Intervento del Vice Presidente Giovanni Bort: "Infrastrutture e logistica: la via per il futuro"

Intervento del Vice Presidente Giovanni Bort: "Infrastrutture e logistica: la via per il futuro"

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13 giugno 2007

Autorità, cari amici ed amiche, signore e signori, ringrazio tutti voi per la vostra presenza anche a nome del Presidente Sangalli, che non è potuto, per motivi di scarsa "mobilita" personale, passatemi la battuta in questo contesto, essere qui a Roma con noi.

Ringrazio anche il mio collega e amico Fabrizio Palenzona – che in Confcommercio attraverso Conftrasporto rappresenta 35 mila imprese di trasporto, spedizione e logistica, una realtà che conta 320 mila addetti e 16 milioni di euro di fatturato – per aver voluto fortemente la realizzazione di questo incontro per fare il punto su uno dei temi che reputo davvero strategici per la crescita del nostro Paese e che è proprio oggi al centro del dibattito politico e di grande attualità: il ruolo delle infrastrutture, della logistica e dei trasporti.

Il Prof Giordano vi ha illustrato con una acuta analisi qual è la situazione infrastrutturale del nostro Paese rispetto ai principali competitors europei e gli effetti che questo comporta in termini di costi per i cittadini, gli operatori economici e l'economia nel suo complesso.

Vorrei ricordare questo dato: il deficit infrastrutturale grava per 100 mld di euro l'anno sul nostro sistema economico, ma è di 120 mld di euro l'importo necessario ad adeguare la nostra rete di trasporti.

Ecco, è su questi dati che credo noi dovremmo riflettere. Perché qualcosa si può e si deve fare.

I problemi sono evidenti e sotto gli occhi di tutti.

Abbiamo visto che i sistemi di trasporto e logistica sono realtà complesse, formate da molteplici componenti che si influenzano reciprocamente.

A cominciare dagli stessi tradizionali comparti del trasporto delle merci e dei passeggeri, che sebbene rispondenti ad esigenze significativamente differenziate, finiscono con l'avere destini indissolubilmente legati fra di loro, per il vincolo della dotazione infrastrutturale che utilizzano congiuntamente.

Si pensi a cosa accade tutti i giorni sulle strade delle nostre città dove i furgoni per la distribuzione delle merci sono spesso costretti a sostare in doppia fila, perchè le piazzole per il carico/scarico o non ci sono o se ci sono sono occupate dalle auto impropriamente parcheggiate.

Un esempio forse banale per cominciare un'analisi, ma emblematico per far comprendere quanto all'interno della filiera produttiva i costi della mancanza di infrastrutture possono pesare sul terziario, il commercio, i servizi, il turismo, quelle imprese che pagano già i costi generali del gap infrastrutturale, più quelli "dell'ultimo miglio".

Ma prima di arrivare all'ultimo miglio, bisogna considerare l'efficacia e l'efficienza di tutta la catena logistica formata dall'insieme delle diverse modalità di trasporto impiegate dal punto di partenza a quello di arrivo finale del trasporto (trasporto su strada, su ferro, su mare, per aria).

È quindi necessario adottare una politica di intervento centrata sull'integrazione modale, evitando l'adozione di misure a compartimenti stagni per ciascuna modalità di trasporto.

Ecco, dunque, che non può che condividersi la decisione del Governo di intervenire complessivamente a 360 gradi sulla materia con il redigendo Piano della Mobilità.

Sul positivo esito di tale piano, specialmente nella sua fase attuativa, noi nutriamo grandi aspettative per superare alcune criticità: a condizione, però, che quanto di buono in precedenza sviluppato con il consenso delle categorie imprenditoriali, su specifiche componenti del fenomeno mobilità – e penso al Patto-Piano per la Logistica – venga recuperato e valorizzato, appunto, all'interno di tale più ampia cornice di intervento.

Se come è vero la scelta di un buon metodo di intervento è condizione propedeutica a qualunque discussione nel merito delle misure da adottare, una particolare attenzione dovrà essere posta a superare le aree di possibile conflitto istituzionale Stato/Regioni sulle questioni infrastrutturali e trasportistiche che tanto hanno rallentato il processo decisionale nel settore: si pensi ai problemi inizialmente incontrati dalla Legge Obiettivo o alle difficoltà di nomina dei Presidenti delle Autorità Portuali, per fare solo alcuni esempi.

C'è un altro aspetto che mi preme ribadire, ed è l'impatto che la connessione fra trasporti e territorio può avere rispetto all'accessibilità.

A questo proposito una vera rivoluzione sarà introdotta con la piena attuazione del progetto ferroviario Alta Velocità /Alta Capacità per il completo ridisegno delle "distanze" territoriali e per la capacità ferroviaria che si renderà disponibile sulla rete tradizionale per il trasporto merci e per il trasporto pubblico locale.

Infine sempre sui principi generali, occorre adottare una politica per l'ambiente che valorizzando a pieno gli effetti di una singola infrastruttura all'interno del sistema dei trasporti – in termini di riduzione delle esternalità (a cominciare dagli effetti sulla congestione) – non costituisca, più, un ostacolo insormontabile per l'urgente necessità di potenziamento infrastrutturale del Paese.

Infine vorrei spendere qualche parola sulla riforma dell'autotrasporto merci in conto terzi: come esposto dal Presidente della FAI on.le Paolo Uggè e dal Prof. Callipari, la riforma, varata nella scorsa legislatura, ha creato le condizioni per un profondo mutamento del settore verso forme di concorrenza centrate maggiormente sulla qualità dei servizi resi.

Naturalmente come tutti i provvedimenti che mirano a cambiare comportamenti profondamente radicati nell'agire degli operatori economici, anche la Riforma dell'autotrasporto può giovarsi di una messa a punto alla luce delle criticità emerse durante il primo periodo di applicazione.

Si deve trattare, però, a nostro giudizio, di piccoli aggiustamenti per accrescerne la funzionalità, salvaguardando tuttavia l'impianto ed i principi cardine della legge proprio in quanto risultato di un complesso accordo di mediazione tra operatori e committenza svolto in seno alla Consulta Generale per l'Autotrasporto, che, in caso contrario, dovrebbe essere integralmente rinegoziato.

Ecco, questo è lo scenario e la realtà con la quale gli operatori del terziario e in particolare quelle imprese che Confcommercio rappresenta, oltre 800.000, devono fare i conti quotidianamente.

La situazione infrastrutturale, la logistica, i trasporti sono temi che devono essere affrontati da chi ha le chiavi della cabina di regia a livello nazionale, ma anche e soprattutto dagli interlocutori istituzionali, dagli operatori del settore e dalle forze sociali ed economiche.

Per questo Confcommercio ha predisposto un "Manifesto per le infrastrutture i trasporti e la logistica" nel quale indica alcune delle tematiche e delle priorità che devono essere affrontate.

Gran parte dei temi di questo manifesto, che vi è stato distribuito, li ho già di fatto trattati nella mia relazione, mi limito, perciò, a completare il quadro, con sintetiche citazioni per titoli.

Mi riferisco, dunque:

alla necessità di completare senza indugio, in un'ottica mediterranea, il disegno infrastrutturale prioritario del Paese;

alla esigenza di fronteggiare adeguatamente le problematiche connesse alle difficoltà di attraversamento dei valichi alpini;

alla necessità di ricercare il riequilibrio modale non con politiche di divieti ma attraverso la promozione di efficaci alternative al "tuttostrada";

all'importanza centrale da attribuire alla mobilità urbana delle merci e delle persone;

all'opportunità che la prossima riforma della legge 84/1994 sugli assetti portuali sia sensibile alle esigenze del fare impresa.

Su questi e molti altri temi credo che i relatori della tavola rotonda che seguirà avranno molto da dire.

A loro lascio la parola.

Grazie

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