Intervento del Presidente Sergio Billè al convegno nazionale appalti FILCAMS CGIL

Intervento del Presidente Sergio Billè al convegno nazionale appalti FILCAMS CGIL

Tavola rotonda su appalti del 9 novembre 2005

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9 novembre 2005

Mi pare che la nuova direttiva europea che sta per essere recepita  nel nuovo testo unico che il governo sta elaborando faccia fare un notevole passo avanti al problema degli appalti nella grande area dei lavori, dei servizi e delle forniture.

Trattandosi di un'area, infatti,  che muove ogni anno decine e decine di miliardi di euro era più che giusto fissare regole che  facessero leva su tre aspetti fondamentali.

Il primo è quello di gare di appalto che rispettino finalmente il principio della libera concorrenza, problema  oltremodo delicato e che fino ad oggi - credo che nessuno in questa sala possa negarlo - è stato, in Italia, abbondantemente trascurato e talvolta messo proprio sotto i piedi.

Il secondo è quello della trasparenza di queste gare. Vogliamo ammettere che fino ad oggi molte di esse - e potrei fare, al riguardo, un'ampia casistica -  hanno brillato soprattutto per la loro sostanziale "opacità"?

E, infine, la semplificazione delle procedure che è poi un altro indispensabile corredo di un mercato che voglia essere al tempo stesso trasparente e aperto alla concorrenza.

Le imprese non chiedono nient'altro che regole certe, affidabili e che soprattutto siano uguali per tutti.

La pratica dell'imboscamento di queste regole è stato uno dei tarli - e lo è in parte ancora - del nostro sistema di mercato. Perché con una politica che, aggirando le regole, favorisce gli amici degli amici questo sistema ormai non va da nessuna parte.

Naturalmente non sarà facile far "digerire" alle parti contraenti - strutture pubbliche da un lato, imprese gareggianti dall'altro - questo nuovo schema di gioco, ma non vedo alternative.

E' solo così che si potrà fare davvero un po' di pulizia.

Penso agli appalti dei lavori pubblici, una sterminata galassia continuamente in movimento e che, visti i risultati negativi che sul fronte delle esecuzioni, cioè delle opere, si sono avuti in questi anni - ha veramente bisogno di essere messa sotto registro.

Nessuno pensa di fare di tutta l'erba un fascio. E' vero però che i davvero impiegabili ritardi che sono stati spesso registrati non solo nell'esecuzione ma anche nell'affidabilità di certe opere pubbliche hanno dato fino ad oggi molto da pensare.

E non parlo solo delle grandi opere- e voi immaginate a quali mi posso riferire - ma anche a quelle estremamente parcellizzate - una strada, un ponte, il restauro di una Chiesa - e a tutto ciò che coinvolge il sistema della manutenzione.

Ben venga un cristallo che permetta a tutti di vedere chi vince queste gare, come le vince e perché le vince.

Anche le forniture alla pubblica amministrazione hanno inequivocabilmente bisogno di essere messe sotto registro e ha fatto bene la Corte dei Conti ma ora anche la Consip a guardare questo problema attraverso una lente di in gradimento.

Per funzionare a pieno regime il motore degli appalti deve avere regole certe e trasparenti. Ne beneficerà la pubblica amministrazione ma ne beneficeranno soprattutto le imprese. Da un lato, si potranno risparmiare soldi, dall'altro, si potranno rivitalizzare tutte le imprese che hanno la voglia ma anche i titoli per guardare avanti.

Mi pare che abbia fatto anche bene l'antitrust di insistere sulla necessità per l'ordinamento, a qualsiasi livello normativo, nazionale, regionale, comunale o altro, di prima promuovere e poi garantire, in ogni circostanza, quel principio di tutela della concorrenza che trova nella gara d'appalto il suo alveo naturale.

Sono anni che invochiamo una normativa del genere.

Come mi pare opportuno che sempre l'antitrust abbia ben chiarito  che le gare d'appalto possano essere evitate solo - ed insiste sul solo - quando gli enti locali dimostrino e con chiarezza che lavori, servizi e forniture  possono essere direttamente attribuiti a società di cui hanno il controllo azionario.

Nulla di male che, in questo caso, le procedure cambino ma deve trattarsi, dice l'antitrust di eccezioni.

Ecco parliamo di eccezioni e non di regole. E' una giusta impostazione.

E' importante, infine, che il testo unico che si sta approntando a Palazzo Chigi stabilisca anche vie di dialogo competitivo cioè di una particolare forma di appalto nel quale amministrazione e operatori dialogano per individuare insieme quale potrà essere la migliore soluzione progettuale.

Mi sembra una norma assai innovativa che potrebbe produrre vantaggi considerevoli sia per l'amministrazione che per le imprese. Primo, perché proprio le imprese potrebbero trasferire alla pubblica amministrazione quelle esperienze e quelle competenze che spesso gli addetti alla P.A. non hanno. Secondo, perché in questo modo si potrebbero realizzare opere più significative e più aderenti alle reali esigenze del mercato.

Questa è la strada giusta. Cerchiamo di percorrerla senza smarrirci un'altra volta nei meandri di regole pressappochiste, equivoche e, nella sostanza, produttive di altri danni per il mercato.

Noi davvero non chiediamo altro.

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