Intervento del Presidente Sangalli al convegno "Silver & the City"

Intervento del Presidente Sangalli al convegno "Silver & the City"

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7 febbraio 2020

Cari amici, gentili ospiti buongiorno a tutti. Oggi sono qui tanti amici e tanti protagonisti prestigiosi della vita sociale, istituzionale e intellettuale italiana.

Innanzitutto, però, voglio rivolgere un ringraziamento sentito al mio amico Paolo, al Presidente Odone.

Questa infatti è una grande giornata, ma non è l’impegno di un giorno per la Confcommercio Genova.

Sono anni che, nella nostra Confederazione, Paolo si spende proprio sul valore che il nostro mondo può generare prestando la dovuta attenzione alla cosiddetta “terza età”.

Anzi, vi confesso che quando lo scorso anno ho deciso di candidarmi come Presidente di 50&più l’ho fatto anche pensando a tutti i discorsi e ai ragionamenti che in questi anni mi ha fatto Paolo Odone sul valore della silver economy.

Abbiamo deciso così di assumere questo impegno supplementare come Confcommercio nazionale per sottolineare come sia strategico l'asset della popolazione “diversamente giovane” per Confcommercio e per il Paese.

Quello che qui chiamiamo “silver economy” -e che in 50&più definiamo “golden age”- è infatti un tema non solo sociale.

E’ un tema invece fortemente economico, nel senso che ha una ricaduta sull'economia “reale” e diffusa in ogni angolo del Paese.

Perché certamente -come insegna l’amico Professor Brambilla- l’innalzamento dell’età media della popolazione è prima di tutto un tema di “sostenibilità economica” del Sistema Paese.

Lo sbilanciamento generazionale – ci ricorda Alberto Brambilla - mette a rischio i conti pubblici e ci deve portare a ripensare il nostro sistema di welfare e di previdenza.

Ma questo è un tema economico anche da un altro punto di vista. Perché riguarda una parte crescente della popolazione, una “maggioranza relativa” della società italiana, che a volte è silenziosa e che è talvolta considerata un semplice “parcheggio”.

Questa maggioranza silenziosa non si può ignorare nelle politiche.

Bisogna permettere alla popolazione agèe spazi di partecipazione attiva alla società, la possibilità e la convenienza nell'impiego, da quello sociale a quello lavorativo, fino al sostegno spesso indispensabile nella cura verso la famiglia.

Per queste ragioni, l’invecchiamento della popolazione non va vissuto come un destino da subire.

Può e deve essere anche un futuro da inventare.

E mi spiego.

Tranne rare e fortunate eccezioni…tutti invecchiano individualmente.

Ma non è detto che l’invecchiamento anagrafico della popolazione si debba tradurre in un invecchiamento della società e dell’economia.

Al contrario, rappresenta per la nostra economia una sfida sociale e un’opportunità.

La sfida è quella di cambiare prospettiva: passare cioè dal'idea di assistenza a quella di offerta, partendo da un ripensamento del sistema dei servizi, dell’offerta turistica e delle infrastrutture.

L’opportunità è poi quella di dare vita, si potrebbe dire, ad “un patto generazionale” per cui le stesse “nuove generazioni” possono trovare nella silver economy occasioni di crescita, di occupazione, di impresa.

Persino di creatività.

Ecco il welfare a 360 gradi, che poi – se volete - richiama l’antica definizione economica di “benessere”.

Proprio Confcommercio e i settori che rappresentiamo -commercio, turismo, servizi, traporti, professioni, cultura- hanno una responsabilità in più in questa direzione. Abbiamo una responsabilità come parte sociale che si fa carico dell’interesse collettivo.

Quando combattiamo da anni per disinnescare le clausole di salvaguardia, evitando i programmati aumenti dell’IVA e delle accise che nel 2020 ci sarebbero costati oltre 23 miliardi di euro, facciamo una battaglia nell'interesse dei nostri associati, ma ci battiamo anche per il potere d’acquisto di chi riceve una pensione.

E sull'IVA aggiungo anche un altro passaggio. Non ci è mai piaciuto rivendicare primogeniture, ma se non ci fosse stata la Confcommercio a combattere questa battaglia –a volte anche molto solitaria- a quest’ora l’IVA sarebbe già stata aumentata più volte e da diversi anni.

Una “tax” che invece ci piace è la web tax, che da tempo chiediamo. Perché non capiamo come mai una piccola impresa deve pagare le tasse tutte e subito e questo non vale per i grandi monopoli del digitale!

Perché la Confcommercio non è solo una grande rappresentanza d’impresa o un brand associativo. Confcommercio è la casa dell’economia reale, è il cuore dell’impresa italiana, è la storia dei nostri territori.

Per questo la Confcommercio è anche la casa della 50&più, dove la Silver Economy trova corpo e voce.

Silver economy per noi significa in particolare 3 aspetti, di cui credo si parlerà a lungo oggi visti i panel che seguiranno. E che da parte mia tento di riassumere con 3 S.

La prima S è quella di Smart city.

La Smart City non è per forza la metropoli, anzi.

La vera città intelligente è quella a misura d’uomo, con un design dei servizi capace di intercettare i bisogni e semplificare la vita.

E la smart city è anche bella, capace di valorizzare la bellezza, di raccontare il territorio e, sì, anche di ricucire le ferite.

Come quelle lasciate dal ponte Morandi, che da stigma può e deve diventare impegno e convinzione verso un nuovo modo di inventare e costruire la città.

Subito dopo la tragedia la Confcommercio nazionale si è mossa con la Fondazione Orlando per dare una mano. La differenza però la fa l’impegno quotidiano di chi sta cambiando le cose da dentro con consapevolezza e coraggio.

“Fare di più con meno”, come si intitolava se non sbaglio un bel libro di qualche anno fa di Stefano Boeri.

E la smart city o la smart land è in fondo proprio questo: semplicità, sobrietà, funzionalità.

 E l’impegno a fare di più, a dare di più.

 La smart city costruisce -come si dice oggi- innovability, quel mix di sostenibilità e innovazione che genera welfare.

E la seconda S della Silver Economy per me sta qui, proprio nel termine Sostenibilità.

Sostenibilità ambientale, perché la qualità del territorio è fattore competitivo nell'attrarre le persone. A partire da buone infrastrutture.

Sostenibilità sociale perché grazie alla silver economy le generazioni più giovani trovano occasioni di crescita e quelle più mature possibilità di benessere.

Sostenibilità fisica, perché uno dei grandi temi della silver economy è quello della salute. E il tema degli stili di vita è un altro punto su cui i settori della Confcommercio possono fare la differenza.

Infine, sostenibilità economica.

D’altra parte, ricordo la commedia di Gilberto Govi -che dirigeva la Compagnia Comica Genovese- dove Pignasecca diceva a Pignaverde che gli augurava la salute: “la salute senza le palanche l’è una mezza malattia”…

Perché è vero che la popolazione della silver economy è caratterizzata da un potenziale di spesa e da una disponibilità di tempo più grande della media, ma ci vuole una politica di offerta che generi convenienza per essere competitiva nel contesto internazionale.

E ci vuole in particolare un sistema turistico (penso alla crocieristica solo per fare un esempio strategico) che conduca la popolazione matura quasi “naturalmente” a fare buone scelte logistiche con il proprio tempo.

Certo, l’Italia, e la Liguria, hanno un grande fattore di competitività, che non è replicabile.

E che è proprio l’ultima S della Silver Economy: quella di Storia.

Storia nel senso più ampio del termine, dal territorio all'arte, dall'enogastronomia alle attività dell’entroterra, dalla musica al mare.

Questa fascia della popolazione è particolarmente matura e sensibile agli aspetti storico e culturali.

Infatti, se la spesa degli over 65 per viaggi e vacanze è aumentata negli ultimi 10 anni di quasi il 40%, quella destinata ai consumi culturali lo è ancora di più.

Questo aspetto di valorizzazione del paesaggio e del patrimonio culturale non può mancare nel pensare e progettare la Silver Economy.

Aggiungendo a questo il fatto che proprio la silver economy permette di mettere a frutto -finalmente pienamente- le nostre risorse turistiche.

Penso infatti alla destagionalizzazione dell’offerta turistica, ma che la metta in rete con l’offerta residenziale dei nostri straordinari centri storici e con un sistema assistenziale e sanitario diffuso, moderno, integrato.

Ripensare dunque ad un Paese che si muova come “sistema”, che fa gioco di squadra tra pubblico e privato, che rafforzi il ruolo delle parti sociali e dei corpi intermedi.

Bisogna esercitare “nei fatti” la responsabilità generazionale di lasciare ai figli e ai nipoti non una vita comoda, ma un esempio di consapevolezza e di lungimiranza.

Valori, dunque. Valori che affondano le radici nelle persone.

La silver people (la popolazione della silver economy) è storia vivente, sono storie individuali fatti di esperienze, conoscenze, relazioni che rappresentano un patrimonio sociale e la trama di un tessuto collettivo.

E hanno tanto da dare al futuro del Paese.

Ricordo un libro del Professor Delai che si intitolava “Il tempo dell’inquietudine. Come diventare grandi in un Paese che cambia”.

Ecco io credo che si diventi grandi quando si comincia a pensare con uno sguardo più lungo.

E questo convegno di oggi mi sembra proprio fare questo: ha il coraggio di buttare lo sguardo più in là. Più in là, nel tempo. Più in là nel futuro.

Ma anche più in là nella visione, pensando in grande la silver economy.

Pensare in grande: e sarebbe bello che Genova e la Liguria, magari nell'asse di alleanza con i servizi milanesi e lombardi, potessero diventare la capitale italiana della Silver Economy.

O, perché no, la capitale europea della Golden Age.

Perché, caro Sindaco, questo straordinario territorio è fatto per l’economia “argentata”, ma ha un cuore d’oro.

Buon lavoro a tutti.

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