutti i riscontri territoriali che possono essere necessari, ma poi deve essere lo Stato centrale a riprendere in mano il pallino e a decidere davvero tempi e modi di esecuzione. Questo vale per la Val di Susa come per la Salerno-Reggio Calabria come per tutte le altre opere oggi indispensabili per dare a questo Paese una rete di moderne infrastrutture. Questa è la vera scelta di campo, il vero salto di qualità, la vera riforma che questo Paese oggi davvero attende. Non farla, rinviarla ancora nel tempo, subordinarla ad altri programmi vorrebbe dire un vero declassamento competitivo del nostro sistema-Paese.

2- Investire in infrastrutture significa altresì operare perché intorno ad esse si ripristini il principio della legalità e della trasparenza del sistema di mercato. Sono anni che con gli appalti si gioca a monopoli assecondando piani e strategie di chi sfrutta questa grave carenza di infrastrutture per governare intere fette della nostra economia. E sarebbe un male peggiore della terapia se queste infrastrutture si temprassero nel Dna di organizzazioni criminali e mafiose.

3- Il turismo non può restare - oggi lo è - un settore dimenticato, lasciato sempre in soffitta quando si tratta di mettere mano a programmi che puntino allo sviluppo della nostra economia. Nel Mezzogiorno fino ad oggi l'80% degli incentivi, delle facilitazioni e delle risorse pubbliche sono andati a settori che, al contrario del turismo e dei servizi, non hanno saputo, nella maggior parte dei casi, creare né nuova ricchezza né nuovi occupati. E' una politica che va corretta almeno di 90 gradi. Non è più accettabile che il settore turistico faccia da porta acqua ad altri settori. Si facciano le infrastrutture ma si decida anche una politica di incentivi anche sotto il profilo fiscale che consenta alle imprese del turismo di guardare avanti facendo leva su tutte le loro potenzialità. Si continua a parlare di riforme. Ecco una riforma che, se messa in pratica, produrrebbe subito sviluppo e nuova ricchezza.

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