Intervento del Presidente Sangalli al convegno: "Tasse...le cambiamo?"

Intervento del Presidente Sangalli al convegno: "Tasse...le cambiamo?"

Roma, 25 luglio 2013

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25 luglio 2013

 

TASSE… LE CAMBIAMO?

 

COME RIDURRE LA PRESSIONE FISCALE
 E FAR EMERGERE L'ECONOMIA SOMMERSA

 

Cari Amici,

innanzitutto desidero ringraziare calorosamente il Presidente della Copaff Antonini, il Direttore dell'Agenzia delle Entrate Befera, il Segretario Generale della Cisl Bonanni, e il Vice Ministro all'Economia e alle Finanze Fassina per aver accolto l'invito a partecipare a questo nostro convegno sulla fiscalità, che è diventato l'appuntamento annuale di Confcommercio per sviluppare una riflessione, la più ampia possibile, sul tema.

La stagione difficilissima, che tutti speravamo si esaurisse nell'anno in corso, purtroppo prosegue.

Nel primo semestre di quest'anno hanno chiuso i battenti più di 240mila imprese, di cui oltre la metà appartenenti ai servizi di mercato. Questo ci porta, purtroppo, a stimare per i servizi un saldo negativo a fine anno di oltre 80mila imprese, peggio dello scorso anno.

Per i consumi, che sono tornati ai livelli del 2000, prevediamo per quest'anno un'ulteriore contrazione  tra il 2-3%; si fa ancora più profondo il divario tra Nord e Sud; si sta depauperando irreversibilmente il tessuto produttivo del nostro Paese.

I segnali di ripresa sono troppo deboli e incerti per indurre all'ottimismo. Infatti l'Italia è più povera e sempre meno fiduciosa nel futuro, un'Italia in cui imprese e famiglie sono stremate.

Dobbiamo constatare che siamo di fronte ad una vera e propria emergenza economica e sociale che ha superato il livello di guardia con oltre 4 milioni e 800mila persone in condizione di povertà assoluta nel 2012. E se non si rimette in moto la domanda interna, l'Italia produttiva non riparte e i "conti" non tornano: neppure sul versante della finanza pubblica.

Nell'immediato quindi va innanzitutto scongiurato l'ulteriore aumento dell'Iva.

E interpretiamo l'eventuale e ulteriore slittamento al prossimo 31 dicembre anche alla luce di una necessaria riflessione da parte del Governo per trovare le coperture necessarie per la definitiva cancellazione. Non vediamo, infatti, alternative a questa decisione perché l'aumento sarebbe un'ulteriore mazzata per famiglie ed imprese e costituirebbe un colpo mortale per la domanda interna per consumi e investimenti che, ricordo, rappresenta l'80% del Pil. E voglio anche escludere che le risorse per cancellare l'aumento dell'aliquota dal 21% al 22% vengano trovate con una rimodulazione delle aliquote Iva ridotte perché questo sarebbe, comunque, un aumento netto di imposizione e andrebbe, in ogni caso, a penalizzare le fasce più deboli e gli incapienti. E purtroppo è già successo con l'Iva sugli alimenti e sulle bevande venduti tramite i distributori automatici che il Governo ha deciso di aumentare dal 4% al 10% a partire dal 1° gennaio 2014 per finanziare l'Ecobonus.

Riteniamo essenziale anche la revisione dell'Imu sui beni strumentali delle imprese, compresi negozi ed alberghi, annunciata dal Ministro Zanonato, per i quali deve essere consentita la deducibilità non solo dalle imposte sui redditi ma anche dall'Irap.

Dunque la priorità economica è quella di ridurre l'attuale pressione fiscale che è incompatibile con qualsiasi concreta prospettiva di ripresa. Bisogna, pertanto, evitare di cadere nella spirale perversa del solo rigore senza crescita. Proseguire, quindi, con maggiore decisione nel processo di ridefinizione del perimetro della funzione pubblica per un graduale, calendarizzato percorso di riduzione delle tasse.

Decisione, peraltro, sollecitata dal Fondo Monetario e dalla BCE, che deve essere assunta ora: per rafforzare la fiducia delle imprese e dei lavoratori, dei cittadini e delle famiglie in un futuro diverso e migliore; per dare concretamente il senso di scelte di rigore che non contraddicono, ma, al contrario, alimentano crescita ed equità.

Ma tutto ciò si deve inserire in un più ampio contesto che preveda una riforma fiscale che renda più equo e moderno il nostro sistema impositivo. Occorre, quindi, approvare immediatamente il Disegno di Legge Delega per la "Riforma fiscale", attualmente all'esame della Commissione Finanze della Camera dei Deputati.

Il disegno di legge Delega recepisce alcune nostre proposte come il rispetto dei principi dello Statuto dei diritti del contribuente e, in particolar modo, della irretroattività delle norme tributarie; l'attivazione del "Fondo taglia-tasse" per la riduzione della pressione fiscale sulle famiglie, sulle imprese e sui lavoratori - bene, quindi, che il Presidente del Consiglio abbia proprio ieri rafforzato l'impegno del Governo su questo tema -; così come è stata recepita l'individuazione dei piccoli imprenditori esclusi dal pagamento dell'Irap per l'assenza dell' "autonoma organizzazione".

Si tratta di primi, significativi risultati di quell'azione politico-sindacale che da sempre ci vede in "prima linea" in materia di riforma del fisco e di riduzione della pressione fiscale.

Ma accanto alla riduzione delle tasse resta davvero necessaria tanta semplificazione di un "barocco" sistema fiscale, che richiede alle imprese di sopportare, per far fronte agli adempimenti, costi amministrativi diretti per circa 30 miliardi di euro l'anno.

A tal fine va accolto con favore il pacchetto delle semplificazioni fiscali, presentato dall'Agenzia delle Entrate contenente provvedimenti che completano le misure contenute nel Disegno di Legge semplificazioni.

Vi è, poi, il nodo di un chiaro e vincolante riordino della fiscalità territoriale. Era un tema urgente da tempo e lo è oggi ancora di più, perché come abbiamo denunciato nei giorni scorsi il gettito locale negli ultimi vent'anni è aumentato del 500%.

Ieri il Premier Letta ha giustamente detto: "Lo Stato deve rispettare le regole".

Lo Stato quindi onori i suoi debiti nei confronti delle imprese, paghi tempestivamente e garantisca, comunque, la possibilità di compensare i crediti vantati nei suoi confronti con i debiti fiscali e previdenziali.

Perché l'asfissia delle imprese per mancanza di liquidità è, troppo spesso, causata non solo dalla restrizione creditizia, ma anche da uno Stato che non onora i suoi impegni e che rende salatissimo il conto delle tasse da pagare.

E' necessario, soprattutto, rilanciare con forza il capitolo delle privatizzazioni e delle cessioni del patrimonio immobiliare pubblico.

Ancora ieri il Presidente Letta ha affermato "sulla competitività dell'Italia pesa l'economia in nero […] distorce la concorrenza e produce inefficienza".

Allora affrontiamo con più determinazione queste patologie.

E per combattere evasione ed elusione, si sono rafforzati gli strumenti di accertamento, l'anagrafe dei rapporti finanziari, la selettività degli studi di settore.

Tutto utile, certo, a condizione che l'agibilità effettiva del contraddittorio con l'amministrazione finanziaria sia sempre garantita.

Concludo:

più che mai oggi abbiamo bisogno di coesione e di unità per dare all'Italia un futuro diverso e migliore. Abbiamo, cioè, bisogno, sul terreno fiscale, di un patto tra tutti i contribuenti in regola, quale che sia il loro ambito di attività, e tra questi contribuenti, le istituzioni e l'amministrazione finanziaria, per aprire finalmente una stagione in cui le tasse e la crescita non siano più incompatibili.

Oggi, con l'analisi presentata dal nostro Ufficio Studi, abbiamo voluto dare un contributo alla riflessione per un fisco più moderno, più efficace, più funzionale.

Così abbiamo provato a cifrare quanta evasione si potrebbe recuperare attraverso:

  • il miglioramento dei servizi pubblici;
  • la semplificazione del sistema fiscale;
  • la maggiore efficienza della giustizia civile;
  • la riduzione delle aliquote legali.

E' un contributo che forniamo nel convincimento che la costruzione di un fisco "più equo, trasparente e orientato alla crescita" resti una questione urgentissima, cui occorre dare tempestiva soluzione.

Per contrastare la recessione e imboccare il cammino della crescita.

Grazie 

 


 

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