Meno tasse per crescere

Meno tasse per crescere

Intervento del Presidente Sangalli alla settima edizione del convegno di Confcommercio sul fisco

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26 settembre 2018

Caro Ministro, benvenuto in Confcommercio. Grazie per la Tua partecipazione al nostro ormai tradizionale appuntamento sulla "questione fiscale".

Un appuntamento reso più importante - quest'anno - dal fatto che il contratto di Governo prevede la realizzazione, nel corso della legislatura, di processi di riforma tanto rilevanti sul piano economico e sociale, quanto impegnativi per la finanza pubblica.

Il primo punto che desidero sottolineare è la condivisione della linea di lavoro che hai più volte ribadito, caro Ministro, e che mi sembra possa essere riassunta nella sintesi necessaria tra le misure per la crescita economica ed il rispetto delle regole e del miglioramento della finanza pubblica. 

E' una sintesi necessaria perché, da un lato si stanno indebolendo tanto il commercio internazionale, quanto il ritmo di crescita dei consumi interni e dell'economia italiana nel suo complesso.

E, dall'altro lato, gli andamenti dello spread ed il loro impatto sui conti pubblici e sul sistema bancario ci ricordano costantemente l'importanza di politiche di bilancio equilibrate in un Paese in cui il rapporto tra debito pubblico e Pil supera il 130 per cento.

Equilibrio, dunque.

Termine caro al Prof. Tria che da tempo sostiene che una politica economica equilibrata deve essere coerente con obiettivi di interesse generale ed efficace. Efficace che significa intensità e velocità di risposta, soprattutto quando si deve intervenire in una economia in movimento e aperta alle altre economie.

Una politica di bilancio insomma che - ne siamo consapevoli - deve affrontare una triplice sfida:

  • conti pubblici in ordine;
  • disinnesco delle clausole di salvaguardia;
  • avvio delle principali riforme economiche e sociali poste a base del programma di Governo.

Ti è già noto - caro Ministro - il rilievo che attribuiamo alla decisione di scongiurare, il prossimo anno, un incremento dell'IVA di due punti.

In uno scenario di già debole andamento dei consumi si produrrebbe un vero e proprio effetto "gelata" con un conseguente impatto sul prodotto nel suo complesso.

Ma va anche ricordato che aliquote IVA tanto elevate non gioverebbero certamente all'azione di contrasto e recupero dell'evasione di questa imposta.

Mentre i maggiori prelievi IVA inciderebbero anzitutto sui livelli di reddito più bassi.

Ma Ti è anche noto - caro Ministro - che non condivideremmo neppure ipotesi di scambio tra incrementi selettivi di imposte indirette e riduzione di imposte dirette.

E io la voglio dire così.

Sono 3 errori e 2 autogol. Tre errori perché: primo, lo scambio tra più IVA e meno IRPEF non riduce la pressione fiscale complessiva; secondo, perché l'aumento dell'IVA colpisce i livelli di reddito più bassi; terzo errore, perché l'aumento dell'IVA incide sulla domanda interna in una fase di rallentamento della crescita complessiva del Paese.

Insomma, con gli aumenti dell'IVA ci faremmo due autogol, a danno della crescita, a danno dell'equità sociale.

Lo ripeto, l'abbiamo detto in Assemblea: sull'IVA non si tratta e non si baratta.

D'altra parte, non v'è dubbio che - in un Paese con un livello di pressione fiscale ancora superiore al 42 per cento - il processo di progressiva riduzione delle aliquote vada perseguito con determinazione, a vantaggio dei contribuenti in regola.

Così come non v'è dubbio che si renda necessaria una riforma complessiva delle imposte sui redditi personali.

Una riforma che affronti alcuni nodi fondamentali:

  • il riordino delle aliquote e la riduzione del prelievo;
  • la semplicità degli adempimenti;
  • l'equità con l'introduzione di una "no tax area" senza discriminazioni;
  • la conferma del principio di progressività.

E dunque sono queste - oggi - le sfide con cui è chiamato a confrontarsi anche il modello della flat tax.

Quanto alle risorse, non ci sono scorciatoie.

Le risorse devono essere trovate riordinando, riqualificando e, dove possibile, riducendo la spesa pubblica.

Le risorse devono essere trovate contrastando e recuperando evasione ed elusione.

Le risorse devono certo essere trovate dando impulso alla crescita.

Quanto alle misure per la "pace fiscale", vi è necessità di accortezza, misura e prospettiva. 

Accortezza per definire i debiti davvero non riscuotibili; misura per individuare i contribuenti in effettiva difficoltà; prospettiva per riformare il sistema di riscossione.

Caro Ministro, il sistema rappresentato da Confcommercio-Imprese per l'Italia - che va dal commercio al turismo, ai servizi alle persone ed alle imprese, alle professioni, ai trasporti e alla logistica - è ampio e composito.

E ampia è la rassegna delle principali questioni fiscali aperte e d'interesse che rimangono per noi importanti.

A partire da una questione specifica ma che riguarda quasi due milioni di imprese: la possibilità di riporto delle perdite per le imprese in contabilità semplificata transitate - a partire dall'esercizio fiscale 2017 - al regime di cassa.

E più in prospettiva, permane ancora la necessità di un complessivo riordino della tassazione locale (TASI e TARI, ma anche imposta di pubblicità e imposta di soggiorno) e di una compiuta deducibilità dell'IMU gravante sugli immobili strumentali delle imprese.

Si dovrebbe puntare, infatti, ad un solido coordinamento del prelievo centrale e del prelievo locale ed all'introduzione di un'unica "local tax".

Quanto all'ipotizzata introduzione di un regime di cedolare secca anche per le locazioni commerciali, sarebbe importante che la scelta si traducesse in una condivisione di "benefici" tra locatore e conduttore. E questo anche per dare impulso ai processi di rigenerazione urbana e commerciale in tante aree delle nostre città: dai centri storici alle periferie.

Ed, ancora, andrà affrontato e risolto il nodo della definizione del concetto di "autonoma organizzazione", connessa ai fini del prelievo IRAP.  

Così come va ricordata l'urgenza dell'introduzione di una "web tax" europea sulla tassazione dei grandi gruppi dell'economia digitale.

Infine, la necessità di un processo di generalizzata riduzione del cuneo fiscale sul costo del lavoro, particolarmente importante per un settore con alta intensità di lavoro come quello dei servizi.

Tutto questo lo auspichiamo tenendo presente un dato che i nostri imprenditori conoscono bene.

La complessità del sistema fiscale incide fortemente sul costo degli adempimenti amministrativi che, nel nostro Paese, è complessivamente stimato in circa 28 miliardi di euro.

Anche qui, nessuna "bacchetta magica". Nessuna "bacchetta magica", ma un buon "cacciavite" e qualche solido principio.

Noi di solito ne citiamo tre: testi unici, ordinamento stabile, rispetto dello Statuto del contribuente. 

Caro Ministro, la rassegna che ho fin qui sviluppato non vuole certo essere un "libro dei sogni".

Siamo consapevoli della complessità delle questioni che ho richiamato e dello "stato di salute" complessivo della finanza pubblica.

Ma, proprio per queste ragioni, facciamo nostro un principio che Tu, caro Ministro, hai spesso richiamato: occorre che il processo delle riforme venga governato e graduato privilegiando il contributo alla crescita che ciascuna di esse può recare.

Da questo punto di vista, la questione fiscale dovrebbe essere davvero considerata il "banco di prova" di scelte di vero cambiamento. Di un cambiamento progressivo, ma profondo.

In grado di incidere sui consumi e sulla qualità della vita oggi, ma soprattutto sul domani delle imprese e dei cittadini italiani.

La parola al Ministro.

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