Conferenza Stampa di apertura Forum di Cernobbio

Conferenza Stampa di apertura Forum di Cernobbio

Intervento del Presidente Carlo Sangalli

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27 marzo 2015

Benvenuti e grazie per avere accolto l'invito a seguire i lavori della sedicesima edizione di questo Forum.

Un Forum che vogliamo aprire all'insegna di un cauto ottimismo perché, e lo avete visto con l'analisi e i dati presentati dal Direttore del nostro Ufficio Studi, Mariano Bella, oggi finalmente, dopo tanti, troppi anni, di previsioni negative e di revisioni al ribasso, registriamo alcuni segnali di risveglio dell'economia.

Infatti, la nostra stima di crescita dell'1,1% nel 2015, almeno dal punto di vista statistico, significa ripresa.

E ci sono anche tutti i presupposti per una ripresa che non sia solo statistica. E alludo alla fiducia delle famiglie in forte crescita nei primi mesi di quest'anno, al sentiment delle imprese e al mercato del lavoro che stanno migliorando. E ad alcune favorevoli condizioni internazionali, dal costo del petrolio al cambio dell'euro, all'intervento della Bce che spingono in questa direzione.

Siamo, però, di fronte a un bivio: accontentarci di quello che passa il "convento", cioè lo scenario internazionale, mutevole e incerto, oppure valorizzare al massimo e subito le opportunità che si stanno presentando per indirizzare il Paese lungo un sentiero di crescita robusta.

Una volta in Europa dicevano, polemicamente, che dovevamo fare i compiti a casa, alludendo al consolidamento fiscale. Ecco, 60 milioni di italiani li hanno fatti, volenti o nolenti, e ora aspettano il legittimo riconoscimento.

Se lo aspettano soprattutto le imprese del commercio, del turismo, dei servizi e dei trasporti che, vivendo prevalentemente di domanda interna, hanno particolarmente sofferto in questa lunga crisi.

Imprenditori che, nonostante tutto, non si sono arresi mantenendo fortissima la voglia di fare impresa. E che, giustamente, reclamano il pieno riconoscimento del loro ruolo per una crescita che non sia episodica bensì strutturale. Perché le imprese del terziario di mercato, quelle che Confcommercio rappresenta, contribuiscono per oltre il 40% al Pil e all'occupazione nazionale.

In particolare, il turismo è una risorsa strategica su cui puntare, anche a partire dalle potenti leve rappresentate dall'Expo 2015 e dal Giubileo straordinario che vanno azionate in modo organico.

Un comparto che non può essere relegato in posizione subalterna, ma deve essere trattato e considerato nelle politiche economiche come un driver potente, da sostenere e valorizzare adeguatamente, per una maggiore produttività dell'intero Paese e, in particolare, del Mezzogiorno, vera nota dolente rispetto a una prospettiva di crescita.

Un Sud più dinamico, che contribuisca con i servizi di mercato e il turismo alla crescita dell'Italia, sarà il segnale concreto che una nuova stagione si apre per la nostra economia e per la nostra società.

A questo proposito, domattina presenteremo un'analisi di Confturismo che conferma le enormi potenzialità, anche in termini di ricchezza, che il nostro turismo può esprimere recuperando il ritardo rispetto ad altri Paesi europei.

Voglio, però, tornare a quel legittimo riconoscimento che il Paese attende da tempo.

Un riconoscimento che può derivare soltanto da una riduzione della spesa pubblica improduttiva e da una politica fiscale distensiva che allenti la morsa delle tasse su famiglie e imprese.

Perché tasse e spesa pubblica sono cresciute troppo e costantemente negli ultimi anni. Bisogna allora interrompere questo circolo vizioso affinchè il 2015 possa essere ricordato come l'anno della ripartenza.

Se vogliamo davvero la crescita si deve scacciare lo spettro dell'attivazione delle clausole di salvaguardia, che porterebbero maggiori tasse per 70 miliardi nei prossimi 3 anni. E per farlo occorre ridurre la spesa pubblica improduttiva. Bisogna, invece, destinare i risparmi sugli interessi sul debito a beneficio di tutti i contribuenti in regola attraverso la riduzione delle aliquote legali dell'Irpef.

E' questa la nostra proposta, perchè ogni euro, ogni centesimo recuperato dalla lotta all'evasione e da una vera e profonda spending review, da oggi deve essere utilizzato per avviare finalmente un percorso certo e progressivo di riduzione della pressione fiscale che è e rimane il vero grande problema del Paese.

Un percorso per il quale quest'anno il Governo ha anche una marcia in più potendo contare su quel cospicuo ammontare di minori interessi sul debito, calcolabili tra i 2 e i 7 miliardi, che non voglio chiamare "tesoretto", ma che rappresentano semplicemente risorse preziose per facilitare l'attuazione di questa riforma.

Dunque, meno tasse e un fisco più semplice e più equo. Perché le tasse non si possono pagare tre volte, prima come imposte, poi come burocrazia, infine come incertezza.

E oggi il governo ha davvero un'occasione quasi unica per realizzare quella operazione di sottrazione "meno spesa pubblica e meno tasse" che è stata la grande occasione persa con le ultime leggi di stabilità.

Questo farebbe ripartire la domanda interna, che per consumi e investimenti rappresenta l'80% del Pil.

E con maggiori consumi migliorerà tutta la nostra economia e dalla ripresa statistica passeremo alla crescita reale.

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