Intervento del Presidente Sergio Billè alla cerimonia di presentazione di «Forum PA 2005»

Intervento del Presidente Sergio Billè alla cerimonia di presentazione di «Forum PA 2005»

Roma, 26 gennaio 2005

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26 gennaio 2005
Intervento di Sergio Billè

 

Per non scivolare nella palude delle troppo generiche riflessioni che spesso purtroppo ammantano i dibattiti sull'amministrazione pubblica vorrei focalizzare il mio intervento su tre problemi che mi paiono, su questo tema, urgenti e forse anche prioritari.

1- Occorre elaborare strategie che consentano, in tempi che siano sufficientemente brevi - e mi sembra che ora il governo stia tentando di muoversi in questa direzione - un processo, sotto pelle, di reale modernizzazione dell'apparato amministrativo pubblico. Per troppi anni di questo complicato, anzi complicatissimo apparato, si è pensato di rifare, in qualche modo, la carrozzeria, mentre troppo poco, invece, è stato fatto per cambiare il suo motore e le sue altre parti meccaniche. Non dico che, nell'ultimo decennio, non si sia lavorato in questa direzione, ma il processo di cambiamento è stato troppo lento e talvolta scarsamente produttivo di risultati. E sono ritardi che il paese sta pesantemente pagando perchè, nella competizione che si è aperta sui mercati mondiali, l'amministrazione pubblica continua a realizzare performances del tutto inadeguate per lo sviluppo del nostro sistema economico e delle nostre imprese. E sono ritardi tali da non giustificare nemmeno più i suoi alti e talvolta decisamente insopportabili costi di funzionamento.

2- E, per quanto riguarda la pubblica amministrazione, non c'è solo - e questo mi sembra un altro punto focale - un problema di gambe che non corrono abbastanza (eccessiva vischiosità delle normative, abnormi ritardi nell'espletamento delle procedure, troppo lento processo di informatizzazione dell'apparato, ecc.) ma anche un problema di teste cioè di strategie. E ciò dipende dal fatto che troppo spesso l'eccessivo grado di subalternità dell'amministrazione ai dettati della dirigenza politica ha finito con il far "perdere la trebisonda" ai vertici dell'apparato pubblico costretti, di volta in volta ad operare sul terreno accidentato e sconnesso di sempre nuove emergenze che spesso sono state devianti rispetto agli obiettivi di una reale e complessiva strategia di riforma. Insomma molti dirigenti della P.A. hanno finito col perdere il senso dell'orientamento ed anche la coscienza della propria responsabilità e del proprio ruolo. A questo problema bisogna rimediare, ma rimediare in fretta. L'ultima relazione della Corte dei Conti motiva e giustifica una riflessione aggiuntiva: si continua a fare un eccessivo ricorso a consulenze esterne che, da un lato, contribuiscono ad aggravare il già assai pesante problema dei costi, e, dall'altro, rischiano di indebolire e, in qualche caso, addirittura di esautorare, sul fronte della progettualità come su quello dell'operatività, il ruolo della dirigenza che è in organico. Vedo che il governo ha presente da tempo questo problema e sta cercando di porvi rimedio. E questo è positivo perchè riportare i centri decisionali nel loro corretto alveo è anch'esso un problema urgente e prioritario e non solo per ragioni di costo.

3- Un altro punto nodale è quello del rapporto fra sistema della pubblica amministrazione e sistema delle imprese. Spesso, troppo spesso, in questi anni, i due sistemi hanno viaggiato su binari che avevano scartamenti, itinerari e persino punti di approdo diversi e ciò ha nuociuto, in misura sensibile, al processo di modernizzazione e di sviluppo della nostra economia e del nostro mercato. E' come se vi fosse, fra i due sistemi, una quasi strutturale dissociazione di obiettivi e di interessi: non dovrebbe essere così. Bisogna fare in modo che non sia più così. E tutto va fatto presto, presto, presto. Ogni anno di ritardo, vista la convulsa accelerazione del processo economico, pesa ormai quasi come un anno luce. Perché i due sistemi possano procedere finalmente sullo stesso binario, nello stesso convoglio e con lo stesso obiettivo di approdo mi pare che tre siano le riforme essenziali.

La prima è un reale, strategico, rapido processo di sburocratizzazione dell'apparato pubblico. Si sta lavorando in questa direzione, ma mi pare che le sacche di resistenza - e non solo all'interno della dirigenza della P.A. - siano ancora molte ed agguerrite. E fino a quando non si riuscirà a debellarle il processo di riforma procederà con il freno a mano tirato.

La seconda è un radicale, sostanziale snellimento di leggi, normative e procedure. Spesso le procedure richieste per l'avvio di un'impresa richiedono tempi di percorrenza lunghi quanto quelli della sonda spaziale che ha raggiunto Titano. E spesso è appunto un'impresa titanica per un'azienda ottenere tutte le autorizzazioni e i bolli necessari per avviare o per potenziare la sua attività. Da questo punto di vista non basta accelerare il processo di informatizzazione dell'apparato pubblico: occorre anche cambiare il modo di pensare e di agire di chi, invece di stare dietro ad uno sportello, può ora digitare su un Pc dando così alla pratica amministrativa tempi di percorrenza assai più brevi. E qui, credo, sta il nocciolo della questione perché, se non si associa alla diversa qualità della strumentazione, anche una diversa qualità dell'operatore, il rischio è di finire un'altra volta nei tornanti di codicilli e di appigli normativi – e le tante leggi e i tanti regolamenti ancora in vigore ne forniscono purtroppo ancora una vasta schiera - che possono rallentare ogni tipo di procedimento autorizzativo.

La terza è altrettanto importante e direi essenziale soprattutto per il sistema di imprese che operano nell'area del terziario di mercato. La semplificazione amministrativa deve essere anche funzionale al recupero di quei valori di responsabilità e di partecipazione che costituiscono la chiave di volta del processo di costruzione di un federalismo che sia non solo di valido supporto al sistema delle imprese ma valorizzi anche ogni forma di associazionismo economico. Fanno parte di questa prospettiva di valorizzazione della sussidiarietà orizzontale anche il processo di delega di funzioni pubbliche in materia di autorizzazioni e di verifica dei requisiti richiesti per l'avvio delle attività di impresa.

Sono deleghe già oggi embrionalmente svolte da centri di assistenza tecnica alle imprese previsti nell'ambito di più normative di settore, ma che ora – proprio nell'ambito delle misure urgenti per la competitività – potrebbero ricevere un più compiuto riconoscimento recuperando la previsione normativa - già delineatasi lungo il percorso di elaborazione del disegno di legge di semplificazione per il 2004 – dell'istituzione delle agenzie per le imprese, promosse dalle associazioni imprenditoriali.

E questa richiesta – quella della istituzione delle agenzie per le imprese – è una posizione formalmente assunta da tutte le Organizzazioni imprenditoriali e già presentata al Governo, che ora mi auguro il Ministro Baccini voglia far propria.

Vorrei, infine, evidenziare un'ultima questione.

Le bozze di articolati in materia di semplificazione amministrativa ruotano tutte intorno al principio della dichiarazione di inizio di attività.

Occorre, però, che questo principio sia coordinato tanto con l'esigenza di salvaguardare gli strumenti di programmazione economica di settore, che – ad esempio – nel caso dei pubblici esercizi e del commercio sono garanzia di una concorrenza attenta ai valori del pluralismo imprenditoriale, quanto con le competenze legislative esclusive affidate alle Regioni dalla Costituzione federale.

Su quest'ultimo punto, occorre porre particolare attenzione, perché davvero di conflitto istituzionale la semplificazione non ha necessità.

C'è già del resto, al riguardo, un parere della Conferenza Stato-Regioni, accolto nell'ambito della stesura del disegno di legge di semplificazione per il 2004.

Bisognerà dunque tenerne conto – ed anche su questo sollecito l'attenzione del Ministro Baccini – rispetto alla stesura finale delle misure urgenti per la competitività.

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