La distribuzione tra intelligenza artificiale, e-commerce e abitudini di consumo

La distribuzione tra intelligenza artificiale, e-commerce e abitudini di consumo

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12 aprile 2018

Cari amici, buongiorno a tutti e benvenuti in Confcommercio.

Oggi, qui, ci sono tanti professori ed esperti che ci parleranno del futuro del sistema distributivo e da parte mia vorrei condividere con voi una breve riflessione sul tema.

Si può dire che viviamo in un tempo incerto.

Lo possiamo dire certamente dal punto di vista congiunturale. Basti pensare al momento politico ma anche all'economia di questi mesi.

Questa prima parte del 2018 registra, infatti, segnali di rallentamento dei consumi e della produzione.

Restano irrisolti i nodi della nostra economia che determinano ogni anno, come ha stimato il nostro Ufficio Studi, una perdita di 180 miliardi di Pil.

E che sono ancora più pesanti per il Mezzogiorno, in cui si allarga il divario con le altre aree del Paese.

La campagna elettorale è stata caratterizzata dalla promessa, con diverse formule, della diminuzione della pressione fiscale.

E allora, a nostro avviso, la prima cosa da fare è quella di evitare gli aumenti delle aliquote Iva già programmati per l'inizio del 2019. Un'altra spada di Damocle che pesa sul futuro prossimo del Paese.

Ma c'è anche un'incertezza che potremmo definire più strutturale, non soltanto legata alla congiuntura economica. Un'incertezza dovuta alla globalizzazione e all'innovazione, che ormai fa parte del mercato e delle nostre vite. E che ha determinato un cambiamento profondo degli stili di vita, dei modelli di consumo e quindi anche di quello che viene richiesto alle imprese per avere successo.

Con questo cambiamento deve fare i conti un'Organizzazione come la nostra. Un'Organizzazione moderna che ha l'ambizione e la responsabilità di rappresentare un settore, il terziario di mercato, che vive l'innovazione sulla propria pelle e la trasforma in quotidianità per tanti consumatori.

Da qui nasce il nostro approccio alla riflessione su questi temi. E tutta l'attività collegata alla nostra collana editoriale le Bussole. Convinti come siamo che l'innovazione debba essere quanto più diffusa.

Un'innovazione reale, cioè, alla portata di tutti, anche nell'impresa più piccola, nel negozio tradizionale, in una parola nella società. L'innovazione deve potersi toccare con mano dentro la vita quotidiana, dentro i luoghi e rendere tutto migliore. Cosí da diventare anche innovazione sociale. Solo cosí è buona innovazione, quando cioè allarga il mercato e non penalizza la concorrenza, quando migliora la vita e non la opprime.

In altre parole, c'è buona innovazione quando ci sono parità di regole e di tassazione. Penso ad esempio alla web tax. Per noi nella Bussola dell'innovazione il Nord resta la persona e la qualità della vita.

Vale anche per i più giovani che non debbono essere messi semplicemente in condizione di esprimere le loro competenze "native", ma anche trovare il modo per svilupparle.

Ecco, secondo me, quale è la chiave per il futuro digitale o del "negozio nell'era di internet". La chiave non è nella tecnologia in sè. E' nella cultura, nella formazione. Una formazione che dia senso all'innovazione, al digitale, alla tecnologia e sappia collegarla al nostro essere persone, comunità e società.

Grazie a tutti.

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