Intervento di Maurizio Maddaloni agli Stati Generali Confcommercio "Anzitutto l'Italia" (tappa di Napoli)

Intervento di Maurizio Maddaloni agli Stati Generali Confcommercio "Anzitutto l'Italia" (tappa di Napoli)

Presidente Camera di Commercio Napoli

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24 novembre 2011

Buongiorno a tutti e benvenuti nella sede della Camera di Commercio di Napoli, la nostra casa comune delle imprese.

Desidero innanzitutto ringraziare il presidente Carlo Sangalli, per aver accolto l’invito di Confcommercio Campania - formulato lo scorso mese di ottobre nel pieno della bufera dei mercati internazionali e di tumulti nella maggioranza di governo – a realizzare un vero e proprio roadshow degli Stati Generali della nostra confederazione.

Non solo un evento unico a Milano quindi, ma, parafrasando il titolo dell’iniziativa, “Innanzitutto nel Mezzogiorno”.

Grazie ancora, presidente, per aver immediatamente messo in moto la nostra “macchina fa guerra” fatta di tante, tantissime realtà associative confederate che, mai come in questi periodi di incertezza, hanno bisogno di sentire, anche e soprattutto attraverso eventi come questo di oggi, la vicinanza e il sostegno della “casa madre”.

Caro presidente, se riuscirai a trattenerti in città fino all’imbrunire, avrai modo di osservare che, a partire da questa storica piazza e lungo tutto il corso Umberto e fino alla Stazione centrale e poi nel centro antico, a Chiaia e sulla collina del Vomero, sono già accese le luci del Natale.

Lo ha fatto la Camera di Commercio, con la piena e convinta collaborazione della Confcommercio della provincia di Napoli, con un programma di iniziative di rilancio delle attività imprenditoriali, di spettacolo, di turismo e anche di solidarietà che ha un nome semplice ma fortemente evocativo: “IlluminiAmo Napoli”.

Abbiamo voluto accendere una luce forte, un riflettore potente sulla città, sulle imprese che vivono uno dei periodi più bui della nostra economia. Una luce forte, dicevo, per “non tirare i remi in barca”, come hai sottolineato tu, caro presidente a Milano avviando questo roadshow.

Oggi la luce la accendiamo noi, qui. Ancora una volta partendo dalle nostre imprese, dal nostro Sud ancora troppo spesso dimenticato.

La accendiamo con questo roadshow anche per ricordare – come hai detto tu – che “l’Italia operosa che noi rappresentiamo, sperimenta sulla propria pelle tutto l’impatto della grande crisi”.

Ma i numeri della grande crisi li conosciamo tutti.

E i numeri del Mezzogiorno, delle nostre regioni del Sud, sono un verdetto senza appello che condanna il nostro già debole sistema imprenditoriale ad assistere passivamente all’allargamento della forbice con il Nord.

E’ questa innanzitutto la nostra grande sfida che, da presidente regionale di Confcommercio Imprese per l’Italia e con la piena e convinta responsabilità istituzionale di rappresentanza dell’intero sistema imprenditoriale di Napoli e provincia, voglio rilanciare avendo qui al mio fianco il presidente e caro amico Carlo Sangalli: “accendiamo una nuova luce, più intensa, più forte, sulla nostra capacità di “incarnarci” nel ventre molle della rappresentanza delle nostre imprese”.

Il “cambio di passo” che Confcommercio chiede con determinazione al nuovo governo per avviare percorsi virtuosi di crescita, facciamolo per prima noi.

Facciamolo ognuno di noi, impegnato, ogni giorno e con tanti sforzi, a rappresentare - spesso sottraendo energie e impegno al proprio lavoro e alla propria famiglia - il nostro esercito di 200mila e più imprenditori.

Impegniamoci a chiedere, per il Sud, per il Mezzogiorno innanzitutto: il rispetto delle regole e la rivalutazione delle ragioni dell’economia reale e del lavoro.

Solo partendo da queste premesse fondamentali, potremo ragionare finalmente di competitività, di crescita e di riallineamento con le politiche di sviluppo europee.

Queste ultime poi, troppo spesso cancellate senza preavviso e con il classico colpo di spugna color verde-lega, attraverso veri e propri “furti legali” messi in atto con la sottrazione dei fondi per lo sviluppo delle regioni meridionali ( in tanti ricordiamo la fine del fondi Fas e i tentativi di rimodulazione “in peius” di quelli comunitari 2007-2013).

L’Italia e il Mezzogiorno in particolare soffrono di “bassa crescita”. E’ una questione strutturale esistente molto prima della recente burrasca causata dai mercati internazionali. Ma qui a Sud, registriamo il sostanziale fallimento delle politiche per il Mezzogiorno. Ricordiamo l’esperienza ultradecennale della Cassa del Mezzogiorno e, ancora una volta, come detto prima, dei Fondi Fas. Parliamo di cifre enormi trasferite al Sud negli ultimi 60 anni, per non tacere delle esenzioni fiscali attuate a fase alterne in questi anni.

Ma i risultati, oggi, in termini di crescita e di sviluppo, sono sotto gli occhi di tutti.

Eppure qualche segnale positivo di ripresa, nonostante tutto, c’è.

<Dal 2006 in poi, le imprese meridionali hanno mostrato significative performance in termini di internazionalizzazione, anche se restano inalterati tutti i limiti e le debolezze delle strutture dei sistemi produttivi, dal gap infrastrutturale, fino a quello dell’innovazione e della competitività in generale.

Ma senza più crescita, come è ben evidenziato nel documento “Anzitutto, l’Italia”, è a rischio la coesione sociale, territoriale e generazionale.

C’è bisogno di una nuova stagione di impegno – lo voglio sottolineare ancora una volta – affinché il contribuito delle forze sociali, e in particolare della nostra azione di rappresentanza diffusa degli interessi delle imprese ma anche dei cittadini-consumatori (non dimentichiamolo mai che noi imprenditori siamo innanzitutto consumatori e cittadini fortemente radicati in un determinato territorio) possa tradursi in scelte coraggiose e ambiziose per il futuro delle nostre regioni e del nostro Paese.

Anche noi – e concludo questo mio indirizzo di saluto - qui da Napoli, sentiamo di dover raccogliere l’appello del Capo dello Stato, Giorgio Napolitano: “Niente slogan, ma responsabilità collettiva”.

Per lasciarci, o quantomeno per tentare di lasciarci alle spalle la crisi e avviare, finalmente, la crescita e la ripresa della nostra economia.

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