Intervento del Presidente Sergio Billé in occasione del convegno Ds su "Imprese sostenibilità e competitività"

Intervento del Presidente Sergio Billé in occasione del convegno Ds su "Imprese sostenibilità e competitività"

Roma, 9 novembre 2005

DateFormat

9 novembre 2005

L'entità ormai davvero speculare dei problemi  che oggi investono la nostra economia e, di converso, anche il nostro sistema sociale richiedono da parte delle nostre Istituzioni e della nostra classe politica risposte che siano di eguale entità e soprattutto di nuovo conio.

Per anni ci siamo illusi che per assorbire e poi poter gestire, in positivo, gli effetti della globalizzazione, bastassero  solo piccoli aggiustamenti e quasi marginali correzioni di rotta.

E' stata, invece, una pia illusione e poco ci conforta il fatto che anche altri paesi europei abbiano commesso il nostro stesso errore.

Questa mancanza di preveggenza da parte delle Istituzioni e della classe politica ha avuto effetti rovinosi da noi come su altri paesi. In Germania ci sono oggi cinque milioni di disoccupati che vivono solo grazie ai sussidi concessi loro dai lander. In Francia la "banlieu" di Parigi come quelle di altre decine di città sono improvvisamente esplose. In Italia sono mille, e aumentano ogni giorni i problemi insoluti.

La verità è che la globalizzazione, proprio perchè miscela insieme, nella stessa bottiglia, problemi di natura economica e problemi di carattere sociale, rischia, in mancanza di strategie di nuovo conio, di trasformarsi in una bomba molotov.

Bisogna rilanciare la nostra economia, certo, ma come riuscire a rilanciarla senza piani e senza riforme che, razionalizzandone e modernizzandone l'assetto, possano definire una vera prospettiva di sviluppo?

O davvero pensiamo che basti, per ridare competitività al sistema e garantire  certezze di sviluppo, un po' meno di debito pubblico, un po' più di sostegno all'industria, un po' più di riformicchie in ordine sparso?

E' chiaro che ci vuole molto di altro, e questo altro, questo indispensabile altro ancora purtroppo non si vede.

I nodi da sciogliere sono parecchi.

Prendiamo, ad esempio, il problema della delocalizzazione industriale. Può essere anche giusto, come ha fatto la Germania, chiudere delle fabbriche in casa propria per riaprirle poi in Polonia a costi di produzione molto più bassi e quindi assai più competitivi sui mercati. Si dà però il caso che buona parte di questi proventi servano poi non a creare altro sviluppo, ma a pagare i sussidi a chi, in Germania, è rimasto disoccupato. E' questa la soluzione?

A me pare di no.

Oppure non delocalizzare e mantenere però industrie che, in ragione dei loro esorbitanti costi, non riescono più ad essere competitive. Certo, così non si crea  disoccupazione, ma per quanto tempo ancora?

Tutti dicono che la chiave di questo rebus è nella parola "modernizzazione".

Termine suggestivo ma che per ora è solo uno scioglilingua.

Le Istituzioni si stanno realmente modernizzando? Non mi pare. La classe politica sta diventando davvero più consapevole della necessità di programmare l'economia cambiando tipo di approccio ai problemi? Non mi pare che stia accadendo nemmeno questo.

E l'industria - parlo soprattutto del manifatturiero - ha davvero imparato la tremenda lezione impartita dalla globalizzazione  ristrutturando alla radice le proprie  strategie e i propri metodi produttivi? Non mi pare nemmeno questo.

E poi il capitolo "liberalizzazioni". Tutti dicono all'unisono che la liberalizzazione del mercato è, dopo la modernizzazione, l'altra chiave di soluzione del nostro rebus.

E' vero, ma quando dall'astratto si passa al concreto, tutti poi - e anche, lo ammetto, chi appartiene al settore della distribuzione -  parlano di liberalizzazioni pensando solo a quello che potrà essere il proprio tornaconto. E, trattandosi assai spesso di interessi contrapposti, alla fine non si muove nulla.

Tutto questo per dire  che non si uscirà da questa situazione che  definirei di vero e proprio stallo del sistema fino a quando le Istituzioni e la classe politica non si decideranno ad assumere fino in fondo le responsabilità, primarie, proprio primarie, che ad esse competono.

In un sistema democratico è così, non può che essere così, deve essere così.

Non vi potranno essere veri processi di innovazione e vere modernizzazioni fino a quando, a livello politico, prima di tutto a livello politico-istituzionale, non si definiranno e poi attueranno vere strategie per lo sviluppo del sistema: con chiarezza di obiettivi, determinazione nel perseguirli, riforme che non restino solo pezzi di carta.

Libero mercato? E chi non vuole un libero mercato? Ma questo resterà un obiettivo a mezz'aria fino a quando la politica, a supporto del mercato, non adotterà strategie conseguenti.

E aggiungo: il tempo delle scelte da fare per il rilancio del nostro sistema economico sta finendo, anzi è proprio agli sgoccioli.

Perché o l'economia, sulla spinta di una programmazione di sistema finalmente di nuovo conio, riuscirà a riprendersi e a rilanciarsi nel 2006 o il nostro destino sarà quello dell'avvitamento, del riflusso, insomma di quella cosa che qualcuno già chiama declino.

Certo, tutte le imprese e di ogni settore devono fare la loro parte per far uscire la nostra economia da questa palude. Le energie ci sono, la voglia c'è.

Ma ciò non basta. Occorre che la politica, avvalendosi di tutte le sue prerogative, apra nuovi spazi di competizione, modernizzi l'apparato pubblico, faccia le riforme necessarie, decida sulle regole, stimoli l'iniziativa privata liberandola dai ceppi di leggi, di normative e di  un sistema fiscale che, per come sono oggi strutturati, le impediscono di  essere competitiva.

Chi sarà chiamato a governare dopo queste elezioni dovrà fare tutto questo.

E io mi auguro sinceramente che lo faccia.

Non si potrà fare tutto in un giorno s'intende,  ma occorre fissare subito un tracciato nuovo, più affidabile e che dia a famiglie ed imprese più concrete garanzie sugli obiettivi che si vogliono raggiungere.

Sarebbe, per il sistema, un grosso passo in avanti. Sarebbe la boccata di ossigeno di cui tutti, in questo mercato, hanno oggi assoluto bisogno.

Banner grande colonna destra interna

Aggregatore Risorse

ScriptAnalytics

Cerca