Intervento del Presidente Sergio Billè al convegno "Investire sul Bel Paese: i servizi territoriali diffusi per la competizione globale"

Intervento del Presidente Sergio Billè al convegno "Investire sul Bel Paese: i servizi territoriali diffusi per la competizione globale"

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11 ottobre 2000

2.830 Comuni, un terzo di quelli esistenti in Italia, piccoli comuni sparsi nelle Alpi, nelle Langhe piemontesi, nelle Cinque Terre liguri ma anche in Toscana per non parlare di quelli delle Marche, della Calabria fino alla Sicilia, sono oggi a rischio.

Con un primato che tocca al Molise dove l'81,6% dei comuni ha questo problema.

Ma che genere di rischi corrono questi Comuni? Oggi direi tutti: di spopolamento e di impoverimento in primo luogo, anche per mancanza spesso di un minimo vitale di infrastrutture, ma anche di una graduale, progressiva distruzione di quel patrimonio culturale che costituisce la maggiore fonte di ricchezza del nostro paese.

Siamo di fronte cioè ad un problema che certo non può essere considerato marginale.

Legambiente e Confcommercio intendono lottare perché questa inspiegabile, prolungata, irrazionale marginalità finalmente finisca.

L'incontro di oggi a cui partecipano rappresentanti del governo, delle regioni e dei comuni d'Italia dovrebbe servire non solo a "focalizzare" meglio il problema che mi sembra ormai messo a fuoco con dati e cifre inconfutabili, ma a "produrre" proposte di soluzione che possano tradursi presto anche in decisioni operative.

L'elenco delle infrastrutture che mancano o che comunque sono insufficienti è talmente lungo da poter riempire le pagine gialle.

Parlo della mancanza di infrastrutture di base: scuole, uffici postali dove poter ritirare la pensione, protezione ambientale per non finire sommersi dal fango in una notte di pioggia, strutture commerciali, luoghi di ristoro, collegamenti di pubblico trasporto, ecc.

Persino quel diavolo che si chiama burocrazia ci mette talvolta la coda.

Qualche giorno fa si è dimesso l'unico medico presente nell'isola di Stromboli. Motivo, guadagnava troppo poco, un milione e mezzo al mese invece dei cinque milioni del medico di Panarea. E perché questa differenza? Perché, in base alla normativa in vigore, Panarea, non avendo un presidio di carabinieri, è considerata "sede disagiata" mentre Stromboli, possedendo questo presidio, non dovrebbe avere problemi. Invece ce l'ha perché i 1500 abitanti di Stromboli, se questa assurda norma regionale non viene modificata, ogni volta che hanno bisogno di un medico dovranno prendere la barca e andare su un'altra isola.

Inverosimile ma vero.

A San Giovanni della Fossa, una frazione di Novellera, al centro della ricca Padania, i 950 abitanti si sono quotati per impedire che l'unico bar del paese venisse venduto ad un imprenditore che intendeva trasformarlo in un negozio che vendeva nani da giardino e tagliaerba. Così un intero paese è diventato proprietario di un bar. Soluzione estrema ma pur sempre una soluzione.

Far morire gli esercizi commerciali nei paesi che sono costretti a vivere sotto il livello del benessere economico è un errore grave, direi imperdonabile perché, senza queste strutture, i paesi sono destinati ad una lenta ma inesorabile agonia.

E se bisogna salvare il commercio e cioè la vita stessa di questi paesi bisogna fare in modo che anche le ricchezze ambientali siano salvaguardate e dotate delle necessarie infrastrutture.

L'ente Parco Nazionale delle Dolomiti Bellunesi, ad esempio, ha fatto un accordo con l'associazione del commercio, turismo e servizi Ascom di Belluno per dotare il parco di tutte le infrastrutture necessarie per il sostegno e il potenziamento dell'offerta turistica. Un esempio da imitare.

Non voglio togliere altro spazio ai nostri illustri ospiti . Vorrei dire, per concludere, solo tre cose.

  1. Non si può permettere che, per insipienza, distrazione o altro, vadano in malora un terzo dei comuni italiani. Se ci sono normative da cambiare, cambiamole alla svelta, se i programmi regionali e quelli di programmazione generale sono insufficienti, lacunosi o addirittura distorti cambiamo anche quelli.
  2. Pensare – e forse qualcuno lo ha pensato – che non valga troppo la pena di occuparsi di questa Italia dallo zero-sviluppo perché tanto, in essa, vive solo l'8,7% della popolazione e quindi un'area assai marginale di votanti alle elezioni, non solo è assurdo ma indegno di un Paese che si vanta di essere tra i più democratici del mondo.
  3. L'unione europea ha destinato proprio al sottosviluppo e a tutto ciò che lo circonda una buona fetta dei fondi strutturali del 2000-2006.

Si svegli lo Stato, si sveglino Regioni e Comuni, apprestino programmi che consentano di sfruttare al massimo, come hanno fatto e continuano a fare, ad esempio, gli spagnoli o i portoghesi, questa opportunità. Alibi non ce ne sono più. Vorrei che fosse chiaro a tutti.

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